21. Sono un idiota
Non capisco bene cosa sia successo attorno a me quando mi sveglio. Un puzzo di vomito e alcool echeggia nell'aria e si insinua sottile nel mio naso ad ogni respiro, la sola illuminazione proviene dalla porta semichiusa del bagno della mia camera d'hotel, sul pavimento le sole cosa che la luce incontra sono un paio dei miei boxer. Mi sollevo dal letto mettendomi seduto, con uno sbadiglio scomposto mi passo una mano tra i capelli e cerco di spostarli indietro dal viso ma il ciuffo ricade umidiccio sulla fronte. Decido di alzarmi e mi avvicino al bagno, quando mi affaccio alla porta resto un po' confuso: sono nudo?
Di ieri sera non ricordo nulla, anzi forse si, una bottiglia di Jack's Daniel e una ragazza dai capelli rossi che ci provava con me. Poi ho il vuoto.
Con un secondo sbadiglio entro nel piccolo locale, la luce così forte mi brucia gli occhi e sono costretto a chiuderli in due fessure mentre cerco di abituarmi. Un pulsante mal di testa sale dalla nuca alla tempia, sono costretto ad appoggiarmi al bordo della vasca con entrambe le mani, fin quando dal profondo del mio stomaco sento risalire qualcosa di viscido e disgustoso; mi lancio verso il wc appena in tempo per il primo conato. Il vomito di ieri sera è ancora lì, giallino e puzzolente. Il mio ginocchio nella precipitosa fuga verso il cesso, ha urto qualcosa che ora rotolando mi tocca i piedi, dal materiale freddo, duro e tintinnante immagino sia una bottiglia di vetro. le mie mani si stringono con forza sulla tavoletta color champagne, i miei capelli ricadono sulle spalle e di poco sfiorano il getto di ciò che resta della mia cena di ieri mentre in ginocchio cerco di placare i conati.
Penso passi parecchio tempo prima che io riesca anche solo ad alzare la testa dalla tavoletta e spostare i capelli dietro le spalle. I miei occhi ora si sono abituati alla fredda luce del neon appeso al soffitto, e distinguo i particolari di quello che c'è attorno a me.
Avevo ragione sull'oggetto che mi sfiora il piede: è una bottiglia vuota di un qualche vino francese; non è questo a stupirmi, ma i vestiti femminili che coprono il pavimento del mio bagno.
Mi sollevo sulle gambe che a stento mi sorreggono, tiro lo sciacquone e mi avvicino al lavandino per godere di miglior visuale su ciò che ho attorno.
Un vestito nero giace stropicciato vicino alla lussuosa vasca, una pozza d'acqua lo bagna e inzuppa anche un asciugamano steso lì accanto e parte del tappeto. Salendo la ceramica chiara, sul bordo pende un reggiseno di pizzo rosso che mi sembra di conoscere anche se non ricordo bene; appesi alle manopole del rubinetto un paio di slip abbinati gocciolano un poco d'acqua. Sul mobiletto nell'angolo, la mia camicia e i miei pantaloni sono sistemati alla benemeglio con sotto le scarpe. c'è un paio d scarpe da donna buttato da parte e delle calze a rete.
Non ricordo niente e non capisco tutto questo disordine.
Mi volto a guardare lo specchio che riflette il mio viso. I capelli sembrano bagnati di sudore, gli occhi sono cerchiati da delle occhiaie violacee e le guance sono pallide. che cazzo ho combinato la scorsa notte?
Spalanco gli occhi. Le mie dita si posano sul segno violaceo che marchia il mio petto poco sotto il collo; io questo non lo avevo prima di partire. Non è di Elizabeth. Chiudo gli occhi e metto insieme i pezzi.
Merda.
Mentre la consapevolezza e il senso di colpa si impossessano della mia mente, a grandi passi torno nell'altra camera per scoprire la mia adultera compagna. Senza troppo preoccuparmi di essere gentile, accendo la luce dell'altra stanza e mi avvicino al letto.
è bionda, i capelli sono mezzi raccolti in uno chignon sfatto e mezzi le cadono sulle spalle, dorme a pancia in giù con il viso rivolto al muro e le braccia a barriera della luce. La sua schiena è completamente scoperta così come le gambe, il solo e sottile lenzuolo le copre il culo.
