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34 || Sign Of The Times

fun fact se ascoltate alla canzone 'sign of the times' mentre leggete questo, come minimo comincerete a piangere, non sto nemmeno scherzando. io, l'autrice, ho cominciato a piangere ok è doloroso

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"Interessante," rifletté Penelope, guardando Josh contorcersi dal dolore sul tavolo del laboratorio. Lo guardò mentre viticci neri si espandevano dal punto in cui il siero era stato iniettato. Il ragazzo emise un grido forte, gutturale, formando un arco con la schiena sul tavolo.

Il siero era stato fatto per essere doloroso, e il rosso aveva una una soglia del dolore abbastanza alta, ma questa era una sensazione che non aveva mai sentito prima. Era come se il giovane stesse venendo smontato e rimesso insieme di nuovo, per mille volte. Cosa che in pratica era quello che il siero stava facendo, scorreva in ogni piccolo filamento di DNA e distruggeva il Gene del Potere Oscuro.

"Basta... bas-basta, per fa-avore," disse a fatica, i respiri rantolanti mentre prendeva fiato.

Penelope scrisse diverse cose sulla sua tavoletta di appunti. Sembrava soddisfatta e contenta. "Parli di essere in grado di coesistere con la tua stessa specie, ma perché coesistere quando posso direttamente averli ai miei piedi? Ho trovato un siero per ciascun e tutti i Geni, e ora ne ho persino creato uno per il Gene più potente mai conosciuto." Fece un cenno verso di lui. "Sono un dio, con questi sieri, Joshua."

"Fallo smettere," la pregò, delirante dal dolore.

"Vedi, potrei farlo smettere. Il problema è che, non voglio farlo." La donna sorrise. Prese fuori un'iniezione differente, questo qui con una sostanza che era di un bianco torbido. "Questo potrebbe fermare tutto il siero, distruggerlo. Potrebbe anche riparare il tuo Gene danneggiato. Ma, tendo a non usare mai questi."

Un altro gemito pieno di dolore lasciò le labbra del rosso, il dolore sembrava crescere di secondo in secondo.

"Sapevi che questo siero era stato originariamente costruito per il tuo amante, Tyler?" Sospirò. "Ovviamente, non funzionò su di lui. Lo paralizzò solamente dal dolore. Ma ho realizzato che mentre non era utile per il Gene della Morte, era sicuramente utile per un altro Gene. L'ho usato su di lui infinite volte, l'ho usato per perfezionare il siero. Era una vergogna, davvero. Tyler aveva la soglia del dolore più alta di chiunque altro io abbia mai incontrato. Era anche una delle persone più stupide che io abbia mai incontrato. Così facile da manipolare." Sorrise lei. "Infatti, ho tenuto il suo passato qui nel mio edificio."

Lui non capiva veramente quello che gli stava dicendo, le parole si registravano a malapena nella sua testa.

"Davvero un peccato," mormorò lei. Scrisse un'altra osservazione sulla sua tavoletta, prima di girarsi di nuovo verso il tavolo su cui sopra c'erano i suoi attrezzi. "Beh, il siero è stato un vero e proprio successo. Ora che so che funziona, non mi servi più, Joshua." Prese in mano un'iniezione diversa, questa volta aveva dentro un liquido rosso. "Sai cos'è questo?"

Il rosso la ignorò, investito troppo dal dolore.

"Questo è il sangue di Tyler. è mortale." spiegò. "Non solo ti ucciderà, ma farà molto più male di quel siero mentre stai morendo." Si avvicinò sempre di più, appoggiando l'iniezione sul braccio del ragazzo. "Ultime parole?" gli chiese dolcemente.

"Stavo proprio per chiederti la stessa cosa!" Esclamò una voce familiare da dietro Penelope, pronunciando quella frase come se fosse la più grande coincidenza al mondo.

La donna si girò su sé stessa, e sussultò quando vide Tyler. "Cosa stai facendo qui?" chiese, guardandolo in malo modo.

Improvvisamente l'uomo si avvicinò, scattando verso di lei e prendendo il suo polso. Un'ondata di nero cominciò ad arrampicarsi lungo il suo braccio. I suoi occhi erano spalancati, fissando il danno che stava facendo. Guardò in alto, verso gli occhi ora di un rosso luccicante del castano. "Fallo smettere!" strillò, facendo tutto quello in suo potere per scappare dalla presa dell'uomo.

"Vedi, potrei farlo smettere," sorrise lui. "Il problema è che, non voglio farlo."

Josh emise un gemito, cosa che attirò l'attenzione del moro. Il ragazzo sembrava sull'orlo della morte, troppo pallido per stare bene. Lui sapeva di non avere molto tempo, perciò guardò Penelope. Alzò un pugno e lo fece scontrare con la mascella della donna. La mise efficacemente fuori gioco, facendola sdraiare irregolarmente sul pavimento.

L'uomo si sbrigò ad andare verso il tavolo del laboratorio, lo sguardo cadde sull'antisiero sul tavolo. Fu veloce a conficcarlo nel braccio del compagno, e a iniettare il liquido. Il rosso emise uno sbuffo di sollievo, la sua testa cominciava già a schiarirsi allora. Vide il castano, e si accigliò. "Cosa stai facendo qui?" borbottò.

"Salvandoti. Duh." mormorò l'altro. Cominciò a sciogliere le cinture che lo tenevano legato al tavolo. Lui, troppo debole per camminare, fu tirato su tra le braccia dell'uomo.

"Perché?" sussurrò. "Sei quello che mi ha messo su quel tavolo."

