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35 || Numb

"Stai andando bene." disse l'infermiera a Josh. "L'antisiero ha finalmente riparato tutto. Sei libero di andare."

Il ragazzo scivolò giù dallo sgabello, e trascinò i piedi fino all'uscita. Ignorò le persone che lo stavano fissando, che sussurravano tra di loro mentre lo guardavano. Lui tenne il suo sguardo sul corridoio, volendo soltanto arrivare alla sua stanza così avrebbe potuto collassare sul suo letto e restare lì per il resto della giornata. Non lasciava nemmeno più la sua stanza, solo per i controlli settimanali.

Le stanze dell'infermeria sono stati davvero pieni di gente, da quando la Clique era arrivata. C'era sempre carenza di dottori e infermieri. Anche se la Clique era diminuita notevolmente di numero, così tanto che il rosso non riusciva a credere che solamente poche persone erano rimaste.

Alcuni scienziati che lavoravano con Penelope riportarono che circa cinque milioni di persone vennero uccise (visto che molte non avevano un Gene, quindi erano inutili per Penelope), e un altro mezzo milione vennero uccise durante gli esperimenti.

Josh non si preoccupò di parlare con nessuno della Clique. In realtà non si era preoccupato di parlare con nessuno in quei giorni. Gli unici due esseri viventi con cui interagiva erano la sua infermiera e Lilith.

Non c'era molto spirito rimasto in lui. Era davvero solo il contenitore di una persona, che ora si sentiva soltanto insensibile rispetto ai suoi dintorni. Si era nascosto da tutti nella sua stanza per le prime tre settimane dopo la missione di salvataggio, e nessuno poteva disturbarlo. Oltre a Matty e Phil, che entravano per vedere come il suo corpo stava andando dopo il siero, e cibandolo.

Durante la quarta settimana, della gente cominciò a forzarlo a uscire dalla sua stanza, portato in infermeria, dove aveva una stanza. Da allora, fu forzato a stare lì dentro tra le mura bianche, nelle stanza bianche, indossare i vestiti bianchi; bianco, bianco, tutto bianco.

Ora, era passato un mese e mezzo dalla missione di salvataggio.

Dalla morte di Tyler.

Una fresca ondata di lacrime invase gli occhi del ragazzo, e scivolò nella sua stanza prima che potessero cominciare a scendere lungo le sue guance. Si lasciò cadere sul suo letto, incrociando la sua mousse di mela, e prese la sua coperta, avvolgendolo attorno al suo corpo. Quella in realtà era la coperta che Tyler aveva preso per la missione e in cui aveva dormito, ma il rosso la tenne per sé da quando ritornarono.

Quando chiuse gli occhi, e respirò dentro il profumo dell'uomo che era rimasto su di esso, sembrava quasi che lui fosse di nuovo lì, tenendo il rosso tra le sue braccia e dicendo che sarebbe andato tutto bene.

Ma poi riaprì gli occhi, e la dura e cruenta realtà gli arrivò in faccia, schiacciandolo ancora una volta. Un piccolo singhiozzo scappò dalle sue labbra, catturando l'attenzione di Lilith.

Gli miagolò, con fare confortante, e strascicò la sua testa contro la schiena del ragazzo. Lui la lasciò balzare sulle sue gambe, e ci si sistemò, facendo le fusa.

"Vorrei che lui fosse ancora qui, Lily," sussurrò alla gatta. "Vorrei che non fossi stato così cocciuto."

La porta si aprì all'improvviso, e una Marina che sembrava molto stanca entrò muovendosi di qua e di là. Guardò il rosso, e alzò un sopracciglio. "Wow, sembri una merda."

Lui la guardò, senza dire una parola.

"Però d'altronde, anche io sembro una merda." Sorrise. "Gemelli."

La fissò. Accarezzò Lilith senza pensarci, ma rimase in silenzio.

"Ho sentito della morte di Tyler." Si avvicinò per sedersi sul letto dell'amico. Anche lei indossava dei vestiti bianchi, il che significava che anche lei rimaneva nell'infermeria. C'era un set fresco di cicatrici su di lei, delle cicatrici che il rosso non si ricordava che fossero lì.

Il ragazzo chiuse gli occhi. Anche solo la menzione dell'uomo era come un coltello al cuore, un calcio nello stomaco, un mattone sulla faccia.

"Condoglianze," disse, sembrando leggermente sarcastica.

"Sei venuta solamente per tormentarmi?" mormorò.

"No, sono venuta per parlare." Guardò le sue unghie. "Ma tu ti stai comportando da depresso."

"Non posso farlo?" chiese lui, improvvisamente arrabbiato.

"Non sei l'unico che ha perso qualcuno in queste ultime settimane, Josh," lo aggredì. "Tutti qui sono in lutto. C'è una famiglia nel corridoio che ha perso la loro figlia di sette anni. C'è un marito due stanze più in là che ha delle pesanti ricadute ogni giorno perché sua moglie è morta. C'è una vecchia signora al secondo piano che parla con il muro, perché ha delle allucinazioni su di lui ancora vivo."

Josh, preso alla sprovvista, poté solo dirigere la sua attenzione verso la gattina. "Vai fuori dalla mia stanza se sei venuta solo per minimizzare il mio lutto."

La ragazza sospirò, e fece passare le sue dita tra i suoi capelli. "Non sono venuta per quello. Mi dispiace, non volevo aggredirti così. Sono stati degli ultimi mesi intensi."

"Lo so," disse lui. Guardò la compagna. "Hai un Gene?"

Lei lo guardò. "Sì," disse docilmente. "Un Gene del Romanticismo. Posso controllare l'amore, immagino."

"Sei Cupido," disse con calma lui, improvvisamente ricordandosi di Sarah Orzechowski. Si chiedeva cosa ne era stato di lei.

"Cupido?" ripeté incerta.

Però lui scosse la testa. "Per quanto tempo devi rimanere qui?"

"Un altro po' di settimane," rispose. "Mi hanno messo una tonnellata di antisiero, ma Penelope mi ha iniettato diverse volte il Siero 45. Quello è il Siero del Romanticismo."

"Oh," fu tutto quello che disse lui.

"E tu?" chiese.

"Non lo so. Forse riesco ad andarmene questa settimana," ammise. "Apparentemente il Siero 21 è sparito completamente dalla mia circolazione sanguigna."

"è una buona cosa," sorrise. "Amerei indossare di nuovo i vestiti da addestramento. Questa roba da infermeria fa schifo. Mi irrita la pelle."

Lui sospirò. "Amerei parlare ancora con te, Marina, ma sono abbastanza stanco."

Lei si alzò, annuendo. "Sì, sembri stanco." Il ragazzo decise di non commentare le occhiaie visibili sotto i suoi occhi. Non disse nient'altro, camminò solamente fuori dalla stanza, chiudendo tranquillamente la porta dietro di lei.

Josh cadde sulla sua schiena, con la coperta avvinghiata attorno a lui. Pensò alle persone che Marina aveva menzionato che avevano perso una persona amata, e si chiese come ci stavano facendo i conti. Ma, troppo stanco per pensare, chiuse i suoi occhi e cadde in un sonno profondo.

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STO PIANGENDO ANCORA CIAO.

BUT HEY, MARINA E' VIVA :D

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