Merda.
Sto pensando a cosa dire, se andarmene o svegliarla quando avverto una vibrazione leggera propagarsi dal comodino. Abbasso lo sguardo sul cellulare e deglutisco. non so dove trovo il coraggio per risponderle.
#Elizabeth's pov:
Ava: -Ciao amore._ finalmente la sua voce dopo quasi tre giorni, un sorriso involontario curva le mie labbra e un impercettibile sospiro ne esce.
Eli: -Buongiorno amore mio.- mormoro, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare Josh che dorme in divano, mentre esco in terrazza per avere un po' di privacy.
Ava: -è bello sentirti finalmente.- ha un tono strano, fin troppo mieloso, ma immagino sia perché è da tanto che on ci sentiamo.
Eli: -Si, a chi lo dici! Avrò provato a chiamarti almeno una ventina di volte, a nessuna di queste hai risposto!- sbuffo, inizio ad attorcigliarmi una ciocca sull'indice mentre un venticello tiepido mi accarezza il viso.
Ava: -Oh, lo stesso vale per te!- borbotta, io sorrido e mi mordicchio il labbro inferiore... ti prego dimmi quello che ho scoperto ieri così posso continuare a fidarmi di te...
Ava: -Come stai? Figa la festa di ieri? Sei riuscita a parlare con Ariana?- chiede invece.
Eli: -Oh, no... cioè, la festa non era niente di ché, un po' noiosa. Alla fine non sono riuscita a trovare Ariana ma ho incontrato qualcun altro...-
Ava: -Oh, davvero, chi? Il ragazzo strano che...- tenta di indovinare.
Eli: -Non c'è niente che tu voglia dirmi?- lo stoppo in partenza, lui sospira e lo immagino mentre si sistema indietro il ciuffo.
Ava: Oh! Emh... ci sono mille cose che vorrei dirti ma penso sia meglio aspettare questa sera e..._ divaga nuovamente.
Eli: -Avan, dico qualcosa che avresti dovuto dirmi prima di partire per New York con qualcuno..._ lo guido, lui resta in silenzio diversi secondi.
Ava: -Io... okay, sei arrabbiata?- domanda speranzoso, io stingo le labbra.
Eli: -Delusa, forse...- sospiro abbassando lo sguardo.
Ava: -Elizabeth siediti per favore devo dirti una cosa, che a quanto pare sai già.- dice piano, io mi lascio scivolare contro il muro e mi siedo sulle fredde mattonelle del mio terrazzo.
Ava: -Mercoledì quando abbiamo litigato per Bradley Cooper e te ne sei andata, io sono stato da Josh.-
Eli: -Lo so, immaginavo.-
Ava: -Ed, ecco, a lui era venuta la febbre e si insomma, è sorto il problema a chi avrei potuto chiedere per sostituirlo...-
Eli: -E..._
Ava: -E niente, ho chiesto a Laura. So che avrei dovuto dirtelo però io...- sospira nuovamente e lo sento gemere piano.
Eli: -Mi fido di te, Avan. So che non provi niente per lei e che n c'è stati niente... solo, pensavo me lo avresti detto tu e non Josh._
Biascica qualcosa a deti stretti.
Ava: -Ti amo Elizabeth, più di quanto tu possa immaginare.- confessa, avverto un ruomore in sottofondo, delle parole, il suo nome.
Eli: -Chi è?-
Ava: -Oh! è Laura... siamo alle corse. è l'ultima gara.- bonfocchia, io sospiro.
Eli: -Okay, va bene, salutamela! Ci vediamo questa sera.- concludo, mandandogli un bacio.
Ava: -Oh! Si, questa sera...- biascica, lla voce di Laura lo chiama nuovamente.
Eli: -Avrò una sorpresa per te...- sussurro roca, lo sento tossire.
Ava: -Una sorpresa? Io non so se..._
Eli: -Mi manchi da morire, è il minimo che possa fare.- bisbiglio suadente.
Ava: -Va bene, a questa sera.-
Eli: -A sta sera, ti amo.-
Ava: -Ti amo anch'io, tanto.-
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