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~Capitolo 23.

{Nota: fate partire la canzone.}

-Dov'é Cristiano?- Domandó Carlo Ancelotti, cercando con lo sguardo il portoghese, ma senza individuarlo.
Erano seduti da parecchi minuti, e all'inizio, a nessuno era sembrata sospetta la mancanza del portoghese.
Era risaputo che il campione amasse allenarsi in solitaria, anche dopo la fine degli allenamenti. Era sempre il primo ad arrivare al campo ed era anche l'ultimo ad andarsene.
Ma nonostante l'allenamento fosse terminato da tempo, l'allenatore aveva insistito che rimanessero del tempo in più per una piccola riunione d'aggiornamento. Ed era strano che il giovane uomo tardasse così tanto.
-Vado a cercarlo? Sarà sicuramente al campo, si sarà dimenticato della riunione straordinaria.- Affermò il colombiano James Rodriguez, e Ancelotti annuì.

E infatti, quando uscì e vide Cristiano allenarsi con foga, capì di non essersi sbagliato.
Eppure, c'era qualcosa che non andava.
C'era troppa rabbia nei tiri irregolari dell'attaccante.
Cristiano non si fermava mai, prendeva una palla, la buttava a terra e calciava un tiro potente. Ma la cosa che subito James notó, era che il portoghese non stava mirando alla porta. Stava tirando in maniera meccanica e imprecisa.
Era un continuo di palloni, e quasi uno di quelli, colpì il colombiano in pieno volto.

-Ronaldo, fermati!- Esclamò James, ma il calciatore non lo ascoltò.
Era come se non fosse in se', ed era possibile.
James non lo aveva mai visto così arrabbiato e rosso in volto.
Il colombiano corse verso la porta e si mise davanti ad essa, correndo il rischio.
Fu in quel momento che Cristiano si rese conto della presenza dell'amico.
Alla sola vista le gambe cedettero e cadde in ginocchio a terra, con le mani sul viso che tante donne desideravano baciare.

James era sconvolto.
Mai aveva visto Cristiano piangere in quel modo.
Non erano lacrime di gioia, come quelle versate alla cerimonia del Pallone D'Oro. Non erano lacrime di commozione per un capolavoro di film.
Erano lacrime di tristezza, una cieca desolazione che derivava dal profondo del suo cuore.

James Rodriguez corse ad abbracciarlo, e Cristiano non mosse un dito.
Si sentiva terribilmente impotente di fronte al dolore immenso che stava provando.

-I-Io l'amavo, James.- Cristiano fece una pausa e alzó gli occhi. -L'amavo e lei non lo ha mai saputo. Saró anche uno dei calciatori più forti del mondo ma senza lei non ha più senso tutto questo. Capisci?- Sussurrò con voce strozzata, mentre le lacrime salate gli bagnavano il viso.
James lo guardò in maniera confusa, mentre lo stringeva in un forte abbraccio.
-Cosa stai dicendo, Cris?- Farfuglió il ragazzo, staccandosi per osservare con aria sconvolta l'amico.
-Non lo sai?- Cristiano Ronaldo alzò gli occhi da terra e guardò il centrocampista con aria addolorata. Con quegli occhi rossi e gonfi, e il viso tirato dalla sofferenza, il lusitano sembrava avere molto piú di trent'anni.
La preoccupazione di James sembrò accrescere mentre scuoteva la testa.
-Cosa è successo?- Domandó lentamente.
Cristiano sospiró, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
-Lena si è suicidata, James.- Rispose il numero sette del Real Madrid, cercando di soffocare la sua sofferenza implacabile.
Senza Lena, era come se una parte di lui fosse morto.
Si sentiva terribilmente solo.

[...]

-Non mi interessa un cazzo se non sono un suo parente! Sono James Rodriguez e pretendo di vedere Abigail Williams! La prego!- Urlò James contro all'infermiera, una volta arrivato all'ospedale.
Quando Cristiano gli aveva dato la brutta notizia, solo un pensiero gli era pervenuto in mente.
'Abby'.
E poi la parte irrazionale di lui aveva preso il sopravvento. Aveva mollato tutto ed era corso da lei.
Abby era sempre nei suoi pensieri, costantemente.
Forse non si era comportato poi così bene con lei, ma l'amava. Cavolo, se l'amava!
Lui, il ragazzo gentile e sempre sorridente, aveva appena inveito contro un'infermiera utilizzando la scusa dell'immagine per vedere la ragazza.
Già si era pentito della sua azione, ma non aveva intenzione di scusarsi.
Voleva solo vedere Abigail.

