4- Alchimia
In questo capitolo troverete un po' di "filosofia". Da come avete intuito dal titolo, parleremo infatti di Alchimia. Non sono un'esperta in materia, ma vedrete anche voi che non si tratta affatto di chimica, bensì di qualcosa di molto più affine alla filosofia.
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Borgin & Burke, il negozio iconico di Knockturn Alley noto per la sua compravendita di artefatti oscuri, da sempre rappresentava un posto sicuro per maghi come il vecchio Lucius Malfoy, il quale era solito ricorrere ai suoi servizi quando aveva necessità di liberarsi rapidamente di oggetti problematici, prima di un controllo da parte del Ministero. Malgrado il tempo, il negozio aveva mantenuto sia il suo nome che la sua facciata decadente, con insegne sbiadite e tende scure che sembravano inghiottire la luce. La porta di legno gracchiava ancora in modo sinistro all'apertura. Soltanto i giorni dei vecchi proprietari erano finiti, sostituiti da nuovi antiquari più interessati ai libri oscuri che, seppur proibiti, non erano illegali.
La luce del sole che non riusciva a penetrare tra gli edifici di Knockturn Alley, gettava un velo di penombra costante sull'ambiente. Quel luogo rappresentava per Draco non solo un serbatoio di ricordi dolorosi, la tomba del suo primo figlio, ma anche un anello che lo legava indissolubilmente alla sua infanzia. Qui, tra le ombre familiari, si respirava l'odore della magia proibita, di quel senso di superiorità magica che era ancora così vivo all'epoca in cui suo padre lo portava laggiù, quando ogni cosa era oscura meraviglia. Lo era ancora nel periodo in cui frequentava Hogwarts, poi col tempo era andato spegnendosi. Quella mentalità non lo aveva portato a nulla di buono, eppure in qualche modo ne sentiva la mancanza. Erano i ricordi a caricare il suo cuore di energia malinconica. Così, Draco si concesse di trascorrere più tempo nel negozio e lungo la sinistra Knockturn Alley, riflettendo non soltanto su pensieri spiacevoli, ma anche sulle radici che lì affondavano, legate a un passato che ancora faceva parte di lui.
Quando aveva ormai raggiunto l'imbocco con la più vivace e chiassosa Diagon Alley, scorse un mago che gli era ben noto. Il riconoscimento fu reciproco, e entrambi rallentarono il passo:
"Draco."
"Blaise."
La pelle di Blaise Zabini, di un nero intenso, portava con sé la stessa età e la stessa quantità di rughe che Draco aveva imparato a vedere riflesse in se stesso. Questo confronto forzato con la propria immagine lo irritò profondamente, ma riuscì a nasconderlo.
"È da un po' che non ti si vede da queste parti. Tutto bene con la tua nuova mogliettina?" Commentò Blaise.
Draco lo conosceva abbastanza da sapere che non ci fosse un briciolo di sarcasmo nelle sue parole. Questo lo aiutò a non perdere il controllo, ma decise comunque di ignorare la domanda:
"Era da parecchio che i Malfoy non si preoccupavano di ampliare la biblioteca di famiglia. Sono stato da Burgin & Burke, hanno una buona selezione di vecchi libri di Alchimia." Spiegò cauto. Gli mostrò i tre volumi che nascondeva sotto al mantello. Gli occhi di Blaise si strinsero, sospettosi:
"Così ora ti interessi di Alchimia?"
Draco esitò: "È una materia rispettabile. Te l'ho sempre detto che avrebbero dovuto insegnarla a Hogwarts, così come fanno ancora oggi a Durmstrang."
"Già, me lo ricordo bene." Blaise annuì, continuando a scrutarlo attentamente. "Beh, buona fortuna con i tuoi studi. Io, invece, ho... alcuni affari di cui occuparmi."
Draco ricordava bene il tipo di "affari" cui si dedicava Blaise. Da quando aveva lasciato Hogwarts, aveva sempre navigato sul filo dell'illegalità. Era stato più volte arrestato, ed riuscito a evitare Azkaban soltanto pagando cauzioni salate.
