16. Holiday.
Sono passati due mesi da quando ho visto l'ultima volta Niall, due mesi da quando quel mostro mi ha violentata, due mesi da quando mia madre mi tortura con le sue stupidissime scuse, due mesi da quando ho iniziato a fumare ogni santo giorno, due mesi da quando non ho più aperto un libro per studiare e prendere un buon voto a scuola, due mesi da quando il mio rapporto con Des è diventato bellissimo e, la cosa che mi ferisce e mi far stare peggio di tutto, due mesi da quando Harry ed io non parliamo, non ci guardiamo, non facciamo niente. Niente. E, questa cosa, è la cosa che mi ferisce maggiormente, insomma: avevamo un rapporto strano, ma come ci capivamo noi, non lo faceva nessuno.
«Ancora non posso crederci...» dico io guardando il calendario.
Tredici dicembre duemilaquindici.
Le vacanze natalizie inizieranno domani ed io non potrei essere più triste, sì, triste. Almeno, quando c'è la scuola, non sono obbligata a gironzolare per casa vedendo individui che, invece, vorrei solo uccidere. Mi guardo intorno e vedo professori che corrono verso la propria aula, studenti che fumano dietro gli alberi per non farsi vedere e di seguito sospendere e, ultimo ma non meno importante, Harry mano nella mano con Cindy. Il mio cuore, più di quanto già non lo è, va in frantumi ed io, come ormai da circa sessanta giorni sono abituata a fare, prendo un profondo respiro e faccio finta di non conoscere quel bellissimo ragazzo di fronte ai miei occhi. Una lacrima riga il mio volto e, così, vado nel bagno delle ragazze a piangere solo come una disperata autolesionista farebbe, cosa che sono.
Provare tutte queste emozioni solamente a causa del mio fratellastro, mi destabilizza, perché non ha veramente senso. Non provo sentimenti per lui, allora perché mi ostino a volerlo accanto a me e ad odiarlo vicino ad una persona che non sia io? Che a me lui fa impazzire, in tutti i sensi possibili del termine, ma non capisco in che modo.
«'Fanculo!» urlo sbattendo un piede contro la porta del piccolo bagno chiuso.
«Odio la mia fottuta vita.» mi sfogo sbattendo un pugno sulle mattonelle e piangendo dalla disperazione. Sbatto le nocche contro il materiale freddo e lucido fin quando non sento un orribile "crack" e cado a terra dal dolore. Cerco di alzare un braccio e, appena Dio mi dà la forza per farcela, mi assicuro che la porta sia chiusa a chiave per la certezza che nessuno mi veda così: disperata, piagnucolante e con una mano, forse, rotta.
«Occupato!» grido quando qualcuno bussa prepotentemente alla porta del piccolo bagno dove sono rannicchiata, mentre soffro in silenzio.
«Holland?» chiede la persona sconosciuta da dietro la porta. Riconoscerei quella voce anche tra mille e, purtroppo, non è la voce che mi aspettavo di sentire. Non rispondo per paura che mi dica di aprire obbligatoriamente e, così, trattengo il respiro fin quando non se ne va dal bagno delle donne, vedo i suoi piedi da sotto la fessura della porta.
«Holland, cazzo! Rispondi!» urla sbattendo i pugni sul legno dinnanzi a lui; facendo finta di niente, scarico l'acqua utilizzando la mano sana e vegeta e grido una seconda volta "occupato", come se non avessi capito che, fuori dalla porta, c'è il mio fratellastro.
«Apri questa fottutissima porta o giuro che la butto giù con una spallata.» urla sferrando un calcio al materiale che, con mia grande sorpresa, di poco si sposta.
«Ti prego, lasciami stare!» grido in risposta sostenendo la mia mano sanguinate verso l'alto, in modo che non mi faccia male.
