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9 - Il morso del vampiro

Alert: omicidio!

Oggi, nella prima parte torneremo a vedere cosa è successo dopo i fatti del prologo.

Rivedremo in particolare Dylan, e devo fare una precisazione su di lui. Se vi ricordate, verso la fine di Finite Incantatem aveva assistito al tradimento di Lily con Dorian, motivo per cui si erano lasciati.

Ora, immaginate di dover vivere dieci anni con poca o nient'altra compagnia all'infuori della ragazza che amavate e che in seguito vi ha brutalmente deluso. Sareste un attimino contrariati anche voi, giusto?

Ecco, Dylan da qui in poi sarà MOLTO contrariato. In generale, sarà un personaggio molto diverso da quello che vi ricordate. Il tag "esaurimento nervoso" è per lui.

*

*

Alcune settimane prima, Covo dei Figli di Salazar, Little Hangleton.

"Cassie è sempre stata il suo bersaglio. Quel pezzo di merda deve pagare per quello che ha fatto!"

Albus, pervaso dalla rabbia, scaricò la frustrazione dando una spinta brusca agli occhiali. Non si era ancora abituato a portarli, e ogni volta che gli scivolavano sul naso andava su tutte le furie.

Era stata la vita da fuggiasco a infliggere dei danni irreversibili alle sue retine, e nessun incantesimo, per quanto potente, aveva potuto curarle. Ogni volta che Lily posava lo sguardo sul fratello, però, pensava inevitabilmente a suo padre.

Il mago cercò il sostegno di Calypso, che però non se ne accorse, essendo indaffarata a medicare i segni sul collo di Lily, seduta davanti a lei. Utilizzava un panno imbevuto di una pozione curativa, col quale sfiorava delicatamente le sue due piccole ferite.

"Sapevamo che prima o poi sarebbe tornato a cercarci, eravamo pronti." Commentò Dylan, dopo avere ascoltato lo sfogo di Albus. "Il fatto che ora sia diventato un vampiro è un ostacolo secondario. Si crede imbattibile come Scorpius, ma anche lui aveva dei punti deboli. Io dico, troviamo i suoi e facciamolo a pezzi. Ammetto però che mi ha sorpreso; non lo credevo capace di rinunciare alla sua preziosa discendenza Purosangue."

Alcuni ciuffi dei suoi capelli marroni, più corti ai lati, gli caddero davanti agli occhi, conferendogli un aspetto intrigante. Portava un comodo maglione blu e degli scarponcini dalla punta metallica, quasi a sottolineare di essere un mago con cui non conveniva scherzare.

Sul vasto tavolo dietro di lui spiccavano diversi calderoni di varie dimensioni, oltre ai pestai che erano stati accuratamente puliti e allineati in modo maniacale in base alla grandezza. Vicino a alcune fiale vuote, si ergeva una bottiglia più grande, priva di tappo, contenente lo stesso medicinale utilizzato da Calypso.

Lily aveva cercato lo sguardo di Dylan fin da quando era tornata, ma il mago aveva perso interesse per lei dopo aver visto i suoi segni e avere scoperto chi li aveva fatti. Adesso la ignorava deliberatamente, e Lily non riusciva a sopportarlo.

"Dorian non guarda in faccia nessuno, neanche la sua famiglia. Gli importa solo del potere." Rispose Calypso, sprezzante. Decisamente, non avrebbe preso le difese di suo fratello né di chiunque altro avesse arrecato danno a sua figlia.

"Resterà la cicatrice?" Domandò Albus alla moglie. Dylan distolse lo sguardo dalle due donne.

"Temo di sì." Rispose la strega bionda, che terminò la medicazione e osservò il lavoro finito. "Non c'è nient'altro da fare. Non te la prendere, Dyl. Mio fratello l'ha fatto apposta. Creare discordia è quello che sa fare meglio."

"Impossibile dimenticarlo." Borbottò il Ravenclaw, cupamente.

Lily si alzò dalla sedia e raggiunse il piccolo specchio a parete, la cui cornice era una suggestiva edera di metallo nero, sul quale si specchiò.

I due piccoli fori incisi dai denti di Dorian si erano ormai rimarginati, ma al loro posto spiccavano due cicatrici bianche, molto evidenti a contrasto con la sua pelle rosea.

