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Il mondo a colori

Bianco. Come la mozzarella che, fresca, si adagia sulla fetta di pomodoro polposo, rosso e vivace nel piatto di ceramica blu. 

Grigio argenteo, come le fogliette di origano che spolverano la caprese.

Topazio, come il filo d'olio che serpeggia prezioso.

Iridescente, come la luce che la tenda tintinnante rifrange addosso alle pareti, scomposta in rombi scintillanti dall'indaco all'azzurro.

Riposante, come l'ombra verde cupo che veste l'interno dell'appartamentino sul mare, quello colle pareti così spesse che ci isola dal fiato bollente del mezzodì. 

Multicolore, come gli abitini da vacanza, come i braccialetti di fili intrecciati offerti in vendita su una tavola con la maniglia in cima. 

E Nero. Nero stinto, come la pelle dell'africano che porta la tavola e, in un miracolo di equilibrio, sulla spalla, un serraglio di animali di legno intagliato. Elefanti, pappagalli, trampolieri in legno rossiccio. Sgabelli.

Nero, così nero che nel parlare la lingua rosea spicca di un colore acceso. Così nero che il bianco degli occhi buca la faccia. Così nero che il palmo chiaro delle mani pare spellato.

Nero, come il buio della notte in cui scompare. Chissà mai dove va a dormire, l'africano? Di giorno lo vedi camminare carico, coperto dalla testa ai piedi, affondando nella sabbia tra gli ombrelloni, fermandosi a ridosso delle pozze d'ombra, e nessuno lo guarda mai in viso. Fissano i braccialetti, a volte. Molto di rado gli dicono: no, grazie. Perlopiù girano la testa, ostentatamente ignorando il suo nero fastidioso.

Che da che guerra scappano, poi? Nessuno di noi lo sa, mica c'è guerra dappertutto! 

E poi, se scappano tutti, com'è che arrivano qui solo uomini giovani? Non dirmi che non potevano lavorare pure al paese loro! 

Poi, chissà in cosa credono. Nei loro paesi, che Dio si prega? Nessuno? O peggio, devono essere musulmani. Peggio, peggio! Tutti terroristi, quelli! Poi, le malattie che ci portano... 

Una mamma, che versava dell'acqua al suo bambino, s'è girata di spalle. Non si sa mai gli avesse chiesto da bere, che poi il bicchiere avrebbe dovuto buttarlo subito. 

E mentre il nero, sotto tutti quei braccialetti colorati, affonda nella sabbia, i vecchi arricciano la bocca: uomini giovani! Come fanno? È chiaro che se trovano una donna sola... chissà che bestie. Animali, e pericolosi. Non si può vivere, non si può più...

Di notte, il nero si confonde col buio. Nei fasci di luce dei fari appare improvviso e imprevisto, grande e nero su una bici vecchia e piccola, senza catarifrangenti, le gambe così scure che i pedali sembrano girare da soli. 

Io torno nella casa al mare, colorata di vacanza. Chissà dove va a dormire, invece, il Nero.

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