«Spostati.» dice, ordinandomi di svolgere un azione che io non faccio non capendone il motivo. Prima che possa riflettere ancora la porta si apre, la serratura si spacca in quattro piccoli pezzi e alcune schegge di legno volano per il piccolo servizio.
«Te l'avevo detto di spostarti.» dice facendomi meravigliare dell'ironia che utilizza anche nei momenti meno opportuni, come in questo qui.
«Ahu!» dico io digrignando i denti per il fastidioso dolore che sto provando al mio arto destro; sul serio, penso si sia rotto in più parti.
«Che cazzo hai combinato?!» sussurra Harry prendendomi la mano in modo, alquanto, delicato. Mugugno dal dolore ed indico, con un cenno del capo, le mattonelle un po' crepate e macchiate di sangue; del mio sangue.
«Mi fa male, Harry.» dico facendo uscire, dal mio occhio destro, una lacrima che il mio fratellastro asciuga velocemente con il suo grande pollice.
«Sta' tranquilla.» mi dà un bacio sulle nocche sicuramente fratturate.
«Ti porto fuori da qui, piccola.» mi prende in braccio a mo' di sposa. E quando usa quel soprannome: "piccola", cerco di non svenire dalla felicità, ma allo stesso tempo dalla rabbia. Non mi considera da due mesi ed ora cosa fa? Mi chiama "piccola"; quanto bipolare e bastardo è questo piccolo ed insignificante essere umano?
Mi porta fuori dalla scuola senza firmare permesso né nient'altro e ci dirigiamo alla mia Lamborghini mentre io continuo a piangere per il dolore immenso che sto provando alla mano. Raggiunta l'auto prende le chiavi dalla mia tasca e, dopo avermi poggiato nel sedile del passeggero parte molto velocemente verso l'ospedale secondo lui più vicino.
«Stiamo arrivando, tranquilla. Cerca di sopportare il dolore.» mi ordina stringendomi dolcemente una coscia. Al diavolo la dolcezza!
«E secondo te cosa sto cercando di fare, rincoglionito?!» urlo dandogli un pugno nella spalla con la mano sana.
«Okay, stai male, ma sembri fottutamente maestruata.» dice sbuffando e alzando gli occhi al cielo.
«Chi ti dice che io non lo sia?» dico ed alzo le pupille verso l'alto.
Sono sempre più convinta che un giorno il cielo griderà a tutti noi adolescenti problematici "cosa cazzo avete tanto da guardare? Fatevi una vita sociale!". Rido da sola, o meglio, con me stessa, per il pensiero stupido.
Arrivati al parcheggio dell'ospedale, Harry, con la sua grande delicatezza da "sono un elefante in una cristalleria", mi fa scendere dall'automobile velocemente portandomi fino al reparto "chirurgia". Ora io mi chiedo il motivo per cui mi ha fatto venire fin qui - non ho mica bisogno di un intervento per rifarmi il viso.
«Harry, vai da quello lì.» dico indicando un tizio con gli occhiali seduto dietro un bancone rivestito da documenti e carte di cui, io ed Harry, non capiremmo niente.
«Sì.» risponde annuendo e dirigendosi verso quell'uomo sulla cinquantina, penso.
«Scusi, vorremo fare un controllo. Non può muovere la mano e le fa molto male.» dice indicando l'arto da cui perdo sangue. Mi guardo intorno con il viso ancora bagnato a causa delle lacrime e, in un momento dove la mia mente è persa altrove, Harry mi tira per un braccio seguendo le indicazione del Sig. McCurteny, o così ho letto nell'etichetta del maglione.
~
Mi sveglio in una camera che, ovviamente, non è la mia e, quando muovo il braccio destro per potermi aggiustare il ciuffo, sento un dolore atroce.