"Buona fortuna anche a te," rispose, ma non voleva che la conversazione terminasse così rapidamente. Parlare con Blaise aveva riportato in superficie qualcosa che credeva di aver sepolto. "Questo è un periodo ottimo per i tuoi affari. Gli Auror sono tutti impegnati a dare la caccia a dei vampiri idioti; sembra che Potter ne sia ossessionato. Datti da fare finché puoi."
Era come se il Draco che aveva sempre conosciuto stesse tornando alla ribalta, e tutto ciò che provava era una crescente voglia di aiutare i suoi simili, di schierarsi dalla loro parte, sfruttando allo scopo anche le informazioni che sua moglie aveva condiviso in segreto. Desiderava di poter nutrire ancora un profondo odio verso Potter e i suoi amici e fantasticare su come far loro pagare il semplice fatto di esistere.
Blaise ne rimase colpito. "Suona interessante. Ho già sfiorato Azkaban una volta quest'anno, non posso permettermi di caderci di nuovo." Rifletté un attimo, poi aggiunse: "Hai avuto notizie di Theo?"
Draco scosse la testa con fastidio. Parlare di Theo gli faceva ricordare le molte ragioni per cui, a causa di quel padre negligente, Trevor era entrato nella vita dei Potter e, sempre di più, in quella di Rose.
"No, niente da più di dieci anni," rispose. "In compenso, suo figlio ha da poco scortato il mio al Binario 9 e 3/4. Si dà sempre un gran da fare, quello lì."
"Sì, l'ho conosciuto anch'io," commentò Blaise con voce profonda, ancora perso nei suoi pensieri. Finalmente, distolse lo sguardo da Draco per concentrarsi sul fondo di Knockturn Alley. Non c'era più tempo, doveva andare. "Grazie per il consiglio sugli Auror. Se mai dovessi aver bisogno, cercami. So come ricambiare un favore."
Dopo aver lasciato Knockturn Alley, Draco si diresse verso il cimitero di famiglia. Non voleva tornare a casa; sapeva che lui e Rose avrebbero litigato, e temeva di non riuscire a evitare di trattarla male. Quel momento di tranquillità era ciò di cui aveva bisogno per trovare le risposte che tanto cercava. L'ingresso del cimitero era delimitato da due maestose colonne di marmo, adornate di edera rampicante, che si fondeva gradualmente con i colori caldi del tramonto. Con un cigolio, le pesanti porte di ferro si schiusero, permettendo a Draco di entrare.
Le lapidi monumentali svettavano contro il cielo grigio, mentre le sculture raffiguranti angeli, draghi e serpenti sembravano quasi prendere vita sotto la luce del sole che scendeva all'orizzonte. Draco si avvicinò alla tomba di uno dei suoi antenati, un'imponente struttura di marmo adornata da un dettagliato bassorilievo che narrava la storia della famiglia Malfoy. Sebbene la pietra fosse fredda al tatto, trasmetteva un senso di stabilità.
Accanto alla tomba, un'antica quercia proiettava sul terreno la sua ombra rassicurante, e Draco sedette laggiù con la schiena appoggiata alla lapide maestosa. Estrasse con cura un libro di alchimia da sotto il mantello e lo aprì, cercando rifugio tra le pagine scritte da maghi esperti che non lo avrebbero giudicato.
Il silenzio del cimitero era rotto solo dal sussurro del vento tra le foglie degli alberi. Draco lesse il titolo dalla spessa copertina di cuoio: Alchimia Arcana. Non conosceva con precisione l'epoca a cui appartenesse il libro, poiché il commesso era stato evasivo e poco incline a rispondere alle sue domande. Tuttavia, dal linguaggio utilizzato nelle pagine, dedusse che il libro avesse circa centocinquant'anni. Questa constatazione gli diede un senso di conforto. Il fatto che fosse relativamente recente significava che gli ingredienti sarebbero stati di più facile reperibilità, e che le magie alchemiche descritte all'interno fossero sicuramente attuabili.
I libri più antichi sull'alchimia, quelli di cui Draco disponeva, sembravano avvolgere quella preziosa conoscenza in un velo di confusione, spesso narrando storie incredibili. In passato, si era imbattuto persino nella formula per la creazione della pietra filosofale, ma aveva rispedito il libro agli scaffali. Quella pietra era semplicemente frustrante. Non solo era estremamente complicato replicarla, ma c'era anche la noia di vivere per secoli alla stregua di Nicolas Flamel e sua moglie, degli eterni anziani, che potevano gustare la vita ma non i frutti della giovinezza. Lavorare a quella pietra sarebbe stato solo uno spreco di tempo per Draco, nient'altro che un modo per condannarsi da solo a un'infelicità ancora più lunga.
