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1- Nuovi Inizi III

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*

Rose avrebbe dovuto intuire che qualcosa non andava già dall'insolito suono della sua voce, che pur essendo simile per intensità, sembrava provenire da un corpo meno segnato dallo scorrere del tempo. Persino la sensazione del suo abbraccio sulla schiena era stata diversa, essendo minore la massa che aveva aderito. Il Draco che lei conosceva aveva lasciato il campo a un ragazzo, il più bello che Rose avesse mai visto.

"Sapevo che ti sarebbe piaciuto." Commentò il mago, con un ghigno. "Che io ti sarei piaciuto. Questo era esattamente l'aspetto che avevo a diciotto anni. Ero bello, non trovi? Volevo che lo conoscessi."

Alto e slanciato, più sottile rispetto alla sua versione adulta, il ragazzo che sull'anulare portava una fede troppo larga aveva il fascino magnetico di un cacciatore. I suoi occhi azzurri, circondati soltanto da pelle liscia, erano luminosi come diamanti, più grandi di come Rose fosse abituata a vederli nel suo volto cresciuto, e le rivolgevano uno sguardo carico di gioia malinconica. I suoi lineamenti erano dolci, malgrado il mento appuntito, e il colore naturale dei suoi capelli era dello stesso biondo chiaro ereditato da Lucius.

"Sei stupendo." Ribatté Rose, che lo stava scrutando da capo a piedi, sebbene non ci fosse gioia nei suoi occhi, ma soltanto orrore. "Come hai fatto? Non può esserci nessun incantesimo comune alla base di una Trasfigurazione di questo tipo. Hai ringiovanito il tuo intero corpo!"

La tunica nera scivolava larga lungo il corpo adolescente. Draco la tolse via, afferrandola per gli orli e sfilandola dalla testa. Lanciò a caso l'inutile matassa sul pavimento e, orgoglioso, mostrò a Rose il proprio corpo nudo - coperto soltanto dai boxer - forte e sano.

"Niente più cicatrici." Annunciò. Alcuni segni più sottili, in realtà, si diramavano dal suo petto sodo in varie direzioni. Il Marchio Oscuro, pur sempre ridotto a una cicatrice, c'era ancora. "Non quelle da Ardemonio. Queste altre non hanno importanza, non chiedere. Ciò che conta è che stanotte, dopo tanto tempo, non dovrò più temere di graffiarti. Non vedo l'ora di gettarti sul letto e farti urlare."

Rose ebbe un capogiro. Era come se lei e suo marito vivessero in due realtà parallele. "Non è possibile curare o nascondere le ferite inferte da una Maledizione." Disse, ma era così inquieta che le parole si mescolarono ai respiri. "Che cosa hai fatto, Draco?"

Le domande lo infastidivano; stavano uccidendo tutto il suo entusiasmo.

"È solo Trasfigurazione." Ammise il mago, ormai arreso. "La formula arriva dalle Arti Oscure, è vero, ma non agitarti: è innocua, per quanto complessa. Non dura a lungo. Tra poche ore sarà finita, ci conviene approfittarne."

Scivolò languidamente verso di lei. Il suo aspetto, per quanto diverso, era carico di quella sensualità che Rose ben conosceva, e a cui non si era mai opposta. Stavolta doveva farlo. Finì tra le sue braccia e si aggrappò alle sue spalle, ma evitò il bacio; non potendo fare altrimenti, Draco si accontentò di baciarle la guancia e scese fino al collo. La scia umida, unita al movimento delle mani, che già si intrufolavano tra gli spacchi del vestito, mise a dura prova la sua fermezza.

Ma Rose non aveva ancora smesso di studiare i tratti di quel ragazzo, cercando in lui qualcosa che le ricordasse il marito. Pur essendo la stessa persona, non si sentiva a proprio agio con la sua versione adolescente.

"È Magia Oscura." Insistette. "Come puoi essere sicuro che non ci saranno conseguenze?"

