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6- Flusso di Passione

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*

Rose, Hugo e Trevor si seduti insieme a un piccolo tavolo rotondo all'interno di un pub, che al momento era affollato tanto quanto lo erano i Tre Manici di Scopa durante un tipico sabato pomeriggio invernale. Lo spazio era così ristretto che le loro braccia si toccavano.

"Questo posto non è affatto male." Disse Hugo a Rose, portando delle patatine alla bocca. "I Babbani non hanno il dono della magia, ma sanno divertirsi! Indovina come l'ho scoperto?" Fece l'occhiolino a Trevor, il quale era palesemente contento di trovarsi in compagnia del suo amico. Rose non ricordava l'ultima volta in cui l'aveva visto così sereno.

"Io ho scoperto questo posto, ma è stato James a introdurre entrambi alla vita notturna dei babbani, lo sai." Precisò l'Auror, quindi si rivolse a Rose: "Vengo qui ogni volta che voglio liberarmi dalla mia routine quotidiana. Quando sento che la vita si fa troppo difficile, mi mischio tra i Babbani e fingo di essere uno di loro. Credi sia patetico?"

La giovane donna rifletté sulle sue parole e rispose: "No, non lo è. Non tutti hanno un tale rispetto per i Babbani. Credo sia una cosa buona."

"Sì, ammetto che mi sento a mio agio con loro. So che non possono farmi nulla di male. A parte, forse, rompere con me." Un'ombra di tristezza macchiò il volto scarno del ragazzo. Rose, osservandolo, non riuscì a trattenere il suo pensiero improvviso e sussurrò:

"Non avevo idea che fossi così infelice."

L'espressione di Trevor si rabbuiò nell'accorgersi di avere appena rivelato una parte troppo sensibile di sé.

"Ti sorprende? A me sorprende che tu l'abbia capito così in fretta."

I loro sguardi si incrociarono per un lungo momento imbarazzante. Hugo non aveva ascoltato il loro scambio di battute; si era girato a guardare alcuni clienti che avevano urlato davanti al televisore quando la palla era entrata in rete, e che poi avevano continuato a festeggiare gioiosamente.

"Ti mischi tra i Babbani! Ah! Pagherei per sentirti ripetere quella frase davanti ai Nott!" Scherzò Hugo, ridendo brillo.

"Sei infelice a causa loro? Per i brutti ricordi?" Chiese nuovamente Rose a Trevor.

Sembrò che il giovane dai capelli neri avesse apprezzato il suo interesse, e che ne fosse rimasto colpito. Rispose, fissandola negli occhi: "Non me ne frega niente dei miei genitori."

"Allora cosa?"

Rose non sapeva bene perché fosse così curiosa. Era come se cercasse la risposta a una domanda che aveva paura di porre. L'Auror, però, non sembrava disposto a rivelare altro su se stesso. Sorrise in modo imbarazzato e sollevò il suo bicchiere di birra, come per brindare: "Siamo qui per rilassarci, giusto?"

Bevve un sorso. Hugo scrutò il suo amico e sua sorella come se sospettasse qualcosa. Qualunque fosse il suo sospetto, non sembrava dispiaciuto. Rose decise di cambiare argomento e chiese al fratello di raccontarle qualcosa del suo ultimo viaggio.

Hugo, ormai un nomade incallito, le raccontò del villaggio in cui era stato ospitato, del suo alloggio sulla spiaggia e di una bevanda dal nome complicato che lo aveva fatto stare a letto per due giorni consecutivi. Ma il fulcro del suo discorso erano le tribù magiche che aveva incontrato.

"Hai presente lo stereotipo dell'indigeno saggio, che vive a stretto contatto con la natura, tendenzialmente innocuo e pacifico? Scordatela! Ho conosciuto maghi che praticano la peggiore Magia Oscura che abbia mai visto! La adorano! Potrebbero Maledirti con uno schiocco di dita e lo farebbero sembrare facile come pronunciare un Wingardium Leviosa." Esclamò. "Sai cosa mi ha sorpreso di più? Che a loro giudizio, persino degli idioti come Albus e Lily avrebbero ragione. I Figli di Salazar pensano che la vera Magia sia la Magia Oscura, ed è ciò che credono anche le tribù. L'unica differenza è che gli indigeni non la usano per uccidere le persone, almeno che io sappia." Infilò altre patatine in bocca, ma erano troppe e mentre masticava si sbriciolarono sul tavolo.

