14. Il sogno erotico di Avan
Saranno passate almeno tre ore da quando Avan ha iniziato a lavorare a quel motore e io mi sono seduta sulla sella di questa vecchia vespa color crema. Dopo appena una mezz'oretta s'era già sfilato sia la felpa che la maglietta sotto, il che ha reso ancora più interessante guardarlo lavorare.
Gira per il garage scrutando il baco attrezzi in cerca di quella pinza e quel cacciavite, quel puntone e quella pezza. Il suo torso è umido di sudore e i capelli gli cadono spettinati e umidicci sulla fronte, lui scuote la testa nel tentativo vano di spostarli indietro senza usare le mani, unte del grasso del motore. I pantaloni della tuta, come al solito, li porta bassi e lasciano scoperto l'elastico dei boxer.
Vorrei potergli fare una foto e tenerla con me tutta la vita, per quei momenti in cui mi servirà un po' di carica.
Inizio ad avere freddo senza maglia e senza felpa, ma il moro ha ben pensato di infilare tutti gli indumenti tra le casse nello scaffale più in alto e, ovviamente, io non ci arrivo. Così me ne sto qui, con il seno all'aria, a guardare il mio ragazzo lavorare su qualcosa per me incomprensibile, fantasticando su quello che potrà accadere una volta che quella stupida macchina si deciderà a partire.
Ecco, ora chiude il cofano, apre la portiera, si siede al posto del guidatore, inserisce le chiavi e tenta per la quinta volta di mettere in moto la Chevrolet che gli regalò mio padre un paio di mesi fa. Il motore fa uno scoppiettio, la sua espressione si fa assorta e cupa mentre prova nuovamente a girare la chiave.
Lo sento mormorare qualcosa che prendo come un "dai cazzo, parti".
Un nuovo scoppiettio, ma il motore non sembra ancora intenzionato a partire. Avan impreca sotto voce ed esce dall'auto bestemmiando. Chiude la portiera con un tonfo, apre nuovamente il cofano e torna chino su questo. Sospiro.
Si asciuga il sudore con una pezza unta che gli lascia uno striscio di nero sul viso, rendendolo, se possibile, ancora più desiderabile e sexy. Mi mordicchio il labbro.
Si avvicina al tavolo degli attrezzi e fruga tra il marasma di chiavi inglesi, cacciaviti, morse, morsette e punte di trapano. Sembra trovare la chiave giusta, torna a lavorare e così un'alta decina di volte.
È incredibile come riesca ad isolarsi quando si tratta di auto, impiegasse anche solo un decimo di questa passione nello studio e supererebbe l'esame di quinta con un cento e lode. Sospiro.
Tenta nuovamente di far ripartire l'automobile, incrocio le dita: per quanto sia attraente e sensuale mentre lavora, con il mio Avan vorrei fare altro dato che domani parte con Josh per New York e non lo vedrò fino a domenica sera.
Questa volta il motore sembra andare quasi in moto, dal tubo di scarico esce uno sbuffo di fumo. L'auto resta in moto per una decina di secondi e poi si spegne. Avan impreca, ma sembra aver capito cosa fare per farla partire un volta per tutte. Quando sale nuovamente al posto di guida e gira la chiave, la Chevrolet che per anni mio padre ha provato a far funzionare, si mette in moto con pochi sforzi.
Il suo sguardo guizza soddisfatto nella mia direzione, con un sorrisino soddisfatto preme, tenendo giù la frizione, sull'accelleratore e il rombo del motore scuote tutto il garage.
Io scuoto la testa e mi sollevo dalla sella della vespa avvicinandomi a lui con fare indifferente. Lui fa ruggire nuovamente il motore prima di spegnerlo, abbassa il finestrino.
Ava: -Bisognerebbe provarla in strada, e non so se mi fido domani a fare tutti quei kilometri, però suona che è una favola!- esclama soddisfatto, io mi piego per raggiungere l'altezza del finestrino.
Eli: -Dovrei mandare il video a mio padre... ha provato per anni a farla partire senza mai riuscirci.- dico con un sorrisino incrociando le braccia e appoggiando i gomiti sul bordo del finestrino, lui alza le spalle.
Ava: -Non è una priorità assoluta, ora.- borbotta, mi accorgo solo ora del suo sguardo malizioso fissato sul mio seno. Scuoto la testa.
Eli: -Se dovessi scrivere il racconto della nostra relazione dal 25 dicembre ad oggi il 90% dei capitoli sarebbero occupati da noi che facciamo sesso.- sbuffo intuendo il suo sorrisino. Lui apre la portiera e scende dall'auto.
Ava: -E allora?- domanda avvicinandosi a me lentamente con fare da predatore.
Eli: -E allora la gente si annoia, a sentire sempre noi che scopiamo.- ridacchio, le sue mani sporche del nero grasso del motore si serrano attorno ai miei polsi e li sollevano.
Ava: -Devi ammettere che però, almeno, siamo innovativi.- osserva, stringe in una sola, salda, mano i miei polsi e mi accarezza il busto nudo tracciando una scia di grasso scuro.
Eli: -Per quanto innovativi corriamo il rischio di essere monotoni...- gemo tradendo la mia voglia di averlo.
Ava: -Correrò questo rischio.- risponde, avvicina il suo viso al mio facendo toccare le nostre fronti, i suoi occhi si soffermano sulle mie labbra per diversi istanti prima di iniziare a baciarmi. Lascio le labbra e i denti socchiusi lasciandogli facile il contatto con la mia lingua, che non tarda molto ad arrivare.