Tra gli studi che lo intrigavano maggiormente, e che finora erano sfuggiti alla sua comprensione, c'era quello che riguardava l'Elisir dell'Eterna Giovinezza, noto in alcuni volumi semplicemente come Elisir di Lunga Vita. A differenza della Pietra Filosofale, esso prometteva non soltanto la vita eterna, ma anche un ritorno alla propria gioventù. Draco era terribilmente ansioso di approfondire l'argomento, e quando finalmente ne scorse il riferimento nel libro che aveva appena comprato, l'emozione lo pervase.
Il capitolo si apriva con una digressione storica sul significato dell'Elisir per alcune culture. Un posto speciale tra i maggiori esponenti della materia era riservato a Paracelso, un mago particolarmente abile di età rinascimentale che si era occupato di alchimia e medicina. A proposito dell'Elisir, egli aveva scritto:
La creazione dell'Elisir di Lunga Vita è un processo estremamente complesso che richiede anni di studio, dedizione e padronanza delle arti alchemiche. Gli ingredienti necessari vanno ben oltre la semplice raccolta di erbe e sostanze; essi comprendono elementi astrali e spirituali che devono essere armonizzati attraverso formule e cerimonie arcane. Gli alchimisti impegnati in questa ricerca devono padroneggiare la trasmutazione, la purificazione e l'equilibrio tra gli opposti, cercando l'armonia tra i quattro elementi e la fusione dell'anima e della mente. L'Elisir di Lunga Vita promette non solo un prolungamento indefinito della vita fisica ma anche un'illuminazione spirituale, un'immortalità che va oltre il tempo e lo spazio.
Il cuore di Draco batteva tumultuoso nel suo petto. La descrizione dell'Elisir stava solleticando ognuna delle sue brame più antiche e profonde. Con ansia e trepidazione, si immerse ancor più nella lettura.
Nel vasto e intricato percorso dell'alchimia, l'equilibrio tra gli opposti è la chiave per accedere ai segreti che vanno ben oltre la mera comprensione umana. E in questa ricerca incessante, la figura della propria moglie è il tassello fondamentale che si staglia nel mosaico dell'arte alchemica.
Nell'antica scienza della trasmutazione, si riconosce che la dualità è il principio fondamentale della creazione stessa. Gli opposti sono complementari. Così, l'alchimista che persegue l'equilibrio tra questi opposti deve comprendere che ciò è impossibile senza la presenza di una moglie al suo fianco. Essa è il riflesso, l'opposta ma complementare polarità che insieme forma un'integrazione armonica di forze: il sole e la luna, il maschile e il femminile, il chiaro e l'oscuro.
La donna è un catalizzatore di energia legata all'aspetto lunare, portatrice di intuizione e mistero. Mentre l'alchimista, con la sua energia solare, rappresenta la razionalità, la forza e l'azione. L'equilibrio tra questi due poli non è soltanto una ricerca di immortalità fisica, ma anche di illuminazione spirituale. In questa unione di opposti, l'alchimista e la sua compagna si avvicinano al segreto dell'eternità, al dono di una vita in cui la dualità si scioglie, portando ad una completa realizzazione dell'anima. Tuttavia, questa ricerca richiede dedizione, comprensione e rispetto reciproco.
L'entusiasmo di Draco cominciò a scemare rapidamente. Ciò che principalmente aveva capito della lettura, era che gli antichi maghi rinascimentali davano per scontato che i lettori delle loro opere sarebbero stati esclusivamente uomini. Ma l'aspetto cruciale, e questo lo preoccupava sinceramente, era il ruolo che Rose doveva avere in questo progetto, e che sarebbe stato fondamentale. Per creare l'Elisir di Lunga Vita, aveva bisogno di lei. Dovevano collaborare, andare d'accordo. Nonostante l'Alchimia non fosse equiparabile alla Magia Oscura, Draco intuiva che la reazione di Rose non sarebbe stata tanto diversa, e questo gli procurava una profonda apprensione. Avrebbe preferito tentare l'impresa da solo e, in un secondo momento, presentare a sua moglie il fatto compiuto. L'idea di rimanere eternamente giovani insieme, senza dover mai affrontare la morte, era un'opportunità quasi inimmaginabile. Chi, in fondo, potrebbe mai declinare un'offerta del genere, qualora fosse autentica?