Rose aveva pensato che accettare l'invito di Trevor l'avrebbe aiutata a sentirsi meglio, ma non era così. Il rumore del pub la disturbava, l'idromele babbano che aveva ordinato aveva un sapore diverso da quello magico, e non le piaceva affatto. Persino tra i Babbani doveva sentir parlare di Magia Oscura e dei Figli di Salazar. Era così arrabbiata che sentiva sul punto di esplodere.

"Raccontale di quando hai nuotato con le sirene..." Propose Trevor, cercando di cambiare argomento. Almeno lui, aveva capito.

Hugo iniziò il suo allegro racconto, senza accorgersi che Rose aveva cominciato a sudare freddo; i timpani le facevano male, le bruciavano gli occhi, e la gradazione alcolica del suo drink aggravava ogni sintomo.

"È stato incredibile." Commentò Hugo al termine del racconto. "Le sirene tropicali sono semplicemente meravigliose. Ne ho vista una lottare contro uno squalo! Mica sono come i Figli di Salazar, quei dannati codardi che si nascondono da anni per paura di finire ad Azkaban. Se anch'io praticassi le Arti Oscure, mi vergognerei di loro!"

Rose rabbrividì. Avrebbe voluto colpire suo fratello con un calcio sugli stinchi. Se Lily fosse riapparsa, suo figlio ne avrebbe pagato le conseguenze. Non poteva sopportare di ascoltare altro, la tristezza aveva preso il sopravvento. Senza sapere come giustificarsi, questa volta la strega abbandonò il bicchiere sul tavolo e semplicemente si alzò.

"Scusate."

Indossò il suo cappotto prima di uscire dal locale. Una volta all'esterno, l'aria fredda la investì, pizzicando la pelle sensibile del suo viso. Era caduta la notte, la strada era affollata e il marciapiede era gremito di passanti. Rose si allontanò rapidamente dalle luci dei lampioni e fece finta di interessarsi alla vetrina del negozio accanto, cercando un punto buio in cui nessuno potesse vederla piangere.

A un tratto, una mano grande e delicata la toccò sulla parte alta della schiena, facendola rabbrividire. Sapeva già chi fosse, e in qualche modo era contenta che lui l'avesse raggiunta. Non voleva stare da sola in quel momento. Fin da piccola le era stato insegnato a non chiudersi in se stessa nei momenti di infelicità, avendo sempre accanto i suoi genitori e i suoi nonni; ora che era cresciuta, aveva Trevor. Pur non volendo essere toccata da lui, quel suo gesto le aveva donato conforto.

"Smettila di essere così buono con me." Gli disse, voltando leggermente il viso. "La tua gentilezza mi mette a disagio."

Trevor ritirò la mano, e le girò intorno fino a trovarsi di fronte a lei. C'era qualcosa di risoluto nel suo sguardo che la impaurì.

"È per questo che scappi da me ogni volta che mi incontri? Perché sono gentile? Conoscendo la tua famiglia, sono sicuro che ti abbiano insegnato a scappare da chi non lo è, piuttosto. Forse lo hai dimenticato, crescendo."

Nonostante il tono duro, era evidente che l'Auror non intendesse ferirla. Rose poteva percepire l'intenzione di Trevor di farla riflettere, e non le piaceva affatto. Asciugò le lacrime e rispose:

"Cosa stai insinuando?"

"Non insinuo niente, sai trarre le tue conclusioni da sola. Lasciami solo dire che non sono più gentile con te di quanto non lo sia con il resto della tua famiglia. Non capisco di cosa hai paura."

"Invece lo sai benissimo." Ribatté Rose, e sentì la forza della disperazione scorrere nel suo petto. Trevor aveva sempre avuto un debole per lei. Per anni era riuscito a nasconderlo dietro a un più accettabile sentimento di gratitudine, ma non era passato inosservato.

La stessa foga stava crescendo anche nel ragazzo, come se iniziasse a sentirsi messo alle strette. Fece un passo in avanti, e Rose ebbe voglia di indietreggiare, ma a quel punto l'Auror si era già avvicinato abbastanza da bisbigliarle qualcosa all'orecchio:

"No, io non lo so! Credi davvero che distruggerei quanto ho costruito in questi anni solo per disturbare una strega sposata? O forse hai paura di come reagiresti tu, se lo facessi?"

