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I 10 Comandamenti secondo Erny

A quindici metri d'altezza, Hemingway sedeva tra la seconda "L" e la "O" di "HOLLYWOOD". Los Angeles, California, tempo indefinito, sempre la solita vecchia storia...

Era sprovvisto di microfono, quindi avrebbe dovuto urlare. Non aveva idea di chi lo avrebbe ascoltato. Il suo pubblico non era numeroso, ma erano tutti particolari. Tutti morti, chi di meno, chi di più, ma forse scorreva ancora un po' di vita, sangue ed inchiostro blu.

Non gli rimase che urlare:

«I. Bevi. Tracanna. Trinca. Ingurgita tutto quello che trovi, fino ad uccidere ciò che ti avvelena l'anima e a vomitare inchiostro su carta di gabinetto. Scotch, bourbon, birra, vodka, Chanel N° 5, assenzio, detersivo, vodka, Everclear, tequila - i cocktail svuotali nel lavandino, sono per le fichette - sono l'unica medicina su cui puoi fare affidamento. Fatti una striscia di coca e un caffè corretto, se ti senti abbastanza coraggioso da voler provare qualche emozione.

II. Fuma. Non importa che siano Winston, Lucky Strike o Marlboro, con o senza filtro, rollabili o meno. Fuma, fa' entrare il fumo dentro di te affinché la vita perda sapore e il tempo sia scandito dai colpi di tosse. Fuma e scrivi.

III. Scopa. Indipendentemente che tu sia uomo o donna, terrestre o alieno, fatti una scopata, una di quelle intense, senza preservativo o quella cazzo di pillola, prova il brivido del rischio sulla tua pelle. E, se non hai nessuno con cui farlo, masturbati e vieni sulle pagine bianche. L'orgasmo svuota la mente e fa' uscire le parole che si celano nell'anima.

IV. Leggi Sartre e Céline per evitare di scrivere come E.L James o S. H. Maas, e maledici gli scrittori young adult ogni qualvolta si presenti l'occasione. Jane Austen sorriderà ovunque si trovi e a Bukowski verrà duro.

V. Fa' della tua vita la tua estetica letteraria. Impregna le pagine di sangue se soffri; di lacrime se piangi; di amore se non sei amato.

VI. Svegliati a mezzogiorno e addormentati all'alba; pranza e cena quando ti pare, purché il pasto sia miseria scaduta, e assaporala come se fosse il tuo ultimo drink. Poi torna a dormire.

VII. Non cercare l'ispirazione, sarà lei a trovare te. Busserà alla tua porta proprio quando penserai che è la morte che viene a cercarti. Sorpresa.

VIII. Procrastina finché le parole non scoppino nella mente: quello è il momento perfetto per farle fluire sulla carta, nero su bianco.

IX. Vendi il tuo computer per acquistare una macchina da scrivere - magari una vecchia Underwood del '49 - e con quello che ti rimane prenditi vino di porto e birra sottomarca, veleno alcolico allo stato puro. Infine ascolta la musica del battito delle dita sui tasti della macchina, un crepitio di mitragliatrice che non uccide nessuno.

X. Non andare in chiesa, al ristorante, a teatro, al cinema, a ballare. Evita la gente, le loro chiacchiere, i loro giudizi. Resta a casa, a letto, con una birra sgasata in mano e ignora la tua voce interiore, ignorala finché non si metterà ad urlare, falla ruggire, e allora incidila sui muri, sulla carta igienica, sugli specchi, e sniffati l'inchiostro, delira, delira».

Non era andata come Hemingway aveva sperato.

Sylvia Plath non sentiva un cazzo, il forno le aveva bruciato tutto: i suoi boccoli alla Rita Hayworth, il viso, la pelle, gli occhi - due piccoli fori anneriti, le orbite ridotte a gelatina bianca - e soprattutto le orecchie. Non sentiva e non vedeva. E non ne voleva più sapere di scrivere.

Céline era completamente ammagliato, non poteva negarlo, e aveva un sorriso idiota stampato in faccia.

Dostoevskij non si era presentato, riteneva di aver sofferto abbastanza. Risparmiarsi quel supplizio indecoroso era stata la scelta giusta. Lo stesso valeva per Lorca, quella fucilata gli era bastata.

Percy Shelley aveva ancora mal di mare e la moglie aveva cambiato idea riguardo la polisessualità.

Da ottant'anni Fitzgerald cercava Zelda in quell'abisso di anime, voleva bere un ultimo bicchiere con lei, quello della staffa. Lei avrebbe apprezzato quel delirio hemingwayano.

Rimbaud e Verlaine erano in estasi, ma non per quel discorso...

A Vallejo sembrava di stare ancora dietro le sbarre; certe cose non cambiano mai.

Bukowski forse avrebbe gradito, ma all'inferno la radio trasmetteva solo Mahler e Brahms.

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