Lily non poteva più specchiarsi senza pensare a Dorian; non poteva più andare a letto con Dylan, senza che a lui venisse in mente che quel maledetto vampiro l'avesse morsa.

"Sono rovinata." Esclamò. Si voltò disperatamente verso il ragazzo moro. "L'ho fatto per difendere Cassie. L'ho ferito, e se non fosse stato un vampiro sarebbe morto!"

Dylan continuò a ignorarla. Albus, dal canto suo, non sembrava interessato alle loro beghe e riportò l'attenzione dell'amico sul piano d'azione contro Dorian, un argomento di cui avevano discusso a lungo durante la riunione svoltasi qualche ora prima. Alla fine, si rivolse a sua sorella:

"Cerca di non dargli fastidio." La rimproverò. "Dyl ha molto da lavorare."

Non appena Albus e Calypso andarono via, il mago girò attorno al tavolo e si gettò su una sedia. Recuperati i suoi appunti da un cassetto, cominciò a studiarli, incurante della presenza di Lily.

La strega si sentiva frustrata dalla sua indifferenza, a cui non si era mai del tutto abituata, malgrado fosse un'esperienza frequente. Le mancavano i giorni gloriosi in cui amici e ragazzi si interessavano a lei e l'acclamavano come una star.

Un tempo, Dylan era stato uno di loro. Ora la faceva soltanto sentire incompleta, come se non fosse abbastanza, l'unico elemento sbagliato della coppia. Soltanto il fascino che il mago aveva acquisito negli anni, ormai sicuro di sé e del proprio potenziale, influenzava il modo in cui Lily continuava a desiderarlo.

Lo seguì dietro al tavolo e, con pochi gesti sicuri, si sedette davanti a lui aprendo le gambe. Prese la bacchetta, la puntò su di sé e fece scomparire tutto ciò che indossava. Rimase completamente nuda. Il suo corpo snello, valorizzato da un seno generoso, riempì l'oscuro laboratorio, mai illuminato dalla luce del giorno, con i vividi colori del sole.

Dylan alzò lo sguardo ancora furibondo su di lei. Lasciò cadere i suoi appunti per terra e portò le mani calde sulle gambe fresche della strega; le portò in su, fino ai fianchi, aprendo le cosce per avere una visione migliore del suo sesso oscenamente esposto.

"Ora finalmente mi vedi." Gli disse Lily, sentendo le proprie pareti interne bagnarsi di fronte allo sguardo lussurioso del suo uomo. Le sue dita allargarono il suo centro, mentre i suoi occhi marroni si accendevano di un oscuro desiderio.

"Ti ho sempre vista così. Come un buco da scopare." Rispose Dylan, alzando lo sguardo sul suo viso, come se godesse nel ferirla e volesse accertarsi di avere colpito nel segno. "Credi forse che Dorian non la pensi come me? Per lui eri solo un giocattolo."

Conficcò le unghie nella sua pelle, così forte da farle male. L'odio malcelato che deformava i tratti del suo viso, simile a quelli di un ragazzo cresciuto troppo in fretta, narrava la storia di un cuore infranto e di un perdono mai concesso.

Lily rifletté cupamente sui lividi invisibili della loro storia, gli stessi che di lì a poco avrebbero solcato la pelle macchiata di lentiggini delle sue cosce. Ogni tanto, sentiva ancora la mancanza del suo vecchio Dylan, quel ragazzo insicuro che a scuola veniva a spiarla durante le partite di Quidditch e che non credeva di essere abbastanza speciale da meritare di parlarle. Com'era cambiato, da allora! Si era spinto talmente oltre, che ormai la situazione tra loro si era visibilmente capovolta.

"Che si fotta, Dorian!" Gridò Lily. "È per te che sono nuda! Scopami, Dyl. Fallo finché di me non resta più nulla."

Si spinse oltre il bordo della scrivania per mettersi più in mostra. Cercò di incastrare le gambe nude dietro la schiena del suo uomo e poi tirò, come a invitarlo a stendersi su di lei.

"Non ho tempo da perdere con una puttana come te. Una che ama farsi mordere dai vampiri." Rispose Dylan, opponendo resistenza. "Fai quello che sai fare meglio, oppure sparisci."