Rose sgranò gli occhi dall'indignazione: "Io non ti ho mai voluto in quel modo." Ribatté. "Sei un mio amico, non ho mai pensato a te diversamente."

"Lo so! Ed è per questo che sono qui. È per questo che sono gentile con te, che ti cerco ogni volta che stai male. È il mio compito. Un amico è tutto ciò che sono e che sarò per te. Lasciamelo fare."

Rose si sentì improvvisamente una sciocca per averlo temuto. Trevor era immobile di fronte a lei, emanando calma e sicurezza, che era esattamente ciò che le serviva. Questo bastò perchè la parte più fragile di lei cedesse e lei decidesse di fidarsi.

Afferrando le spalle di Trevor - che si rivelarono massicce proprio come lei aveva immaginato - Rose appoggiò la guancia nell'incavo del collo del ragazzo e rilassò i muscoli. La stoffa imbottita della sua giacca assorbì le lacrime che avevano ripreso a scorrere.

Trevor sembrava incerto su come comportarsi. Le sue braccia si spostarono in modo confusionario lungo il suo corpo, sfiorandola occasionalmente, come se stesse cercando di capire dove e come poteva toccarla. Alla fine, si limitò a carezzare leggermente le sue spalle, replicando il gesto di Rose.

In passato, si erano già abbracciati alcune volte, di solito in occasione di eventi importanti, ma questa volta era diverso. Era molto più intimo e rassicurante, sebbene si toccassero a malapena. Lei non si oppose quando, poco dopo, l'amico la portò poco distante, in un punto del marciapiede in cui il muro faceva ad angolo. Non era il migliore degli anfratti. Era buio, e per terra c'erano alcune sigarette ancora accese. Ma almeno non davano nell'occhio.

"Parlami." Disse Trevor. Era stato gentile, malgrado il suo insolito tono autoritario. "Sono qui per te."

"Sapere che tu ci sei è già un motivo sufficiente per stare meglio." Mormorò Rose, volendo dimostrargli gratitudine, davanti al muro sporco. Aveva smesso di piangere, ma giocava nervosamente con le dita. "È solo un periodo in cui va tutto male. Draco, lui... Se ti è sembrato nervoso il primo settembre, dovresti vederlo adesso. Non è più il mago di prima, si sta trasformando in qualcosa che non ho mai visto. Non so come finirà tra noi, ed è un dubbio che mi tormenta fino a stare male." Gemette Rose. "A volte desidero soltanto tornare a Hogwarts e ricominciare da capo."

Sembrava una verità pericolosa da ammettere e sperò che Trevor non facesse domande. La strega non sapeva cos'avrebbe fatto, una volta tornata indietro. Se avesse comunque cercato Draco, o se avesse rinunciato a lui.

"Anche io desidero spesso tornare indietro." Le rispose il suo amico, rimanendo a un passo da lei, con le mani nelle tasche e cercando in qualche modo di sembrare a suo agio. "Cambierei molte cose, ora che sono più consapevole. Verrei sicuramente a cercarti. Saremmo amici anche lì." Aggiunse in fretta.

Rose sorrise forzatamente, perché aveva intuito che Trevor non pensava affatto all'amicizia. "Ricordati di mettermi in guardia da Scorpius, se riesci a tornare indietro." Scherzò per alleggerire la tensione.

Ma proprio in quel momento, lei cadde inevitabilmente nei suoi pensieri, riflettendo sul passato e su tutte le incredibili circostanze che l'avevano portata a innamorarsi di un mago adulto, nientemeno che Draco Malfoy. Sembrava che i loro figli fossero nati solo grazie a un assurdo scherzo del destino.

"Lo ami ancora tanto." Commentò Trevor, con un tono che non lasciava spazio a interpretazioni: aveva il cuore spezzato.

"Lo amo sempre." Ammise Rose. "Questa è la mia condanna. Non c'è amore senza sofferenza."

"Lo so."

Il corpo di Trevor si irrigidì, ma quando si rese conto che non poteva più ritrattare quelle parole, cercò di distrarsi osservando i passanti come se non avesse detto nulla di serio.