"Perché non ce ne sono." Ribadì Draco, duramente. Si era innervosito. Col suo cipiglio sembrava un giovane ribelle da prendere a schiaffi. Più precisamente, rifletté Rose, aveva l'aspetto del giovane e arrogante Mangiamorte che era stato più o meno a quell'età. I suoi peggiori sospetti presero forma, e lei rabbrividì. Draco la strinse sulla schiena, e si atteggiò con fare sensuale: "Dacci un taglio, lasciati andare. Va tutto bene, lo sto facendo per te, solo per te. Posso farlo tutte le volte che vuoi. Sarò giovane per sempre, e tu non avrai più bisogno di circondarti di altri idioti come Nott. Ci sarò io a darti tutto ciò di cui hai bisogno."

"Ma lo stai già facendo. Lo fai sempre, e io ti amo per questo." La lucidità di Rose tentennava e lei non riuscì a spiegare ciò che intendeva. Ovvero, che il Draco più anziano le stava già dando tutto ciò che voleva.

"Sì, è vero." Il Draco più giovane non comprese - o finse di non comprendere - e semplicemente portò la mano tra le gambe di Rose. Lei gemette, portando la testa all'indietro, e gli afferrò il polso, cercando debolmente di rimuoverlo dalla sua zona più sensibile. Ma lui non si tirò indietro e accarezzò dolcemente la seta delle sue mutandine. "Allora ti piaccio. Sei fradicia. Amo che tu lo sia, amo lasciarti immaginare cosa potrei farti, quanto potrei andare avanti ora che ho l'età per non fermarmi. Ti piacerà, te lo prometto. Alla fine ti piace sempre, non è vero?" Sussurrò sulle sue labbra schiuse.

La sua mano non smise di muoversi, e iniziò a indugiare sul suo nucleo. Il piacere di Rose cresceva, e lei si ritrovò a lottare ancora con la ragione. Non poteva lasciarsi sedurre da Draco finché fosse rimasto sotto l'effetto della Trasfigurazione Oscura, o così facendo gli avrebbe dato il suo implicito consenso all'uso delle Arti Oscure. Ma d'altra parte era curiosa di scoprire come sarebbe stato il loro rapporto se non ci fosse stata alcuna differenza di età.

"Perché sei tornato ai diciotto e non ai trenta? Sei più giovane di me, è strano! Sei matto, se davvero credevi di potermi piacere di più."

"Adoro essere messo alla prova." Sussurrò sulle sue labbra. Con un dito spostò di lato la biancheria intima, e lo stesso scivolò con facilità nel suo canale umido. Inghiottì sulle labbra il gemito di Rose, appagato come se avesse ricevuto in dono il più prezioso dei premi. Iniziò a scavare lentamente, su e giù. Nella casa silenziosa, i loro respiri sembravano gli unici suoni, uniti al prodotto squassante della seduzione.

Rose aveva chiuso gli occhi. Il corpo era assorto nella sensazione, ma la sua coscienza era ancora presente, stava solo aspettando il momento di rinsavire. Forse, dopo l'orgasmo sarebbe stato facile... ne aveva bisogno, ed era così vicino... Lo aspettava da un giorno intero.

Ma poi aprì gli occhi, e la sua vista annebbiata incrociò lo sguardo seduttore di quel giovane Draco malizioso; a quel punto, nulla poté per impedire che la sua coscienza si perdesse tra quelle iridi ammaliatrici. Quando la baciò, lei era già perduta. Chiuse gli occhi mentre entrambi approfondivano il bacio - inalando sospiri intensi - Draco si fece largo con un altro dito, e lei urlò.

Prese il suo viso tra le mani, baciandolo avidamente, gli occhi che restavano chiusi allo scopo di prevenire ogni ripensamento. Finché non lo vedeva, non c'era differenza tra questo Draco e il suo. Il modo in cui inclinava la testa da un lato quando la baciava, i gemiti profondi simili a vibrazioni che gli risalivano dalla gola, l'odore avvolgente della sua pelle: niente di tutto ciò era cambiato.

Soltanto l'età si era ribaltata. Se Draco era sempre stato il più anziano, ora lo era lei. Tuttavia, rimanevano loro due. Rose lo avrebbe amato oltre il tempo e lo spazio, qualsiasi forma avessero avuto.

E voleva lasciarsi andare.