Allontanò le mani da lei e le portò sulla propria patta. Sbottonò i pantaloni ma, prima che avesse finito, Lily era già scesa dal tavolo e si era inginocchiata davanti a lui. Lo aiutò a tirare fuori il pene non ancora eretto, lo portò alle labbra e poi in bocca, dove lo sentì crescere.

Dylan gemeva mentre lei lo succhiava; i suoi gemiti appassionati la rassicurarono, facendola sentire di nuovo importante. Lily adorava leccargli il cazzo, perché quelli erano gli unici momenti in cui lui sembrava smettere di odiarla. Gli permise di tirarle i capelli, di spingere la sua testa perché lo ingoiasse, di tenerla ferma per godere più a lungo della sua gola stretta e allenata.

L'eccitazione di quel pericoloso Mago Oscuro dipendeva completamente dalla bocca di Lily, e lei stessa si compiacque talmente tanto del potere che aveva su di lui che in risposta a un impeto di possesso abbracciò forte i suoi fianchi. Continuò a succhiare, fino a ottenere il suo rilascio, che lei volle rendere parte di sé.

Dylan accarezzò distrattamente i capelli della strega, ai quali era rimasto aggrappato, nei brevi attimi che impiegò a riprendersi dall'orgasmo. Era stato quasi di un gesto d'affetto. Poco dopo, però, la cacciò via, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi. I segni silenti del suo odio si erano attutiti, e in lui si leggeva soltanto una velata tristezza.

*

*

*

Oggi, Foresta, Little Hangleton.

Dorian venne svegliato all'improvviso dall'insistente morso della fame. Ringhiò di frustrazione mentre apriva gli occhi e liberava le gambe dal groviglio confuso di coperte, lenzuola sporche e corpi nudi, che costituiva quasi per intero l'arredamento della sua piccola tenda magica. L'irresistibile voglia di sangue lo innervosì a tal punto che si liberò della femmina addormentata sul suo petto dandole uno spintone.

Scivolando da un lato, la vampira emise un brontolio, che però non disturbò il suo sonno. Dall'altra parte del letto, una seconda creatura della notte riposava placida per conto proprio, le spalle rivolte a Dorian, rivelando una schiena nuda che si incurvava dolcemente verso i glutei perfettamente scolpiti e statuari.

Sebbene la pelle grigiastra dei vampiri originari evocasse un inevitabile senso di malattia, di morte, e sebbene i loro volti inumani fossero tutto fuorché attraenti, il sesso con loro era comunque un'esperienza incredibile.

Il cazzo di Dorian si era indurito al ricordo della notte appena trascorsa, e sembrava chiedere di potersi svuotare ancora una volta dentro e fuori da quei corpi raccapriccianti e vogliosi.

Le vampire amavano prenderlo in ogni modo, succhiavano e mordevano con la stessa passione che mettevano nel cibarsi. Dorian non poteva resistergli, e ogni notte si trasformava in un demone governato dalla lussuria, dando vita a uno scempio in cui desiderio di dominio e brama di distruzione avevano la meglio.

Di solito, però, quando l'apice della passione giungeva al termine, in lui non restava altro che noia. E quella mattina, Dorian era troppo affamato per assecondare le tenebrose lusinghe della lussuria. Era come se, a conti fatti, non ne valesse la pena.

Abbandonò dunque quella patetica imitazione di un letto per andare a recuperare qualcosa dei suoi limitati capi d'abbigliamento, accatastati sull'alto schienale della sua poltrona, in disordine.

Niente più preziose tuniche da mago, per lui: non c'era più vita in quel sangue puro di cui si era sempre vantato, così aveva in parte rinunciato a identificarsi in questo. Dorian era ormai un vampiro, e come tale voleva apparire.

Indossò i pantaloni di pelle nera - il suo membro rigido ancora in evidenza -, calzò gli anfibi, e infine adornò il petto nudo, già toccato dai lunghi capelli biondi in disordine, con una collana, i cui ciondoli erano i canini ingialliti di un vampiro rivale, da lui sconfitto anni prima. Quella collana era un trofeo, ma anche il simbolo della sua regalità.

