07. The school.
La sveglia inizia a suonare e, gli unici pensieri che, momentaneamente, inondano il mio cervello sono due: l'odio che provo verso la scuola e il brutto pensiero che mi devo alzare. Poggio un piede a terra e mi metto in piedi definitivamente. Raggiungo il mio bagno e, pigramente, mi spoglio per poi infilarmi nella doccia e lavarmi con l'acqua fresca. Venti minuti dopo esco asciugando i miei lunghi capelli con un semplice asciugamano celeste che poi avvolgo attorno al mio corpo umido. Dopo aver passato la piastra, mi avvio verso la mia camera per potermi vestire: indosso una camicia lunga, che quindi uso come vestito, ed un paio di semplici Vans di colore bluastro.
«Buongiorno.» mi saluta Des appena mi vede camminare nel lungo corridoio.
Faccio un cenno col capo ed un piccolo sorriso per ricambiare e poi mi avvio verso la sala da pranzo, pronta ad addentare quelle pietre che mia madre cucina e chiama comunemente "frittelle". Mi siedo in uno sgabello del piccolo bancone in marmo e aspetto che mia mamma mi dia del cibo da mettere sotto i denti.
«Oh, buongiorno!» mi saluta come se io non provassi odio e rabbia repressa nei suoi confronti.
«Ciao.» rispondo semplicemente.
«Cos'hai preparato da mangiare?» chiedo con più interesse stavolta. Poggia un piatto vicino al mio braccio con dentro uova strapazzate e una fetta biscottata con della marmellata sopra. Alzo gli occhi al cielo per la fantasia scarsa di questa donna e inizio a mangiare per evitare di far brontolare il mio stomaco in classe.
«Buongiorno.» sento la voce roca di Harry risuonare in tutta la stanza, facendomi quasi accapponare la pelle chiara. Restituisco il saluto con un cenno del capo e gli porgo il piatto con la colazione prima di andare in camera mia.
«Non metterci troppo.» urlo dalla rampa di scale che mi divide dall'immenso corridoio.
«Arrivo.» borbotta salendo i gradini a due a due, raggiungendomi, così, in pochi secondi.
«Hai notato che la cucina di mia madre fa schifo, giusto?» chiedo prima che lui annuisca.
Apro la porta della sua camera per vedere cosa indossa e come vuole comportarsi arrivati a scuola.
«Beh, chi conosci?» dico mentre si infila una t-shirt bianca attraverso la testa.
«Niall, Louis, Liam, Zayn, Cindy e te.» dice passandosi una mano tra i ricci ancora umidi a causa della doccia.
«Mmh, elimina quella troia dalla tua lista.» dico semplicemente spostando i miei capelli da una spalla all'altra.
«Non è una troia...» divaga mordicchiandosi il labbro con fare nervoso, quasi come se volesse proteggere quella persona facilmente paragonabile ad una vipera.
Sbuffo e mi alzo velocemente dal suo letto dopo aver visto l'orario: siamo in ritardo di almeno undici minuti.
«Sbrigati.» dico afferrandolo dal braccio e tirandolo fuori di casa dopo aver preso i nostri zaini.
«Guido io.» dico prima di aprire la portiera e salire velocemente sul veicolo. Giro le chiavi e accendo il motore per poi immettermi nella strada.
Arrivati davanti l'edificio scolastico, parcheggio nei posti riservati alle auto degli studenti e mi avvio verso l'interno.
«In che classe sei?» chiedo al riccio di fianco a me che non smette di mordicchiarsi le unghie.
«Quarta G. Tu?» dice lasciandomi senza parole; sono maledettamente costretta pure a condividere la classe con questo energumeno.
«Uhg.» emetto un rumore oppresso con la gola e mi avvio verso la nostra classe.
Appena entriamo tutti ci, o meglio, lo guardano come se fosse qualcosa di nuovo, un qualcosa di mai visto sulla terra.
«Beh, cos'avete da guardare?!» ed ecco che il mio comportamento si fa riconoscere.
«No, seriamente, non avete mai visto un ragazzo dai capelli ricci?» rispondo ironica non facendo caso alla presenza del mio professore di matematica dietro la cattedra.
«Jonson!» urla il vecchietto richiamando una minima parte della mia attenzione.
«Mi dica.» dico spacciata prima di arricciare una ciocca di capelli attorno al mio indice con fare civettuolo.