L'ansia per la partenza a Hogwarts del loro primogenito e il malumore di Draco li avevano tenuti così distanti, che Rose si ricordava a stento dell'ultima volta che avevano dormito insieme, da soli, senza l'irruzione di bambine scalmanate che si gettavano in mezzo a loro nel cuore della notte.

Desiderava conoscere il corpo giovane di Draco, vedere cosa fosse in grado di fare, impossessarsi di un altro frammento della sua vita che a causa dell'età non aveva potuto conoscere, e renderlo suo. A quel punto, però, qualcosa si risvegliò in lei.

"Non posso farlo." Obiettò, staccandosi a malincuore dalle labbra del marito. Studiò il suo volto sbarbato per poterne ricordare ogni dettaglio. Era così che la sua famiglia lo aveva conosciuto. Erano quelle le labbra rosee che sua madre aveva baciato, e la gelosia le contorse lo stomaco. "Sei bellissimo, ma non sei più tu."

"Che stai dicendo? Vuoi che te lo dimostri ancora?" Sghignazzò Draco, e spinse nel suo canale con movimenti serrati.

Rose si morse il labbro. Il suo corpo non smetteva di assecondarlo e di produrre i liquidi. Non può funzionare così. Sono al limite, non voglio che smetta. Voglio venire solo una volta, e poi...

Draco fermò le spinte all'improvviso. Rose aprì gli occhi, e dopo il momento di stupore riconobbe in quelli del marito una malizia dispettosa che ben si addiceva all'età che dimostrava.

"L'hai fatto apposta." Gli disse, e istintivamente mosse i suoi muscoli interni attorno alle dita statiche. "Lo sapevi che c'ero vicina... Stai facendo il ragazzino antipatico."

Draco sghignazzò: "Mi sembrava che volessi dirmi qualcos'altro, non volevo distrarti!" Si giustificò. "Allora, cosa stavi dicendo?"

Rose aveva una strana sensazione. Lo fissò negli occhi e disse: "Io non mi sono innamorata di un ragazzo, ma di un uomo. Rivoglio il mio Draco."

Draco si rabbuiò, ma non rimosse le dita dal corpo della ragazza. Voleva stare lì per mantenere il controllo. L'avrebbe punita per le sue reticenze privandola di ciò che voleva.

"Sei incredibile." Brontolò. "Non puoi rifiutarmi. Nessuno lo ha mai fatto!"

"Devi tornare te stesso, Draco! Subito!" Insistette Rose. Non sopportava più quell'intrusione nel proprio corpo. Le dava fisicamente fastidio, mentre realizzava quale fosse il problema. "Ecco qual è la conseguenza del tuo incantesimo! Tra poco avrai diciotto anni, non soltanto nel corpo, ma anche nella mente! Se non torni te stesso adesso, non potrai più farlo!"

Draco non l'ascoltò. La teneva ancora saldamente, il naso arricciato per il fastidio di non essere accontentato.

"Quello che dici non ha alcun senso!" Replicò. "Non lo vedi? È la tua occasione! Avevo questo aspetto la prima volta che ho toccato tua madre. Se fossi soltanto un po' più furba, ne avresti già approfittato per pareggiare i conti. Certo, lei era più inesperta di te, tu hai già un certo vantaggio, ma..."

Rose gli mollò un ceffone. L'effetto lasciò entrambi storditi per alcuni secondi. Niente del genere era mai accaduto prima, neanche i loro figli avevano mai ricevuto uno schiaffo.

Draco liberò il corpo della ragazza e si allontanò da lei per toccarsi la guancia. Non se l'era aspettato. Quando i suoi occhi delusi divennero scuri, lei percepì la minaccia. Il Draco che conosceva se n'era andato di nuovo.

"Che razza di mostro sei diventato?" Gli domandò. "Ora sì, che non ti riconosco più. Tu mi fai paura."

Draco non rispose. Si avvicinò al grande specchio a parete della camera da letto e si guardò attentamente, in silenzio. Rose rimase a osservarlo, ma non sembrava più pericoloso. La sua coscienza si accendeva e si spegneva, com'era accaduto anche a lei a seguito della Maledizione Imperius.

