1- Nuovi Inizi II
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Il Manor sembrava un luogo estremamente spoglio ora che Lucius era andato via. Non era mai stato un bambino dal carattere vivace, piuttosto molto serio e scrupoloso, e le enormi stanze della casa avevano conosciuto il suono delle sue risate soltanto in poche occasioni. Non di meno, la sua presenza aveva schiarito le tenebre che il passato dei Malfoy aveva impresso all'ambiente e nel cuore di Rose.
Il suo bambino era tutto per lei, e lei viveva per proteggerlo. Pur sapendo che Lucius avrebbe amato Hogwarts e la Scozia, Rose non riusciva ad accettare di non avere più il controllo. Lei non era semplicemente una mamma apprensiva: era una che aveva buone ragioni per esserlo. Coi Figli di Salazar ancora in circolazione e la strana malattia che aveva colpito suo figlio, Rose aveva imparato a sentirsi sicura soltanto se sapeva esattamente dove Lucius fosse e cosa facesse. Ora, invece, doveva imparare a convivere con l'incertezza.
Rientrata al Manor con Draco dopo avere salutato Trevor, sospirò, appoggiò la schiena al portone chiuso e osservò il grande ingresso. Era tetro e sapeva di passato come la prima volta che l'aveva visto. Draco le aveva permesso di apportare soltanto pochi cambiamenti intorno alla casa. Anche se per anni aveva affermato di volersi distaccare da suo padre e dall'eredità culturale dei suoi antenati, diventava irritabile e si opponeva con forza a ogni tentativo di modifica che avrebbe stravolto il senso più antico e arcano e di quelle pareti.
Rose si era insospettita, ma in seguito aveva deciso di dargli fiducia. Draco non poteva essere attratto dalle Arti Oscure, lui non era Scorpius. Era un marito tenero e un padre attento, e da quando aveva recuperato la fiducia in se stesso era diventato anche un adorabile sarcastico. Rose non lo aveva mai conosciuto da giovane, ma in base ai racconti che aveva ascoltato intuiva che somigliasse molto al ragazzo dei tempi della scuola, pur privo dei suoi difetti più grandi. E riguardo ai suoi lati oscuri, si era convinta che fossero dovuti a una sorta di abitudine.
Draco era e sarebbe sempre stato l'uomo di cui era innamorata. Eppure, in quel momento non aveva voglia di parlargli. Lo vedeva accanto a lei, con la coda dell'occhio, che la scrutava in silenzio, in attesa di vederla fare la prima mossa. Succedeva sempre. L'arroganza era un altro di quei tratti giovanili che aveva recuperato con prepotenza. Quando litigavano, lui la lasciava andare e la notte aspettava che tornasse a cercarlo, in camera da letto, per dargli modo di scusarsi a modo suo.
Stavolta, Rose non l'avrebbe fatto. Draco doveva imparare ad assumersi le proprie responsabilità. Ispirò profondamente e si preparò ad affrontare la seconda fase di quella giornata. In un attimo, però, lui le piombò addosso e la schiacciò nuovamente contro la porta, sovrastandola con la sua altezza. Quelle mani grandi e forti le afferrarono i fianchi e strinsero.
"Lasciami, Draco, mi fai male. Ne ho abbastanza dei tuoi sbalzi d'umore!" Esclamò la ragazza, portando le mani ai suoi polsi.
"No, non ti lascio."
Rose trattenne il fiato, ignorando se per paura o desiderio. Sapeva soltanto che il corpo caldo e vigoroso del marito stava riscaldando anche il suo. Draco non era mai stato così irruento con lei, ma in qualche modo le piaceva, e la sua gamba si fece da parte per dargli un migliore accesso. I suoi occhi azzurri erano turbati da una rabbia che era anche dolore, e le rughe che in quegli anni erano cresciute sulla fronte si erano fatte più evidenti, intanto che si perdeva nei suoi pensieri.