«Ahi!» serro gli occhi e prendo un respiro profondo cercando di focalizzarmi su qualcosa che non sia il male che sto provando alle dita. Mi guardo intorno e non vedo nessuno, mi sento quasi sola, adesso; mi smuovo un po' e vedo che c'è il mio cellulare sul comodino. Non ci penso due volte e cerco di afferrarlo, ma, prima che lo faccia io, una mano molto più piccola della mia mi precede prendendolo.
«Ehi!» sgrido quella che scopro essere una piccola bambina bionda con gli occhi verdi e scuri che tendono al blu.
Sventola la mano verso la mia direzione salutandomi. Non ho mai amato i bambini, ho sempre pensato siano dei piccoli mostri che ti si attaccano alle gambe e non ti lasciano più, e questa ne è la prova.
«Ciao...» saluto guardandola storta, sperando che si spaventi e se ne vada.
«Come ti chiami?» mi chiede con voce dolce, come se una bimba come lei potesse esserlo.
«Holland, tu?» cerco di essere gentile mentre prendo il mio cellulare dalle sue pericolose mani.
«Noah. Hai un bel nome.» si avvicina al mio viso e mi lascia un bacio sulla guancia. Dio, forse non è poi così male questa piccola biondina.
«Grazie.» rispondo squadrandole il viso angelico che si ritrova. Più che un angelo, mi sembra un piccolo diavolo, in realtà.
Mi ricorda me quando ero più piccola; combinavo sempre guai, anche se davo sempre la colpa agli altri per non assumermi la mia responsabilità. Sono sempre stata così e penso che non cambierò mai, insomma, a chi piace essere punito per essersi divertito?
Sbadiglio e le chiedo quanti anni ha.
«Cinque.» mi risponde indicandomi la cifra anche con le dita della mano, come solo i bambini fanno.
«Ho anche una sorella, Miley.» dice poi.
«Quanti anni ha?» domando giocando con una ciocca lunga dei suoi capelli fini.
«Quindici li ha fatti una settimana fa.» annuisce alla sua stessa affermazione ed io sussulto. Pensavo che questa presunta Miley avesse circa la mia età, invece è molto più piccola.
«Come si chiama tua mamma, piccola?» cerco di sorridere il più gentilmente possibile per non spaventarla.
«Demetria.» risponde semplicemente facendomi riflettere su quel nome che, io, avevo già sentito da un'altra parte.
~
Dopo un lunga, lunghissima giornata mi ritrovo a casa, sul mio letto a pensare a quanto la mia vita mi stia mettendo dei paletti davanti, in poche parole: mi sto commiserando. Penso a come potrei diventare una vecchia zitella con dodici gatti che non ha fa altro che sbraitare contro i vicini di casa più giovani che danno feste ogni sabato sera.
Ad interrompere i miei pensieri poco genuini per il mio corpo già di suo rovinato è un bussare violento alla porta.
«Ehi, come va piccola?» chiede Allison entrando nella mia camera.
«Bene, potrebbe andare meglio, però.» rispondo lamentandomi del dolore alla mano.
«Mi dispiace davvero tanto...» dice la mia migliore amica mentre mi passa una bottiglietta d'acqua ed un foglio che ha tanto l'aria di una circolare distribuita a scuola tramite i bidelli.
«Cos'è, Alli?» chiedo ad Allison afferrando il foglio dalle sue mani e girandolo tra le mie.
«La segreteria, mi ha detto che il preside voleva che ti consegnassi questo foglio.» spiega annuendo alla sua stessa informazione ricordandomi quella bambina dell'ospedale.
«Okay, vediamo...» pronuncio mentre apro il foglio in carta bianca.
«La informiamo che, a causa del suo sgradevole incidente, può restare a casa fin quando non finiranno le vacanze.» leggo ad alta voce per far sentire pure alla mia migliore amica che, al momento, vorrebbe uccidermi per l'invidia che prova in questo preciso istante. Guardo la sua espressione accigliata e ritorno a leggere concentrandomi sul significato di quelle parole.