"Ho sbagliato età." Affermò Draco. La sua voce era profonda. Era di nuovo lui. "Quando ho evocato l'incantesimo, ho solo pensato ad essere giovane. La prossima volta sarò più preciso, avrò trent'anni, come te, e così..."

"Lascia perdere!" Lo interruppe Rose. "Dimentica questa roba, non devi usarla mai più! Qual è il Contro-Incantesimo?"

Ma Draco non rispose. Continuava a osservarsi attentamente allo specchio, assorto da chissà quali pensieri. Una mano si era protratta in avanti per sfiorare il proprio riflesso. Rose non aveva tempo. Tirò fuori la bacchetta, la puntò su Draco, e pronunciò l'unica formula che conosceva:

"Finite Incantatem."

Un fascio di luce bianca s'infranse sul suo corpo, ma lui se ne accorse appena. Gli vorticò intorno, partendo dai piedi e fino in cima, e al suo passaggio avvenne la trasformazione. Il mago stava ancora contemplando il proprio riflesso, quando le sue spalle divennero robuste e le cicatrici tornarono a deturpare la sua pelle.

Draco era tornato.

"Il più potente Contro-Incantesimo al mondo è così sottovalutato." Mormorò Rose, riponendo la bacchetta nella tasca orizzontale del vestito.

"Non è un Contro-Incantesimo." Ribattè Draco. Aveva gli occhi sbarrati, come atterrito dal proprio aspetto adulto. "È la misura di sicurezza che ho impostato io. Ero sicuro che l'avresti usata, se qualcosa fosse andato storto."

Non c'era più nulla dell'adolescente spavaldo di poco prima. Andando via, la Magia Oscura aveva lasciato Draco da solo coi propri tormenti. Rose andò da lui. Gli accarezzò la spalla e ci appoggiò la guancia.

"Scusa per prima. Non volevo colpirti." Gli disse, fissando anche lei il loro riflesso allo specchio. Lui seminudo e sfigurato, anziano, ma per lei, più giovane, coi fianchi allargati dalle gravidanze, ancora affascinante.

"Io non volevo dirti quelle cose."

Rimasero in silenzio per un po', finchè Draco non si mosse. Aveva la pelle d'oca, e recuperò da terra la tunica per indossarla. A Rose sembrò che la crisi fosse passata, e gli domandò:

"È davvero questo quello che fai, ogni volta che ti isoli nei sotterranei? Ti occupi di Magia Oscura?"

Era così evidente che sembrava da sciocchi domandarlo, ma lei voleva sentirne la conferma. In Draco, la tristezza si trasformò in ostilità:

"Quello che faccio in casa dei miei antenati sono affari miei." Evitò il suo sguardo mentre rispondeva, ormai rivestito.

Rose sussultò. "Oh! Mi stai forse dicendo che non sono più la benvenuta?"

Non poteva essere vero, e la strega si impose di mantenere il sangue freddo. Qualunque cosa dicesse il marito in quel frangente non andava presa sul personale, proprio come accadeva durante i capricci dei bambini. Draco, infatti, si voltò dall'altra parte e fissò per terra. Esitò, prima di parlare:

"Come ti pare. Vattene, resta, non m'importa. Accetta il lavoro di tua madre. Forse ciò di cui hai bisogno non è più qui."

Quelle ultime parole, che racchiudevano qualcosa di vero, la fecero rabbrividire. Ispirò profondamente, e rispose:

"Accetterò il lavoro, sì. Mi distrarrà dal proposito di piombare in quella tua orribile biblioteca di Arti Oscure e dare alle fiamme ogni singolo manoscritto!"

Draco scattò su di lei. Aveva gli occhi spalancati e si mordeva il labbro. Rose capì che stavolta non avrebbe tentato alcun tipo di approccio, ma non fece in tempo a scansarsi che lui le aveva già afferrato l'avambraccio. Era furioso, e parlò con rabbia trattenuta.

"Non dirlo neanche per scherzo. Se tocchi uno solo dei miei libri, la pagherai cara."