«Dal preside!» urla provocandomi dei brividi lungo la schiena a causa della sua voce troppo stridula. Non mi meraviglierei se sotto quei pantaloni ci fosse una vagina piuttosto che un pacco.
«Vado subito!» gli feci l'occhiolino per poi uscire da quella classe grigia che, più che tristezza, ti trasmette il nulla. Harry mi segue scusandosi con lo gnomo dietro la cattedra e mi afferra dal braccio.
«Perché l'hai fatto?!» mi domanda con un tono abbastanza sbalordito.
«Fatto cosa?» chiedo innocentemente avvicinandomi pericolosamente al suo viso teso.
«Ssh.» dico prima che lui risponda poggiando le mie labbra paffute sulle sue a forma di cuore.
Poggia le mani ai lati della mia testa che, al momento, è schiacciata contro il muro dietro di me. Le sue labbra sono prepotenti contro le mie e posso perfettamente sentire il suo respiro, come il mio, abbastanza affannato. Le nostre lingua si sfiorano più di una volta, come se avessero paura di intrecciarsi del tutto. È questo che mi fa impazzire del mio fratellastro: è un ragazzo bellissimo, duro e sexy; ma infondo entrambi sappiamo che sa essere dolce. Non è un bacio come gli altri che solitamente ci scambiamo, no: questo è prepotente, quasi necessario.
Posiziona una mano nel mio interno coscia, facendomi quasi sobbalzare.
«Tieni a freno gli ormoni, Harry. Comunque, continueremo dopo, devo andare dal preside.» ridacchio per l'insistenza di quel bacio che, piano piano, si stava trasformando in qualcos'altro.
Raggiungo l'ufficio del direttore e, dopo aver bussato insistentemente, sento un esplicito e forte ''avanti''. Prendo un bel respiro in modo tale da riempire appieno i polmoni e spingo verso il basso la maniglia dorata della piccola ma moderna stanza.
«Perché sei qui, Holland?» chiede l'uomo invitandomi a sedere in una delle grandi poltrone davanti l'enorme scrivania in mogano. Ormai io ed il preside abbiamo stretto abbastanza da darci entrambi del ''tu'', in qualsiasi circostanza.
«Ho risposto male a quello di matematica.» rispondo in tutta sincerità, oramai non vale più mentire, tanto lo scoprirebbe da solo.
«Cosa dobbiamo fare, Holland?» ed ecco che diventava incredibilmente dolce e comprensivo.
«Non so, mi dia una punizione e io la sconterò, quello che faccio sempre.» rispondo abbastanza sfacciata; perché, seriamente, non me ne potrebbe fregare di meno, al momento.
«Ti metterò una semplice nota di demerito...» divaga sospirando pesantemente, sicuramente pensando a quanto possano essere difficili alcuni adolescenti come me.
«Oh, grazie mille!» sorrido il più felicemente possibile, come se la cosa che ha appena detto sia meglio di un piccolo castigo.
«Ah, un'ultima cosa...» richiama la mia attenzione mentre cerco di posizionare meglio lo zaino in una spalla. Mi giro verso la sua direzione e aspetto che dica qualcosa.
«Ho saputo di Styles.» mi annuncia semplicemente ricordandomi il mio fratellastro che, per un momento, ho dimenticato. Sorrido e annuisco, non sapendo cos'altro fare, e mi avvio verso l'uscita.
Cammino per i corridoi senza una meta precisa: ho deciso di non entrare in classe per quest'ora, ma non ha importanza dato che ormai ho saltato circa venti minuti. Quando esco fuori, nel cortile, vedo in lontananza Zayn con una sigaretta in bocca e lo zaino penzolante in una solo spalla. Vado verso di lui e, con un movimento scaltro gli sfilo la Marlboro e la porto alle labbra.
«Ehi.» mi saluta con un piccolo e veloce abbraccio, che ricambio con piacere.
«Perché sei qui?» mi chiede con aria interrogativa accompagnata da un'espressione buffa: sopracciglio alzato, fronte strizzata e labbra arricciate.
«Non mi andava di fare la prima ora e poi, secondo il professore, sono ancora dal preside... tu, invece? Perché non sei dentro?» rispondo passandogli la sigaretta da cui ho appena fatto due tiri buoni.
«Non riesco a smettere di pensare a mia sorella...» dice procurandomi un buco nel petto.
«Non mi ha neanche salutato.» sputa le parole con odio e, Buon Dio del Cielo!, lo capisco pienamente.
«Mi dispiace, Zayn.» dico abbracciandolo, così forte che dopo due secondi mi chiede di farlo respirare correttamente.
~
«Non può essere vero!» dico a Louis mentre cerco di aprire la confezione della mia insalata.
«Ti dico di sì!» ribatte lui sorridendo come un bambino davanti alle montagne russe. Mi metto a ridere al pensiero di lui che in bagno che trova un ragazzo gay che si taglia.
«E quindi... Spiegami meglio!» lo incito a ripetere per l'ennesima volta la situazione.
«Sono entrato in bagno per potermi lavare le mani dopo l'ora di arte e vedo questo tizio con una lametta in mano. Mi sono precipitato sulla sua figura alta e l'ho fermato prima che si potesse ferire maggiormente il braccio. Quando si è girato per guardarmi ho visto le sue guance macchiate di un violaceo scuro. Così l'ho fatto uscire da quel buco di cesso che il nostro preside ha fatto costruire e l'ho portato fuori, in cortile.»
«Oh, sei dolcissimo Louis.» lo invito a continuare con un piccolo cenno del capo e lui prende fiato per poter spiegare ancora una volta quello che è accaduto pochi minuti fa. Sorride e continua a raccontare alla sottoscritta curiosa.
«Beh, gli ho chiesto perché piangesse e chi lo avesse menato... Così, lui, ha iniziato a raccontare di essere gay e che non è stato accettato dal padre che l'ha combinato in quel modo. Gli ho confessato che anche a me piacciono i ragazzi e lui, senza una ragione, mi ha baciato. Quando gli ho chiesto perché l'avesse fatto, lui mi ha semplicemente risposto che nessuno si era mai comportato come me e così lo invitato ad uscire domani sera.» finisce di raccontare e applaude come una bambina piccola davanti alla sua bambola preferita. Adorabile, oserei dire.
«Beh! Sono felicissima per te! E come si chiama il fortunato?!» chiedo eccitata al pensiero che un mio caro amico abbia trovato una persona con cui stare. Spero solo che non lo ferisca, se no gli dovrò fare male con le mie mani; nel verso senso della parola, si intende.
«Tyler Roden, ha da poco compiuto diciotto anni.» dice entusiasta mostrandomi tutti i denti in uno splendido sorriso, così smagliante, che fa ridere anche me.
«Poi mi devi raccontare tutto, anche i minimi particolari!» proprio mentre sto per chiedere al mio amico dagli occhi azzurri come baci la sua nuova conquista, Harry si siede accanto a me sbuffando sonoramente vicino al mio collo scoperto a causa della camicia scollata.
«Cindy mi ha già rotto i coglioni.» dice semplicemente appoggiandosi meglio allo schienale della sedia.
«Perché?» chiediamo all'unisono io e Louis che, ora, ha un'espressione alquanto schifata.
«Perché mi ha fatto un pompino in bagno ed ora è convinta che io sia il suo ragazzo.» getta un piccolo urlo di frustrazione.
Io e Louis lo guardiamo come se fosse un alieno appena piombato sulla terra: è impossibile che sia così sfacciato. Il ragazzo dagli occhi blu è diventato rosso come un peperone sicuramente immaginando la scena, mentre a me salgono i conati di vomito pensando a quella ragazza.
«Harreh!» sento chiamare dall'entrata della mensa. Ed eccola lì, in tutto il suo atteggiamento da ragazza perfetta, quale, evidentemente, non è.
«Salvatemi, vi prego.» il mio fratellastro congiunge le mani a mo' di preghiera e continua a sperare che io e Louis lo aiutiamo a trovare una via di fuga.
«Quanto la odio!» diciamo all'unisono io ed Harry sottovoce mentre vediamo la ragazza dai capelli rosso rame avvicinarsi.
«Ehi!» dà un bacio umido sulla guancia del riccio, che ora, ha assunto un'espressione schifata.
«Vi devo fare conoscere una ragazza...» dice come se fossimo amiche da tanto tempo, prima che, da dietro le sue spalle, appaia una ragazza bionda.
Ho solo una parola per descrivere la persona a me incognita: perfetta. Occhi blu e grigi, labbra carnose, capelli biondi e lisci sulle spalle, fisico a dir poco perfetto e un sorriso che sarebbe capace di illuminare un'intera camera.
«Beh, io vado, a dopo!» conclude Cindy entusiasta prima di dare un lungo bacio sulle labbra morbide di Harry. La faccia di quest'ultimo si contrae in una smorfia che mi fa scoppiare a ridere, guadagnandomi così, le occhiatacce della rossa dinanzi a me.
«Posso?» chiede la ragazza bionda prima di indicare con il capo la sedia acconto a quella di Louis. Annuiamo tutti tranne Harry prima che lei si accomodi e addenti la sua lucida e rossa mela.
«Allora... qual è il tuo nome?» domando poggiando la testa sulle mie dita intrecciate.
«Mi chiamo Angie, voi?» ci guarda meglio negli occhi uno per uno, forse cercando di decifrare i nostri temperamenti.
«Io sono Louis.» alza la mano il ragazzo accanto a me.
«Piacere, Holland, lui è il mio fratellastro.» indico con il pollice il riccio che scarta la lattuga dal suo panino.
«Harry.» concludo sorridendo ampiamente quando la ragazza ride.
«Scusa, una piccola curiosità...» divago passando una mano nei lunghi capelli oramai arruffati. Angie annuisce prima di mordicchiare l'unghia del suo indice.
«Come fa una ragazza così bella e simpatica come te a conoscere una troia come Cindy?» vado dritta al punto, senza usare mezzi termini. Ridacchia prima di alzare gli angoli della bocca e iniziare a parlare per rispondermi.
«Beh, sono nuova in questa scuola e appena sono entrata nella mia classe lei mi ha detto queste stesse parole ''sei bella, già mi piaci.'', così mi ha portato qui da voi.» dice portando un'altra volta la mela alla bocca.
«Ma, sii sincera con noi. Ti sta simpatica?» chiedo guardandola con fare curioso e schifato allo stesso tempo.
«Beh...» indugia guardando i nostri visi come per percepire se si possa realmente fidare di ognuno di noi.
«In realtà no! Mi dispiace giudicarla, perché non la conosco affatto, ma si è dimostrata una rompipalle.» sbuffa una piccola risata.
Mi giro verso Louis che ha la bocca spalancata e poi verso Harry che ha stampato in viso un sorriso mentre annuisce, e poi grido - forse troppo forte: "Già amo questa ragazza!". Gli butto le braccia al collo e gli lascio un bacio sonoro sulla guancia. Mi sorride e ricambia l'abbraccio dandomi qualche colpetto amichevole sulla spalla. Quando mi stacco dal suo esile corpo le sue guance si tingono di un leggero rosso, forse perché l'intera mensa ci sta osservando attentamente.
«Puoi darmi il tuo numero?» chiede Louis sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi: alza solamente il lato destro della bocca.
«Ohm, certo!» afferma prima di scrivere nel braccio del mio amico le cifre interessate.
«Poi me lo passi.» dico sorridendo e appoggiando la testa sulla spalla del mio fratellastro.
«Ohm, ehm, s-scusa.» dico in fretta pensando al fatto che non avevo neanche fatto caso alle mie azioni prima che Louis mi guardasse in modo strano.
«Sta' tranquilla. Siamo pur fratelli no?» chiede ironicamente mettendo, però, molta enfasi nel piccolo nome di parentela che mi ha appena affibbiato.
Troppo presto il suono delle campanella interrompe i nostri piccoli ed insignificanti discorsi, richiamandoci per farci entrare in classe. Io ed Harry ci rechiamo in quarta G, mentre Louis ed Angie si recano nel corridoio B per andare ognuno nelle rispettive classi. Quando entro mi siedo al mio posto e aspetto che la lezione di letteratura inglese passi velocemente così da potermi recare a casa.
L'ora è passata abbastanza in fretta, tranne per il fatto che Harry non smetteva di lanciarmi occhiate pervertite quando la professoressa pronunciava frasi di grandi scrittori contemporanei come: ''il sesso non è tutto. Il sesso non può esistere senza amore, mentre proprio lui, l'amore, esiste senza il sesso''. Frase che, comunque, non ho capito molto bene. Così ho alzato la mano e ho chiesto cosa significasse. La donna mora ha abbassato i suoi occhiali sul ponte del naso e ha iniziato a spiegarmi meglio la dicitura di quelle strane parole.
«Vedi Holland, si può far sesso con chiunque, ma quando lo si fa con il proprio partner, ci si sente meglio. Non è più solo un miscuglio di emozioni fisiche, ma anche mentali.» queste sono state le sue parole; le quali mi hanno fatto riflettere molto, comunque.
Ora sono nella mia macchina, a guardare Harry che guida spostando, di tanto in tanto, alcuni ricci che gli ricadono sulla fronte un po' sudata. Ripenso alle semplici parole che quella donna ha utilizzato; comunque sia, io ancora non ho fatto sesso, ma ho avuto delle esperienze dove ho sentito solo piacere fisico, quindi va tutto bene... ricordo cos'ho detto al mio fratellastro appena abbiamo deciso di attuare queste "lezioni'': "si, ma niente sentimenti".
«Puoi prendere il mio cellulare?» mi chiede indicandomi, con il capo, lo zaino che sta nei sedili posteriori.
«Oh, certo.» dico allungandomi verso quest'ultimo ed aprire la tasca esterna. Quello che vedo, anche se mi provoca un immenso disgusto all'apparato digerente, non mi sconvolge per niente anzi, mi chiedo come abbia fatto a non pensarci prima.
«Tieni.» dico porgendogli il telefono e infilando uno dei preservativi, che ho appena trovato, nella mia tasca. Voglio proprio vedere come reagirà al fatto che i suoi "salvatori" non sono più nel loro rifugio.
«Puoi scrivere un messaggio?» domanda passandomi un'altra volta il suo iPhone nuovo di zecca.
«Uhm.» annuisco in approvazione e poi gli faccio sbloccare l'accesso.
«Cosa devo scrivere e a chi?», mentre chiedo questo al riccio che sta guidando da circa dieci minuti, penso ancora al profilattico che era nel suo zaino.
«Vai sul contatto ''la migliore'' e scrivi: ''come stai mamma?''.» dice senza staccare lo sguardo dalla strada che si apre dinnanzi a noi.
Faccio quello che mi ha appena detto e costringo le mie labbra a non mostrare un sorriso per la dolcezza che ha utilizzato a salvare nella rubrica telefonica sua madre come ''la migliore''.
Harry: Come stai mamma?
«Ti manca, vero?» pronuncio le parole prima che il mio cervello potesse elaborarle più correttamente.
«In realtà... sì. Mia madre era l'unica con cui potessi confidarmi del tutto; non mi ha mai giudicato, al contrario di mio padre.» sibila stringendo la mascella: cosa che fa solamente se pensa a qualcosa che gli dà molto fastidio, infatti, oggi l'ha fatto anche quando Cindy gli ha stampato un bacio sulle labbra.
«Beh, se ti può far sentire meglio, anch'io non sopporto tuo padre; non so perché, ma mi sta sul cazzo.» ridacchio leggermente e lui sorride abbastanza da farmi intravedere quelle fantastiche fossette ai lati della bocca.
Appena arrivati a casa ce ne andiamo nelle nostre rispettive camere; appena entro butto lo zaino sul letto e grido un ''mamma?'' per vedere se sia a casa, ma quando noto che non risponde mi scappa un leggero sorriso pensando che la casa è tutta a mia, anzi, a nostra disposizione. Mi reco nel mio bagno per cambiarmi e indossare dei semplici pantaloncini ed una canottiera.
Appena esco mi scontro con qualcosa, o meglio, con le labbra di qualcuno. Harry mi sta baciando con tutta la grinta che il suo corpo nasconde, mi sta quasi facendo gemere al suo tocco rude e insistente. Mi fa appendere al suo corpo a mo' di koala e mi appoggia velocemente ma con delicatezza al muro; incrocio le mie caviglie attorno alla sua bassa schiena per evitare di cadere e lo tiro ancora più vicino al mio corpo schiacciato tra il suo e la parete. Accarezza dolcemente le mie labbra con la sua calda lingua che mi ricorda tanto il sapore del mio dentifricio alla menta peperita. Quest'ultima entra dentro la mia bocca assaporando a fondo tutte le parti che la compongono e non esita a farla incontrare con la mia per una danza ed un movimento spericolato.
Quando ci stacchiamo, entrambi non abbiamo fiato e, quello dei nostri respiri, è l'unico suono che si sente nella grande casa vuota. Ancora con me in braccio si toglie le scarpe e ci sposta sul mio letto, mettendosi sopra di me tra le mie gambe leggermente divaricate. Le apre maggiormente grazie all'utilizzo del suo ginocchio e mi guarda con un'espressione di sfida, facendomi incuriosire.
«Dove sono i miei preservativi?» chiede appoggiando le sue labbra morbide e carnose sulla pelle sensibile del mio collo scoperto. Io ansimo e rido allo stesso tempo quando morde avidamente la parte appena sotto il mio orecchio; sono sicura del fatto che, il succhiotto che mi sta facendo, lascerà un grosso e violaceo livido.
