Lena e Cristiano.
Questo non è un capitolo, ma un semplice inserto per festeggiare le 10k.
Spero vi piaccia.
*Si riferisce ai fatti del capitolo 17.
La pioggia picchiettava sui vetri delle case.
All'interno, Lena poteva benissimo immaginare le famigliole, chiacchierare del più o del meno, mentre si riscaldavano con il tenue calore del fuoco che scoppiettava nel caminetto.
Lei non sapeva neppure cosa fosse avere una famiglia affiatata.
Lena era cresciuta da sola, immersa già da piccola nelle scorribande di suo fratello Roger.
Faceva freddo, quella tarda sera.
Saranno state circa le undici di sera, ma nonostante fosse buio da un pezzo, Lena non aveva nessun timore nel percorrere le strade di Madrid tutta sola e soletta.
La ragazza indossava un paio di cuffie, con i Led Zeppelin sparati ad alto volume; aveva calato sul capo il cappuccio rosso della larga felpa, abbigliamento che insieme ai jeans consumati e strappati sulle ginocchia, le conferiva una certa aggressività.
Lena se ne fregava della pioggia, che le filtrava ovunque nei vestiti.
Se ne stava li, con una mano nelle tasche sbiadite dei pantaloni e l'altra che reggeva una sigaretta, mentre camminava in mezzo alla strada, preferendolo al marciapiede.
Lena Hale non piangeva mai, eppure quella volta lo fece.
Le lacrime scorrevano sul suo volto, confondendosi con tutta quella pioggia.
Il trucco nero le colava sulle guance, ma si poteva trovare tracce di esso anche sul dorso delle mani e sulle dita di Lena.
Si era sempre considerata una persona forte, eppure perché non riusciva ad avere una vita tranquilla come tutti?
Perché non era un normale adolescente?
-Lena! Salta in macchina!- Qualcuno le strombazzó il clacson vicino all'orecchio, così vicino che questa volta lo sentí.
-Ma chi cazzo é?- Urlò la ragazza, con la voce roca, togliendosi le cuffiette e voltandosi.
Un'audi R8 Spyder V10 le ingombró la visuale.
Era una gran bella macchina,ma colui che la guidava, non era per niente di suo gradimento.
-Non ho bisogno di un passaggio.-Replicò la ragazza, continuando a camminare.
Discutere con Cristiano era l'ultima cosa che desiderava fare in quel momento.
-Okay, non hai bisogno di un passaggio ma hai bisogno di compagnia.
Solitamente non sono così gentile con persone arroganti, consideralo un attimo di bontà d'animo.-
Cristiano Ronaldo sembrava piuttosto a suo agio nei panni del buon samaritano, ma Lena non si lasciò convincere.
-Perché tu non sei arrogante? No, grazie.-Borbottò seccamente, rimettendosi le cuffiette.
-Come vuoi.-Rispose il ragazzo, facendo spallucce e accendendo il motore della macchina.
Stava per ripartire in quarta, quando Lena aprí lo sportello e si sdraió sui sedili posteriori, continuando a fumare la sua sigaretta.
-Non riuscivi a dormire?-Domandó la ragazza, con un sorrisetto impresso sul volto, appena vide la smorfia sul volto di Cristiano.
-Ti conviene togliere i piedi dai sedili e buttare la sigaretta se non vuoi essere tormentata sul perché hai pianto.-Replicò Cristiano. -E non dire che è stata la pioggia.-Precisó ancora, mentre la ragazza gli faceva il verso.
(...)
Cristiano si mise seduto sul letto, con solo il lenzuolo a coprire la sua nudità.
Si aspettava di vedersi Lena addormentata nel letto, altrettanto nuda, eppure non c'era nessuno.
Cris si ricordava bene la notte passata.
Appena aveva portato a casa sua Lena, l'aveva spedita in doccia dove poco dopo si era infilato con lei.
Quella ragazza non aveva pudore.
Non era come le altre mille ragazze con cui era stato, lei gli sapeva tenere testa.
Lena era anche riuscita a prendere il Real Madrid su Fifa, senza che lui facesse eccessiva resistenza.
Nonostante la chiara prepotenza della ragazza, c'era ben altro sotto.
Non poteva essere soltanto la ragazza che gli aveva dato dello sbruffone, dopo averlo sfidato con del freestyle.
Inoltre, che diavolo di ragazza cammina per Madrid in piena notte, senza farsi problemi di alcun tipo?
Non avevano avuto problemi a trovare qualcosa di divertente da fare durante la notte.
Cristiano non aveva fatto domande a Lena, e lei aveva cercato di essere meno arrogante del solito.
-Hale?-Domandó il ragazzo, alzandosi dal letto e andando dritto in cucina.
Non c'era nessuno, solo un bigliettino.
Cristiano pensò subito che la ragazza gli avesse lasciato il numero, ma quando vide dei soldi vicino al bigliettino, sbuffó.
'Merendine diabetiche, bleah.
Ti ho lasciato i soldi, anche se faceva schifo.'
Nessuna ragazza gli aveva mai lasciato un bigliettino del genere con tanto di soldi.
Nessuna ragazza aveva lasciato il letto prima di lui.
Nessuna ragazza lo aveva mai trattato come un giocattolo.
(...)
-Mi lasci passare!-Urlò Lena, varcando la porta della palestrina del Real.
Non sapeva neppure lei perché stesse correndo da Cristiano.
Non sapeva neppure perché lo stesse abbracciando così stretto.
Anche il ragazzo ne fu sorpreso, perché aggrottó le sopracciglia, abbracciandola con il suo stesso trasporto.
Forse aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa, poiché vide la sicurezza chiedergli con un cenno se dovevano intervenire.