Rose però non poteva più fingere di non aver sentito. "Perché sei infelice, Trevor?" Gli domandò, con insistenza. Ammettilo, pensò, ammetti che mi vuoi!

Trevor, con le mani ancora infilate nelle tasche dei jeans, manteneva uno sguardo fisso sulla strada e sulle luci che si stendevano davanti a loro. Il suo viso si era incupito ancora una volta, mostrando una rabbia trattenuta.

"Lo hai appena detto tu." Mormorò, come fosse un rimprovero. "Per favore, non farmelo ripetere."

Rose, la voce carica di preoccupazione, sussurrò: "Non ti ho mai visto così."

Gli occhi severi di Trevor tornarono su di lei per giudicarla: "Come dovrei sentirmi? Mi costringi ad affrontare un argomento che volevo evitare per il bene di entrambi."

In quel momento, la frustrazione dentro Rose crebbe come un'ondata incontenibile: "Io mi sono aperta con te, poco fa, ma tu non l'hai fatto. Dobbiamo rompere questo muro di silenzio che ci sta separando. Se ne parliamo, non ci saranno più incomprensioni e tu ti sentirai meglio." Insistette con determinazione, lottando per far emergere ciò che era rimasto in sospeso tra di loro.

Trevor esitò per un momento, chiaramente in lotta con le sue emozioni. Alla fine, riluttante, si sfogò: "Sai che non è così semplice per me. Non voglio rovinare la nostra amicizia."

"Non accadrà!" Rose ribatté con fermezza. "Siamo amici da tanto tempo, posso gestirlo. Anche se amo Draco, ho bisogno di te. Ora più che mai."

Trevor la guardò negli occhi con una mescolanza oscura di emozioni. "Tu puoi gestirlo, ma io? Rose, non hai idea di quanto tu sia importante per me. Da quando avevo sedici anni, i miei sentimenti per te non sono mai cambiati. Li ho tenuti a bada, nascosti, segregati, perché avevo paura. Temevo di perdere te, ma anche di perdere me stesso. Se cedessi alle passioni, non sarei più l'amico buono e riservato che credevo di essere. Ecco perché sono infelice. Io ti amo, e ammetterlo mi rende colpevole."

Le parole di Trevor colpirono Rose come un fulmine. Era straziante ascoltarlo ammettere il suo amore, sapendo che non ci fosse rimedio per lenire il suo dolore. Non c'era mai stato.

"Tu non hai colpe, Trevor." Lo confortò la giovane donna con convinzione. "Sei il migliore Auror che il Ministero abbia mai avuto, tu sei un eroe! Avrai sempre il mio rispetto."

L'Auror esplose in una risata amara: "Che grande eroe che sono! Il Wizengamot può anche avermi assolto, ma nelle mie vene scorre ancora la magia che mi rende a tutti gli effetti un componente dei Figli di Salazar. Vengo dall'oscurità, ed è lì che ogni tanto continuo a tornare. Vive dentro di me. Mi tormenta. E spesso porta il tuo nome."

Rose rimase senza fiato. Aveva insistito per sapere la verità, era ora scopriva che fosse più intensa di quanto avesse creduto. "Oh, Trevor. Mi dispiace così tanto." Esclamò rammaricata. "Non ne avevo idea."

L'Auror aveva finalmente dato voce ai tormenti che covava nel suo cuore, che adesso erano liberi di esprimersi:

"Non sai che tormento è stato, osservarti mentre andavi avanti con la tua vita e crescevi i figli avuti da un mago che non sono io... Lui è arrivato prima di me, è vero, ma dov'è stato in tutti questi anni? C'ero io con te alla Tana, durante le feste. Abbiamo più foto di famiglia insieme, di quante tu ne abbia con lui. Io piaccio ai tuoi genitori. Ho sempre pensato, ma non l'ho mai ammesso neanche a me stesso, che io sarei stato un partito migliore per te. E ora sta accadendo quello che temevo." Aggiunse osservandola. "La mia verità ti ha sconvolta. Non sai cosa fare. E io sento che farei qualunque cosa per convincerti che ho ragione. Desidero tanto baciarti..."

Così Trevor si fece avanti, fissò con intensità gli occhi confusi di Rose e prese delicatamente il suo viso tra le mani. Si avvicinò a lei con una lentezza dolorosa, come se temesse di danneggiare l'incantesimo più dolce che avesse mai vissuto.

