Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

28. Home sweet home.

Finalmente siamo scesi dall'aereo che, questa volta, tutto ha fatto, tranne farmi calmare: le turbolenze sono state incessanti e vomitevoli, nel vero senso del termine.

La settimana che si è appena conclusa, non è stata poi così male, comunque. O, almeno, cerco di convincermi di tale cosa; ma, dopotutto, ho dovuto affrontare la cena di Natale con la mia famiglia, quindi penso sia normale che non è stata poi così bella. E so che alle orecchie della gente può sembrare strano e, oserei dire, quasi contro la nostra amata religione, ma io odio questa festa. Io non ho mai avuto una vita perfetta, non che ne abbia una orribile, ma, certamente, non è questo il punto. Credo che un po' tutti desiderano un'esistenza migliore di quella che si sta conducendo, ma noi non siamo nessuno per decidere di cambiare (radicalmente, si intende) tutto; quindi è meglio accettare, a meno che non si vuole impazzire.

Natale è un giorno in cui tutti dovrebbero essere felici: parenti che si incontrano dopo tantissimo tempo, viaggi senza limite di bellezza, aria calda (dal punto di vista metaforico, chiaramente), scambi di regali ed uscite con gli amici. Qualcosa di piacevole, insomma. Però no, per me non è mai stato un giorno del genere; ma non perché io non lo voglia o, comunque, rifiuti una qualsivoglia forma di festeggiamento. Solo, penso che sia un cosa troppo ipocrita far finta di essere la famigliola felice, dato che non lo siamo. Comunque, è in momenti del genere che sento maggiormente la mancanza di mio padre: era lui che animava le grandi cene, quando io mi annoiavo.

Ma questa volta non c'era lui; certo, Des era presente in tutta la sua magnificenza come persona, ma ciò non toglie che mio padre non respira più. E, per questo motivo, il mio Natale non è stato dei migliori; o, meglio, fino a quando Harry non mi ha portato, di notte, in spiaggia.

Sono state le tre ore più belle della mia vita; ma, in realtà, era come se si fosse fermato il tempo, non facendomi capire più nulla. Harry mi trattava come se fossi la cosa più bella del mondo, facendomi capire quanto in realtà tenga a me.

Comunque siano state queste poche ore, non si annulla il fatto che, l'indomani della famosa notte di Natale, è stata una cosa terribile. Mia madre aveva ordinato (ad insaputa di tutti) già l'intero pranzo al ristorante; non che mi dispiacesse, certamente. Ma, dopo, quando ho visto che aveva ordinato delle cose che a me non sono mai piaciute, mi sono chiaramente ricreduta. Però, al contrario di come si potrebbe facilmente credere, non mi sono arrabbiata molto per questo: c'era da aspettarselo. La cosa che mi ha fatto imbestialire è ben altra: il fatto che Leila abbia iniziato a discriminare i miei pensieri e il mio corpo, per esempio. Pur sapendo che problemi ho avuto in precedenza, lei è stata capace di umiliarmi davanti a tutti (camerieri e cuochi compresi), il giorno di Natale.

Quindi, per farla breve, è stato una giornata orribile; ma non me ne faccio poi così tanti problemi, comunque sia. Ormai sono abituata a questo tipo di sceneggiate poiché le ha sempre attuate davanti a tutti, solo per farmi vergognare maggiormente, credo. La mia ira, però, non è stata principalmente scaturita da questo; ma dal semplice fatto che lei mi abbia chiesto scusa poco tempo addietro, facendomi intendere quanto le dispiacesse. Non l'ho di certo perdonata a quelle parole, chiaramente; ma la speranza che lei potesse cambiare c'è stata. Certo, poi l'ho persa pian piano (nonostante si dica che la speranza è l'ultima a morire), fino a farla scemare completamente.

Ecco perché la serata (o, per meglio dire, la notte) con Harry è stata doppiamente piacevole. Per qualche ora sono riuscita a dimenticare tutto il male che mi è stato inflitto a quell'orribile tavolo dove, purtroppo, non c'era mio padre per proteggermi dalle grinfie di quella maledetta strega. Ciononostante, il mio fratellastro mi ha trasportato in un mondo di beatitudine, nel quale ho potuto concentrarmi solamente sui nostri battiti del cuore. E, per quanto io odi dannatamente tanto i sentimentalismi, so che può sembrare troppo smielato, ma è la verità; e, nasconderla, sarebbe come prendersi in giro da soli.