Proprio come lo Sparviero aveva fatto prima di lui, Dorian aveva sconfitto il precedente capo della tribù e si era preso tutto ciò che possedeva, che era poco, ma di grande valore: le sue amanti, ma soprattutto, il controllo su di un centinaio di vampiri purosangue, facilmente manipolabili al suo volere.

Uscì dalla sua piccola tenda regale per ritornare all'aria aperta. I residui di un grande fuoco scoppiettavano ancora a pochi metri dalla sua tenda. Tutt'intorno, i vampiri della tribù si erano addormentati ovunque gli fosse congeniale, tra mucchi di foglie e rami ancora verdi, su tronchi d'albero tagliati a metà, o ancora meglio appesi a testa in giù dai rami più grandi e resistenti delle querce, le cui foglie fitte oscuravano il cielo plumbeo, accarezzato dalle prime luci dell'alba.

Dorian trasse un profondo respiro. L'aria gelida danzò tra i rami e fin giù nei suoi polmoni, tingendoli della freschezza della notte appena tramontata e degli odori della terra, ancora addormentata: il muschio umido sotto ai piedi, il profumo leggero delle foglie cadute e l'aroma terroso delle radici sotterranee.

Gli uccelli, ancora sonnolenti, iniziavano a intonare un delicato concerto, mentre il ruscello, invisibile nella penombra, cantava la sua canzone liquida. Soltanto il russare di alcuni vampiri interruppe la magia dell'alba col suo brusio regolare. Per il resto, tutto era calma.

Dorian inspirò ancora una volta. Voleva captare l'odore delle prede lontane, dei predatori e persino l'arrivo indesiderato degli Auror, che da settimane ronzavano intorno a quel patetico villaggio babbano con una frequenza seconda solo all'Atrium del Ministero della Magia. Non avvertì nulla, ma sapeva che non mancava molto prima che il pallore malaticcio di Trevor Nott tornasse a infestare la foresta.

Decise allora di allontanarsi dall'accampamento per dirigersi a est, in direzione del villaggio, lamentandosi tra sé e sé su quanto fosse diventato difficile trovare un buon pasto, da quando gli abitanti di Little Hangleton, impauriti dai frequenti decessi, avevano imparato a trascorrere più tempo al sicuro nelle loro case. Ma quando era arrivato a pochi metri dal confine, sentì improvvisamente il tipico profumo dei Babbani. Dorian seguì la scia dell'odore invitante, e si nascose dietro a un albero a spiare la preda.

Quella che vedeva era un'escursionista, una donna bionda che portava le scarpe da trekking, coperta da capo a piedi da un abbigliamento termico e terribilmente kitsch. La babbana stava trasportando un mucchio di legnetti, che continuava a raccogliere dal terreno mentre canticchiava un brano di musica pop, del tutto ignara di essere finita nel mirino di un vampiro affamato.

Dorian focalizzò i suoi istinti da predatore sulla vittima designata, sentendo la saliva aumentare nell'attesa del pasto e le gambe prepararsi all'attacco fulmineo. Circa cinquanta metri lo separavano da lei. Sarebbe stato facile. Forse poteva persino sedurla ed evitare la caccia, anche se così avrebbe rinunciato alla parte più divertente. Si decise ad attaccare, ma quando stava per uscire allo scoperto, un altro odore catturò la sua attenzione.

"Ti ho trovato, stronzo." Disse Lily, avanzando tra gli alberi con la bacchetta in mano. I capelli rossi ricadevano sciolti sulle spalle, coperte soltanto da un cardigan marrone scuro, che lasciava intravedere le bretelle del suo top nero. "Ero sicura che fossi qui, nella foresta. Dove altro potrebbe vivere un animale come te?"

Lo stomaco di Dorian brontolò. L'arrivo di Lily era una seccatura. Spiò dalle parti della Babbana, temendo di perderla di vista, prima di tornare a occuparsi di lei.

"Ma che bella cicatrice. È nuova?" Le domandò sarcastico, puntando il collo roseo della strega, deturpato da due evidenti macchie bianche. "Se ti avvicini, te ne faccio un'altra. E se farai scappare la mia colazione, te la farò sicuramente."