Le loro labbra si avvicinarono con un'attrazione irresistibile. Quando quelle di Trevor sfiorarono le sue, Rose le sentì bruciare come un fuoco oscuro. Era stato solo un contatto leggero, della durata di un attimo, ma sufficiente a farle capire che non voleva permettere che questo accadesse. Con un balzo improvviso, la strega si allontanò da lui, e il contatto tra le loro labbra si ruppe bruscamente. La sua schiena sbatté contro il muro sporco del palazzo, e la sua espressione era una miscela di sorpresa e confusione. Nonostante il rifiuto, Trevor non si diede per vinto.

Nel buio della notte, le sue braccia si avvicinarono a lei e la circondarono, intrappolandola contro il muro. Una forza inarrestabile lo dominava, una passione soppressa per troppo tempo e finalmente libera di manifestarsi. Rose rimase immobile, osservando incredula il giovane chiudere gli occhi e stringere i denti, nello sforzo di imporsi il controllo. Le braccia di Trevor, forti e tese, la tenevano prigioniera, ma il suo corpo non aderiva al suo. Entrambi sapevano che nessuno dei due poteva sopportato.

Rose aveva smesso di pensare. Era completamente concentrata su ogni singolo movimento di Trevor, sulle sue espressioni, illuminate dalle luci della strada, nella speranza di vederlo rinsavire. Tuttavia, lui continuò a stringerla con forza tra le sue braccia, i loro volti pericolosamente vicini; la strega rimase immobile, nel timore che un gesto improvviso potesse condurla nuovamente a quelle labbra proibite.

Con la voce spezzata dall'angoscia, Trevor tremò mentre confessava: "Draco non sa quanto è fortunato ad averti. Ogni cosa che fai è per lui, perché sia felice. Ti disperi, perché non vuoi che soffra. Ti tormenti, perché temi di perderlo. Ed è ancora per lui che metti da parte la tua felicità. Io avrei potuto renderti felice, Rose. Molto felice."

Rose percepì la propria mente elencare i motivi per cui sarebbe stato più facile, più sensato e più sicuro scegliere Trevor. Aveva fascino, era un ragazzo onesto, e i suoi genitori lo avrebbero amato; persino Hugo avrebbe fatto i salti di gioia se avesse avuto il suo migliore amico come cognato. Con lui, la vita sarebbe stata più semplice, senza i misteri e le insicurezze che Draco spesso portava con sé.

Eppure, Rose continuava a sentire la forza travolgente del suo amore per il marito. Anche trovandosi così vicina a quelle labbra morbide, calde e vogliose di un suo bacio, sentiva scorrere quell'amore profondo e complicato, costruito su anni di sfide. Nonostante tutte le difficoltà, Draco era l'amore della sua vita; non poteva tradirlo, anche se non si era mai sentita tanto attratta da Trevor, dal modo disperato con cui le parlava, dal suo respiro affannoso, dal suo petto forte che teneva volutamente a distanza. Con Trevor sarebbe stata felice ma, per quanto fosse dolorosamente vero, il suo cuore apparteneva a Draco, e non c'era via d'uscita.

"Renderai felice una ragazza che ti merita molto più di me." Gli disse, e i suoi occhi si inumidirono sapendo che anche quelli del ragazzo lo erano. "Mi dispiace tanto, Trevor."

Senza dire una parola, senza nemmeno riuscire a guardare Rose negli occhi, l'Auror si allontanò lentamente da lei. Il suo passo era pesante, come se il peso del rifiuto gli si fosse ancorato addosso. Era un momento doloroso per entrambi, ma Trevor sembrava stravolto. La conseguenza del suo gesto impulsivo lo aveva colpito con una forza brutale.

"Non so cosa mi è preso, Rose, sono mortificato. Scusami tanto." Si giustificò, e si arruffò i capelli con entrambe le mani, con tanta forza da rischiare di strapparli. "Amo il tuo senso di lealtà. L'unico motivo per cui ho cercato di spingerti a infrangerlo è perché ti amo troppo, da troppo tempo."