Ricordo perfettamente come le sue braccia mi hanno stretto a sé, come se avesse paura che io potessi scappare, lasciandolo solo. Ma, in realtà, non ha capito niente: non lo lascerò più, o almeno, non dopo quello che ha detto quella notte.

«Perché siamo qui, Haz?» ridacchio senza un reale motivo; il che mi fa pensare che forse ho un po' esagerato con il limoncello a fine cena.
«Sh, Holly!» dice pizzicandomi un fianco, come se questo vano gesto possa rendermi meno ubriaca; perché, comunque, penso di esserlo.
«Dove mi stai portando?» domando per l'ennesima volta, al che credo che mi voglia buttare in mare, tra le onde.
«In spiaggia, Holland. Ti voglio e, da come mi stavi facendo una sega sotto il tavolo davanti a tutti, penso che anche tu mi voglia.» afferma deciso prima di fermarsi e mettersi di fronte a me.
«Che sei perspicace, tesoro.» dico e gli lascio un bacio sul petto, dato che la mia scarsa altezza non mi permette di arrivare alle sue labbra senza mettermi in un punta di piedi; ed in queste condizioni è meglio evitare.

«Baciami.» mi ordina successivamente, facendomi desiderare di più di quello che posso avere; o almeno così credo.

Comunque sia, ovviamente, non posso tirarmi indietro (anche perché, evidentemente, non è quello che voglio), così lo afferro dalla camicia a quadri colorata che indossa e unisco le nostre bocche in un bacio che di casto ha ben poco. Le nostre salive si accomunano, il che, detto così, potrebbe far schifo; ma, in realtà, è ben altro. Le nostre lingue si avvolgono tra di loro, creando un piacevole gioco eccitante. È davvero incredibile come la mia mente (offuscata dall'alcol, è meglio specificare) stia formulando pensieri tanto erotici quanto belli. Certo, sono tali solo perché anche Harry fa parte di essi; non sono una fissata col sadomaso o qualcosa del genere.

Ridacchio per le mie strane idee e continuo a toccare i pettorali di Harry, da sopra il tessuto leggero dell'indumento che indossa (e che lo rende dannatamente sexy, tanto per la cronaca). Sento che, a questo rude tocco, si eccita maggiormente, facendo bagnare, di conseguenza, anche me.

Inutile dire che è stata un ottima serata, quindi. Mi ha fatto veramente un grande piacere vedere che mi stesse trattando così bene e così delicatamente (nonostante, a volte, i suoi i tocchi erano rudi; non che non avessi apprezzato, comunque). Ricordo ancora perfettamente, come i suoi occhi cercavano di memorizzare ogni centimetro della mia pelle, non che non la conoscesse.

Ed ora, qualche playlist e trentacinque minuti dopo, arriviamo a casa; valige in mano e dita congelate per il freddo esagerato.

Afferro il mio cellulare dalla tasca con un po' di difficoltà a causa delle mie articolazioni arrugginite, e cerco di comporre il numero di Niall. Non lo sento da tanto e, per quanto non mi manchi (che mi chiamino egoista, ma è la verità), lo dove necessariamente contattare. Non che mi dispiaccia, comunque; Niall Horan è un mio amico ed è fantastico che lui sia innamorato di me, ne sono onorata, davvero. Il problema è un altro: io non ricambio questi forti sentimenti che lui sostiene di provare per me. E per questo mi sento la persona più egoista del mondo, ma al cuor non si comanda.

Aspetto che squilli fino a quando non sento la sua voce, ma non nel modo in cui me l'aspettavo. "State parlando con la segreteria di Niall Horan, momentaneamente non sono raggiungibile: prova più tardi o mandami un messaggio!" queste sono le parole che riecheggiano nel mio cellulare ed io, egoisticamente, tiro un sospiro di sollievo.

A Niall: Ehi, Nì. Sono arrivata, ti ho chiamato ma non hai risposto, comunque non fa nulla. Sta' tranquillo. A dopo amore.

E solo Dio sa realmente quanto quel nomignolo alla fine della frase mi sia costato; non che lui non se lo meriti, ma mi sento peggio ogni qual volta ricordo di essere un orribile persona. Perché, alla fine, essendo sincera del tutto con me stessa, io lo sono; mi faccio schifo e pena da sola, è alquanto inevitabile. E, di questo, me ne pento amaramente. Se potessi ritornerei indietro, lo farei, cercherei di cambiare la sequenza degli eventi e mi innamorerei di Niall; ma, come avrò già ribadito cento ed una volte, al cuore non si comanda. Quindi, c'è poco da fare e, soprattutto, c'è poco da rimuginarci sopra: la mia vita è questa, lo devo accettare. Non che io non l'abbia fatto, ma, semplicemente, non voglio ancora arrendermi; quello è il mio ultimo pensiero.