La sera si era ormai calata sul cimitero dei Malfoy, e Draco si sentiva stanco, esausto. La delusione gli aveva sottratto ogni fonte di energia, e la speranza di portare a termine il suo ambizioso progetto stava svanendo. Quando alla fine fece ritorno a casa, dopo una lunga e meditabonda passeggiata sotto il manto blu che iniziava a tingersi di stelle, si trovò ancora indeciso su come affrontare Rose. Con un colpo di bacchetta, dislocò i suoi nuovi libri in biblioteca, per evitare che lei li vedesse.
Varcando la soglia di casa, fu accolto dalla piacevole calura prodotta dalle numerose candele accese e dall'odore familiare del legno antico. Chiuse la porta dietro di sé e si diresse verso la scala, ma fu la vista di sua figlia Cissy a sorprenderlo. La piccola era seduta tra i gradini, i suoi biondi riccioli legati in una coda alta che rifletteva il colore rossastro delle candele. Sopra di lei, i suoi piccoli draghi colorati danzavano nell'aria, formando delle complesse spirali con la loro traiettoria. Avvicinandosi, Draco notò che la bambina era scalza, e quella piccola trasgressione lo infastidì.
"Perché hai tolto le scarpe? Sai che non mi piace che ti comporti da maleducata. Come Malfoy, è importante che tu mantenga un comportamento rispettabile. Perché diavolo tua madre continua a darti il permesso di farlo, come se fossimo alla Tana..." La rimproverò, ma solo allora si rese conto che qualcosa non andava. Cissy non si era alzata a tutta velocità per abbracciarlo, come faceva di solito quando non lo vedeva per un po' di tempo. Le sue parole la fecero rabbuiare, e si mise a giocare nervosamente con le unghie.
Draco si sentì preoccupato. "Cosa è successo?" chiese con un tono più gentile.
La bambina alzò uno sguardo offeso verso il padre. "I nonni sono stati qui." Disse con una nota di ansia nella voce. Draco si rilassò leggermente. I genitori di Rose si presentavano raramente al Manor, perché loro detestavano la sua casa e a lui dava fastidio ospitarli. Forse Cissy aveva paura che suo padre si arrabbiasse.
"Va bene, non preoccuparti." Mormorò, sicuro che sarebbe riuscito a tranquillizzarla. "Sai che è successo altre volte, e non li ho mai cacciati."
"Anche loro si sono lamentati con la mamma." Continuò Cissy, tristemente, come se non lo avesse ascoltato. "Nonna Narcissa ha detto che io e Lucius siamo stati cresciuti come Weasley, e non l'ha detto per farci un complimento. Perché sono così cattivi?"
Draco ebbe un brivido. Adesso tutto aveva senso. I suoi genitori erano stati lì. Era incredibile. Dieci anni prima, si erano offesi talmente tanto per la sua decisione di sposare Rose, che avevano giurato di non tornare mai più. Avevano incontrato i loro nipoti soltanto tre volte da allora, e solo perché Draco aveva concordato con loro dei brevi incontri a Diagon Alley.
Risalì le scale e andò a sedersi stancamente accanto a Cissy. Guardando nei suoi occhi tristi, si dimenticò all'istante di qualsiasi altra preoccupazione. L'abbracciò con dolcezza, e in quel momento di connessione realizzò non soltanto quanto amasse sua figlia, ma anche quanto di Rose vedesse in lei, e l'amò ancora di più per questo. Cissy era stata concepita quando i suoi muri erano crollati e lui si era finalmente concesso di essere felice: era più che una figlia; era stata voluta e rappresentava l'inizio di una nuova vita.
"Cammina pure scalza, se vuoi. Non è così importante." Mormorò sulla sua fronte, con una voce morbida e rassicurante. "Ai nonni non piacciono i cambiamenti. Nemmeno a me, in effetti. Ma non cambierei né te, né Lucius, né la mamma con nessun altro al mondo. Voi siete perfetti così come siete."