"Dovevo," mormorò lui. "Mi dispiace Josh, dovevo tenerla distratta così potevo incontrarmi con il Castello fuori di qui. C'è stato un cambio nel piano. La Clique è già tutta fuori da qua, tu sei l'ultimo rimasto dentro."

"Mi hai usato perché così non si sarebbe accorta che tu stavi portando fuori tutta la Clique?" mormorò.

"Sì. Mi dispiace. Vorrei averlo fatto in un altro modo, ma non c'era un altro modo." Guardò preoccupato in basso verso il compagno. "L'ultima cosa che volevo era cederti a lei. Ma dovetti farlo."

"Non fa niente, immagino. Almeno la Clique è fuori." Il ragazzo si sentiva ancora molto appesantito, ma adesso era pienamente coscienzioso. Immerse la sua testa nel collo dell'altro, le braccia si strinsero leggermente attorno ad esso. "L'hai uccisa?" chiese, riferendosi a Penelope.

"No." Il moro uscì dall'edificio. "Non ancora." Improvvisamente, si fermò. Il rosso guardò dietro la sua spalla, e sussultò quando vide Brendon.

Non sembrava messo bene, con così tante cicatrici e ferite sparse su tutto il suo corpo. Ma era riconoscibile.

Il ragazzo sbatté le palpebre confuso quando Tyler si inginocchiò e lo appoggiò sul terreno con attenzione. "Cosa c'è che non va?" gli chiese il rosso.

Lui sorrise dolcemente, quasi con tristezza. "Qui è dove ti lascio."

"Cosa?" disse, sbigottito. "Cosa vuoi dire?"

"Sono quello che ha cominciato tutto questo, Josh," disse con calma. "Sono quello che lo deve finire."

"Di cosa stai parlando? Tyler, cosa sta succedendo?" Prese il polso dell'uomo, rifiutandosi si lasciare andare la sua presa.

Il moro guardò verso Brendon. "Sai cosa fare. Io vado dentro, uccido Penelope. Andrò a spegnere il radiatore nella stanza principale, e scoppierà una piccola esplosione. Quella sarà il tuo segnale."

"Tyler, cosa sta succedendo?!" la voce del ragazzo si alzò, gli occhi erano spalancati e pieni di paura.

Il suo sguardo tornò si di lui. Vado a uccidere Penelope," spiegò con una voce tranquilla. "E probabilmente non riuscirò a uscire da lì vivo, Josh."

"Cosa?" la sua voce era titubante, e il suo labbro inferiore iniziò a tremare. Le lacrime cominciarono a bruciare nei suoi occhi. "No, no, non ti lascerò fare qualsiasi cosa tu stia per fare."

"Devo farlo," affermò lui. Il braccio che non era avvinghiato dalla mano dell'altro si alzò fino a poggiare la mano sulla sua guancia. "Devo farlo."

"non puoi," Iniziò a singhiozzare. "Non puoi farlo."

Lui sorrise. "Devo farlo," ripeté. Trascinò via il suo polso dalla stretta dell'amico, e cominciò a mettersi in piedi.

"No, Tyler, no!" gridò, tirandoselo verso di sé tra le sue braccia. "Non te lo farò fare!"

"Josh, non abbiamo molto tempo," disse. "Devi lasciarmi andare."

"Non posso, non posso, non lo farò." gridò il rosso. "Ho bisogno di te qui con me."

"Sei forte. Ce l'hai già fatta senza di me in passato." Lo spinse via leggermente. "Lasciami andare, Josh."

Lui singhiozzò, ma molto lentamente, la sua stretta si fece più debole. L'uomo lo spinse via, e mise una mano sopra il suo viso. Lui lo guardò negli occhi, e poi si avvicinò a lui e premette le sue labbra contro quelle dell'altro. Questo prese di sorpresa il castano, ma si fuse velocemente nel bacio. Era un bacio spassionato, uno che significava un saluto e un milione di altre parole.

Tyler fu il primo a staccarsi, e sembrava dolorante adesso. Si alzò in piedi. "Okay." disse, la parola sembrava che fosse incastrata nella sua gola. "Okay," disse ancora. Poi si girò e si avviò di nuovo dentro l'edificio.

Il rosso fu sollevato dal terreno, trascinato da Brendon. Pianse e pianse, pianse mentre il compagno lo trasportava più lontano dalla costruzione. La folla che erano la Clique e il Castello stavano facendo lo stesso.

Un improvviso suono smorzato si sentì, molto probabilmente il radiatore. Brendon si accigliò in concentrazione, e l'edificio cominciò a tremare mentre diverse frequenze si scontravano contro di esso.

Il pianto di Josh divenne sempre più rumoroso e più violento, e le sue braccia si avvinghiarono attorno il collo del compagno che l'aveva trasportato fino a lì. L'edificio stava tremando eccessivamente, allora, così Brendon si girò e iniziò a correre. Lo sguardo del rosso si spostò per guardare oltre la spalla del moro, un intenso senso di colpa di impadronì del suo petto.

Le urla e i singhiozzi del ragazzo divennero più forti quando la costruzione collassò.

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NON HO PIANTO GIURO. 

HO CREATO UN LAGO CIAO.

+ le discussioni con me stessa sul se pubblicare o meno finiscono sempre con "pubblica tanto non hai nulla da fare, dopo sei nella merda ma vabbè tanto sei al capitolo 13 dell'altro e ne stai traducendo un'altra"

ai'm a ginius

comunque here you are lol, Brendon è salvo e sarete felici e contenti spero umh

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