La ragazza non voleva cedere per prima, era ancora arrabbiata con lui. Quando Draco la baciò, tuttavia, dimenticò ogni cosa. Semmai avessero litigato, era accaduto secoli prima. I suoi muscoli si erano rilassati e il suo cervello aveva iniziato a ribollire. In risposta a quei movimenti conosciuti, Rose si sfilò i tacchi e appoggiò un piede alla porta, come per invitare Draco a sollevarle la gamba e a fare di lei ciò che voleva. Gli accarezzò i capelli, che erano sempre tinti di biondo e in cui la ricrescita grigia era già evidente, e lì tirò per assecondare l'intensità dei loro baci. Quando si fermarono, entrambi avevano il fiato corto e lo sguardo annebbiato, ma lui era serio, più di quanto non lo fosse stato in altri di quei momenti con lei.
"Basta." Disse Rose in un bisbiglio. Il suo corpo voleva Draco, era pronta ad accoglierlo, voleva placare la sua ansia e le sue paure col sesso, ma una parte di lei continuava a opporre resistenza. "Cosa stai facendo? Credi che riuscirai a farmi dimenticare che abbiamo litigato e che sei stato sgarbato con Trevor? Non funzionerà. Ci vorrà molto più di questo."
"Non provocarmi." Ribatté lui. Fece una pausa, come per soppesare le parole. "Odio quel ragazzino. Ti vuole, è pazzo di te. E io lo so, perché lo sono anch'io."
Un brivido le attraversò la schiena.
"Io sono tua, ricordi? Non hai motivo di essere geloso." Ribadì la ragazza. "Anche io sono pazza di te."
Con un'età media della vita dei maghi che superava i centocinquant'anni, Draco coi suoi cinquantasei era nel pieno della sua maturità ed era ancora attraente. Rose lo amava sinceramente e pensava di averlo convinto. Tuttavia, qualcosa nello sguardo del marito cambiò. Le sopracciglia si abbassarono dolcemente e la sua rabbia scemò nell'incertezza, sembrando improvvisamente più anziano.
"Quanto vorrei che fosse vero." Mormorò. "Quanto vorrei che tu restassi mia per sempre."
Le sfiorò una guancia, fissando malinconico le labbra dischiuse. Rose non riuscì ad afferrare il senso delle sue parole, e restò in attesa. Pensò che Draco volesse baciarla, ma lui si tirò lentamente indietro e abbassò lo sguardo.
"Vederti così mi distrugge." Commentò Rose. "Siamo stati felici per anni, e all'improvviso diventi distante e nervoso. Cosa ho fatto per meritarmelo? Forse non ti fidi più di me?"
Draco le lanciò un'occhiata di sbieco: "Non dovrei? Io sto invecchiando. Già adesso sembri più mia figlia che mia moglie. Quando tra pochi anni la nostra differenza di età sarà evidente, tu sarai ancora giovane. Ti accontenterai di un vecchio o vorrai al tuo fianco un mago della tua età?"
"Non posso crederci!" Esclamò Rose, dopo un momento di esitazione in cui aveva fissato il marito a bocca aperta. "Ero in pena per te, ma ora mi hai proprio fatto arrabbiare. Lucius è lontano da casa, i Figli di Salazar sono ancora una minaccia, nascosti da qualche parte, e tu ti preoccupi del tempo che passa! Torna da me, Draco! Mi servi con le rotelle a posto, non posso proteggere nostro figlio da sola!"
In realtà, Rose sapeva quanto Draco fosse preoccupato per la sorte del suo erede, soltanto che aveva un modo diverso per dimostrarlo. Se la madre si comportava in maniera eccessivamente affettuosa e apprensiva, l'atteggiamento del padre poteva apparire freddo e schivo, ma quella freddezza nascondeva un amore immenso, che lei poteva vedere riflesso per intero nei suoi tristi occhi azzurri.
"Lucius è al sicuro. A Hogwarts si prenderanno cura di lui." Commentò con una voce stanca e profonda.
"Non temi nemmeno Lily? Ora che non posso più vegliare su mio figlio, studierà un modo per portarmelo via." Disse la moglie, ma poiché Draco non le credeva, aggiunse: "Maghi Oscuri migliori di lei si sono fatti strada a Hogwarts, in passato, e sono quasi arrivati a Harry Potter."
Draco storse le labbra in una smorfia. Non amava parlare degli eventi accaduti quando era un ragazzo, soprattutto se questi riguardavano Harry.
"Sai bene cosa si dice al Ministero, cosa afferma persino tua madre: che i Figli di Salazar non vivano più in Gran Bretagna. Se così non fosse, la bambina che vive con loro avrebbe ricevuto la lettera per Hogwarts e gli Auror li avrebbero trovati. Non torneranno tanto presto. Se è Lucius quel che vogliono, non sarà loro di alcuna utilità finché non avrà appreso le basi della Magia."
Rose calzò le scarpe che aveva tolto, desiderando di poterle usare per colpire sua cugina in testa. Tante volte aveva sperato che gli Auror trovassero in tempo i Figli di Salazar, così da poter liberare Cassandra e darle l'infanzia felice che meritava; lei era la ragione che aveva spinto lo zio Harry a lavorare sodo per tutti quegli anni. Tuttavia, nessuno li aveva ancora trovati, né aveva avuto notizie della bambina da quando Lily era apparsa nel giardino del Manor per tentare di catturare Lucius, dieci anni prima. Per questo al Ministero avevano dedotto che i Figli di Salazar si fossero trasferiti altrove. Cassandra aveva compiuto undici anni - era più grande di Lucius soltanto di pochi mesi - e la sua sorte rimaneva ancora un mistero.
"Avranno insegnato tutto ciò che sanno alla figlia di Albus, potrebbero farlo anche con nostro figlio." Ribadì Rose. "E poi ci sono le allucinazioni, e lui è tutto solo..."
Rose non voleva commuoversi, ma alcune lacrime scivolarono via lo stesso lungo la guancia. Sentì Draco sospirare, e subito dopo avvicinarsi a lei; la toccò, col pollice accarezzò le sue lentiggini e le asciugò le lacrime.
"Quella strega mi ha già tolto un figlio. Non sarei così tranquillo se davvero pensassi che potrebbe togliermene un altro." Ribatté Draco. "Il fatto è che dobbiamo fidarci di Hogwarts, o non potremo fidarci di nient'altro." Il suo sguardo era tornato comprensivo e premuroso, proprio come lei amava vederlo. Condividevano le stesse angosce, e questo la invogliò a lasciarsi andare.
"E se non riuscisse a farsi alcun amico? Tutti si ricorderanno di Scorpius; ci vorrà del tempo perché si rendano conto che Lucius è un bambino completamente diverso. E quanto sarebbe umiliante, se a scuola continuassero a girare quegli orribili pettegolezzi sul nostro rapporto..."
La relazione tra Draco Malfoy e Rose Weasley aveva fatto scalpore già prima che diventasse ufficiale per via della loro sconveniente differenza di età, e molte cose brutte erano state dette sia sui Malfoy che su Draco in particolare. Era preferibile che Lucius non le ascoltasse. Neanche Draco voleva ascoltarle, infatti l'argomento lo infastidì e una vena gli pulsò nelle tempie.
"Non sapevo che ti vergognassi di me."
"Non stiamo parlando di te, ma di Lucius!" Gridò lei, esasperata. "Ti ho sposato contro il parere di tutti, e lo rifarei. Non mi vergogno di te! La tua età non ha mai avuto alcuna importanza!"
Draco la fissò in silenzio per qualche momento, digrignando i denti. "Vattene, voglio stare da solo." Le disse infine.
Rose non sarebbe rimasta a discutere neanche se ne avesse avuto il tempo. Forse non si era mai preoccupata dell'età di Draco, ma i suoi nervi iniziavano a stancarla. Avrebbe chiarito con lui più tardi, e con un po' di fortuna al suo ritorno si sarebbe calmato. Gli voltò le spalle con decisione e si incamminò verso la sala da pranzo. Girò attorno al lungo tavolo per raggiungere il camino, aprì il coperchio del contenitore d'argento sulla mensola e immerse il pugno nella Metropolvere.