Arrivata in camera mia, inizio a parlare con Gemma mentre disfiamo le valige, impresa alquanto impossibile, oserei dire. E non perché siamo quel tipo di ragazze che ha tutta la camera all'interno di questi grandi contenitori; semplicemente: siamo pigre e non è affatto piacevole sistemare la propria stanza dopo ore e ore di volo.

~

Capodanno, una giornata che, agli occhi degli altri, potrebbe risultare fantastica: stai tutta la notte con gli amici, ti ubriachi fino a star male e ti diverti come non hai mai fatto (o meglio, come non hai mai fatto da lì ad un anno). Ma, per me, è ben altro; non capisco quale sia il reale motivo del festeggiamento. È passato un anno della nostra miserabile vita (per carità, ognuno ha la propria prospettiva di quotidianità), ci avviciniamo sempre di più alla morte e lo stesso fanno i nostri cari, quindi: cosa dovremmo acclamare? Nulla, appunto. Tutti aspettano il nuovo anno per migliorare la propria vita, ma la verità, Buon Dio del Cielo, è che non hanno capito un cavolo della vita reale. Non serve un nuovo numero alla fine di una maledetta data per decidere di stravolgere (al meglio, chiaramente) la propria esistenza. Non tutti lo capiscono, o meglio, non la pensano come me; ma, siccome io vedo o tutto bianco o tutto nero, non cambierò idea. Il che a molte persone darà fastidio, ma questo, alla fine, non è un mio problema; e sinceramente non ho voglia di addossarmene altri che non sono mia responsabilità.

Quindi, in conclusione: sono stanca di vivere in un mondo con idee così chiuse e maledettamente oppresse; per carità, ognuno può considerare lo scatto della mezzanotte come motivazione per volgere tutto al meglio, ma non servirà a nulla. E, sinceramente, quando loro lo capiranno, io non sarò più qui a consolarle.

Però, è necessario spiegare anche che: esistono persone che festeggiano perché sono arrivati alla fine dell'anno senza troppi problemi a gravargli sulle spalle; questo, comunque, lo accetto.

Poco dopo, dalla porta socchiusa della camera dove io e Gemma stiamo chiacchierando riguardo la festa che si terrà stasera, entra Harry con due rose in mano. Rose meravigliosamente e vistosamente rosse che richiamano il colore del sangue; non posso non ammettere che siano belle. Al di là di quello che penso su questi due splendidi fiori, Harry ne dona uno a sua sorella ed uno a me; con la leggera differenza che il mio viene accompagnato da un bacio casto sulle labbra. Divento rossa, ma non per l'imbarazzo. Solo, per l'emozione, credo.

«Grazie.» sussurro con un tono alquanto flebile; spero che non trasparisca la mia enorme felicità (sempre sé codesta lo è, comunque).

Al contrario di come mi aspettavo, non mi risponde: semplicemente alza un solo lato delle labbra, in un sorriso sghembo e si limita a fissarmi. Evito il suo sguardo in ogni modo possibile, non perché mi intimorisca, ma per il semplice fatto che voglio che non legga nessuna mia emozione all'interno di essi. Odio la situazione che si va a creare quando una persona riesce a leggere perfettamente il libro che sei e che vuoi rimanga chiuso e sigillato, a vita preferibilmente. Mi dà particolarmente fastidio, più di qualsiasi altra cosa al mondo; potrò pure sembrare ipocrita, ma è così e non c'è altro su cui discutere.

A Louis: Ehi Lou! Saltiamo quegli stupidi convenevoli come "come stai?" ecc., sappiamo entrambi come stiamo ed è meglio non chiederlo, dopotutto. Comunque, questa sera ci sei anche tu, no? Bene, porta Tyler perché vi ho prenotato una camera al terzo piano ;)

Invio il messaggio mentre, nei più strani dei cliché, Harry mi guarda e sorride e arrossisce; e così via fin quando non mi scappa una piccola risata. A questo punto, lui distoglie lo sguardo (senza mai smettere di sorridere) e fa finta di nulla, invano, però.
«Pronti, allora?» chiede Gemma riferendosi alla festa che questa sera si terrà in uno degli hotel più belli di tutta Londra; non a caso la partecipazione ci è costata quanto un occhio della testa. Ma, comunque, ne è valsa la pena: avremo anche un piccolo alloggio fino al pomeriggio del primo giorno dell'anno.