Dopo l'abbraccio confortevole di Draco, Cissy si sentì finalmente al sicuro. Un sorriso giocoso si dipinse sul suo volto mentre si avvicinava all'orecchio del padre: "Ti rivelo un segreto." Lui si avvicinò per ascoltarla meglio, incuriosito. La bambina continuò, con un sussurro carico di emozione: "Sono stata io a cacciare i nonni da casa. Gli ho mandato i miei draghi addosso, loro hanno avuto paura e sono scappati. Se lo meritavano, vero, papà?"
Gli occhi della bambina scintillavano di una gioia che Draco non poteva condividere. Anni dopo, covava ancora un certo rancore verso suo padre, ma non verso sua madre. Realizzare che nemmeno Narcissa avesse mai legato coi suoi figli, lo riempì di amarezza. C'era qualcosa di sbagliato in quella situazione, qualcosa che lo faceva sentire troppo vicino al modo di vivere dei Weasley, e questa consapevolezza lo portò a riflettere su quanto ci fosse di vero nelle accuse dei suoi genitori contro Rose. L'idea che potessero aver ragione lo turbò.
"Non farlo più." Draco la rimproverò di nuovo, ma stavolta cercò di non apparire eccessivamente severo. "Non puoi trattare male chi porta il tuo stesso cognome."
Cissy smise di sorridere e sembrò sorpresa dalle parole di suo padre. "Ma loro trattano male la mamma." Obiettò con determinazione, come se fosse incredibile che suo padre non lo capisse. "Tu non c'eri. Chi altro avrebbe potuto difenderla?"
Le parole di sua figlia lo colpirono come una freccia al cuore. Qualcosa nell'innocenza con cui aveva posto la domanda lo fece riflettere su come Rose si fosse sentita in quel momento. Forse era ancora arrabbiata con lui per non essere stato presente, per non averla difesa. Non era un buon punto di partenza se voleva coinvolgerla nel progetto dell'Elisir di Lunga Vita.
In effetti, Draco si era assentato dalla vita di sua moglie da molto più di un singolo pomeriggio. Aveva evitato Rose ogni volta che aveva potuto, isolandosi di giorno e trascorrendo la notte in un'altra camera da letto, il più lontano possibile da lei. Non voleva vederla, non voleva parlarle; l'amava così intensamente che aveva finito per odiarla. Perchè era giovane, stupenda, e irrimediabilmente Weasley.
"Sei tornato." Commentò una voce familiare alle sue spalle. Si voltò rapido per trovare Rose che lo fissava dall'alto delle scale, con le braccia incrociate. Gli occhi di sua moglie esprimevano esattamente la sofferenza che lui aveva immaginato di trovare.
Si alzò in piedi, sentendo il sangue ribollire nelle vene. Rose lo stava giudicando, lo stava fulminando col suo rancore. Non era più la ragazzina ingenua di una volta, non pendeva più dalle sue labbra, era diventata una donna imprevedibile.
"Sono tornato." Confermò Draco, nervoso. "Cissy, vai in camera tua."
La bambina, intimorita, guardò sua madre, che acconsentì con un cenno. Si alzò e iniziò a risalire le scale. L'assenza delle scarpe attutiva il rumore dei suoi passi, e Draco sospettava che ne avrebbe approfittato per origliare - in fondo, era anche figlia di Rose. Per garantirsi un po' di privacy, condusse sua moglie nel salotto più antico della casa e attivò un incantesimo per Insonorizzare l'ambiente dall'esterno.
C'erano molte cose che Draco avrebbe voluto dire, ma sembrava che sua moglie avesse qualcosa di più urgente da discutere. Istintivamente, si disposero a una certa distanza l'uno dall'altro, e Rose non fece un solo passo verso di lui quando chiese: "Di cosa hai parlato con tuo padre, recentemente? Forse di me?"
"Cosa intendi? Io non gli parlo mai di te." Rispose Draco.
Si rese conto troppo tardi che le sue parole erano state troppo dure, e che trasmettevano un messaggio che non intendeva. Sembravano raccontare una storia diversa, quella di un marito che si vergognava di sua moglie. Anche se voleva rimediare, non aveva voglia di scusarsi, trovava l'idea umiliante. La situazione era ormai fuori controllo, e si preoccupava solo di apparire forte di fronte alle accuse che sapeva sarebbero arrivate.