"La Tana." Esclamò, prima di essere inghiottita dalle fiamme verdi.
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"Mamma!"
Rose era appena scesa dal camino della Tana, quando una bambina dai vaporosi riccioli biondi era corsa ad abbracciarla. Indossava un semplice vestito azzurro, cucito a mano, che il giorno prima non aveva, e che doveva essere un regalo di Nonna Molly. Rose l'avrebbe ringraziata più tardi. Intanto, accolse Narcissa tra le braccia e lasciò che il suo affetto le scaldasse il cuore.
"Cissy, mi sei mancata tanto! Preparati a tornare a casa." Disse dolcemente alla bambina, riempendole il viso di baci. "Ti sei divertita coi nonni?"
La bambina spalancò i suoi grandi occhi azzurri, accesi di entusiasmo. "Sì! Però è più bello quando ci siete anche tu e Lucius!"
Nonna Molly salutò la nipote, ma non poteva distrarsi a lungo perché doveva tenere d'occhio il coltello da cucina che affettava le verdure sul tagliere. Qualcosa stava cuocendo in pentola, e l'intera casa odorava di stufato. Ogni cosa accendeva in Rose il ricordo felice della sua infanzia. Ora che viveva al Manor, la differenza di status tra la sua famiglia d'origine e quella dei Malfoy si era fatta più evidente, e sebbene si fosse abituata al lusso amava ancora tutto ciò che era semplice. Per questo era contenta che anche sua figlia potesse serbare il ricordo di ciò significava crescere alla Tana.
Cissy prese la madre per mano e la trascinò al tavolo. Voleva mostrarle lo gnomo che quella mattina aveva scolpito nell'argilla magica, e su cui Nonno Arthur era impegnato a rifinire i dettagli della barba. Dopo avere salutato la nipote, disse alla bambina:
"Lo useremo a Natale per decorare il nostro albero. Faremo uno scherzo allo zio George. Scommetto che non si accorgerà della differenza tra questo e uno vero."
Lo gnomo di argilla era senza collo e aveva una gamba più grossa dell'altra, per cui non riusciva a muovere la testa e il suo camminare sul tavolo era claudicante. Cissy non lo notava e alla proposta del bisnonno urlò e batté felice le mani. Adorava i complimenti e stare al centro dell'attenzione, il che era la caratteristica più evidente che aveva ereditato dai Malfoy, insieme all'aspetto esteriore. Eppure, l'intima essenza di Lucius e Cissy proveniva dai Weasley.
Rose si sentiva meglio, ora che era di nuovo a casa. L'entusiasmo della sua bambina era contagioso, e lei si pentì di averla mandata a dormire dai nonni, la sera prima, pensando di volersi concentrare soltanto su Lucius nella delicata occasione del suo primo giorno di scuola. In realtà, se glielo avesse permesso, Cissy avrebbe diffuso anche tra loro quella ventata di buonumore di cui avevano tutti così disperatamente bisogno.
Hermione si unì alla famiglia dai piani superiori. Al suo arrivo, Cissy afferrò lo gnomo marrone e lo portò sotto al naso della nonna. Hermione era sempre gentile con la nipote, le voleva bene e sopportava di buon grado il suo carattere dirompente, anche quando la bambina faceva i capricci e si trasformava nella copia in miniatura di Draco; quella mattina, però, sembrava distratta.
"Sei stata bravissima, Cissy, davvero. Oh, Rose, non ti aspettavo così presto. È andato tutto bene con Lucius?"
Rose annuì con poco entusiasmo. Era stata una mattinata orribile, ma non poteva dirlo alla madre. Dato che non avevano mai ricucito il loro rapporto, ogni argomento che aveva per soggetto Draco rischiava di diventare imbarazzante se affrontato davanti a lei.
