Il mattino dopo, Elena bussò alla porta del laboratorio, dove Gianfranco Rizzieri l'aspettava.
《Avanti 》disse l'uomo da dietro la porta.
《Buongiorno, dottor Rizzieri 》salutò educatamente la ragazza.
《Buongiorno a lei, signorina Bassi!》rispose il chimico. 《Come vede sono già all'opera》aggiunse, mostrando ad Elena vasi comunicanti, becker, purine, pipette, cappe e bollitori già in funzione, e dentro ad ogni recipiente liquidi di tutti i colori sembravano magia ancora prima che scienza.
《È tutto così incredibile... Mi ricorda il laboratorio del Giulio Natta!》esclamò Elena.
《Guardi, sto studiando una formula che renderà le stoffe più resistenti 》spiegò Gianfranco, indicando alla giovane filatrice un liquido rosa acceso dentro il bollitore.
《Non era rosa all'inizio, vero?》indovinò lei.
《Esattamente. Mi sa dire di che colore era prima dell'ebollizione?》la interrogò Rizzieri.
《Giallo canarino, mi sembra di ricordare 》rispose Elena.
《Complimenti, signorina Bassi!》esclamò soddisfatto lui.
《E questo dovrebbe far venire delle sete indistruttibili?》chiese la giovane.
《A prova di strappo 》rispose l'uomo.

                                    ***

Mentre i due passavano il tempo tra composti e formule, al piano di sopra delle Seterie, un ragazzo mai visto prima da quelle parti si aggirava nell'atrio: aveva i capelli castani corti, grandi occhi azzurri e un abito che doveva essere quello buono, delle occasioni importanti.
Vittorio Bassi lo notò subito.
《Ha bisogno di qualcosa?》domandò al giovane.
《Un lavoro 》rispose il giovane. Aveva la cadenza napoletana.
《E intende trovarlo qui?》rispose Bassi, carpendo l'arroganza del ragazzo.
《Vede un altro posto che si chiama "Seterie Silkway"?》lo sfidò quest'ultimo.
《La cosa che deve contraddistinguere i nostri dipendenti o gli aspiranti tali è l'umiltà》ribattè Vittorio.
《So essere molto umile se l'occasione lo richiede 》replicò il napoletano.
《Se ha un nome e un cognome, oltre che un carattere anche troppo pronunciato, la posso annunciare al signor Cristaldi 》rispose Bassi.
《Andrea Esposito 》fece il ragazzo.
《Esposito... È nato a Napoli, giusto?》domandò il capo del personale.
《Già... I miei non li ho mai visti 》spiegò il ragazzo dicendo che era orfano.
《Mi dispiace》disse l'uno.
《Ah, non importa. Me la sono cavata. Ma l'orfanotrofio non mi poteva campare per sempre...》ammise l'altro.
《Quanti lavori ha svolto prima di questo?》chiese Bassi.
《Due. Sono stato magazziniere e ho lavorato con gli imballaggi》rispose Esposito, mostrando a Vittorio le sue referenze.
《Bene, spero se la cavi bene con le confezioni 》disse poi quest'ultimo dopo aver esaminato il figlio consegnatogli da Andrea.
《Sempre contenitori sono》affermò il ragazzo.
《Mi segua》decretò Bassi, facendogli strada fino al reparto dei confezionamenti, dove tutti erano all'opera con sete, pacchi, nastri e forbici.
《Signorina De Sanctis!》Vittorio chiamò Maria, che alzò lo sguardo, il quale si posò subito su Andrea, che ricambiò.
《Sì, signor Bassi?》chiese la ragazza, venendo loro incontro.
《Da oggi avete un nuovo collega, Andrea Esposito 》disse lui.
《Esposito... Del Sud Italia?》domandò lei.
《Di Napoli》rispose il ragazzo.
《Maria De Sanctis, lavoro qui da tantissimo tempo e conosco quasi tutte le persone passate per questo reparto 》spiegò la giovane, squadrandolo da capo a piedi.
《Quindi non si fiderà subito. Lo immaginavo. E fa bene. Nemmeno io mi fiderei al suo posto》replicò Andrea.
《Da questa parte》disse lei, portandolo nel punto in cui stava confezionando un vestito di broccato insieme a Ilaria, che appena vide Andrea gli sorrise, e lui ricambiò.
《Ilaria Del Vecchio》si presentò.
《L'erede della Del Vecchio Tessuti a Nizza?》domandò il giovane.
《Vedo che te ne intendi 》osservò Ilaria.
《Un po' 》rispose Andrea.
《Ilaria lavora con noi per fare esperienza. Lei invece saprà maneggiare tutto ciò che c'è sul tavolo, immagino...》intervenne Maria.
《Ovviamente 》replicò Esposito, mettendosi all'opera.
La giovane De Sanctis pensò che quel nuovo acquisto in reparto non fosse poi così male.

                                 ***

Nel frattempo, al piano degli uffici, Valerio e Cecilia erano stati incaricati da Maurizio di mettersi in contatto col famoso pubblicitario Marco Valente: il giovane Cristaldi voleva far conoscere le Seterie Silkway a tutta Italia attraverso la televisione.
《Mi piace, ma è una follia. Il vecchio Cristaldi, buonanima, si rivolterebbe nella tomba》commentò la segretaria.
《Appunto per questo. È una cosa che non ha mai tentato nessuno. Maurizio sta facendo una rivoluzione che cambierà le sorti della Silkway, e noi stasera, al Caffè del Tasso, dobbiamo trovarlo e convincerlo 》rispose Mercalli.
《Noi?》chiese Cecilia.
《Lei potrebbe cambiare le sorti dell'incontro. Insomma, con una bella donna al tavolo, penso che Valente sarà più disposto a trattare 》replicò lui.
《Ma per chi mi ha preso? Io sono fidanzata!》esclamò indignata da lei. Non era esattamente una suora, e Antonio era un tipo abbastanza ordinario, ma tutto sommato gli voleva bene.
《Non le sto mica dicendo di portarselo a letto. E poi non muore dalla voglia di entrare al Caffè del Tasso?》la stuzzicò l'uno.
Era uno dei locali più chic di Bergamo, ma le sue possibilità economiche e quelle di Antonio neanche messe insieme riuscivano ad avvicinarsi ai prezzi di un bicchiere d'acqua che veniva lì servito.
《Oh, sì. Ci passo davanti ogni tanto. Deve essere bellissimo...》sospirò l'altra, sognante.
《E lo vedrà, se accetterà la mia proposta. La prego, signorina Dondi. Se le Seterie Silkway andranno in televisione, sarà anche merito suo》sorrise il braccio destro di Maurizio, persuasivo.
《E va bene 》si convinse la Dondi.
《Ci vediamo davanti all'entrata principale delle Seterie alle nove 》decise Valerio.
《D'accordo》sorrise Cecilia.
Detto ciò, si rimisero subito al lavoro. La giovane segretaria pensò subito che doveva inventarsi una buona scusa con Antonio; non poteva certo dirgli la verità: era all'antica, non avrebbe capito.