«Perché lo chiedi a me?» domando innocentemente prendendo il suo labbro inferiore tra i miei denti.
Lui ride tirandosi leggermente indietro e poi si fionda sulle mie labbra e tra un bacio ed un altro inizia a parlare.
«Se ti servivano bastava chiedere.» dice ridacchiando. Piego le labbra in un piccolo ed ''innocente'' sorriso e poi immergo la faccia nell'incavo del suo collo.
«Dovrei studiare!» la mia voce viene ovattata ed attutita dalla sua pelle calda e umida a causa del piccolo strato di sudore che la ricopre.
«Ma chi se ne fotte dello studio...» dice iniziando a lasciare vari succhiotti sulla mia spalla. Ansimo come se non ci fosse un domani e mi aggrappo ai suoi ricci che ricadono disordinati sulla fronte.
«Oh dio.» sibilo quando il suo bacino aderisce al mio.
Proprio quando mi attacco possessivamente alle sue labbra meravigliosamente carnose sentiamo la porta d'ingresso sbattere. Ci stacchiamo e ci sediamo nel mio letto come se prima di quel momento non fosse successo nulla.
«Tesoro c'è una sorpresa!» sentiamo la voce di mia madre Leila echeggiare per tutta la casa che, fino a due minuti fa, era il posto più silenzioso e tranquillo del mondo.
Sbuffiamo insieme e ci dirigiamo al piano inferiore trascinando i piedi sul soffice pavimento ricoperto dal tappeto.
«Lei è Gemma!» dice mia madre con un tono abbastanza alto, quando dietro di lei appare una ragazza dai capelli biondi.
Una ragazza a dir poco bellissima. I suoi occhi chiari e i suoi capelli biondi ricordano suo padre Des che, al momento, è sull'uscio della porta che aspetta di vedere una mia possibile reazione. Alzo un sopracciglio ricordandomi improvvisamente delle parole del compagno di mia madre: ''spero mia figlia ti piaccia.''; sono in una bruttissima situazione.
«Ciao.» dico semplicemente sorridendo minimamente quando lei, di sua spontanea volontà, mi abbraccia. Il mio naso viene riempito dallo stesso profumo della pelle di Harry e mi godo quel piccolo momento prima che finisca.
«Mi ha parlato tanto di te.» indica, con il pollice, suo padre che giace ancora immobile appoggiato alla cornice della porta. La guardo dalla testa ai piedi, come se fosse una nuova specie venuta a conoscenza e noto come è vestita: questa ragazza ha stile.
Indossa una semplice t-shirt bianca che lascia intravedere un po' più del dovuto ed una salopette nera. Lei fa lo stesso, squadrando me che, invece, indosso una tenuta da casa.
«Beh, mostrale la casa!» acclama mia madre prima di spingermi brutalmente verso la rampa di scala. Sbuffo e faccio un cenno con il capo dicendo silenziosamente a Gemma di seguirmi al piano superiore. Apro la porta della mia camera e gli indico il mio letto.
«Scusa, ma io dove dormirò?» mi chiede prima di vedermi abbassare all'altezza del mio letto.
«Qui.» dico tirando da sotto il mio letto una rete su cui poggiare un materasso dalle dimensioni matrimoniali. Lei sorride e annuisce prima di posare la valigia, non avevo visto che ne avesse portato una, vicino la mia scrivania.
Mentre gli dico dove può posare i suoi vestiti e suoi effetti personali mia madre sbuca dalla porta e ridacchia. E adesso perché ride questa strana donna?, io questa signora non la capisco e non la capirò mai.
«Harry andrà ad una partita di calcio, io e Des andiamo ad una fiera in un paese qua vicino. Starete tutto il giorno sole. Ciao ragazze!» ci saluta con un tono di voce alquanto fastidioso prima di chiudere la porta dietro le sue spalle.
Guardo Gemma, la mia nuova ''sorella" e le sorrido debolmente.
Sarà una lunghissima giornata.
Angolo autrice
Scusate l'immenso ritardo. Però, avevo promesso e, quindi, eccomi qui a mostrarvi un nuovo lungo capitolo.
Allora... vi aspettavate qualcosa del genere? La mia fantasia scarseggia in questo periodo. Lo studio mi sta prosciugando tutte le energie e sono abbastanza impaurita dagli esami. Grazie mille di tutte le visualizzazioni, non sapete quanto significhi per me!
Alla prossima.
La vostra Tori.
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