"Non scherzare, idiota, sono qui per affari! Portami al tuo quartier generale. Dobbiamo parlare."

Dorian ripensò al suo letto, dove le sue due amanti stavano ancora dormendo. Era tentato di portarla lì soltanto per assistere alla sua reazione. Anche se cercava di non darlo a vedere, Lily era chiaramente interessata al suo petto nudo. Forse si sarebbe unita al gruppo. Non sarebbe stato male. Almeno lei aveva gli occhi e il naso della grandezza giusta.

"Qui gli ordini li do io, e la mia proposta è un'altra." Le disse. "Tu ti fai mordere docilmente come l'ultima volta, e io eviterò di ucciderti."

Lily si toccò il collo per istinto; tremava di rabbia, gli occhi iniettati di sangue.

"Che cosa vuoi da noi, Dorian?" Sbraitò. "Perché ci stai facendo questo?"

"Fare cosa?"

"Questo! Massacrare i Babbani, attirare l'attenzione su di noi!"

"Ho una grossa famiglia da sfamare, non posso farci niente se cadano dei morti. Alcuni dei miei vampiri sanno fermarsi in tempo, altri no. Comunque, un uccellino mi ha detto che in questo posto succedevano cose strane già da prima del mio arrivo. Misteriose sparizioni, soprattutto. Tu ne sai niente?"

"Sì." Ribatté Lily. Credeva che ammetterlo la facesse sembrare temibile. "Non ci siamo nascosti qui senza uno scopo. Credimi, Dorian, tu non vuoi scoprire qual è. Non ti piacerà averci come avversari."

"Non è necessario. Sottomettetevi a me, e tutto questo finirà."

"Divertente! Non lo hai capito? Sei tu che devi sottometterti a noi."

"Ne sei sicura?" Scivolò lascivo verso di lei. "Mostrami in che modo vuoi farlo. Una come te avrà sicuramente un milione di idee."

"Oh sì, ce le ho!" Ribattè Lily, senza farsi incantare. "Voglio farti del male in modi che neanche immagini. Voglio vederti strisciare a terra, supplicare di tornare nei Figli di Salazar, pregare per la tua vita. E sai cosa farò io?"

"Cosa?"

"Ti ucciderò."

Dorian ringhiò. Afferrò Lily per le braccia e la strattonò a sé:

"Se continuerai a ripeterlo mi farai eccitare." Afferrò la mano della strega e la portò tra le sue gambe, dove il suo cazzo era ancora teso e duro. "O forse lo hai già fatto."

Lily tolse subito la mano. Dorian la lasciò andare, tuttavia si accorse che gli ormoni della strega si erano accesi e che il suo corpo diventato più caldo.

Cibarsi non sembrava più così importante.

"Lurido maiale!" Gridò lei con un'esasperazione che era più grande del disprezzo che provava. "Dopo undici anni, vuoi ancora rovinare il mio rapporto con Dylan..."

Il vampiro spalancò gli occhi, incredulo, prima di scoppiare in una fragorosa risata.

"Tu e Corner state ancora insieme?" Strillò. "Per Salazar, credevo che ormai lo avesse capito! Ma immagino che non abbia frequentato molte persone, ultimamente, e tu sei l'unica ragazza carina del gruppo. Non lo biasimo per essersi accontentato di quel che c'era. A volte un uomo non può farne a meno." E continuò a ridere. "Sai una cosa, Lils? Hai fatto bene a dirmelo. Questa è appena diventata una sfida tra me e Corner."

Si precipitò ancora su di lei, l'afferrò per gli avambracci e la sbatté nuovamente contro un albero. Avvicinò la bocca al suo collo e si preparò ad assaggiarla, ma la strega iniziò a dimenarsi con così tanta disperazione che Dorian, incuriosito, non ebbe altra scelta che fermarsi.

"Non mordermi!" Gridò Lily, cercando coi pugni di spingerlo via. "Non farlo! Ti prego, Dorian... qualunque cosa, ma non questa. Lui non capirà."

Lo fissò negli occhi, e a lui non servì fare uso dei suoi sensi straordinari per avvertire quanto intensamente Lily avesse paura di Corner.