Finalmente libera dalle braccia e dal corpo del ragazzo, Rose si allontanò dal muro e si guardò intorno. Nessuno stava badando a loro. I Babbani di Londra erano tutti distratti dalle loro faccende. Tornò a respirare, seppure a fatica, sapendo che il peggio era passato. Ciò che era accaduto con Trevor era stato sconvolgente, e così improvviso che lei non lo aveva ancora del tutto compreso.

"Dimentichiamo ogni cosa." Gli disse, sulla spinta di un impulso confuso. Ora che ci siamo chiariti, possiamo ripartire da zero. Non è successo nulla."

Trevor si morse un labbro. Rose ne comprese la ragione e la consapevolezza scatenò in lei un gelido terrore: stava rivivendo il momento del loro fugace contatto, qualcosa che avrebbe sempre ricordato come un vero bacio.

"Lo sai, la vita di un Auror può essere molto noiosa. Hai poco tempo libero da dedicare a te stesso, e spesso ti senti come se non avessi altro che il lavoro. Sarà per questo che sono stato lasciato da ogni ragazza che ho avuto. A loro non piaceva stare al secondo posto. Ma può anche darsi che erano loro a non piacermi abbastanza." Il mago fece una lunga pausa. Appariva rassegnato. "Quel che voglio dirti, è che non dimenticherò facilmente il nulla che c'è appena stato tra di noi. Non potrei neanche se volessi."

E improvvisamente, tutto divenne chiaro. Affrontare Trevor era stato un errore irreparabile.

"Se la metti così, allora sarà meglio non vederci più." Disse Rose, sapendo di non avere altra scelta. Si sentiva come se ogni parte del suo corpo stesse andando in pezzi.

Il silenzio fu straziante, così come il senso di vuoto in cui si sentì precipitare ora che doveva accettare che il suo caro amico era perso per sempre.

"Sono d'accordo."

Trevor si era allontanato di alcuni passi e guardava sofferente verso la strada. Era come se non ci fosse nient'altro da dire. Ma c'era ancora qualcosa che a Rose importava:

"Ti chiedo soltanto un favore." Gli disse, una nota di supplica nella voce. "Qualunque cosa accada, non dire a nessuno che tra noi c'è stato qualcosa. Perché non c'è stato! Non so cosa accadrebbe se Draco sospettasse che la sua gelosia era vera."

L'Auror annuì con un'espressione determinata e comprensiva. "Non condividerò mai il mio ricordo con nessuno. Buona fortuna con tuo marito." E con quelle parole, mise dolorosamente fine alla loro amicizia.

Dato che non si erano ancora dimenticati di Hugo, Trevor e Rose ritornarono al pub. Si erano chiusi nel loro reciproco silenzio, ma sembrava che entrambi condividessero il desiderio di terminare quell'orrenda serata - forse l'ultima insieme - pacificamente.

Tuttavia, la loro prolungata assenza aveva ormai insospettito il ragazzo dai capelli rossi. Al termine della serata, quando Trevor li salutò dicendo di dover tornare a lavoro, Hugo decise di indagare.

"Vi siete baciati?" Le domandò, mentre tirava fuori delle banconote babbane e le lasciava sul tavolo, accanto allo scontrino. Durante la serata, aveva osservato attentamente i loro volti tesi, intrisi di tristezza, e aveva notato la tensione che aleggiava tra di loro.

"Sì." Ammise la giovane strega con un sospiro. La realtà sembrava ancora sfuggirle, troppo complessa per essere vera. "Qualcosa del genere."

Hugo alzò gli occhi al cielo, evidentemente contrariato.

"Maledizione, hai rovinato tutto! Sono anni che lo aiuto a dimenticarti; gli ho presentato un sacco di ragazze e ho dovuto pure convincerlo a uscire con loro. Stava voltando pagina, l'aveva quasi superata! Ora dovrò ricominciare da capo! Grazie tante, sorella!" Rose si sentì ancora più in colpa, se possibile. Tuttavia, Hugo continuò con un tono ben diverso: "Comunque, se hai cambiato idea sul tuo matrimonio, per me va bene."

Rose non aveva voglia di discutere. Anche se non sopportava la costante ostilità che la sua famiglia dimostrava nei confronti di Draco, Hugo era ancora la persona migliore con cui terminare una giornata davvero orribile. Lui almeno era divertente. E non si sarebbe lasciato abbattere da niente al mondo.

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