Il nostro bacio si carica di passione, libera i miei polsi e le mie mani si posano sul suo viso accarezzandogli le guance coperte dalla barba sfatta degli ultimi giorni; le sue si posano una sulla schiena e l'altra sul mio ventre. Mi fa indietreggiare con passo lento, senza mai staccare il suo torso caldo dal mio. Si ferma solo quando il mio culo si scontra con il banco di lavoro carico di attrezzi e strumenti, con fare sbrigativo, senza smettere di baciarmi, li allontana agli angoli del tavolo facendone cadere alcuni con un suono metallico. Mi solleva quel poco che basta per farmi sedere sopra, sfilo il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e lo lascio sul metallo accanto a me. Allontano leggermente il suo viso dal mio, ansimiamo entrambi nonostante questo sia solo l'inizio.
Eli: -Vuoi farlo qui?- bisbiglio eccitata.
Ava: -È un lusso che nessuna mi ha mai concesso.- sussurra in risposta, io mi mordicchio il labbro cercando di nascondere la mia soddisfazione nell'accontentarlo in qualcosa che non ha mai potuto fare.
Con mani ormai sicure, allento il nodo che chiude i pantaloni della tuta che indossa, li abbasso e poi lascio che se li sfili totalmente dalle gambe. Tenendo il suo contatto visivo, faccio scivolare la mano dentro l'elastico dei suoi boxer e inizio ad accarezzare e stuzzicare il suo membro già eccitato.
È una delle cose più belle che io abbia mi viso l'espressione di Avan mentre gode; il totale abbandono tra le mie braccia, gli occhi scuri socchiusi, il gemere indistinto, i capelli che incorniciano il suo volto che appare così casto in una situazione così perversa e impura.
Eppure lui la fa apparire così, il sentimento più semplice e puro che l'uomo possa provare, come mangiare o dormire. Ecco, ha lo stesso viso angelico di quando dorme.
Ava: -Elizabeth...- geme ancora, con la mano libera mi decido a sfilargli anche i boxer lasciandolo senza altri veli davanti a me, ma prima che io possa anche solo abbassare l'elastico lui mi afferra i polsi e allontana le mie mani negandomi la fonte del mio più profondo piacere. Mi tira un poco verso di sé, sul bordo del banco da lavoro, e slaccia il bottone che chiude i miei skinny. Con lentezza snervante mi cala i jeans e li lascia cadere in terra, il suo sguardo si posa sulla mia intimità coperta dal leggero tessuto di pizzo nero. Un sorrisino solca le sue labbra, gli sposto il ciuffo indietro.
Ava: -Non è molto igienico quello che stiamo per fare, non trovi?- chiede accarezzandomi la coscia e il suo interno. Le sue mani salgono sul sottile elastico delle mie mutandine e lo tirano leggermente facendolo scoccare contro la pelle.
Eli: -No, per niente.- confermo fremendo dalla voglia che mi tolga le mutande e giochi con la mia intimità come meglio vuole.
Ava: -Forse è meglio fermarci qui? Salire?- propone toccandomi ancora con un sorrisino, un gemito trattenuto a stento mi sfugge dalle labbra.
Eli: -Avan, ti prego...- supplico affinché la smetta di fare tante monie e si decida a scoprirmi. Con fare, se possibile, ancora più lento di quando mi ha tolto i jeans, prende il bordo superiore dell'ultimo mio indumento e inizia ad abbassarlo, assaporando la mia frenesia. Finalmente superano i miei piedi, lui le tiene in mano e me le mostra dondolandomele davanti il viso. Sento il metallo duro e freddo del banco su cui sono seduta contro il mio culo. Mi spinge indietro sul banco, in modo che ci stiano le mie gambe piegate e divaricate. Si prende qualche istante per osservare la mia vagina e la sfiora con la nocca dell'indice piegato. Inizia a farmi le stesse carezze che io ho fatto a lui poco prima. Io borbotto sottomessa.
È il mio turno di socchiudere gli occhi e buttare indietro la testa abbandonandomi a lui.
Eli: -Avan... ti prego.- ansimo divorata dal desiderio, senza tante cerimonie si toglie i boxer restando, come me, completamente nudo. Avidi i miei occhi cercano il suo membro. Mi tira per la seconda volta sul bordo del banco da lavoro. Si piega per recuperare il preservativo dal suo portafogli che solitamente tiene nella tasca destra dei suoi jea... no, non può essere. Non ha dietro il fottuto portafogli.
Ava: -Io credo ci sia un problema...- borbotta sollevando lo sguardo dai pantaloni a me.
Eli: -Forse nei miei jeans c'è qualcosa...-
Lui si accovaccia e guarda nelle tasche dei miei jeans, niente.
Eli: -Ma si dai, deve arrivarmi il ciclo nei prossimi giorni, non c'è possibilità matematica.- dico attirandolo nuovamente a me e iniziando a baciarlo per cercare di ricreare l'atmosfera bollente di poco fa.
Ava: -No Elizabeth, non mi fido.- geme sottomesso ai miei baci passionali, cerca di allontanarsi, ma la volontà è ben poca cosa rispetto a noi due.
Eli: -È... solo... una... volta...- mormoro tra un bacio e l'altro, lentamente cede.
Ava: -Se tuo padre venisse a scoprire che...- inizia cercando ancora di respingermi.
Eli: -Mio padre non è qui e non lo verrà mai a sapere, dai Avan...- supplico ancora stringendo le mie gambe attorno al suo bacino e incrociandole dietro la sua schiena.
Ava: -Elizabeth...-
Alla fine cede, mi sistema seduta sul bancone e si sistema tra le mie cosce, il suo membro sfiora la mia intimità indeciso sul da farsi, però poi inizia a penetrarmi ed entrambi cadiamo in un coro di gemiti e orgasmi. Vengo per prima, poi viene anche lui, ma lo fa fuori dalle grandi labbra sporcando di un biancastro pallido il banco da lavoro e parte degli oggetti in terra.
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