ALL'OMBRA DI SAN MARCO
Eccomi per la recensione di All'ombra di San Marco di LaviniaFonzi. Conoscendo già il modo di scrivere di Lavinia avevo già un'idea abbastanza chiara di quello che sarei andata a leggere e adesso spiegherò tutte le mie impressioni punto per punto.
Come sempre ecco qui la copertina e la sinossi.
SINOSSI
È molto breve ma funzionale alle storia: innanzitutto viene subito inquadrato l'arco temporale che in un romanzo storico è fondamentale e il luogo in cui il racconto è ambientato. In questo caso anche la città fa una bella differenza, non ho grandi conoscenze sul Settecento e sull'Ottocento, ma ad esempio nel Rinascimento Venezia era molto diversa da tutte le altre città d'Italia in fatto di morale. Non so dirti se questa cosa continua anche dopo (nel Cinquecento Venezia era la città delle cortigiane di lusso, molti giovani si trasferivano lì perché le ragazze erano molto più libere rispetto ad altre città, basti guardare le celebrazioni del Carnevale). Non so se questa cosa è continuata anche dopo o se con la Controriforma anche i veneziani hanno dovuto mettersi in riga, ma, comunque, questo excursus era per dire che ogni città è diversa dalle altre e non è facile farne una caratterizzazione accurata, cosa che tu invece hai fatto.
Ritornando alla sinossi, vengono riassunti in poche righe i primi due capitoli (se non mi ricordo male) della storia mostrando subito al lettore come le scene d'azione siano parte fondante del racconto. Viene subito messa in primo piano la parte degli intrighi politici (non faccio spoiler) e il lettore viene lasciato con una domanda che invoglia ad iniziare la storia.
TRAMA
Come penso abbiate potuto capire, la trama è molto movimentata: parte fondante del racconto è la prigionia di Leone, un nobile decaduto che è stato costretto a vivere per strada, e la sua relazione con Olimpia, la giovane figlia del suo carceriere.
Capisco che uno scrittore può liberamente decidere che cosa inserire nel suo romanzo e come far svolgere gli eventi, però ci tenevo a segnalarti (in quanto questa è l'unica pecca che il tuo racconto possiede) le perplessità che mi sono sorte durante la lettura. Comprendo anche che non puoi metterti a riscrivere la storia e ripensare completamente un'altra trama ma ci tenevo a farti presente che cosa può suscitare delle domande nel lettore.
La prima cosa che ho pensato è che è un po' irreale il fatto che Leone sia stato cacciato di casa e si sia messo a vivere per strada. Quello che ha fatto era a danno della famiglia, sì, però, per quanto qualche giovane che sperpera la fortuna della famiglia - soprattutto nei romanzi simili a quelli di Jane Austen - c'è sempre, non mi pare di aver mai sentito che il padre lo abbia disconosciuto come figlio (forse sarebbe stato possibile in caso di omicidio, non so). E, anche se il padre di Leone l'avesse buttato fuori di casa, dubito che una persona così abituata agli agi si adatti ad una vita da senzatetto: se proprio non voleva tornare a chiedere perdono al padre avrebbe potuto farsi ospitare da qualche conoscenza (gente di questo tipo ha un sacco di agganci, anche non gente per bene) e, in caso tutti i suoi amici fossero degli approfittatori e l'avessero abbandonato dato che ha perso i soldi e il nome, sarebbe tornato a casa. Per quanto potesse essere ostinata, una persona che tiene tanto al suo nome e ai soldi preferisce abbassarsi davanti alla sua famiglia piuttosto che diventare uno dei peggiori raccattati.
Questa era la prima cosa che mi è persa abbastanza strana (dubito, poi, che la famiglia non lo avrebbe accolto di nuovo se Leone fosse tornato a casa), però capisco che è uno dei pilastri della trama e che se si demolisce questo cade tutto l'intreccio.
Poi l'altro, che ho visto che ti hanno già segnalato anche nei commenti, è il fatto che Olimpia vada a portare il cibo a Leone prigioniero. Olimpia è la figlia di un conte, di un esponente della nobiltà veneziana, è assurdo che suo padre scelga proprio lei per fare da serva. Non è realistico perché sicuramente il conte Contarini, essendo un uomo spietato, aveva un sicario, qualcuno di fidato che faceva il lavoro sporco per lui (anche il fatto di mandare Leone è piuttosto strano ma è una cosa che, alla fine, può starci dato che è considerato un delinquente). Mandare la propria figlia, giovane, sognatrice e soprattutto un po' infantile da un giovane e avvenente prigioniero sarebbe stata proprio l'ultima scelta: una ragazza inesperta come lei si fa raggirare immediatamente da un fuorilegge come doveva essere Leone (Contarini non sa che è nobile e di sani principi) e infatti lei va subito a dirgli il nome della sua famiglia e le amicizie di suo padre. Affascinare quella ragazza era il miglior modo per evadere dalla prigione.
Secondo me sarebbe stato molto più carino – anche se un po' prevedibile – che Olimpia, incuriosita dalla notizia del giovane prigioniero in casa sua, fosse andata di nascosto per vederlo e poi sarebbe tornata ogni notte perché ne era rimasta affascinata.
Comunque capisco che non puoi fare certi cambiamenti di trama perché dovresti riscrivere da capo tutta la storia però così, ai lettori un po' più intransigenti e perfezionisti, può sembrare una storia un po' superficiale.
Molto carino invece il fatto che sia proprio Olimpia la fanciulla a cui Leone ruba il bracciale nel primo capitolo e lo "stratagemma" della Divina Commedia e di Petrarca attuato dalla ragazza per scoprire la vera identità del prigioniero, davvero molto originale.
GRAMMATICA E STILE
Come ho detto prima la trama è l'unica pecca che si può trovare in questa storia. La grammatica è corretta (c'è solo qualche ripetizione ogni tanto di qualche di cui è difficile trovare dei sinonimi), lo stile è semplice e lineare, molto scorrevole e rende la lettura molto piacevole. Ho visto che usi spesso gli stessi termini, anche a distanza ("il giovane", "la fanciulla" e "loschi individui") e, a lungo andare, può annoiare un po'.
DESCRIZIONI E CARATTERIZZAZIONE DEI PERSONAGGI
Questo è sicuramente il punto forte del racconto, le descrizioni sono semplicemente impeccabili. Le scene di azione sono descritte davvero benissimo, catturano il lettore e gli fanno vivere precisamente il momento di cui stai narrando. Le descrizioni di Venezia fatte attraverso i dipinti di Olimpia sono davvero molto belle.
Ben fatte anche le descrizioni dei personaggi, dei loro caratteri e del loro evolversi: il progressivo innamorarsi di Leone e Olimpia è molto ben scritto, come i capitoli introspettivi.
L'unica cosa – non so se è sfuggito a me, a dire la verità – ma mi pare che tu non abbia dato un nome proprio a Contarini e Tron: i cognomi, come hai scritto nelle note a fine capitolo, sono quelli di due nobili famiglie veneziane, ma dandogli un nome avresti reso i due personaggi ancora più realistici.
Non credo di avere da dire più niente, tralasciando quelle incongruenze nella trama (le ho fatte passare come cose grandi ma in realtà un lettore se è preso dalla storia può passarci tranquillamente sopra) il racconto è molto carino, sono curiosa di vedere che cosa succederà nelle altre due parti!
Complimenti Lavinia!
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