Ci stiamo preparando ed Harry, che sistema i suoi capelli lunghissimi (secondo me li dovrebbe tagliare; non che non lo rendano sexy, sia chiaro), inizia a giudicare ogni minimo particolare degli abiti che noi due donne stiamo provando.

Credo di aver provato circa undici abiti quando il mio fratellastro mi blocca facendomi quasi prendere un infarto.
«Cosa c'è?!» esclamo in una domanda poco lecita (per quanto contraddittoria questa spiegazione possa essere, è la verità) e chiudo gli occhi per rallentare il battito.
«Questo è perfetto.» la sua non è un'esclamazione o un complimento, semplicemente una constatazione che, più che essere rivolta a me, sembra essergli uscita dalle labbra per sé stesso.
«Dici?» mi mordo il labbro, mentre osservo la mia figura poco alta allo specchio (sia chiaro: per essere una ragazza non sono proprio bassissima, ma Dio, accanto ad Harry siamo tutti un po' bassi).

Da Louis: Perfetto, direi. E comunque sì, Tyler viene *faccina pervertita* :'). Comunque ci vediamo dopo, Holly!

Appena leggo il messaggio lo faccio vedere anche a mia sorella che ridacchia, consapevole di quel "perfetto, direi" di Louis, che sembrava voler dire tutt'altro. Non nel senso negativo della frase, sempre se ce ne sia uno; semplicemente: io e lei sappiamo perfettamente a cosa pensa il nostro amico durante questi tipi di feste. Ma la verità è che fa davvero bene, anche perché non deve rendere conto a nessuno; quindi, perché non divertirsi (in tutti i sensi del termine)?

Ritorno alla realtà quando, con un leggero formicolio al fianco, noto che Harry mi ha appena dato un pizzicotto proprio nella parte interessata; inutile specificare che le mie guance vanno praticamente a fuoco. E della cosa, sinceramente, inizio a dubitarne; è da un po' che, quando il mio fratellastro è accanto a me (quel tanto quanto basta per vedergli le fossette), sento il sangue salirmi alla goti, facendomi ridicolizzare. Sono una diciottenne e non sono neanche più vergine, per l'amor di Dio! Devo seriamente smettere di essere così emotiva, prima non lo ero né lo volevo essere; mentre ora l'unica cosa che sembra sappia fare è arrossire ed avvampare.

«Sei pronta, almeno tu.» dice Gemma mettendosi le mani tra i capelli, in un gesto così drammaticamente disperato che quasi rido.
«Tranquilla, troverei anche tu il vestito adatto.» cerco invano di consolarla; come se la questione fosse veramente oggetto di tristezza ed ira.
«Gemma, sei sempre bellissima ed Angie amerà qualunque vestito indosserai. Sta' fottutamente tranquilla.» Harry alza un po' il tono della voce e la dà un bacio sulla guancia, come a volerla fare preoccupare di meno. Davvero dolce, oserei dire.
«Grazie, fratello.» colgo un lieve senso d'ironia nella sua silenziosa gratitudine.
«Di nulla, sorella.» ridacchia lui, utilizzando lo stesso tono e la stessa enfasi nel piccolo aggettivo di parentela.

Io mi godo la scena mentre osservo ancora, esterrefatta dalle parole di Harry (ma anche dalla quantità di verità all'interno di esse), la mia immagine riflessa perfettamente nello specchio di fronte a me. L'abito è molto particolare, credo che questa volta nessuno possa averne uno lontanamente simile. È un vestito lungo, tanto che arriva fino alle caviglie, è rosso scuro (il che si abbina perfettamente al mio solito rossetto ed i miei folti capelli; parole di Harry, non mie) ed è a maniche corte. È così particolare che evito i dettagli che, in un indumento del genere, sarebbero alquanto irrilevanti se non, peggio ancora, inutili.