Sembrava assurdo. Il vampiro stentava a credere che qualcuno potesse temere seriamente quell'idiota di Ravenclaw; tuttavia, per delle ragioni che gli erano poco chiare, rimase così turbato da quel pensiero che non ebbe più voglia di giocare.

Continuò a fissare Lily negli occhi, tenendola tra le proprie braccia nude e fredde, scorgendo ancora i segni della disperazione nei suoi occhi castani e orgogliosi; per un po' si perse nel suo sguardo e non pensò a nient'altro che a lei, alla sua bellezza fiera e vulnerabile.

"Sei venuta a cercarmi perché rischiare la morte era sempre meglio che stare con lui." Le disse, riflettendo. "Il buon Corvetto ha smesso di essere un buono. Sarà lui il mio vero avversario?"

"Ti odiamo tutti, Greengrass. Dyl ha solo qualche mezzo in più per dimostrartelo. Potrai salvarti soltanto se ti arrendi. La verità è che potremmo avere bisogno di un vampiro ibrido come te."

In quel momento, il tocco del vento sulla pelle di Lily penetrò le sue narici come un invito. Dorian la osservò con desiderio, mentre le foglie sugli alberi creavano delle ombre suggestive sul corpo della bella e tormentata strega.

"Esiste un punto in cui possa morderti senza che Corner lo sappia?" Le domandò, sussurrando davanti alle sue labbra rosse come il corallo.

Lily arrossì. Nascondendo parte del volto dietro ai capelli rossi fiammeggianti, fremette di desiderio. Nel suo basso ventre si era riacceso un fuoco squisito all'olfatto, ma il suo spirito ostinato non le permetteva di manifestare ciò che chiaramente voleva: essere toccata, morsa, proprio da Dorian. E poiché l'attrazione che la legava al vampiro biondo non era sufficiente a scuotere le fondamenta delle sue paure, la strega scosse la testa.

"Lo immaginavo." Concluse Dorian, in un bisbiglio. "Sei una puttana di proprietà, solo che adesso il tuo padrone sono io: hai il mio marchio addosso. Sarà impazzito quando l'ha visto. Lui lo sa cosa posso farti con un morso. Giurerei che ormai ti conosce bene, o non ti odierebbe così tanto."

Lily chiuse gli occhi. Qualcosa nel suo corpo era fuori controllo e la stava portando al limite, ma ancora si ostinava a negarlo.

"Che ne sai che mi odia? Forse è geloso perché mi venera."

Dorian rise in modo sguaiato, e rispose:

"Ridicolo! So che ti odia perché lo odi anche tu. Lo percepisco, così come percepisco il tuo disprezzo per me, ma anche il fatto che a differenza sua mi vuoi scopare lo stesso."

Aderì perfettamente al corpo della strega, spingendo il basso ventre su di lei. Doveva ricordare cosa si stava perdendo. Dorian era ben dotato ed era durissimo; il suo cazzo pulsava in modo quasi insopportabile ma, a differenza di quando si era svegliato, non avvertiva più il semplice bisogno di arrivare all'orgasmo, quanto piuttosto la voglia di essere stretto, spremuto, all'interno di un corpo caldo e attraente.

"Lo vuoi anche tu!" Esclamò Lily. "Venderesti la tua bacchetta pur di essere toccato da me, e comunque non sarebbe abbastanza. Tu mi devi supplicare."

"Lo farai tu per prima." Rispose Dorian.

Stava ancora parlando quando la baciò. Divorò le sue labbra morbide, prima di prendere tra i denti il suo labbro inferiore. Lily gemette quando il vampiro usò i suoi canini per graffiare le pareti interne della sua bocca.

Dalla ferita uscì del sangue; la deliziosa fragranza gli riempì le narici e Dorian fu tentato di assaggiarlo, ma Lily lo inghiottì. Tornò a baciarlo e cercò la sua lingua. La morse così forte che il vampiro pensò di averla persa, poi lei gli conficcò le unghie nella schiena e lo segnò tracciando una scia profonda.

Dorian soffocò un lamento. Poteva sentire i rivoli di sangue scivolare lungo la propria pelle, ma non volle dare alcuna soddisfazione alla strega, che era la prima ad averlo mai graffiato, soprattutto perché si era accorto che quel dolore gli piaceva. Scatenava in lui un'aggressività, una voglia di rivalsa, che non era motivata soltanto dalla rabbia, ma anche dal desiderio.