Cissy voleva bene al fratello, ma non le interessavano le chiacchiere tra adulti, così si gettò sul divano, tra le coperte e i cuscini colorati, e iniziò a giocare con la sua recalcitrante creazione. Rose, intanto, raccontò a Hermione di come Trevor li avesse scortati fino a King's Cross e parlò di Lucius e del fatto che fosse sereno al momento della partenza; sorvolò sul comportamento di Draco, sperando che neanche Trevor ne parlasse in famiglia.
"Starà bene, Hogwarts è un posto sicuro." La rassicurò Hermione. "Ho fatto in modo che lo sia. Harry si occuperà della sicurezza, Neville e sua moglie ci terranno informati. A questo proposito, ora che Lucius è andato via, credo che a te farebbe bene una distrazione. Ti serve qualcosa di nuovo di cui occuparti."
Rose guardò le facce dei nonni, e capì che loro sapevano. "Cos'avete in mente?" Domandò loro. Qualunque fosse, l'idea era già stata approvata dall'intera famiglia.
"Al Ministero abbiamo bisogno di un Indicibile. Voglio che quel posto lo abbia tu." Hermione sapeva essere molto persuasiva. Col linguaggio del corpo comunicava sicurezza, e Rose sapeva che difficilmente avrebbe accettato un no come risposta. Stavolta non c'erano ragioni per le quali continuare a rinunciare a una carriera, non con Cissy ormai grande.
"Io, un'Indicibile? Non ci ho mai pensato. È allettante, ma devo rifletterci." Commentò Rose, che in realtà sentiva di non poter accettare. Temeva che stando lontano da casa sarebbe capitato qualcosa di brutto.
"Pensaci." Insistette sua madre. "Hai ancora qualche giorno per decidere. Noi vogliamo solo che tu sia felice."
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Draco arrivò alle sue spalle e l'abbracciò dolcemente; quando le sue braccia forti si strinsero attorno al suo petto, la ragazza intrecciò le dita alle sue e si sentì meglio; anche il suo respiro si era calmato. Dopo dieci anni di matrimonio, Draco era ancora la sua migliore cura. Soltanto lui poteva capire le sue angosce e soltanto lui poteva guarirle, persino adesso che era diventato lui stesso un motivo di angoscia.
"Mia madre vuole assumermi al Ministero come Indicibile. Se accettassi, sarebbe una grossa responsabilità."
Rose guardava fuori dalla finestra, in direzione delle luci del villaggio a valle che schiarivano il buio notturno. Aveva pensato per tutto il giorno a come parlare a Draco della proposta, perchè temeva che lui l'avrebbe odiata. Farsi assumere al Ministero nel bel mezzo di una crisi poteva essere interpretato come un modo per scappare da lui. Ma più la ragazza vagliava la possibilità di rifiutare, più il pensiero di diventare Indicibile si faceva strada nella sua mente.
"Naturalmente. Hermione non vedeva l'ora di poterti presentare a dei giovani di successo." Borbottò Draco al suo orecchio.
"Mia madre non è una ruffiana!" Strillò Rose, ma non si voltò perchè non voleva essere distratta dal desiderio. Cissy era a letto, e lei voleva Draco da tutto il giorno. Dopo essere rimasto rinchiuso nel suo laboratorio per ore, era tornato da lei giusto in tempo per cancellare i rancori nella passione. "Innamorarmi di te ha fatto realizzare tutti i miei sogni, ma ha spezzato i suoi. Aveva grandi aspettative per me, e sapeva bene che non avrei preso altre strade finché avevo Lucius a cui badare. Ora è diverso, Cissy è cresciuta... Lavorare al Ministero potrebbe dare lustro al nome dei Malfoy."
"Non m'importa di cosa pensano di noi gli altri maghi, ho smesso di preoccuparmene molto tempo fa. Tu fa quello che vuoi." La sua voce si era incupita. Rose comprese che fosse contrariato, e perse la pazienza anche lei.
"Non dirmi fa quello che vuoi! Perché non mi dici esattamente cosa ti passa per la testa, almeno per una volta... Merlino!"
Rose si era voltata, e con immenso stupore si era accorta che la persona con cui stava parlando non era affatto suo marito.
TBC
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