«Secondo me i capelli li dovresti tenere legati in una bella crocchia disordinata, ed un trucco leggero ma non sulle labbra.» istruisce mia sorella dandomi un pizzicotto nel sedere.
«Ahu.» mi lamento massaggiandolo e lei mi osserva indignata; come se quel gesto mi dovesse far sentire lusingata.
«Comunque ho capito.» dico poi continuando a guardare lo specchio, alternando, stavolta però, lo sguardo tra esso ed Harry. Quest'ultimo annuisce alle indicazioni di Gemma ed io faccio lo stesso prima di recarmi al bagno.

Prendo il mio beauty-case ed inizio a prendere tutti i trucchi che mi serviranno per realizzare l'esatto disegno che Gemma mi ha consigliato. Spero solo che se ne intenda, voglio dire: non vorrei mica passare il Capodanno come se fossi un pagliaccio esiliato dal circo per motivi che solo Dio immagina. Così, spaventata dal risultato che potrei ottenere, avvicino la matita nera agli occhi e infoltisco le ciglia tracciando una linea nella palpebra superiore. Trascino il rossetto porpora scuro sulle labbra e, dopo aver riflettuto a lungo se questo possa essere un buon trucco, esco dal bagno.

Mi scontro con Harry, il quale, per evitare di farmi cadere malamente sul pavimento, mi afferra dai fianchi mantenendomi in equilibrio. Ridacchia e poi continua a guardarmi, o meglio, a fissarmi insistentemente; fin quando la sottoscritta, con l'abilità degna di essere paragonata ad un ippopotamo incinta senza una zampa (esempio alquanto strano ed insensato, ma era per rendere al meglio l'idea), mi stacco dal suo forte busto. Ed il tempo, per forse la milionesima volta da quando la mia vita è stata stravolta dall'arrivo di questo riccio impertinente, si ferma.

È incredibile come i miei occhi non riescono a staccarsi da quelli verdi del ragazzo di fronte a me; la forza che li attrae gli uni agli altri è così forte che quasi ho paura. Paura di spezzarmi e, soprattutto, di rompere il patto che ho stretto con Harry tempo addietro. Quel "niente sentimenti" si sta dissolvendo sempre più velocemente e, onestamente, non voglio che accada; non perché non voglia stare con lui. Ma per semplici ma dannati motivi che mi stanno facendo impazzire poco a poco, cosa che mi fa alquanto spaventare. Il primo problema (quello forse maggiormente accentuato) è che siamo legati da una strana specie di parentela - non di sangue ma comunque vale; e, infine, l'ostacolo più grande è la nostra diversità: siamo due poli opposti.

E, sì, conosco quel mito che afferma che i contrari si attraggono; ma il punto è che non c'ho mai creduto fino in fondo. Ho sempre pensato fosse uno di quei detti che "funzionano" (se essi debbano farlo, comunque) su poche persone. Penso che, però, i simili non devono stare troppo attaccati o, in breve, impazzirebbero. Ma esistono altre milioni di teorie e, onestamente, molte sono differenti dalle mie, quindi non penso sia molto coerente continuare a parlarne.

«Pronta, piccola?».

~

Siamo in macchina da circa dieci minuti, penso che arriveremo a breve in quel magnifico hotel di cui, tutti, tanto parlano. Spero soltanto che non sia la solita festa dove tutti non fanno altro che ubriacarsi; voglio fare anche di meglio: ad esempio parlare con qualcuno di gradito. So, però, che questo è un sogno irrealizzabile, dato che tutti i ragazzi presenti penseranno solamente a riempirsi di vodka e di tutte le bevande contenenti alcol. Ma me ne sono già fatta una ragione; non mi dannerò la serata dell'ultimo dell'anno solo perché quattro ragazzini pieni di ormoni vogliono andare in coma etilico, no. Tutto, ma questo no. Mi godrò la serata, invece; sperando che tutto fili liscio.

Quando arriviamo, tutti e quattro (io, Harry, Gemma ed Angie - che si è unita a noi qualche minuto fa), scendiamo dalla mia macchina e ci avviamo verso l'imponente palazzo elegante. Dire che è la cosa più bella che io abbia mai visto, è un eufemismo che sminuisce enormemente questo monumento.

Entrando all'interno, è ancora meglio. Le decorazioni a tema ancora natalizio, nonostante sia passato il fatidico venticinque dicembre, rendono l'atmosfera più dolce. La quale, però, è fantasiosamente spezzata dall'aria da discoteca (se si capisce cosa intendo) che si ricrea all'interno della grande sala centrale. La musica, che un dj sta animatamente mixando sul palco, ha un volume molto alto; al che mi copro un po' le orecchie all'inizio. Non che io non sia abituata a questo tipo di rumore (se codesto può essere definito tale), ma preferisco salvaguardare i miei timpani, coprendo i padiglioni auricolari con i palmi delle mani.