Il respiro di Rose aumentò di intensità. Voleva piangere. Non per paura, ma perchè suo marito, in qualche modo, aveva preposto le Arti Oscure a lei. Draco si distaccò dopo alcuni secondi, in cui aveva atteso che la minaccia facesse effetto. Quando si accorse della prima lacrima che sgorgava da quei dolci occhi marroni, un pizzico della sua rabbia si attutì, ma non fece nulla per confortarla.

"Eri identico a Scorpius." Esclamò la strega, asciugando le lacrime con le dita. "Ho cercato di non pensarci, ma eri identico a lui. Forse farai la sua fine."

"Ti piacerebbe."

Rose aveva voluto fargli del male, ferirlo quanto lui l'aveva ferita, ma si pentì di aver parlato non appena lo vide fuggire dalla stanza.

No, non mi piacerebbe affatto - voleva dirgli - resta, parliamone!

Lo seguì, fino ad arrivare alla ringhiera che dava sulle scale. Draco scendeva velocemente, come se non volesse essere raggiunto. Probabilmente stava ritornando al suo laboratorio, e Rose ebbe il cuore a pezzi.

"Non dicevo sul serio." Sussurrò, sapendo che lui non l'avrebbe sentita. Poi si accasciò a terra, appoggiò la schiena alla ringhiera e sfogò il dolore nel pianto.

Quella notte non riuscì a dormire. Era tardi, e Draco non era più tornato da lei, la quale però non poteva fare a meno di aspettarlo. Si rigirava tra le lenzuola con impazienza, tanto che alla fine decise di alzarsi, pensando che una passeggiata l'avrebbe aiutata a rilassarsi e a schiarirsi le idee. Si coprì per bene e s'incamminò in direzione del giardino.

Arrivata al piano terra, si accorse che nella pregiata e antica cassettiera di fianco al portone vi era qualcosa che qualche ora prima non c'era. Si trattava di una lettera, ancora sigillata dentro la busta. Rose si affrettò ad aprirla. Era terrorizzata, perchè temeva che fosse stato Draco a lasciarla.

La scrittura, però, non era affatto quella del marito. Apparteneva a Hermione. Probabilmente, uno dei pigri elfi domestici di famiglia aveva raccolto la lettera e l'aveva poggiata nel primo ripiano disponibile, nella fretta di ritirarsi per la notte.

Cara Rose,
ti porto delle ottime notizie. Neville ci ha appena informato che il nostro Lucius è stato Smistato in Hufflepuff.
È incredibile! Qui ne siamo tutti molto orgogliosi, tanto che tuo padre ha insistito perchè brindassimo con un bicchiere di Ogden Stravecchio.
Lucius è un bravo ragazzo, e Hufflepuff è la Casa giusta per lui. Tuttavia, so che per i Malfoy sarà spiazzante e difficile da accettare. Se ti serve aiuto, se non sei sicura su cosa gestire la situazione, noi siamo pronti a intervenire.
Per ora, sii solo una madre orgogliosa. Noi non potremmo esserlo di più, di te e del modo in cui hai cresciuto questi bambini. Quando tornerai a trovarci festeggeremo di nuovo, lo faremo insieme.
Un grosso abbraccio.
Mamma.

Ps: ti allego la foto scattata da Neville.

Rose scavò nella busta, dove recuperò una piccola foto quadrata. Il suo dolce Lucius era seduto al tavolo degli Hufflepuff, ed era felice. Sorrideva ai nuovi compagni di Casa, i quali gli davano la mano e lo accoglievano affettuosamente.

Era così orgogliosa di lui. Il suo bambino, un Malfoy, Smistato in Hufflepuff. Probabilmente non era mai accaduto in mille anni di storia di Hogwarts, ed era sicuro che Draco non l'avrebbe presa bene. I suoceri, poi, non aspettavano altro che un'occasione per darle addosso. Erano in arrivo tempi duri. Rose decise che per il momento non avrebbe detto proprio nulla ai Malfoy; nascose le foto e la lettera nella tasca della vestaglia e uscì in giardino.

L'aria era frizzante e odorava di resina. Le piaceva. Le trasmetteva l'idea che non tutto fosse perduto, e che il sole sarebbe tornato a brillare. Doveva solo continuare a crederci.

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[Foto realizzata per me dalla AI!]

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