-Non può proprio, mi spiace.-Sussurrò terrorizzata la donna, fingendo a stento un'espressione dispiaciuta.
James alzò le spalle e fece dietrofront, ma appena la donna si allontanò, si girò di scatto e corse nella stanza 301, dove si trovava la ragazza.
Vedere Abigail intubata e con il faccino addormentato, al ragazzo venne un colpo al cuore.
Era tutta immobilizzata ed era pallida, ma il ragazzo non esitò neppure per un secondo.
Si sedette sul lettino e afferrò piano la mano della ragazza, notando che era fredda coma il marmo.
Ma James non fece cenno di volerla lasciare.
Ora non se ne sarebbe più andato.
-Ciao Abby? Aspetta, forse non dovrei salutarti e dovrei attaccare con il mio monologo.-
Il ragazzo si grattó il mento, perplesso.
Poi alzò le spalle, guardando la ragazza.
Era terribile guardarla in quelle condizioni, ma lui sapeva quanto la sua Abby fosse forte.
Sebbene gli facesse male il cuore e fosse in uno stato pietoso, tanto da avere le lacrime agli occhi, lui avrebbe lottato con e per lei.
Sempre e per sempre.
-A volte le cose capitano per caso, tanto che non si può controllare il corso degli eventi.
Il fatto che Lena se ne sia andata così e in tenera età é orrib...-Il ragazzo si fermò nuovamente e sospiró.
Quel suo discorsetto preparato prima di entrare nella stanza, era più finto del culo di quella showgirl spagnola che tanto piaceva a Benzema.
-Abby, non volevo andarmene, ma era mia mia madre a chiamarmi.
Ha avuto un lieve infarto, e sono dovuto correre da lei.
Volevo dirtelo, volevo chiamarti, ma ho dovuto scegliere.
E ho scelto lei, sapendo che tu mi avresti capito.
Ma non per questo i miei sentimenti per te sono cambiati.
Io ti amo, Abigail Williams.
Ti amo nelle gioie e nei dolori, ti amo anche se tu non ti piaci come dovresti e ti reputi un completo disastro.
Non ho intenzione di andarmene adesso, né ora e né mai.
Voglio stare al tuo fianco, e aiutarti ad affrontare un mondo buio e opaco senza Lena Hale.
Lena manca a tutti, ma lei non è morta del tutto.
Il suo ricordo vive in Cristiano, che l'amava più di se' stesso, vive in Annabeth e in Arya che hanno perso una persona che consideravano come una sorella, vive in tua madre che la trattava come una figlia, vive nei suoi genitori che si sono accorti di aver perso una delle cose migliori che abbiano mai fatto, vive in suo fratello Roger che non ha fatto altro che metterla nel pericolo, vive in tutti i fan che amavano i suoi video, e vive in te, che hai creduto in lei e le hai dato modo di offrirle una famiglia e una vita normale.
Lena ti adorava, Abby.
Non fartene una colpa se non sei andata all'appuntamento, le cose sarebbero rimaste comunque le stesse.
Lei non avrebbe cambiato idea, il dolore la stava attanagliando da tempo.
Era piuttosto instabile in questi ultimi tempi, e lo so, perché ha continuato a vedersi con Cristiano.
All'inizio, lui mi raccontava sempre quanto fosse strana Lena, e infatti, passava quasi la maggior parte del suo tempo a criticarla e a giudicarla.
Ma avevo già capito che quella ragazza lo aveva colpito subito.
Se tu sei un mare in tempesta, Lena è un uragano.
E con lei, non c'era scampo.
Non so dirti i motivi per cui Lena ha preso questa decisione, non li so. Forse é stata una decisione affrettata, forse no.
Lei era un rebus.
Ma se c'é una cosa che so, è che lei vorrebbe il meglio per te.
Ti vorrebbe felice, e per quanto fa male, devi lottare.
Devi lottare contro la condizione fisica in cui ti trovi adesso e devi lottare per la sofferenza travolgente che la morte di Lena ha provocato.
Quando ho saputo che un bus ti aveva investito sono corso da te. Non dovrai lottare da sola, io sono qui. -
James si azzittì e accarezzó la guancia della ragazza.
Con la coda dell'occhio vide che l'infermiera imbranata aveva appena varcato la porta, ma vista la scena, se ne era andata in modo silenzioso.
Il colombiano la ringrazió mentalmente e si accucció sulla sedia, dove veglió su Abigail fino a quando non si addormentó definitivamente.