«Ti prego non staccarti da me.» sento urlare in una delle mie orecchie, per sovrastare la musica diffusa nella sala.
«Solo se tu mi stai sempre vicino.» rispondo appena capisco che si tratta della voce roca di Harry; è inconfondibile, almeno per me.
«Sempre, piccola.» risponde facendomi avvampare; mi rende vulnerabile e la cosa mi spaventa molto, moltissimo. Comunque io mi senta, Harry avanza attraverso la folla fino a raggiungere il centro della grande sala impregnata dell'odore di alcol e fumo. È davvero tutto molto pesante, almeno per me. Non che io mi senta vecchia o qualcosa del genere, no sicuramente; semplicemente mi sento ormai fuori luogo in party del genere. Tutto troppo dannatamente esagerato, fino a farti esplodere il cervello, facendoti vedere delle luccicanti stelline dovunque.

Arriviamo al bancone e, cercando di non perdere i sensi per questa strana ed orribile kappa che si è formata, chiediamo ad una ragazza dai capelli rosso fuoco (tanto particolari quanti belli, devo ammettere) di darci la chiave della nostra camera. In quella dove dobbiamo pernottare c'è solo un letto, un matrimoniale nel quale io ed Harry dobbiamo dormire (o, si spera, altro).

«La 204.» dice la ragazza masticando fastidiosamente un chewing-gum (sembra un maledetto essere ruminante; non che abbia qualcosa contro di loro, comunque).
«Grazie.» dice Harry guardando me, o meglio, i miei occhi.

Saliamo con l'ascensore, fino al terzo piano, e cerchiamo insieme il 204 tra i numeri infissi nelle porte. Appena lo troviamo, sblocchiamo la serratura con la chiave elettronica ed entriamo, sperando di trovare una camera accogliente. Secondo le nostre preghiere (che il Migliore tra i Cieli le abbia ascoltate o no), la stanza non delude le nostre aspettative. È molto confortevole, quasi preferisco passare l'intera vigilia di Capodanno qui dentro che giù, in quel putiferio che chiamano "festa". Harry, come me, si sta guardando intorno; sofferma, però, il suo sguardo in un punto definito della camera: il lampadario sopra le nostre teste. Penso sia fatto di cristallo, incredibile.

Comunque, al di là delle meravigliose caratteristiche di questa camera d'albergo (elencarle sarebbe alquanto inutile, perché minimizzerebbero il suo splendore), rifletto sul mio fratellastro. Questa sera è davvero bellissimo, non l'ho mai visto indossare abiti del genere; gli donano. Ma, in realtà, ad Harry calza tutto perfettamente; perché è davvero un ragazzo bellissimo, o semplicemente, perché è lui. E, per essere del tutto onesta con me stessa, capisco che l'ultima risposta è sicuramente quella più sensata.

Ci guardiamo per una manciata di secondi e, dopo esserci scoccati un leggero bacio a fior di labbra, scendiamo ai piani inferiori per iniziare a festeggiare (sempre se ci sia qualcosa per farlo; ma questo è solo il mio parere). La musica mi sembra più alta (per quanto, comunque, possa esserlo), ma non ci faccio molto caso quando inizio a bere il mio drink mentre ballo insieme ad Harry - sempre nei limiti della vicinanza. Non devo ancora dimenticare che noi due, agli occhi delle altre persone, siamo solo dei semplici fratellastri che si odiano. E dobbiamo rimanere tali.

«Comunque questo vestito è anche meraviglioso perché riesco a leggere il tatuaggio, piccola.» grida vicino al mio orecchio per sovrastare la musica; mentre i miei fianchi (non troppo attaccati ai suoi) si muovono a ritmo delle note.
«Uh, quale?» chiedo innocentemente, volendo sentire uscire dalle sue labbra quelle bellissime parole, oramai perenni.

«"Potremmo essere sbagliati insieme".» pronuncia lasciandomi un bacio nel collo.

E, per un momento, penso di essere in Paradiso; ma, in realtà, quando c'è Harry di mezzo, io sono sempre in Paradiso.

Angolo autrice

E nulla, scusate se vi ho fatto aspettare tanto per il tatuaggio di Holland, ma era tutto programmato e non volevo rovinare il tutto.
Votate e commentate come al solito

La vostra Tori.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro