26. Sexting or not?
Harry è arrivato da circa dieci minuti ed io, come se prima non fosse successo nulla di tanto strano, ho sorriso per tutto quello che ha detto; forse perché mi sento in colpa o, forse, perché è lui a parlare.
Comunque sia, per la milionesima volta in tutto l'arco di tempo nel quale ho conosciuto meglio Harry, non faccio altro che osservare le sue labbra quando parla. E, adesso, la cosa ancora più strana è che conosco i suoi pensieri più intimi; certo, non vado fiera di questa cosa, però, insomma, ne sono abbastanza felice, nonostante i sensi di colpa mi stiano divorando l'anima. Sopravviverò, comunque; l'importante è che lui non lo intuisca o, peggio, lo scopra. Sta di fatto che, al momento, il riccio di fronte a me non fa altro che guardarmi e ridacchiare alle sue stesse battute che, per la cronaca, fanno pena; ecco perché mi ritrovo a ridere anch'io. È il più bello spettacolo che io abbia mai visto: Harry che racconta strani aneddoti per distrarmi dal mio temporaneo malessere; ma la parte che maggiormente mi piace è che, nonostante essi siano strani e pessimi (per quanto qualcosa uscita dalle labbra del mio fratellastro possa esserlo), mi fanno ridere.
Poco dopo, con mio totale disappunto, mi arriva una chiamata piuttosto insistente; essa fa smettere al ragazzo accanto a me di parlare, facendomi, a mia volta, sbuffare rumorosamente.
Strabuzzo gli occhi quando mi accorgo che non è una semplice chiamata, ma una videochiamata. Corrugo le sopracciglia e mi chiedo chi possa essere a quest'ora del pomeriggio e, dopo aver maledetto il fato per non so cosa nemmeno io, rispondo, sperando che duri poco.
«Amore!» sento la voce del mio ragazzo (o questo si suppone che sia) rimbombare attraverso il mio cellulare.
«Niall!» rispondo io, d'altra parte, molto sorpresa di sentirlo; perché ha voluto fare una videochiamata?
«Come stai, piccola?» domanda sorridendo ampiamente, un sorriso così grande e luminoso che giunge da un orecchio all'altro. Ed è ora che il mio corpo viene mangiato dall'interno per i sensi di colpa che mi stanno divorando piano piano, come a volermi fare soffrire per tutto il male che sto infliggendo a questo povero ragazzo.
«Umh, bene, tu?» dopo aver risposto velocemente e, chiaramente, mentendogli, guardo a destra per poi vedere Harry che porta un dito alle labbra ed emette un piccolo ma udibile "sh".
Non si vuole fare vedere da Niall, è palese; ma come biasimarlo?
«Bene. Sto andando al convegno di beneficenza, quello di cui ti ho parlato... Ricordi?» chiede abbastanza eccitato ed io sorrido alle sue parole anche se, onestamente, non ricordo affatto di questo evento, nonostante me ne abbia parlato.
«Ti sta bene lo smoking, tesoro!» cerco di cambiare argomento ed è a quel piccolo ed innocuo nomignolo che sento un conato di vomito da parte di Harry. Alzo gli occhi al cielo e continuo a pensare che abbia un comportamento da bambino.
«Grazie! E, amore mio, aspetta di vedere la parte forte!» trilla entusiasta ed io mi sento come colpita in piene faccia dalla realtà: adoro Niall, ma non potrà mai essere più di un amico.
Quando si tira su, dato che prima si era momentaneamente abbassato sotto la webcam, resto a bocca aperta e non faccio altro che maledirmi seriamente.
Perché è tutto così difficile? Non potevo innamorarmi semplicemente di Niall Horan? Un biondo (palesemente tinto, ma questi sono irrilevanti dettagli) irlandese, pronto a fare festa e a tirarti su il morale quando più ne hai bisogno. Occhi azzurri, quasi celesti (perché, nonostante questi due attributi siano molto affini tra loro, c'è un immensa differenza) e grandi, dentatura perfetta curata nel tempo (ricordo come all'età di sedici anni Niall avesse i denti un po' storti, ma, ciononostante, era sempre bellissimo), labbra fine ma adorabili e guance che tendono spesso al rosso. E poi c'è il suo carattere: penso non ci siano precisamente parole che possano esprimere tutto quello che penso su Niall; semplicemente perché le caratteristiche di egli non possono essere definite a parole. Non c'è molto altro su cui discutere, quindi meglio non sprecare fiato. Non che le parole spese sul biondo irlandese siano inutili; solo, non servono a me.
Comunque sia, i pensieri viaggiano nella mia testa facendomi quasi chiudere gli occhi per il troppo sforzo: cosa che, di fatto, faccio. Niall, che al momento sorride con occhi luminosi e stranamente giocosi, indossa un paio di occhiali neri, rotondi. Dire che gli stanno bene è uno stupido e patetico eufemismo; è davvero incredibile come un oggetto legato prettamente al miglioramento della vista, possa risultare così splendidamente sul suo viso.
Come scottata dalla realtà, balzo sul mio posto, riprendendomi del tutto dallo stato di trance in cui ero caduta.
«Niall, sei bellissimo.» e questa non è un'esclamazione o una stupida bugia; semplicemente, un sussurro che spero solo io possa sentire. Una constatazione, null'altro. Sento un piccolo risolino e, dopo aver alzato gli occhi verso lo schermo del mio cellulare, capisco che è stato Niall a produrre quel suono carino e, oserei dire, adorabile.
«Grazie.» questa è l'ultima cosa che sento prima di udire un forte trambusto che mi fa scattare il capo verso la mia destra.
Vedo Harry che si alza dal suo posto in terra e, dopo avermi guardato per ridacchiare amaramente, sbatte la porta della mia camera.
«Ehi, piccola?» mi richiama Niall ed io, conscia di non averlo più considerato dopo il complimento spontaneo, annuisco.
«Stai bene, tesoro?» domanda corrugando la fronte, come a volerne scoprire di più.
«Certo, scusa amore.» mi mordo il labbro e, dopo aver preso un bel respiro per riempire i miei polmoni rinsecchiti, inizio a conversare su cose di poca importanza.
Dopo qualche minuto iniziamo a ridacchiare per alcune sue battute abbastanza carine; la cosa strana della situazione è che rido per finta, nonostante le "barzellette" siano belle. E, così, mi ritrovo a pensare a quanto io abbia Harry insinuato sotto la pelle e all'interno delle ossa; praticamente dappertutto. Perché? Semplicemente perché quel ragazzo dai capelli indomabili è capace di farmi ridere anche solo con una parola stupida; al contrario di altre persone. E nonostante Niall sia la persona più divertente del mondo, mi ritrovo a pensare che preferisco l'umorismo da quattro soldi del mio fratellastro. Ma la verità è ben altra: io favorisco tutto quello legato ad Harry; la realtà non si può cambiare, né tantomeno lo posso fare io.
«Comunque amore, ti piacciono sul serio?» chiede indicandosi gli occhiali, facendomi riprendere dal mio momentaneo stato di coma, presa a pensare ad altro. A lui.
«Sì, Niall; giuro. Ti danno un'aria maledettamente sexy ma allo stesso tempo innocente.» cerco di spiegare a parole sensate come penso gli stiano questi bellissimi occhiali; spero solo di non aver detto sciocchezze.
«Oh, grazie piccola! Vorrei essere lì con te.» dice maliziosamente - per quanto Niall comunque lo possa essere, e da un'occhiata veloce dietro di me, dove vi è il letto.
«Anch'io, Niall.» dico leccandomi le labbra per inumidirle; ma, a quanto pare, ha preso il gesto nel modo sbagliato.
«Ti amo.» e come quelle sue semplici parole possono rovinare o migliorare la vita, o semplicemente la giornata, di una persona, me lo devo spiegare.
«Niall, anch'io.» mi mordo un labbro quando penso che il "Niall" prima della pausa, quasi ci fosse una virgola, dovrebbe essere sostituito da un altro nome. Preferibilmente quello appartenente ad un ragazzo dagli occhi verdi e i capelli ricci di un meraviglioso color cioccolato. Ma, abbasso lievemente il capo, quando capisco che nella vita non tutto si può avere; o, almeno, non tutto quello che vuoi.
«Mi manca l'odore della tua pelle.» confessa poi il ragazzo dall'altra parte dello schermo, arrossendo lievemente. È troppo dolce. Schiudo la bocca leggermente, non sapendo esattamente cosa dire; insomma, cosa si può dire in queste circostanze?
«A me il sapore delle tue labbra.» improvviso e, sinceramente, non ho detto del tutto una bugia; mi piace tremendamente la sua bocca, ma non così tanto da poter essere paragonata a quella di Harry. Ma, suvvia, quando mai qualcosa o qualcuno può essere paragonata a quell'energumeno di Harry?
«Vorrei un bacio.» dice flebilmente ed io mi addolcisco a quelle parole; Niall sa essere così innocente e infantile nonostante il suo innato sex appeal.
«Dio, in questo momento vorrei farti tantissime cose, amore mio.» soffia levandosi gli occhiali e passandosi le mani sul viso; come se volesse lavarsi da qualcosa. E, nonostante sia una frase sporca e ambigua, non rispecchia per niente il carattere del mio ragazzo; o almeno, non come Harry.
«Ad esempio?» cerco di stuzzicarlo e, onestamente, non so neanche perché lo stia facendo; è tutto inutile.
«Baciarti il collo, proprio lì, dove ti piace.» mi indica con l'indice, attraverso la webcam, un punto sotto il mio orecchio. Arrossisco abbastanza violentemente e poggio istintivamente una mano sulla parte da lui nominata; semplice, ma imbarazzante.
«E succhiarti lì.» questa volta, però, al contrario di come mi aspettavo, non indica nessuna parte del mio corpo, semplicemente la guarda mordicchiandosi il labbro.
Avvampo e mi passo una mano tra i capelli; stiamo facendo sexting, o sbaglio? Mi sento terribilmente inesperta in questo campo, insomma, Harry non mi ha mai parlato di una cosa del genere.
«A che ora ce l'hai quella roba sulla beneficenza?» chiedo d'un tratto presa dall'eccitazione; o semplicemente vogliosa di dimenticare Harry seppur per qualche secondo. Sono patetica!
«Umh, tra mezz'ora o poco più.» risponde leccandosi le labbra e guardandomi il seno di sfuggita, come se io non lo notassi.
«Niall, vorresti qualcosa?» chiedo innocentemente e non posso far altro che pensare quanto stronza io sia: sto facendo il doppio gioco con due ragazzi meravigliosi.
«Te, ma siamo troppo lontani.» risponde ed io noto, con grande stupore, che le sue pupille sono dilatate.
«Beh, se vuoi posso aiutarti in qualche modo.» dico con voce da piccola ragazza innocente, il che lo fa eccitare ancora di più, a quanto vedo.
Così, presa dall'iniziativa e dall'adrenalina, dopo aver starnutito poco elegantemente per il mio orribile malessere, mi spoglio dalla mia maglietta. Addosso ho semplicemente un reggiseno nero senza nessun particolare che richiama l'attenzione su di esso; ciononostante, però, lascia poco all'immaginazione. Ridacchio sommessamente per il suo stupore.
«Dio Santo, Holly: cosa non ti farei.» serra gli occhi e si aggiusta gli occhiali; quest'ultimi gli danno un'aria maledettamente innocente, ma allo stesso tempo sexy.
«Dimmi cosa vorresti fare se io fossi lì con te.» lo provoco, ottenendo in risposta un ringhio gutturale e molto virile per appartenere veramente al mio biondo.
È strano come riesca a farmi sentire così in colpa, Harry. Insomma, io e lui non siamo niente più che fratelli, giusto? Sì, due fratellastri che non fanno altro che accoppiarsi come conigli, tutto il tempo. Ma, comunque, questi sono irrilevanti dettagli. Ed ora, come sono sempre solita fare mentre parlo con Niall, penso a quanto sia sbagliato mentirgli così spudoratamente; tanto lui capirebbe, no? Cerco di convincermi di questo, mentre lui con l'indice si allenta la sua cravatta fin troppo stretta attorno al collo. È davvero adorabile, nonostante il contesto io cui ci troviamo. Incredibile.
Solo adesso noto che ha un accenno di barba sul mento e sulle guance; come se non se la radesse da un paio di giorni. Penso che gli dia le sembianze di un uomo molto più maturo dei suoi diciannove anni; non è per nulla male, seriamente.
Vedo che sospira pesantemente portandosi una mano verso il basso, dove la visuale mi impedisce di vedere o, quantomeno, intuire.
Proprio quando meno me lo aspetto, mentre lui si morde un labbro senza però muoversi, sento la porta della mia stanza aprirsi di botto, facendomi prendere un lieve infarto. Dio, odio quando le persone non bussano e ti fanno prendere piccoli arresti cardiaci, ma di vitale importanza, diamine!
«Gem! Bussare prima di entrare, no?!» chiedo retoricamente afferrando la prima maglietta che mi capita sotto mano, infilandola. Solo dopo aver respirato con il naso, per quanto il mio malessere me lo possa permettere, mi accorgo, grazie all'odore, che è la sua di maglietta.
«Scusa, scusa, scusa!» strilla uscendo fuori dalla stanza, inciampando sui suoi stessi piedi. Che buffa che è Gemma! Ridacchio prima di continuare a guardare il display del mio cellulare, dove un Niall confuso mi guarda con un sopracciglio alzato.
«Scusa, mia sorella ha fatto irruzione.» rido sommessamente pensando a come stava per cadere sopra le mie scarpe: spettacolo per il quale chiunque pagherebbe, comunque.
«Tranquilla, tesoro.» ricambia il sorriso anche lui ed io mi sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Comunque, ora devo andare; mi dispiace amore, ma mio fratello sta urlando.» dice dopo alzando i suoi occhioni blu al cielo, facendomi mordere la lingua tra i denti, per evitare di sputare sullo schermo per il troppo ridere.
«Okay, Niall, tranquillo.» lo saluto con una sottospecie di bacio volante prima di chiudere la videochiamata con un gran sospiro. Ora, come ovviamente devo necessariamente fare, devo alzare il mio sedere dalla moquette per cercare un Harry, sicuramente, furibondo.
«Harry!» busso successivamente alla porta della sua camera, sentendomi lievemente a disagio ed in colpa, nonostante non sappia il motivo. È normale stare male spesso o sentirsi in ansia per qualcosa di cui non si conoscono né lo origine né le motivazioni? Spero vivamente di sì, perché mi capita almeno una volta o due, nel peggiore dei casi, alla settimana.
«Haz!» grido nuovamente e, quando quest'ultimo apre la porta con una smorfia nel viso, capisco che c'è qualcosa che non va nel modo in cui dovrebbe.
«Holland, devi uscire dalla mia vita. Una volta per tutte, mi fai ribrezzo.» scandisce bene le parole ed io, offesa anche se non dovrei dato che ho sbagliato io, abbasso il capo e vado via.
Sono una codarda, ecco cosa sono in realtà e la cosa che maggiormente mi delude di me stessa è che ho ferito così tanto la persona che più voglio al mondo, da farmi odiare. Sono così maledettamente egoista, cavolo! Ho creato un incendio e, dopo essermici buttata dentro insieme ad Harry, me ne sono tirata fuori con qualche ustione e ho lasciato lui bruciare completamente. E per questo mi odio, chi non lo farebbe Santo Cielo?!
«Vaffanculo.» tiro un calcio alla mia porta, che ho appena raggiunto a grandi falcate, e soffoco un urlo quando mi accorgo di aver colpito essa con troppa forza.
«Dio!» impreco mettendomi le mani tra i capelli appena entrata nella mia stanza, volendoli strappare, come a punirmi di qualcosa.
«Cristo Santo!» ed ecco l'ennesima imprecazione susseguitasi in pochi secondi; potrei aver bestemmiato, ma non ne sono sicura dato che non sto ragionando nei migliori dei modi, per ora.
«Perché?! Che cazzo ho fatto io per meritarmi tutta 'sta merda!» grido scagliando la lampada, che era sopra il comodino, contro il muro adiacente. E no, non credo di essere pazza, o almeno, lo spero; solo, sono troppo nervosa e confusa. Comunque io stia, la ceramica dell'oggetto su cui ho scaricato la mia ira, si è rotto in mille pezzi, tagliandomi una parte della gamba: nulla di tanto grave, però.
Vado in bagno per passare un po' d'acqua sulla ferita fresca e chiudo gli occhi quando avverto quella fastidiosa sensazione di bruciore sul derma.
«Porca vacca!» stringo i denti fino a farli stridere tra loro, provocandomi, al suono, un brivido lungo la schiena: come se un gatto avesse passato le unghie su una lavagna. Passo il fazzoletto umido più volte sulla pelle aperta e cerco di non gridare quando lo premo su di essa sperando che il liquido rosso si fermi; non che sia un emorragia, ma non voglio macchiare nulla. Successivamente prendo un cerotto dal cassetto di fonte a me e ringrazio mentalmente Des per avermi obbligato a portarli con me; "non si sa mai cosa può accadere, nana" ha detto, usando quel piccolo nomignolo.
In seguito, dopo aver attaccato il cerotto nella parte interessata, mi dirigo in piscina. Voglio stare maledettamente sola: ho bisogno di pensare e, se c'è qualcuno (chiunque esso sia), non ci riuscirò; quindi, in conclusione, spero per il mio bene che nessuno sia presente in quell'angolo di paradiso terrestre.
«Ahi.» mi scappa un lamento poco sommesso quando inciampo sul tappeto che ricopre il pavimento del corridoio. Mi chiedo mentalmente come io possa essere così maldestra e, dopo, continuo a camminare sperando di non incontrare nessuno.
Arrivata davanti a quel magnifico panorama, mi levo la maglietta, rimanendo in pantaloncini, e mi corico malamente sulla sdraio. Non sapendo cosa fare decido di ascoltare un po' di buona musica; fortunatamente ho sempre gli auricolari con me: questo piccolo oggetto (ma di grande importanza, sia chiaro) rende le mie giornate, non dico migliori, ma vivibili. Aziono la mia playlist preferita e chiudo gli occhi esalando un respiro: devo solo calmarmi, o questo almeno è quello che mi ripeto da circa dieci minuti. Sembra essere diventato un mantra da quando Harry ha invaso il mio spazio vitale facendomi quella stupida proposta ed io, ancora più imbecille di quanto non lo sia stato lui, ho risposto positivamente. Perché l'ho fatto?!
A quest'ora potrei essere felicemente fidanzata con Niall (non che non lo sono, ma quell'avverbio lo sostituirei con un "occasionalmente"). Ma, no! Ovviamente non ho mai avuto tanta fortuna in vita mia, quindi ora devo stare con un ragazzo sensazionale - nulla da dire in proposito, mentre, però, in realtà, vorrei stare con un altro. Non posso far altro che pensare quanto questo sia disgraziatamente sbagliato; insomma, Santo Cielo è pur sempre mio fratello! A volte immagino la faccia di Des se scoprisse l'intera situazione: sono sicura che non ci dividerebbe (se questo termine può essere utilizzato per rendere l'idea), ma cercherebbe di farci capire che non è una buona cosa, per nessuno.
Poco dopo, quando sto iniziando veramente a rilassarmi grazie all'acqua calda che si infrange contro il mio corpo, sento il mio cellulare squillare. Così, facendo leva abbastanza fortemente sul muretto che delimita la piscina con le braccia, sporgo il viso un po' in fuori per leggere.
Da Harry: Cristo, facciamola finita.
Non c'è bisogno di esplicitare il mittente, il quale non si è fatto scrupoli a mettere un bel punto alla fine della frase. Perché, è molto risaputo, che quel maledetto segno di interpunzione alla fine della frase, indica una catastrofe di grande gravità. Ed io, con tutta la sincerità che il mio corpo dispone, ammetto di non essere pronta; non lo so sono, o almeno, non lo sono fino a tal punto da dirgli addio.
Così, impadronita dall'istinto (ed anche dal coraggio, tale da farmi fare una pazzia del genere), afferro il mio cellulare - bagnando leggermente lo schermo, e digito un secco "no.". Ed il punto alla fine della mia di frase, indica la mia irremovibile idea. Questa volta, si spera sia quella decisiva, non me lo lascerò scappare; per nulla al mondo.
Da Harry: Che cosa significa "no.", Holland?
È il testo del messaggio che ricevo qualche secondo dopo, sempre dallo stesso mittente.
A Harry: Significa che questa volta non voglio lasciarti andare, Harry. Basta scappare.
Digito velocemente prima di premere il tasto per inviare in blu.
~
«Ma che cazzo significa Holland?!» mi sgrida mentre mi tampono i capelli con l'asciugamano celeste che vi era nel bagno.
Dopo quei pochi messaggi, Harry mi ha chiamato dal bordo opposto della piscina - dove si era recato precedentemente, e mi ha portato in camera sua. Mi ha detto, anzi, ordinato di lavarmi perché facevo puzza di cloro e, così, mi sono infilata nella sua doccia. Nonostante, però, le mie imprecazioni contro di lui e i miei gesti volgari, lui è entrato nel doppio servizio iniziando a parlare; senza più smetterla. Anche mentre strofino avidamente il mio cuoio capelluto, lui non fa altro che ribadirmi quanto schifosamente si senta ed io, d'altro canto, non faccio altro che annuire e dargli ragione; perché, a dirla tutta, come negarlo? Così, andiamo avanti per un po' fino, nonostante io sia nuda, senza provare vergogna o pudore. Semplicemente perché è lui.
Così, adesso, eccoci qui a parlare mentre io cerco di asciugarmi e lui tenta di riacquistare la tanto, vecchia, cara amica tranquillità.
«Perché non ci riusciamo?» chiedo esasperata; ormai stremata e straziata da questa situazione che si sta protraendo per mesi. Per troppo tempo.
«A fare cosa?» chiede strofinandosi le mani, chiuse a pugno, sugli occhi: come solo un bambino sarebbe capace di fare, per rendere meglio l'idea.
«Ad andare d'accordo, Harry. Un minuto ci baciamo e iniziamo ad essere smielati, quasi mi viene il diabete; il minuto dopo cominciamo ad urlarci contro.» spiego avvolgendo l'asciugamano intorno al mio corpo minuto.
«Lo so, Holland. Solo, io non so che cazzo fare!» esclama ed inizia a tirarsi i ricci che ha alla base della testa.
«Neanch'io, Harry, neanch'io.» ribadisco il concetto più di una volta, come per dargli una maggiore enfasi; solo per il gusto di farlo, oserei dire.
«Però così sei troppo sexy.» ed ovviamente, con il suo meraviglioso ma alquanto ambiguo carattere, interrompe il discorso serio che stavamo facendo. Comunque sia, però, non mi dispiace per niente l'apprezzamento con cui ha posto fine alla discussione. Amo ed adoro i suoi complimenti; ma non tanto perché sono tali, solo perché provengono dalla sua bocca. È come se la bellezza di un complimento venga moltiplicata quando lo dice lui, semplice ma vero.
«Lo so.» rispondo sfacciata, come per non rendere la situazione ancora più imbarazzante; nonostante già lo sia.
«Modesta, comunque, eh.» mi prende in giro ed io, come se fossi una bambina di cinque anni, gli faccio la linguaccia.
«Cosa facciamo?» chiede lui, infine, stanco di tutta questa strana situazione; come, d'altronde, lo sono io.
«Baciami.».
E giuro che non so da dove sia uscita quella parola, non ho nessuna vaga idea; semplicemente, le sue labbra si poggiano sulle mie e mi spinge fino a farmi arretrare di qualche passo.
«Mh.» sento un mugolio e, onestamente, non so neanche da chi sia provenuto; in ogni caso, lui continua a stringermi a sé stesso. In altre situazioni direi che è dolce - perché lo è quando si comporta così, ma penso sia meglio dire che questo è un bacio tanto aggressivo quanto necessario. È meraviglioso il modo in cui le sue labbra si muovono in sincrono con le mie, facendomi sospirare dal piacere, o forse dalla tristezza. Sì, tristezza perché tutto questo non potrà mai essere una situazione stabile; forse non siamo stati creati per stare insieme: ma è anche vero che io non credo nel destino e non lo farò mai.
Così, presa dal momento, continuo a stringere i suoi capelli in due pugni disordinati e, nel frattempo, mi mordicchia il labbro come se volesse constatare che questa sia la realtà. E, per l'ennesima volta in un solo mese (il più contorto della mia vita, oserei affermare), penso quanto Harry possa provare le mie stesse emozioni, i miei stessi sentimenti; perché, infine, è come dice lui: i ragazzi non sono tutti uguali, non pensano solo al sesso o cose legate ad esso. E, questo, si può notare da come Harry mi stia abbracciando dalla vita, invece di toccarmi il sedere come spesso fa in altre circostanze; si può notare da come non sta facendo aderire il suo bacino al mio e si può notare da come crea cerchi immaginari sulla mia pelle nuda. Ciononostante, non sta minimamente badando al mio corpo esposto e bagnato, mi sta solo baciando coccolandomi.
Ed io penso di trovarmi in paradiso, ma, essendo del tutto sincera con me stessa, quando c'è Harry, lo sono sempre. Con lui riesco a tagliarmi e a permettermi un piccolo angolo di paradiso, formato solo da noi nella nostra semplicità più assoluta. Perché penso che, nella vita, la cosa che più ti dà felicità e soddisfazione, sia l'essenzialità delle cose e delle persone che ti circondano. Certo, non sono una di quelle persone hippie che pensano che il mondo sia bellissimo e che sia formato da persone stupende (anche perché, proprio io non lo sono); solo, penso che la bellezza stia nelle cose semplici.
«Holland, basta giocare. Ora facciamo sul serio.».
Angolo autrice
Ho passato un Natale di merda, voi? Scusate ma non ho null'altro da dire.
La vostra Tori.
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