"Ne vuoi ancora?" Mormorò Lily, lo sguardo annebbiato dal piacere, le labbra oscenamente bagnate dall'umidità dei loro baci. "Supplicami. Mettiti in ginocchio e chiedimi di toccarti. Ti farò così male che mi pregherai di fartene ancora."

Dorian rise della sua proposta, ma in realtà era nervoso. Quel gioco iniziava a piacergli, solo che il vincitore voleva essere lui. Avvicinò la fronte alla sua, dondolando piano contro di lei, e le disse:

"Sono io l'autorità nell'ambito delle torture, e tu hai detto che posso farti tutto, tranne morderti. Lo vedrai. Crollerai prima ancora di avere modo di ringraziarmi."

Portò una mano tra le sue gambe, dove i suoi jeans erano umidi, e Lily si aggrappò al suo collo, spalancando la bocca. Adesso Dorian era vicino al perdere il controllo. Sentiva l'aggressività aumentare, scorrere nelle vene e arrivare irresistibile fino al cervello. Non voleva fare altro che strapparle i jeans di dosso e distruggere tutto ciò che c'era sotto.

"Oddio, che imbarazzo! Non sapevo che ci fossero altri campeggiatori, da queste parti! Scusate, me ne vado. Continuate pure!"

Dorian si voltò di scatto. La campeggiatrice Babbana stava rimettendo all'orecchio il secondo dei due strani apparecchi elettronici che emettevano il suono di una musica ovattata. Per la fretta di andare, alcuni dei legnetti che portava in braccio erano caduti a terra, ma lei non si preoccupò di raccoglierli. Sorrise, in imbarazzo, e si voltò per andare via.

Dorian le saltò addosso così velocemente che la donna non poté difendersi, ma solo gettare la legna a terra e gridare in cerca di aiuto. Il suo assalitore, in preda a un delirio violento, aveva strappato in due la sua felpa e aveva conficcato i canini nel suo collo ormai esposto.

Abbandonandosi al dolce nettare, bevve a sazietà, prendendo sorsi così grandi e veloci che in pochi minuti l'aveva svuotata. Il corpo della Babbana, ancora calda, giaceva inerte tra le braccia forti del vampiro; gli arti dondolavano ad ogni oscillazione, ricordando quelli di una bambola di pezza.

Adesso Dorian stava bene. Era sazio, il suo ardore si era placato, si sentiva nel pieno delle sue forze. Il momento in cui le sue vittime fremevano ed emettevano l'ultimo sospiro, prima che il loro cuore si spegnesse per sempre, era la parte più eccitante dei suoi gustosi spuntini. Era quasi meglio del sesso.

Tenne ancora il cadavere tra le braccia e fissò quel collo violaceo, martoriato dai due fori ravvicinati ed evidenti; spalancò la bocca come se intendesse morderla, ma quando affondò i denti nella carne calda, lo fece con un'altra intenzione. Morse la pelle e la tirò, fino a strapparla via dal collo. Ci fu un suono viscido, poi Dorian gettò il cadavere a terra e masticò il boccone di carne umana, osservando con curiosità la trachea della donna orribilmente aperta.

"Le hai strappato il collo, è quello che fate tutte le volte. Si può sapere perché?" Domandò Lily, che era rimasta a guardare e ora osservava con disgusto il sangue umano che sbrodolava dalla sua bocca fino al mento.

"Non voglio che sia così ovvio che i vampiri siano in città." Rispose Dorian, asciugandosi il mento sul braccio, e poi leccando da se stesso il sangue appena raccolto. La guardò dritta in faccia e aggiunse: "E avevi ragione tu. Voglio anche che gli Auror vi trovino."

Lily si avvicinò a lui, gli accarezzò il viso ancora macchiato di sangue e gli disse: "Se vuoi la guerra, l'avrai."

*

*

Ho passato un sacco di tempo a lavorare su questo capitolo, e il guaio è che più ci lavoravo più volevo lavorarci. Dato che andando avanti così rischiavo di fare una gran confusione, ho deciso di pubblicarlo così com'è. Fatemi sapere cosa ne pensate!

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