[...]

-James...-Sussurró Abby con voce flebile, spalancando lentamente gli occhi azzurri.
Si sentiva intorpidita, tanto che faceva davvero fatica a muoversi.
C'era qualcosa che non andava nelle sue gambe, se lo sentiva.
Il colombiano si riscosse velocemente, e la guardò con sollievo.
Forse doveva chiamare un'infermiera, ma decise di aspettare del tempo prima di farlo.
-Abby...come stai?-Domandó James, mordendosi il labbro inferiore, mentre la preoccupazione tornava ad attanagliarlo.
-Perché hai le occhiaie?- Chiese, invece lei, mentre cercava inutilmente di tirarsi su.
La smorfia di dolore che comparve sul suo viso fu la risposta a tutte le sue domande.
Lei stava soffrendo enormemente.
-Non ci pensare...Come stai? -Ripeté il ragazzo, ma Abby si limitò a guardarlo con gli occhi vacui.
All'improvviso, si era resa conto di dove e cosa fosse successo.
Il mondo sembrò precipitarle sulle spalle, affidandole quel complicato bagaglio che era il sapere.
-Lena...dov'è Lena?-Domandó Abby, guardandosi attorno, con tono disperato e di un'ottava maggiore del solito.
Doveva accertarsi che la morte di Lena fosse solo un brutto sogno.
Ma l'espressione di James infranse le sue speranze. Lena era morta, punto e stop. Tanto valeva accettarlo.

Abigail scoppiò in lacrime come un fiume in piena, mentre James cercava di consolarla.
Si sentiva così distrutta, che in un breve momento maledisse il bus per non averla uccisa.
Faceva così male l'assenza di Lena.

-Signorina Williams, buongiorno.-Disse il dottor Grace, entrando nella camera.
James si alzò di scatto, ma Abby lo trattenne.
-Buongiorno.- Sussurrarono in coro, e l'uomo accennó ad un sorriso.
James ringrazió il cielo che il dottore non avesse fatto storie per la sua presenza lì.
-Signorina Williams, come si sente?-
Domandó con tono pratico.
-Male, non sento le gambe. E voglio Lena.-
Rispose la ragazza, con un singhiozzo. Il dottore la guardò con tristezza e sospiró.
-Allora sarà difficile comunicarle la sua situazione fisica.-Affermò, mentre la famiglia Williams irruppeva nella stanza, assediando Abigail.
Dopo un momento di unione familiare, in cui James e il dottore stesso si sentirono a disagio, l'uomo riprese il discorso.
-Dunque, signorina Williams, senza giri di parole tecniche, voglio dirle che ha riscontrato delle rotture, ma in particolare modo ha dei gravi problemi agli arti inferiori.
Ci vorrà del tempo prima che riprenda il controllo totale di essi. E dovrà andare dal fisioterapista oltre che muoversi con l'ausilio di una carrozzina.- Annunció il medico, facendo precipitare ulteriormente l'umore della stanza.
Abby si pietrificó, osservando le gambe immobili e che rispondevano appena ai suoi comandi.
Non bastava solo la morte di Lena, ora non riusciva neppure a camminare.

[...]