"Non prendermi in giro! Se non sei stato tu, allora vuol dire che dovremo mandare via ogni singolo elfo domestico di questa casa, perché c'è una spia!" Rose urlò, frustrata. Fece una pausa per riprendere fiato e aggiunse, con le guance arrossate dall'ira: "Non hai mai accettato lo Smistamento di Lucius, è evidente, ma non capisco perchè hai deciso di rimanere in silenzio. La mia famiglia teme che tu abbia fatto una scenata terribile, invece non c'è stato nulla. Nemmeno una parola, ed è stata questa la parte peggiore da nascondere. Forse però sei andato a sfogarti con i tuoi genitori. Mi odiano per come ho cresciuto i bambini, e pensano che tu sia d'accordo con loro. Come mai lo pensano? Perché non ne hai discusso con me invece che con loro?"
L'espressione di Draco si indurì, e la sua voce sprezzante si tinse di sarcasmo:
"L'avresti sopportato, se ti avessi urlato in faccia che avere un figlio Smistato in Hufflepuff è la più grande umiliazione che ho subito in questi ultimi dieci anni? L'ho tenuto per me, perché ero stufo di vederti piangere. Hai dei modi troppo permissivi di crescere questi bambini. Se te l'ho lasciato fare, è solo perché credevo fosse quello di cui avevano bisogno. Volevo che fosse diverso dall'ultima volta, ma non avrei mai immaginato che tutto questo avrebbe portato agli Hufflepuff. D'ora in poi dovremo essere più severi con Cissy, o con quel caratterino diventerà una Gryffindor. Noi non siamo i Weasley!"
Rose sgranò gli occhi in un triste moto di comprensione: "Quindi è vero. Tu la pensi esattamente come tuo padre. Non t'importa nemmeno di sapere che tuo figlio sia felice! Che in quella Casa nessuno lo giudica, né lo tratta male. Ti importa solo del tuo cognome!"
Draco si decise a spiegare cos'era successo durante l'ultimo scambio di laconiche lettere con suo padre: "Mi ha chiesto informazioni sullo Smistamento. Gli ho detto la verità e che è stato un errore che non avevo previsto. Qualsiasi altra cosa ti abbia detto, è stata una sua deduzione o l'ha fatto apposta per ferirti."
"Però a te sta bene che mi abbia rimproverato. Non sei dispiaciuto, non t'importa nulla." Rispose Rose di getto, colpita da una verità così evidente che non faceva neanche male. "Scorpius era il vostro erede ideale, e vorreste che il mio Lucius gli somigliasse. Volete cambiarlo, plasmarlo in qualcosa che non è, ma non ve lo permetterò. Vorrei solo averlo capito prima."
"Cos'avresti fatto?" Domandò subito Draco, il suo cuore che palpitava forte. "Mi avresti dato retta e saresti andata per la tua strada, come io ti dissi di fare molteplici volte?"
Rose lo fissò negli occhi e annuì con calma. "Può darsi. Io ti amo, ma non merito di essere trattata così. Scusa tanto se io e i miei figli non siamo abbastanza malvagi da soddisfare le tue aspettative. Scusa tanto se avevo creduto che tu preferissi una vita normale, rispetto alla negatività che avevi prima. Scusa per avere creduto che bastasse amarti per renderti felice."
Draco sentì la rabbia crescere in lui. Non sopportava sentirsi accusato o additato come un mago attratto dal male. La verità gli dava fastidio. "Sei perdonata." Rispose freddamente.
Si rese conto di aver esagerato quando Rose si infuriò. "Non avvicinarti mai più a me! Non toccarmi, stai lontano dal mio letto! Non credevo che sarei arrivata a odiarti, ma ci sono incredibilmente vicina!"
Si precipitò verso la porta, e Draco, in qualche modo, si sentì soddisfatto, come se averla fatta infuriare lo avesse riportato in equilibrio con se stesso. Forse non avrebbe mai completato l'Elisir, ma almeno ora non erano più vittima e carnefice, sarebbero stati entrambi il carnefice l'uno dell'altra.
