2. Un po' di tempo per noi due
La sua mano accarezza la pelle nuda della mia coscia, mi fa flettere il ginocchio per accavallare la mia gamba al suo bacino, risale con le dita fino al grande gluteo e scende nuovamente fino alla piega dietro il ginocchio. Continua il movimento monotono mentre mi guarda con sguardo assorto. Io seguo, come sempre quando mi è visibile, la scritta del suo tatuaggio con l'indice solleticandogli il torace. L'altra sua mano è posata dietro la mia schiena e gioca con il gancio del mio reggiseno, il solo indumento che ancora indosso, e il suo braccio mi fa da cuscino.
Con la mia gamba poco sopra il suo pube sento la sua pelle calda e morbida, un po' pelosa, a contatto con la mia. In realtà tutto il suo corpo è a contatto con il mio, e la cosa è così rilassante e piacevole.
O forse la sensazione di tranquillità e benessere è solo il frutto di ciò che ha riempito il mio pomeriggio e che mi obbligherà a farmi una doccia questa sera. In ogni caso vorrei non finisse mai, vorrei poter star qui sempre e per sempre. Chi l'ha mai detto che l'amore non è contatto? Il calore che mi trasmette adesso Avan mi sembra più che adatto ad andare sotto la definizione di amore.
Eli: -Ti amo.- esce dalle mie labbra come somma massima dei miei pensieri, le labbra di Avan si distendono in un sorriso e, la mano che prima lambiva l'intera lunghezza della mia coscia, prende ad accarezzarmi i capelli. Non oso muovermi di un centimetro, neanche la gamba non muovo, nonostante la posizione aperta lasci troppo all'aria per i miei gusti. Avan avrà chiuso la porta? Oh beh, in caso Ketan avrà di che ricattarci a vita coi signori Jogia.
Ava: -Ti amo anch'io.- sento le sue parole come un sussurro mentre continua a cullarmi, chiudo gli occhi per godere a pieno del nostro amore.
Non so che ora sia, so che prima o poi dovrò alzarmi, almeno quando suonerà la sveglia che indica l'imminente ritorno dei signori Jogia. Sua madre mi odia a prescindere, vorrei evitare però di farmi vedere nuda, con la vagina completamente scoperta, da lei e, soprattutto, dal padre di Avan; tanto più che non ho idea se ha o meno chiuso la porta.
Ewh, è così imbarazzante l'idea che il padre del mio ragazzo veda la mia vagina... cioè lo sarebbe anche con Ketan o con qualunque altro ragazzo, ma se Mike Jogia mi vedesse adesso penso sarebbe l'apoteosi dell'imbarazzo.
Ava: -A cosa stai pensando?- domanda fissando davvero gli occhi sui miei e non più giù. Arrossisco. A tuo padre se vedesse la mia figa?
Eli: -Niente, stavo fantasticando.- rispondo scuotendo la testa per mandare via quel pensiero.
Ava: -Uh... su cosa, possiamo farlo diventare realtà se vuoi...- propone con tono malizioso, inorridisco.
Eli: -Eh, no, grazie.- borbotto, il sorrisino malizioso non lascia le sue labbra.
Ava: -D'accordo Elizabeth, come desideri...- dice un secondo prima di iniziare a farmi il solletico, indietreggio spalmandomi contro il muro per allontanarmi da lui e dalle sue dita che trovano facilmente uno spazio libero per varcare le mie braccia, inutilmente strette attorno alla pancia, e iniziare a solleticarmi.
Inizio a ridacchiare dimenandomi, tento di spingerlo via con le gambe e funziona.
Ava: -Che cazzo di mossa da difesa è mostrarmi la vagina, Elizabeth? Non ti vergogni.- ridacchia alzandosi dal terra dove finalmente sono riuscita a spingerlo, mi prende per le caviglie e mi divarica le gambe guardando al centro con un ghigno soddisfatto.
Eli: -Una mossa che a quanto pare ha funzionato.- ansimo io col respiro corto, un po' per le risate e un po' per questa situazione.
Ava: -In effetti non c'è dubbio, è molto più interessante del tuo ombelico.- conferma, mi guarda con un sorrisino, non so se sia di sfida o cosa, fatto sta che non mi molla le caviglie.
Eli: -È troppo facile distrarti, questa è la realtà...- commento fingendo di essere a mio agio in questa posizione, incrocio le braccia dietro la nuca. Se uno dei suoi genitori o suo fratello dovesse per qualunque motivo entrare nella stanza ora vedrebbe senza dubbio il culo di Avan, il ché penso non sia una novità dato che porta quasi sempre i pantaloni troppo bassi, e poi la mia vagina spalancata ai quattro venti.
Ava: -Oh, questo lo vediamo quando...- ad interromperlo è il mio cellulare che suona sul comodino, allungo facilmente una mano e lo prendo per rispondere.
Eli: -Sono Elizabeth, chi parla?- domando avendo letto un numero sconosciuto.
Bra: -Ciao Elizabeth, sono Bradley Cooper, l'amico di tuo padre.- risponde una voce che mi sembra di riconoscere appena... forse avrò visto Bradley quando avevo dieci o undici anni.
Eli: -Oh, ciaoh...- mi tappo la bocca con la mano libera dal telefono ficcandomi il pugno più giù che riesco per ingoiare il secondo gemito. Alzo lo sguardo su Avan che ha avuto la brillante idea di toccarmi proprio ora.