-James, ho sentito tutto prima.- Affermò Abby, quando i due furono rimasti da soli.
James si voltó ad osservarla, in attesa.
-Davvero?- Chiese, con il cuore che batteva più del dovuto.
-Te ne sei andato.- Rispose la ragazza, osservando il blu del cielo dalla finestra dell'ospedale. All'inizio le parole del ragazzo erano sembrate così distanti e sussurrate, ma poi si erano fatte chiare e distinte.
Erano parole così intrise di significato, che la ragazza non era riuscita a non perdonarlo. Era quasi stupido mantenere il muso, considerando le sue motivazioni.
E poi c'era da dire, che lo amava. E lo amava davvero tanto.
Lui era l'unico in grado di salvarlo, ora.

James alzò le spalle e guardò la ragazza bionda, assorto.
-Non l'ho mai fatto, in realtà.- Rispose con un sussurro, il numero dieci.
Abby piegó leggermente il viso, aggrottando le sopracciglia.
-No?- Domandó lei, quasi sarcastica.
Ma James non si lasciò intimidire dal suo tono.
-No. Non me ne sono andato, Gail. Ero Joe.- Spiegó James, con esitazione.
-Lo so, James. Lo sospettavo da tempo.- Rispose con un lieve sorriso. Il colombiano si era aspettato una reazione diversa, probabilmente voleva vedere la sorpresa sul viso della ragazza.
-Abby, devo concludere una cosa che ho iniziato prima e non voglio lasciare a metà.- Disse il ragazzo, prendendo coraggio, prima di chinarsi su di lei e baciarla con dolcezza.
Abby sorrise sulle sue labbra, e ricambió il bacio.
Fece per baciarlo ancora, ma qualcuno bussó alla porta.
-Si?- Domandó Abby, staccandosi di fretta dal ragazzo.
-Sono la signora Hale, ho una cosa da darle.-
Annunció la donna, varcando la soglia della stanza.
Il suo viso era tirato e stanco, e Abby si chiese se la donna avesse riposato.
Ma la risposta era sicuramente chiara.
Forse Lena si era sbagliata, forse quella donna le aveva voluto realmente bene.
-Cosa?- Chiese Abby, cercando di mettersi seduta.
-Lena ha lasciato delle lettere per voi, e non me la sono sentita di dirlo alla polizia.
Erano in salotto, e ce ne era una anche per me.- Disse la donna, consegnando delle lettere ai ragazzi.
Poi scoppiò in lacrime, e sussurrando uno 'Scusate', lasciò la stanza.

Abby guardò il pacco di lettere.
Ce ne era una per lei, una per James, una per Ronaldo, una per sua madre, una per Annabeth e una per Arya.
-Lena ha pensato a tutto.- Sussurrò Abby, consegnando la lettera a James.
-Già.- Mormorò il ragazzo.
Poteva immaginare come stesse Abby in quel momento.
Quelle lettere erano una pugnalata allo stomaco ma era ciò che rimaneva a loro di Lena.
Ed entrambi avevano una voglia incredibile di scoprire cosa c'era scritto.
Quello era l'ultimo segreto di Lena.

[...]

-James, posso parlarti un attimo?- Domandó la Signora Williams, appena il ragazzo uscì dalla stanza.
Lui annuì e la seguì nel corridoio dell'ospedale.
Quando si fermò, lui si appoggió al muro, aspettando che la donna parlasse.
Non aveva la più pallida idea di cosa volesse dirgli.
-Senti James, voglio essere più diretta possibile.-Cominciò la donna.
-Abby starà male, molto male.
Lena era tutto per lei, e all'inizio sarà difficile per lei ammettere il dolore della perdita.
E inoltre, deve anche fare i conti con la menomazione.
Non potrà camminare per molto tempo.
Quello che ti voglio dire è che non devi farla soffrire.
Non ti sto vietando di vederla, ma credo che tu non sia adatto per lei in questo momento.
Sei un calciatore e lei è una ragazza fragile. Non sopporterà il tuo mondo.-

James ascoltò attentamente il discorso, con un sospiro.
Erano un mare di palle, o almeno, in parte.

-Sarà difficile, ma non deve necessariamente farne parte.
Ho anche una sfera privata, io.
E non ho intenzione di fare a meno di lei, voglio starle accanto. Gli uomini non sono tutti uguali, Signora Williams.-
Mormorò il ragazzo, voltandosi per tornare da Abby.
Ora avrebbe mantenuto i suoi propositi.

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