«Se desidera assistere alle lezioni, bla bla bla bla...» salto la parte dove spiega come potrei mettermi a pari con i progetti e i compiti dell'ultima settimana.
«In conclusione, può godersi le vacanze natalizie da oggi. Si rimetta presto.» leggo l'ultima frase con un sorriso enorme.
«Quindi... Non andrai più a scuola fino al nove gennaio? Io ti uccido.» mi da un morso sul braccio la ragazza seduta ai piedi del mio letto.
«Sì! Finalmente una buona notizia cazzo!» urlo felice quando, contemporaneamente le nostre teste si girano verso la porta blu della mia camera; si apre lentamente rivelando la testa riccia del mio fratellastro.
«Ciao Allison.» saluta Harry con un cenno del capo che farebbe sciogliere qualsiasi ragazza.
«Ciao Hazza.» la mia migliore amica si alza per poi dargli una pacca sulla spalla in modo abbastanza amichevole. Ho scoperto che questi due ragazzi, nel brutto ultimo periodo che ho passato ad auto commiserarmi, hanno stretto una duratura amicizia.
«Ci vediamo tesoro.» mi dà un bacio sulla fronte ed esce dalla mia stanza dirigendosi al corridoio lungo e stretto.
«Allora...» cammina verso di me con un pigiama addosso, dato che la temperatura si è abbassata di molto.
«Come stai, Holland?» mi accarezza la gamba quando si siede ai piedi del mio grande letto.
«Bene, Harry.» rispondo guardando da un'altra parte, non posso trattenere il suo forte sguardo.
«Perché fai così?» mi chiede sbuffando e tirandosi la radice dei boccoli che sono immensamente cresciuti in questi ultimi tempi.
«Così come?» lo guardo in modo assente prima di arricciare le labbra formando un espressione interrogativa.
«Sei fredda! Cazzo, Holland! Sei insopportabile!» dice quasi urlando ed io ringrazio che in casa ci sia solo Gemma.
«E come mi dovrei comportare, eh?!» urlo dandogli un pugno sulla spalla.
«Tu mi hai abbandonato, brutto stronzo! Ma la cosa peggiore sai qual è? Mi hai buttato via dopo aver conosciuto quella troia!» parlo cercando di formulare una frase di senso compiuto.
«Io?! Sei tu quella che è cambiata, scema!» si avvicina pericolosamente al mio viso respirando a fatica per la rabbia che gli ribolle nelle vene.
«Ma cosa dici?» chiedo abbassando la guardia e avvicinandomi ancora di più al suo corpo seduto ai piedi del letto.
«Quello che hai appena sentito!» ribatte gridando come un matto.
«Vattene a 'fanculo.» dico senza pensarci prima di alzarmi dal letto mugugnando per il dolore al braccio.
«Sei troppo difficile ed io amo le cose difficili.» mi avvisa prima di prendermi il braccio non ingessato e attirarmi a sé con tale forza da farmi sbattere al suo allenato torace.
«Sssh.» mi zittisce quando provo a parlare poggiando le sue labbra sulle mie bisognose di quel sapore di menta e frescura. Non mi baciava da due mesi, due mesi d'inferno. Le sue labbra, la sua lingua, i suoi denti, il suo sapore, il suo alito, avevo perso tutto. Ma ora, adesso non importa più, perché lui è qui in tutta la sua magnificenza. La sua lingua rotea attorno alla mia facendomi rabbrividire fin sopra le spalle, mentre le sua labbra, con la massima delicatezza, lavorano in sincrono con le mie estasiate dal suo sapore. Le sue mani si allacciano attorno alla mia vita ed io, con il braccio libero da ogni male gli tocco i ricci. Questo bacio noto che è molto diverso dagli altri, insomma, è come se fosse necessario in questo momento e lo posso sentire da quanto Harry ci stia mettendo prepotenza.
Mentre la sua mano scivola su una mia natica la porta si spalanca facendoci dividere immediatamente.
Ci giriamo entrambi verso il diretto interessato e sospiriamo di una specie di sollievo nel sapere che non sono i nostri genitori ma solamente nostra sorella.
«Gem, non è come sembra...» cerca Harry di dissuaderla da qualcosa che è ormai innegabile.
«No Haz, dobbiamo essere sinceri.» parlo io decidendo di dire tutto alla bionda qui presente.
«Avevo già capito tutto, tranquilli.» dice semplicemente prima di prendere un maglione dal cassetto dell'armadio.
«Scusa?» chiediamo all'unisono io ed il ragazzo accanto a me, abbastanza confuso.
«Come sarebbe a dire che avevi già capito tutto?» domando alquanto sconcertata dall'idea che lei possa dirlo ai nostri genitori.
«Vi ho visti qui dentro qualche mese fa...» dice attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno l'indice.
«Beh, non vi stavate solo baciando.» continua con uno sguardo abbastanza perverso e malizioso che mi fa raggelare il sangue.
«Oh mio Dio.» diciamo all'unisono io ed Harry.
«Tu hai visto quello che noi facevamo...» cerchiamo di capire se quello che abbiamo inteso noi due, è quello che pensa lei.
«Sí, cazzo! Vi ho visti fare cose riguardanti il sesso non molto tempo fa, qui, su questo letto.» indica il mio piumone facendomi ridacchiare per il suo scatto improvviso.
«Lo sa qualcuno oltre a te, Gem?» chiede Harry alquanto divertito, ma spaventato allo stesso tempo.
«No, state tranquilli. Lo so solo io, beh, papà ha intuito qualcosa, ma gli ho detto una cazzata sul vostro "amore fraterno" e cose così...» scoppia a ridere facendo rilassare i corpi di me ed Harry evidentemente tesi.
«Phew.» dico accarezzandomi la fronte con la mano destra.
«Allora, possiamo stare tranquilli?» chiedo guardando Harry, ma rivolgendo la parola a Gemma.
«Sì certo, vi sembrava che io potessi dirlo a qualcuno? Insomma, non è cosa da tutti i giorni avere un fratello che si scopa la sua sorellastra in segreto no? Sconvolgerebbe tante persone, penso...» scoppiamo tutti in una fragorosa risata ma, dopo qualche secondo, la bionda ritorna seria, come se si sia accorta che c'è qualcosa che non va.
«Dovete smetterla.» dice d'un tratto facendoci rabbuiare tutto d'un colpo.
«Cosa?» domandiamo, per forse la milionesima volta, all'unisono.
«È una cosa innaturale e se vi scoprono i nostri vi uccideranno e sinceramente non voglio diventare figlia unica.».
«Ma quanto tatto Gem!» grida isterico ed ironico Harry mentre si passa una mano tra quei dannatissimi ricci.
«Dico sul serio ragazzi, dovete finirla.» scandisce bene le parole per farci capire al meglio quello che intende.
«Noi non siamo niente.» ed ecco come il mondo mi crolla addosso.
Perché Harry deve aver pronunciato quelle parole? Fino a qualche minuto fa mi baciava ed ora dice che tra me e lui non c'è niente? È più bipolare di me come persona, però, caspita, questo mi ha ferita in fondo a quel pezzo di pietra che io chiamo comunemente cuore.
«Sì insomma, io sto con Cindy.» alza le spalle ed io, cerco con tutta la buona volontà che il mio corpo dispone, di non dargli una sprangata al centro del viso.
«Ah, giusto, stai con Cindy...» dico sorridendo più falsamente possibile.
«Bene, dagli questo da parte mia.» pronuncio prima di dargli uno schiaffo nella guancia destra, così fortemente che il viso gli si gira dall'altro lato.
«Ma che cazzo?» urla prima di bloccarmi i polsi e avvicinare il suo viso al mio, con tanta lentezza che quasi mi uccide.
«Non lo fare mai più! Capito?!» grida ancora più forte ed io, spaventata come non lo sono mai stata in vita mia, ritraggo piano il braccio rotto e pronuncio un flebile "ahi".
«H-Holly s-scu-sa, non volevo farti male.» dice prima di baciarmi il polso della mano poco sana.
Ritiro immediatamente l'arto da vicino la sua bocca e sibilo una frase che rimarrà impressa per sempre nella mia mente.
«Tranquilla Gemma. Non c'è nulla tra me e questo coglione qui.» la bocca di Harry assume la forma di una "O", mentre Gemma sorride abbastanza dispiaciuta da tutta questa maledetta situazione. Cacciamo Harry dalla nostra camera e, mentre io cerco di infilarmi sotto le coperte per non fare qualche altra stupidaggine come quella del braccio, Gemma parla al telefono con Angie. Stanno insieme oramai da tempo: sono felice per loro anche se devo ammettere che l'invidia fa compagnia alla contentezza.
«Gem?» chiamo mentre mi soffio il naso con un fazzoletto trovato sul mio comodino.
«Dimmi Holland.» risponde sistemando i suoi libri per le ultime interrogazioni prima dell'inizio delle vacanze di Natale.
«Secondo te i nostri non hanno capito nulla?» chiedo ancora incerta.
«Sì, sicurissima.» mi risponde sbuffando una risata.
«Che c'è da ridere?» domando alquanto infastidita, visto che l'unica cosa che vorrei fare al momento è piangere.
«È una situazione buffa.» parla mentre si organizza gli appunti in varie sezioni colorate.
«Cosa?» la incito a continuare essendo curiosa di sapere cos'ha tanto da sbuffare e ridacchiare.
«Ho capito che tra voi due c'è qualche patto malato, no? Tipo solo sesso, amici con benefici, o, in questo caso, fratelli con benefici, giusto?» inizia a spiegare, però non guardandomi negli occhi.
«Sì, una specie...» divago non volendole raccontare per filo e per segno quello che avevamo deciso di attuare.
«Beh, comunque è strano perché...» si ferma per sospirare e passarsi una mano nei capelli molto pensierosamente.
«Perché avrebbe voluto avere la prima volta con te?» domanda più a sé stessa che a me lasciandomi a bocca aperta, nel vero senso della parola.
«Scusa, in che senso?» chiedo incredula quasi balbettando per la notizia sconcertante.
«Lui è vergine no? O almeno, lo era prima di arrivare qua. Perché dovrebbe avere la sua prima volta con sua sorella? Mi sembra strano.» continua facendomi infuriare ancora di più.
«Lui, cioè, tuo fratello, tipo Harry quello con i capelli ricci, è... vergine?» domando sconvolta dalla notizia appena assimilata. Mi sembra quasi impossibile che quella sottospecie di scimmia, abbia mentito solo per avere del sesso da me. Che bastardo!
«Ehi?» mi sventola una mano davanti il viso la bionda, poiché sembravo con la testa da un'altra parte.
«Sì, cioè, scusa stavo pensando ad una cosa... Che stavi dicendo?» mi riprendo dal mio shock emotivo e lei continua a blaterare riguardo cose futili che non arrivo a comprendere perché troppo impegnata a pianificare la mia vendetta.
«Dicevo... Perché ti sembra così strano?» alza un sopracciglio facendomi arrabbiare ancora di più, a quest'ora se lei non avesse detto niente io starei tranquillamente qui, nel mio letto, con il mio schifoso braccio rotto. E invece no! Mi sto autocommiserando a causa di tutte le schifezze che Harry mi ha detto! E meno male che gli avevo rammendato tantissime volte di non dirmi bugie perché non lo potevo sopportare.
«Nulla, mi sembrava un po' strano dato che mi sembra tanto "esperto". Sì.» annuisco alla mia stessa affermazione.
«Diciamo così.» continuo socchiudendo un occhio come per concentrarmi al meglio. «Mh mh.» sorride compiaciuta ma poco convinta, come se sapesse che in realtà c'è anche altro sotto.
«Comunque... Come va a scuola?» chiedo sapendo che nell'ultimo mese Gemma è migliorata notevolmente nella sua media scolastica iniziando a fare simpatia ai nuovi professori. Soprattutto a quelli più giovani; ma, ovviamente, a lei non interessa perché è felicemente fidanzata e, anche se non lo fosse, è lesbica, quindi...
«Benissimo! Mi hanno fatto tutti i complimenti tranne ovviamente la professoressa di lingue. Le sto antipatica.» spiega mordicchiandosi l'unghia del pollice nervosamente.
«Sono sinceramente felice per te, Gem.» sorrido sinceramente dopo tanto tempo e mi sdraio sul letto rilassandomi.
«Beh, invece tu... ho visto che non sei migliorata molto...» cerca di affrontare l'argomento in modo, piuttosto, dolce e timido per, forse, non offendermi.
«Eh sì, ma non me frega poi tanto eh.» faccio la menefreghista quando invece vorrei piangere perché corro il rischio di essere rimandata per la seconda volta ed io, naturalmente, non voglio.
«Ragazze!» una voce alquanto maschile, dal piano inferiore ci richiama strillando come una ragazzina in preda al panico.
«Chi può essere?» domando più a me stessa che a mia sorella.
«Boh.» si gratta la nuca prima di aprire la porta ed iniziare a scendere verso il salone.
«Lou!» urla la bionda saltando addosso al soggetto interessato facendomi, come dire, ingelosire.
«Ciao Gemma! Holland!» strilla il mio amico venendomi ad abbracciare con cautela, però, a causa del gesso che adorna il mio braccio.
«Ciao Louis.» sorrido leggermente dandogli qualche amichevole colpetto alla schiena.
«Come stai?» mi domanda dispiaciuto per il braccio.
«Oh tranquillo, tutto bene.» rispondo sorridendo falsamente, non tanto per la frattura, quanto per la menzogna di Harry. Perché mi ha mentito? Insomma, mi ha dato pure delle "lezioni" e sapeva farci. Che Gemma si sia inventata tutto? Che abbia confuso le idee e quello di cui mi ha parlato non sia Harry? Lo spero sul serio, ma purtroppo la realtà mi ha colpito all'improvviso, come d'altronde doveva fare.
~
«Ma sei seria?!» chiedo ad Allison sorridendo come una povera bambina all'interno di una pasticceria.
«Certo! Ti ripeto che è stato lui! Ashton, ha appiccicato l'assorbente lì, alla porta del preside!» scoppiamo a ridere di nuovo entrambe.
Prima che possa finire di ridere "naturalmente" nella caffetteria fa il suo ingresso la "squadra" - se così vogliamo definirla, più pericolosa del mondo.
Cindy, Harry, Niall, Liam ed una ragazza di cui non conosco il nome. Quando cerco di identificare la bionda nuova ai miei occhi, da dietro le sue gambe sbuca una piccola bambina. Noah.
Noah? Quindi quella è Miley?!
Angolo autrice
Allora da dove parto? Mi devo andare a confessare! Perché non aggiornavo da un maledetto mese! Mi dispiace tantissimo.
Scusatemi, ma tra problemi personali, estate, ultime vacanze, inizio Liceo Classico e varie discussioni, è stato difficile aggiornare. Davvero scusatemi tanto.
Prometto che, da ora in poi, aggiornerò con regolarità (ovvero una volta a settimana per chi non lo sapesse), tranne quando ho troppo da studiare, ma quelle saranno piccole eccezioni.
Due domande per conoscerci meglio:
[1] Che Liceo/Scuola superiore/Scuola media frequentate?
[2] Che sport o attività fate?
La vostra Tori.
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