16 || XOXO
sara: *ridacchia e squittisce emozionata mentre scrive questo capitolo ma piange un pochino verso la fine*
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Lividi erano sparsi su tutto il corpo di Josh, e si sentiva piuttosto dolorante, ma anche vivace. Era addirittura leggermente emozionato (anche se non lo ammetterà mai) di andare ad allenarsi, ed era ancora più entusiasta di vedere Tyler.
La scorsa notte, aveva litigato pesantemente con Zeus, su tutta la questione dell'allenamento con l'amico castano. Per peggiorare le cose, tutto quello che il fidanzato disse fu, "Lo stavo facendo per il tuo bene, piccolo."
Anche solo ripensarci gli fece roteare gli occhi e sbuffare. Alla fine, il moro lo aveva cacciato fuori dalla sua stanza, e disse che forse avevano solo bisogno di una pausa. Quei tempi erano stressanti, dopotutto, visto che la missione di salvataggio si stava avvicinando.
Zeus era incredibilmente arrabbiato, e non se ne andò finché Josh non lo forzò letteralmente fuori dalla stanza con l'aiuto di un po' di telecinesi.
Il ragazzo si diresse vero la sala d'addestramento sotterranea, e sorrise quando vide che Tyler era già lì. Il castano stava di nuovo prendendo a pugni un sacco, ma questa volta non aveva la maglietta addosso. Mentre il moro fissava momentaneamente con sguardo inebetito il petto nudo dell'altro, il suo sguardo cadde sulle nuove cicatrici che non si ricordava di aver mai visto prima di allora.
Queste erano più precise, sembravano più rigide, di quelle sulla schiena dell'uomo e quelle che aveva accumulato nei diversi anni di combattimenti. Come se le ferite che sono diventate cicatrici fossero state procurate volontariamente.
"Hey!" chiamò l'uomo, sorridendogli.
Lui si fermò di colpire il sacco, e sorrise di rimando all'altro. "Hey. Cosa ci fai qui così presto?"
Erano a malapena le cinque, e il moro non si presentava fino alle otto o alle nove, di solito. Lui alzò le spalle, e riunì le sue mani dietro la schiena. "Volevo solo arrivare più presto oggi," rispose normalmente. "Non sono autorizzato a farlo?"
"No, no, sei autorizzato," fece una risatina, confortandolo. Si allontanò dal sacco, e si pulì i palmi delle mani sui suoi pantaloni da tuta. Si avvicinò a un tavolino lì vicino, strofinandosi le mani e prendendo la bottiglia d'acqua sul tavolo, prendendone un bel po'.
Il più basso fissò tutte le nuove cicatrici sul suo corpo, e la curiosità alla fine ebbe la meglio su di lui. "Tyler...?" disse dolcemente.
"Hm?" Non lo guardò, ancora impegnato a bere.
"Le nuove cicatrici sono opera di Penelope?" chiese, con tranquillità. Vide il castano indurirsi visibilmente, e la bottiglia d'acqua venne appoggiata di nuovo sul tavolo. Ci fu un momento di silenzio profondo, prima che Tyler sospirasse e che tutta la sua inflessibilità scomparve.
"Sì," replicò. Si girò verso l'amico. "Penelope mi ha usato un bel po' per gli esperimenti. Visto che ho il Gene della Morte e compagnia bella."
Il più giovane si avvicinò, e saltò sul tavolo, guardando l'altro. "Quanto brutto è stato?" sussurrò.
"Brutto," mormorò vagamente. Il suo sguardo si scostò, come se si stesse ricordando delle memorie piene di dolore. "Era brutto." Lo sguardo si pulì leggermente, e guardò il ragazzo. "Sono solo contento che l'abbia fatto a me e non a te," mormorò. La sua mano si appoggiò su quella del moro, e il suo sguardo rimase su di esse. "Dio, se lo avesse fatto a te..."
Anche Josh guardò le loro mani una sopra l'altra, ma non lo fece per molto tempo. Guardò l'uomo, spingendo via la sua mano. "Immagino che le cicatrici più spesse sono quelle che ti ha lasciato lei, giusto?"
Lui guardò in basso verso il suo corpo esposto, e cominciò a mostrare tutte le cicatrici che aveva acquisito a causa della donna. Erano molte, il che fece in modo che la testa del moro gli facesse male.
"Quante sono?" chiese quando il castano finì.
Fece spallucce. "Un bel po'? Non le ho mai contate."
Il moro rimase lì per un secondo, e poi alzò leggermente la mano. "Posso?" Voleva saperlo, voleva un numero definito, di quanto Penelope aveva fatto male al compagno.
Lui guardò la sua mano, e poi di nuovo il ragazzo. Poi annuì lentamente, e si avvicinò a lui, al punto in cui l'altro poteva sentire i suoi respiri sulla sua faccia. Ma lui non lo guardò in viso, e si concentrò sulle cicatrici che il castano aveva indicato e mostrato. La sua mano si abbassò, verso la cicatrice che correva dall'alto dell'osso dell'anca alla fine della gabbia toracica.
"Uno," sussurrò, i suoi polpastrelli toccavano a malapena la pelle. Tyler rabbrividì, ma i suoi occhi non si staccarono dal moro. La mano del ragazzo si mosse su un'altra cicatrice. "Due." Un'altra. "Tre." Andò avanti, finché non arrivò all'ultima cicatrice che l'amico gli aveva mostrato.
"Ventuno," annunciò, continuando a essere tranquillo. "Ti ha procurato ventuno cicatrici." Alla fine, il moro guardò il compagno, che lo stava già osservando.
"Hm," mormorò, i suoi occhi erano concentrati sugli occhi dell'altro. C'era a malapena dello spazio tra di loro, e la mano del ragazzo era ancora ferma sull'ultima cicatrice, quella sul suo fianco. Quando il più alto si sporse verso di lui, però, lui si allontanò e scivolò giù dal tavolo.
"Dovremmo cominciare ad allenarci," disse, velocemente.
Il castano sbatté le palpebre, fissando il punto su cui il moro era seduto fino a poco tempo prima. Un leggero sospiro lasciò le sue labbra, e un sorriso piuttosto forzato le abbellirono. "Giusto," mormorò. Si misero velocemente in posizione, e iniziarono a combattere con la stessa velocità.
All'inizio, era tesa e un po' meccanica, come se lo stessero facendo senza entusiasmo. Ma trenta minuti dopo, Josh stava ridendo, esattamente come l'amico; la situazione era stata trasformata in un gioco, uno in cui uno dei due doveva riuscire ad ancorare per terra l'altro per dieci secondi.
Alla fine, il moro era riuscito a finire sopra il castano e a buttarlo a terra, prima di contare ad alta voce fino a dieci.
"Ha!" gridò.
Tyler si lamentò, ma si rilassò contro il pavimento. "Va bene, va bene, hai vinto."
"Vinco sempre," si vantò lui.
La frase successiva pronunciata dal castano fu sommessa, e piena di significato. "Non sempre," disse dolcemente. Non era screditato, o rude, il modo in cui lo disse. Era più come una frase che portò entrambi indietro al primo momento che sentirono qualcosa per l'altro; un momento che sembrava fosse eoni fa.
Nella posizione in cui erano, con le gambe del più piccolo che avvolgevano le anche del più grande, sembrò un momento molto intimo. Entrambi stavano respirando eccessivamente, e si stavano fissando profondamente a vicenda.
Quello fu ciò che spinse il più alto ad avvolgere una mano sulla faccia dell'altro, e a tirarlo verso il basso per un bacio. Lui non lo combatté nemmeno, le mani si diressero verso le spalle del castano. La sensazione delle sue labbra contro quelle di Tyler era una cosa che gli mancò incredibilmente, e non se n'era accorto fino ad allora. Non era un bacio corto, ma nemmeno uno troppo lungo.
Si separarono quando l'ossigeno divenne una vera e propria necessità, ma il castano continuò a tenere le sue mani sul viso dell'altro. Lui fissò gli occhi dell'uomo, e poi ritornò a sedere. La realtà di quel momento, del fatto che loro due si baciarono sembrò finalmente entrare nella testa del ragazzo. All'improvviso, scivolò giù dall'altro.
"Devo andare," sputò lui. Non aspettò di sentire la risposta dell'altro, si affrettò soltanto a uscire dalla stanza d'addestramento sotterranea. Una volta fuori, scattò lungo il corridoio, correndo senza sapere dove andare. Rallentò per fermarsi quando sentì il suo petto appesantirsi e la sua gola sembrò asciutta, appoggiandosi al muro.
Le sue labbra rabbrividirono, e alzò una mano verso di esse, le sue dita si strofinarono contro le labbra. Si strinse gli occhi, quando sentì diverse emozioni vorticare dentro di lui. Una parte di lui si sentì intontito, felice che lui e Tyler si erano appena baciati; e poi l'altra parte di lui sentiva rabbia, forse addirittura disgusto. Era travolgente, avere così tante emozioni decisamente diverse che facevano guerriglia dentro la sua testa. Alla fine, Josh andò nella sua stanza. Entrò e cadde sul letto. Allora cominciò a piangere, e si addormentò facendo ciò.
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JOSH, LA SOLUZIONE E' SEMPLICE.
LASCIA ZEUS E METTITI CON TYJO.
CIOE' LO FAREBBERO TUTTI VOGLIO DIRE.
TI TROVI LA POSSIBILITA' DI METTERTI CON TYLER ROBERT JOSEPH CRISTO SANTO.
SARESTI UN BABBEO IMBECILLE A RIFIUTARE.
... ah no aspetta.
edit: non potevo lasciare a quattro aggiornamenti, amo la tabellina del cinque e vi voglio tanto bene quindi vi lascio anche questo capitolo c:
sì okay adesso mi fermo con gli aggiornamenti, la Joshler si è baciata e siamo tutti felici e contenti, no? sì okay va bene, domani posso essere più triste ma oggi noPE QUINDI ENJOY
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