Bra: -Tutto bene?- chiede dall'altro capo del telefono l'amico di mio padre.
Eli: -Oh sih...- fulmino con lo sguardo il moro che mi guardo con un sorrisino malizioso, cerco di liberare le caviglie dalla sua stretta per bloccargli l'accesso al mio clitoride.
Bra: -Ah, okay. Comunque volevo solo chiederti conferma sull'orario e beh, chiederti l'indirizzo.- continua Bradley ignaro della lotta che sto facendo per liberarmi dalla stretta di Avan, alla fine ci riesco e prima che lui riesca a bloccarmi ancora mi alzo in piedi e mi avvicino all'armadio.
Bra: -Elizabeth, ci sei?-
Eli: -Uh? Si si, scusa. Se non sbaglio avevamo detto per le nove e il civico te lo mando per messaggio che è meglio.- replico volgendo lo sguardo ad Avan per capire le sue intenzioni, lui si avvicina.
Bra: -Ah, okay, quindi tra una mezz'oretta. Perfetto, a dopo piccola Gillies.- conclude la chiamata in maniera affettuosa Bradley.
Eli: -A dopo.-
Chiudo la chiamata e mi accorgo che non potrò mai essere a casa tra una mezz'oretta, di sicuro non lavata.
Inizio intanto a raccogliere le mie cose e a vestirmi sotto lo sguardo indispettito di Avan.
Ava: -Chi era?- sbuffa sedendosi sul letto a peso morto, tiene lo sguardo fisso su di me... forse un po' geloso? Nah, è solo deluso che non posso restare qui per il secondo round.
Eli: -Bradley Cooper, un amico di mio padre... mi dà una mano per fisica, niente di ché.- rispondo tirando su le mutande, infilo la camicia e la abottono alla bene meglio.
Eli: -Dove sono i miei jeans?- domando non trovandoli in terra, sollevo lo sguardo su Avan che me li porge proprio in questo momento con sguardo truce.
Ava: -E proprio oggi devi fare ripetizioni? Non puoi spostare a domani?- propone, inizio a saltellare per la stanza cercando di tirare su i pantaloni e questo lo fa sorridere.
Eli: -No, proprio no. Giovedì ho il compito di fisica e non ci capisco un emerito cazzo di termodinamica ed energia cinetica; dai, ci vediamo anche domani.- tento di fargli tornare il sorriso di prima che adoro.
Ava: -Vabbè, non sarà la stessa cosa ma okay.- acconsente infine, chiudo la cerniera dei miei pantaloni e allaccio la cintura.
Eli: -Hai visto le mie... scarpe, grazie.-
Lui me le porge, le prendo e le infilo.
Dovrei avere tutto.
Gli lancio un ultimo sguardo e mordermi il labbro diventa un riflesso incondizionato; così seduto sul letto, ancora nudo e con i capelli mossi davanti il volto è difficile resistergli. Mi avvicino a lui e mi siedo sulle sue ginocchia. So che sono in super ritardo... ma è pur sempre Avan Jogia nudo sul letto.
Eli: -Hey, non fare il bambino offeso.-
Ava: -Non sto facendo niente.- borbotta senza poter nascondere il broncio.
Eli: -Oh, come no...- cantileno imitando la sua espressione corrucciata, un sorriso solca le sue labbra... devo essere davvero ridicola. Lo bacio.
Eli: -Ora devo andare.- ripeto più per convincere me stessa che Avan a lasciarmi andare.
Ava: -D'accordo.- mormora ancora sulle mie labbra, non gli resisto e lo bacio nuovamente.
Eli: -Ora vado.-
Ava: -Mh mh.-
Faccio sfiorare le nostre labbra ancora.
Eli: -È l'ultimo e poi me ne vado...- biascico senza quasi neanche staccare le labbra dalle sue.
Ava: -Quando vuoi, Elizabeth.- ridacchia, la verità è che non ce la faccio proprio a lasciar finire questo bacio. Uno tira l'altro, come le Pringles che non le lasci fin quando il barattolo è finito; il problema è che questo barattolo È infinito.
Ket: -Ewh, ma fate proprio schifo.- esclama Ketan richiudendo subito la porta. No, non l'aveva chiusa a chiave.
Ket: -Mamma e papà sono giù, stanno salendo adesso, comunque.- grida dall'altra pare del muro battendo il pugno sulla porta.
Eli: -Ecco, ora devo andare.- mormoro, i nostri occhi restano in sospeso per qualche istante prima che io mi decida ad alzarmi veramente prendendo la mia giacca e la borsa.
Ava: -Va bene.-
Si alza in piedi e si avvicina anche lui alla porta.
Eli: -Allora ci vediamo domani.-
Ava: -A domani.- conferma, le sue dita si posano dietro la mia nuca per un ultimo bacio. Senza pensarci la mia mano scorre sul suo torace e arriva a toccare il suo membro fermandosi subito riconoscendo l'assenza dei jeans. Ah, d'accordo, un po' lo faccio apposta per vendicarmi di quello che ha fatto lui mentre ero al telefono. Mi assicuro che si ecciti un pochino.
Eli: -Scusa.- mento subito abbassando lo sguardo sulla semierezione appena causata.
Ava: -Sei una stronza...- sorride, io mi mordicchio il labbro inferiore.
Ava: -Dai, vai. Posso cavarmela da solo...- ridacchia facendomi l'occhiolino e mostrandomi il palmo aperto della sua mano.
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