"Sei un'Indicibile, adesso?" Le domandò, prima che Rose si allontanasse, ricordando il suo impegno al Ministero di quella mattina. Draco non aveva mai apprezzato del tutto l'idea che Rose seguisse in qualche modo le orme di sua madre; temeva che troppa indipendenza potesse cambiarla, e per questo aveva rimandato il più possibile il momento in cui avrebbe ascoltato la risposta.
Rose lo fulminò con uno sguardo carico di rabbia, i suoi occhi castani brillavano di indignazione mentre rispondeva: "Sì. Comincerò domani, e lascerò Cissy alla Tana. Non voglio che stia con te, non ho più alcuna fiducia."
"Cissy deve restare con me. Sono io suo padre!" Tuonò Draco, senza più nascondere la propria frustrazione. Le vene sulle sue tempie pulsavano.
"Me ne infischio! Non mi piace quello che stai facendo. Mia figlia è perfetta così com'è, tu non la costringerai a diventare come tua madre!"
"Mia madre vale mille di quelli della tua specie." Rispose Draco con una freddezza tagliente, i suoi lineamenti tirati in una smorfia di sdegno. La tensione nell'aria era palpabile, ogni parola ingigantiva la tempesta. "Se vuoi liberarti di me, fai meglio a continuare a sperare nella mia morte."
Sembrava che Rose fosse così affranta da non sapere come rispondere alla provocazione, e Draco iniziò a temere che dicesse sul serio, quando gli aveva augurato la stessa sorte di Scorpius. Un brivido di rabbia lo attraversò, e sperò fervidamente che Rose potesse negarlo con fermezza. Tuttavia, per la seconda volta, lei non lo fece.
"Se davvero tieni a tua figlia, in un piccolo angolo del tuo cuore oscuro, ricordati che è dei tuoi genitori che devi avere paura. Tuo padre me l'ha detto. Vuole cacciarmi da questa casa e tenersi i bambini. Immagino che se sarà in grado di farlo o no, dipenderà soltanto da te. Per ora, Cissy resterà con i miei genitori. Sarà abbastanza difficile affrontare i miei nuovi colleghi, domani, senza che debba preoccuparmi anche per lei. Prenditi del tempo per riflettere su ciò che vuoi veramente. Ne hai un gran bisogno."
Rose si allontanò con l'animo devastato, lasciando Draco con le sue emozioni turbolente. Da solo nel vecchio salotto che sapeva di muffa, spense le luci e approfittò della penombra per riflettere. Era così arrabbiato e frustrato che il suo interesse per l'Alchimia era già morto. Invece, si riaccese in lui un'insana attrazione per le possibilità offerte dalle Arti Oscure. Pensava a Rose, al fatto che al Ministero avrebbe avuto l'occasione di frequentare Trevor Nott e altri uomini, immaginando di vederla allontanarsi da lui per sempre. A quel punto, gli balenò l'idea che l'unico modo per evitare tutto ciò, per riconquistarla in modo duraturo senza perdersi in spiegazioni complicate, potesse provenire proprio dalle Arti Oscure.
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Le cose continuano a mettersi male per Draco e Rose, che si amano ma non possono fare a meno di litigare. E sia Big Lucius che Trevor sono ancora in agguato. Che succederà?
Curiosità: Paracelso è davvero esistito. Stento a credere che fosse un mago, ma chissà, non possiamo neanche escluderlo. Il testo letto da Draco è di mia invenzione, ma per scriverlo ho girato intorno a quelli che ho dedotto essere gli argomenti principali dell'Alchimia. Quindi non c'è nulla di corretto, ma neanche di sbagliato.
Da ciò che ho letto, invece, sembra che il concetto di Elisir di Lunga Vita fosse in realtà strettamente legato alla Pietra Filosofale. Per motivi di trama, ho semplicemente separato le due cose.
Per finire, ho pensato di fare avvicinare Draco all'alchimia (ma ne sarà abbastanza degno?) perchè è qualcosa che avevo letto su Pottermore. Anche nella testa di J.K. Rowling, il Draco adulto è affascinato dall'Alchimia. Che essendo un concetto spirituale più che materiale, è indice di quella piccola parte di bontà che è in lui. A modo suo, anche lui ambisce al bene. E dato che è anche attratto dalle Arti Oscure, ecco che si apre per noi una bella lotta tra bene e male!
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