~Capitolo 15.
-Paella e sangria per me.- Disse James al cameriere, una volta che questi venne a prendere gli ordini.
-E per lei, signorina?- Si rivolse a me, il cameriere.
Forse tentennai un po' troppo, perché entrambi mi guardarono in attesa di risposta.
-Lo stesso che ha preso lui! E da bere dell'acqua. L'alcol no, é preferibile evitare.- Dissi in inglese, senza avere la più pallida idea di cosa fossero la paella e la sangria. Sapevo fossero dei piatti tipici spagnoli, ma non avevo assolutamente idea di come fossero.
Il cameriere mi guardò visibilmente confuso e si rivolse a James, che gli disse qualcosa in spagnolo fitto fitto, calmando la confusione del cameriere.
Il colombiano aspettò che l'addetto si allontanasse, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
-Cosa c'é?- Chiesi un pelino preoccupata.
-Sai che hai ordinato?- Domandó lui, in risposta.
No, che non lo sapevo.
Scossi la testa e lui scoppiò a ridere ancora più forte.
-La paella é un piatto tradizionale della cucina valenciana ed é a base di riso, zafferano, pesce e carne, mentre la sangria é una bevanda alcolica fatta con vino, spezie e frutta.- Mi spiegó lui, dopo essersi calmato.
-Oh. Quindi l'ho un po' confuso...-Accennai, con una breve risata.
Ero a Madrid da poco e già facevo figure degne di me.
-Già.- Affermò il ragazzo, con un sorrisetto.
-Aspetta un secondo, signorino.- Dissi pochi secondi dopo, osservandolo con serietà.
Lui piegó il capo e mi osservò in attesa.
-Non dovresti bere prima di una partita!- Gli puntai il dito, e lui assunse un'espressione colpevole.
-Eddai, é solo un bicchierino.- Sussurrò lui, mentre in quel momento arrivò una brocca colma fino all'orlo di un liquido rossastro.
Tossii e lui divenne rosso come il colorito di quella bevanda.
-Dicevi? Un bicchierino?- Chiesi, e lui mi guardò colpevole.
Ma era impossibile arrabbiarsi di fronte alla sua espressione dispiaciuta, perciò versai quel liquido nel bicchiere e feci un sorso.
-Dicevo che sei proprio bella, Gail.- Disse James, prendendomi in contropiede.
Non so se fu proprio questa sua affermazione o il fatto che la bevanda avesse un sapore strano a farmi sputare la sangria addosso a lui.
Fatto sta che James si ritrovò la camicia sporca di vino per colpa mia.
-Questo capita quando inizi a dire cazzate.-Mi giustificai, mentre il ragazzo alzava gli occhi al cielo. -Sono un disastro.- Sussurrai poi, con una vocina sottile.
-No, Abby. Sono sinceramente contento che tu sia qui...ho temuto di non rivederti più.- Sussurrò il ragazzo, quasi con tono amaro.
Prendergli la mano fu un gesto istantaneo e impulsivo, ma vedere che lui non la ritrasse fu una conquista.
-Ti ho giurato che ti avrei rivisto. E così é stato.- Sussurrai, ma questo non sembrò convincerlo.
C'era qualcosa di strano nel suo sguardo distante, come se quella situazione l'avesse già vissuta sulla sua pelle. Come se qualcuno non fosse più tornato.
-Lo so, Abbie, lo so.- Mi rassicuró lui, ma quella sensazione di disagio che percepivo, continuava a rimanere.
Presi ancora della sangria e la versai nel bicchiere, sorseggiandola piano. Feci una smorfia di disgusto, ma almeno bere colmava il silenzio imbarazzante che si era creato.
-Abby?
-Si?-Appoggiai il bicchiere e alzai lo sguardo, fino ad incontrare i suoi occhi ambrati.
-Qual é il tuo colore preferito?- Mi chiese, facendomi sorridere.
-Ultimamente sto in fissa con il marrone.
Tutti dicono che non sia un bel colore, ma é uno stereotipo.
É come dire che l'azzurro é per i maschi e il rosa per le femmine. Oppure che le ragazze in carne non vadano bene per fare le modelle.
In realtà chi l'ha detto? Nessuno. Magari in un futuro le cose cambieranno, e sarà tutto il contrario.- Dissi, scrollando le spalle.
-Ricordiamoci che il marrone é pure il colore del cioccolato.- Puntualizzó lui. -Ora fammi tu una domanda, dai.
Dovetti pensarci su, ma quando ebbi la domanda esitai.
-Non importa che domanda sia. Falla e basta.- Mi incitò lui, convincendomi.
-Il momento più brutto della tua vita?
-Sicuramente quello che dovrà venire.- Lui fece un sorriso tremulo.
-Non ci credo che tu non abbia mai avuto a che fare con un brutto episodio, dai.- Sbuffai, mentre osservavo il piatto di fronte a me.
Era decisamente abbondante e ricco di ingredienti. Sembrava buono.
-E va bene, va bene.
Ai mondiali, quando abbiamo perso contro il Brasile. É stato orribile, Abby. Un Paese contava su di me e io li ho delusi tremendamente. Non valgo nulla. Mi dispiace. -Il suo tono era così triste e addolorato, che capii al volo quanto quel discorso gli facesse ancora male.
Certi episodi del genere te li porti dietro per sempre.
-Invece no, James. Hai fatto tutto il possibile.
Hai perso un mondiale? Sei comunque una persona e un calciatore fantastico, non dovresti continuare a rammaricarti in questa maniera.
Il tuo paese lo sa benissimo, e non smette di credere in te. E neppure io.
Questa sconfitta ti deve servire per poter lavorare sui tuoi punti deboli, e poter dunque portare a casa numerose vittorie. La vita ti da' sempre seconde occasioni. -
Lo guardai dritto negli occhi, usando un tono deciso e calmo, come quello che si utilizza per tranquilizzare un bambino in lacrime.
Lui sostenne il mio sguardo, e annuì con poca convinzione.
Di certo non mi aspettavo che lui smettesse di colpo di pensare negativamente ai mondiali, perché sapevo quanto fosse improbabile.
-Grazie, Abby. Ma come diamine fai ad essere così saggia a diciassette anni? Io alla tua età pensavo solo al calcio.- Il ragazzo accennó ad una risata, cambiando discorso. Forse fu meglio così.
-Ah perché adesso pensi ad altro che non sia al calcio?- Chiesi, ironica.
-Si. Penso a te.-Rispose lui, con quella sincerità e quella schiettezza che mi faceva continuamente venire i brividi.
-E lo ammetto.
Ancora una volta con la tua frase fatta mi hai conquistata. Quando la smetti di sorprendermi, Rodriguez?-
Il ragazzo scoppiò in una sonora risata, buttando indietro la testa.
-É una cosa reciproca, Williams.
Devo ricordarti che sei stata tu a baciarmi?- Rispose con un'altra domanda, James.
Ahia, questo argomento non lo doveva affrontare. Non subito, almeno.
Forse si accorse dalla mia espressione che c'era un turbamento, e infatti aggrottó le sopracciglia visibilmente preoccupato.
-Abby, per il bacio non c'é nessun problema. Io lo volevo fare.- Mormorò il ragazzo, ma io scossi la testa.
-Invece ci sono dei problemi, James. Io sono fidanzata da sei anni.-
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