Fighting Fire
ANTEPRIMA STORIA
AUTORE: Himenoshirotsuki
GENERE: fantasia
NARRAZIONE: terza persona singolare, tempo passato
STATO: in corso
Nemeria, avendo assistito allo sterminio della sua gente, è costretta alla fuga e quindi a lasciarsi dietro i carnefici e gli eventuali sopravvissuti pur di mettersi in salvo. La bambina, dotata di abilità soprannaturali che riescono a metterla in contatto con gli elementali, deve ora rifugiarsi nel mondo degli umani da cui dovrà nascondere la sua vera natura per non finire nell'Arena a combattere come un gladiatore.
L'intreccio è promettente ma non viene pienamente rispecchiato dalla descrizione che ne fa l'autrice nell'introduzione, che si sofferma principalmente sul primo capitolo.
Esso comunque, pur essendo scritto molto bene, non credo che abbia una vera e propria utilità ai fini della trama. Difatti, lì non viene approfondita la cultura propria del popolo di Nemeria e dati i limiti di tempo neppure i vari personaggi; per di più diverse scene ritornano successivamente nella storia attraverso i ricordi, suonando ridondanti. Mi verrebbe da dire quindi che sarebbe meglio affrontare la lettura a partire dalla fuga. Il lettore sarebbe automaticamente stimolato a ricostruire nella sua mente gli eventi mentre così li osserva passivamente. Si tratta di una visione strettamente personale e capisco perfettamente le ragioni per cui l'autrice potrebbe voler conservare quella prima parte, essendo anche l'unico momento in cui compare nella storia il tenero rapporto esistente fra sorelle.
A voler parlare dei personaggi devo ammettere che sono tanti e spesso è necessario impiegare qualche momento per risalire alla loro identità. Non ho riscontrato una sufficiente caratterizzazione (non posso definirli piatti ma neppure pienamente definiti). È del tutto comprensibile considerato il fatto che sarebbe inutile dedicare capitoli interi a ciascuno di loro, andando avanti però se ne aggiungono tanti altri.
Si lavora poco sulla loro personalità tant'è che finiscono per venire stimati più in qualità di ruoli che devono svolgere all'interno della storia, che come persone con una propria storia alle spalle. Non posso dire di aver provato una grande empatia per qualcuno di loro sebbene molti abbiano chiaramente affrontato delle esperienze dolorose. Altea e Kimiya potrebbero essere un buon esempio. Forniscono l'opportunità di indagare i temi come la violenza domestica oppure le conseguenze derivate dai forti traumi, ma se ne accenna appena.
La violenza sessuale, così come altri tipi di violenza, viene raccontata in maniera cruda e con estrema freddezza, tanto da aver bloccato in me qualsiasi emozione nei suoi confronti (è il rischio che sempre si corre usando un tono diretto: la mente reagisce proteggendosi anche a costo di chiudersi di fronte al dolore altrui se troppo intenso o diretto). Le descrizioni si fanno pesanti specialmente nelle scene di violenza, tanto da limitare perfino la pietà verso la bambina che le subisce, di solito incapace di controbattere. Molte sono le riflessioni a posteriori, ma ripetitive, e aggiungono poco o nulla alla storia. Il suo dolore potrebbe essere espresso in questi casi in maniera un po' più retorica o simbolica.
Inoltre ho fatto fatica a comprendere lo stato di Kimiya. Il narratore ci gira attorno talmente tanto che ho impiegato svariati capitoli per capire che è sordomuta (almeno è questa l'impressione).
Dariusha è un altro personaggio che secondo me avrebbe meritato di ricevere maggiore attenzione, almeno per studiare come si è evoluta la sua psiche. Viene invece trascurato.
Veniamo alla protagonista. Il primo termine che mi verrebbe in mente per definirla è passività. Comprendo che è molto giovane e quanto sia difficile la sua situazione, ciononostante mi appare come un personaggio totalmente privo di volontà propria: non emergono desideri a lungo termine, nella sua testa non c'è mai un piano, non fantastica mai su ciò che potrebbe fare per cambiare la situazione e neppure spicca per la sua natura curiosa. Semplicemente si lascia trascinare dagli eventi. Potrebbe essere un aspetto del suo carattere oppure uno stato temporaneo simile a quello depressivo, mi limito soltanto a osservare, non giudicare.
Sono tutti aspetti che mi hanno fatto un po' desistere nella lettura tuttavia consiglierei questa storia anche solo per la correttezza grammaticale e il vasto repertorio lessicale che si fa chiaramente sentire. Di positivo c'è che vengono evitate quelle trappole scontate legate alla prevedibilità della trama, non ci sono personaggi stereotipati e il corso della storia resta imprevedibile. Sono pure presenti alcuni misteri, ma su cui punterei molto di più rispetto a quanto viene fatto ora.
Va notato che si fa un uso frequente di termini stranieri o inventati (chiedo perdono per non aver fatto alcuna ricerca) che da un lato sottolineano l'essenza di quel mondo, tanto diverso dal nostro, dall'altro però limitano la comprensione e le immagini mentali restano vaghe. Riconosco comunque l'abilità nel definire un mondo immaginario governato da leggi proprie e con una singolare cultura.
Mi auguro di aver esposto bene il mio punto di vista. Voglio evidenziare il fatto che non ho incontrato errori grossolani o buchi di trama e che ho intenzionalmente mirato a sottolineare gli aspetti più fragili a mio avviso, non perché prevalenti ma perché andrebbero almeno considerati.
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