Ovviamente lui non aveva bisogno del loro aiuto.
Abbracciare Lena era fantastico.
Fu meno fantastico correre al suo inseguimento, una volta che lei ebbe quasi discusso con Abby al telefono*.
-Sei strana.-Puntualizzó Cristiano, una volta che la ebbe raggiunta.
La ragazza fece un sorriso amaro e si appoggió al muro bianco di un bar.
-Lo so.-Mormorò lei, puntando i suoi grandi occhi azzurri su di lui.
-Cristiano, tu sei incredibilmente attraente.
È impossibile tenerti distante, eppure tu devi permettermi di farlo.
Non posso più vederti.-Annunció lei, con lo sguardo dritto nel suo, impenetrabile e languido come sempre.
-La smetti di fare la preziosa? Sei stata tu ad abbracciarmi.-Replicò lui, alzando il sopracciglio.
Lena era un controsenso unico.
-Non sono come credi che io sia.
Ho problemi che neanche ti immagini.-Borbottò lei, scrollando le spalle.
Distolse lo sguardo, non riuscendo a guardare più di due minuti Cristiano.
La faceva andare in confusione.
-Permettimi di aiutarti, anche se non è facile.-Rispose lui, bloccandola al muro.
Ancora i suoi magnifici occhi castani. Ancora il suo profumo buonissimo.
Ancora le sue labbra sulle sue.
Ancora lui.
(...)
-Io sono Cristiano Ronaldo, ma questo lo sapete già.- Sussurrò l'uomo, mentre le sue mani tremavano.
-Ci sono tante cose che sapete di me.
Sapete che gioco nel Real Madrid e nella nazionale portoghese, che ho vinto tre palloni d'oro e che sono il testimonial di molti marchi.
Probabilmente, sapete più cose voi di me che il contrario.
Ho sempre pensato di essere un donnaiolo, che difficilmente si innamora di una donna per quello che è.
Ma quando ho conosciuto Lena Hale, ho capito che forse ciò non era del tutto vero.
Lena non era come tutte le altre ragazze.
All'inizio lei ha provato ad esserlo, ma ad un certo punto si era resa conto di schifare troppo la normalità e ha cominciato ad essere diversa, la ribelle della situazione. Come seguendo un copione.
Ma lei era molto di piú.
Quando l'ho incontrata, ovvero quando ha cercato di umiliarmi, l'ho classificata come una ragazza in cerca di attenzioni.
Ma in realtà, Lena lo faceva solo per farsi odiare.-
Il lusitano fece una pausa, mentre i suoi occhi si posavano su Abigail.
-Io e Lena eravamo molto simili, ma lei aveva la stupida convinzione che più la gente la odiasse meglio era.
Diceva che così avrebbe evitato che la gente finisse in una strada per colpa sua.
All'inizio pensavo fossero solo parole.
Che male faceva una ragazza di quasi vent'anni?
Ma poi, ho capito quanto dolore avesse nel corpo.
Pian piano ho scoperto parte dei suoi misteri, delle sue fughe e il perché ultimamente fosse così strana.
Ho cercato di aiutarla, ma non è servito.
Mi spiace.- La voce del ragazzo si incrinó maggiormente, mentre si portava le mani sul viso, ormai colmo di lacrime.
-Solitamente con tutte le ragazze che ho avuto, sono sempre stato io con il coltello dalla parte del manico, ma stavolta l'ha vinta lei la partita.
Sono diventato dipendente da Lena Hale.- Sussurrò Cristiano Ronaldo, spezzando il cuore di tutti i presenti.
(...)
-È sicura di volerlo fare, signorina Hale?
Sei anni senza avere contatti con nessuno dei suoi familiari o amici, e vivere da sola in Brasile non è facile.-La mise in guardia, l'agente di polizia.
Lena chiuse gli occhi e sospiró.
Si stava per buttare alle spalle tante e troppe cose.
L'amicizia con Abby, la sua storia con Cristiano, l'intesa con James, l'alleanza con Annie e Arya.
Chissà come l'avrebbero presa.
Probabilmente Cris sarebbe andato fuori di testa, mentre Abby l'avrebbe presa malissimo.
Fortunatamente c'era James con loro.
Quello era davvero un ragazzo dal cuore d'oro.
Quella situazione la stava uccidendo.
Non sopportava l'idea di non poter più vedere i suoi amici, sebbene sapesse quanto fosse necessario.
Suo fratello Roger le stava rovinando la vita.
Un conto erano le gare illegali di macchine, un conto era assassinare qualcuno davanti ai suoi occhi.
La ragazza riaprì gli occhi, con un'espressione indecifrabile.
-Sono sicura.-Mormorò la ragazza, con voce piatta.
Andare lontano avrebbe messo al sicuro i suoi amici e anche se stessa.
-Stanotte tutti penseranno che lei si sia schiantata contro un albero. Penseranno ad un suicidio. Le consiglio di non vedere i suoi cari, oggi. -Continuò l'agente di polizia, prima di congedarla.
Lena annuì e se ne andò.
Non aveva intenzione andarsene senza lasciare un segno.
Caspita, lei era Lena Hale. Non una ragazzetta qualunque.
Passò tutto il pomeriggio a scrivere delle lettere.
Cominciò con quelle più semplici, per poi lasciare per ultime quella di Abby e Cristiano.
-Dai che ce la facciamo, Lè.-Sussurrò la ragazza a se' stessa, mentre guardava i fogli di carta distesi su tutta la scrivania. Era arrivato il momento della lettera per Cris.
-Fanculo.-Disse poco dopo, buttando a terra tutti i fogli.
Accese la videocamera e la posizionó sulla mensola.
Si sedette sulla scrivania e fece un profondo respiro.
Era pronta.
The end.
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