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13. Un invito un po' particolare

Non so con quale testa io riesca a fare la verifica di fisica in terza ora, comunque consegno senza neanche chiedere aiuto a Bradley il che mi rende orgogliosa di me.
A ricreazione mi incontro con Avan al secondo piano, come sempre davanti alle macchinette. Mi saluta con il solito bacio e poi ci mettiamo in coda per la macchinetta del caffè e della cioccolata calda. Gli sto raccontando della mia serata da Matt quando una voce, a me odiosamente nota, mi chiama. Mi volto in quella direzione e vedo Victoria Justice e le sue cheerleader avanzano superando i ragazzi in coda dietro di noi per raggiungermi. Avan borbotta qualcosa che colgo come "che coglioni" e distoglie lo sguardo dal gruppetto che sembra puntare a me più che a lui.

Vic: -Hey Gillies, stavamo cercando giusto te.-
Inarco le sopracciglia sorpresa, da quando al ballo ho spezzato la corona Victoria non m'ha mai rivolto la parola ne per insultarmi ne in tono amichevole...

Eli: -Ciao Victoria.- tento un sorriso che fa ridacchiare Avan da quanto deve sembrare falso.

Vic: -Hai un paio di minuti?- domanda ricambiano il mio sorriso, posa lo sguardo su Avan e subito lo distoglie.

Ava: -Veramente noi vorremmo stare da soli.- interviene il moro alle mie spalle abbracciandomi da dietro con fare protettivo.

Vic: -Solo un minuto, non te la sciupo mica la tua Gillies!- esclama provocando la risatina stridula delle sue compagne, Avan inizia ad irrigidirsi ma io gli accarezzo un braccio per rassicurarlo aggiungendo:

Eli: -Son due minuti, torno subito.-
Così dicendo mi allontano di qualche passo dalla coda davanti il distributore di bevande calde per ascoltare cos'ha da dirmi il gruppo delle cheerleaders.

Vic: -Sarò breve perché mi sembra di capire che il tuo "tesoro" non sia molto paziente... quindi, la cosa è molto semplice: si è liberato un posto in squadra e la nostra assemblea ha proposto il tuo nome come nuova cheerleader delle nostre squadre sportive.- riassume velocemente, la cosa si fa sempre più strana.

Eli: -Io? Perché?- domando incredula.

Vic: -Perché sei la nuova reginetta e la scuola ti riconosce come volto importante... oltre che per la tua deliziosa relazione con il capitano della squadra di calcio.- risponde allargando le labbra in una smorfia che, credo, dovrebbe essere un sorriso.

Eli: -Non credo di esserne in grado io... non ho mai fatto danza o ginnastica artistica...- confesso mordicchiandomi il labbro inferiore.

Vic: -Non ci serve una risposta subito, puoi pensarci fino... dunque a lunedì?- concorda lei, un cenno alle sue tirapiedi e si allontanano.
Io confusa e sorpresa torno da Avan.

Ava: -Cosa voleva?- borbotta diffidente porgendomi il bicchiere di plastica con il mio the.

Eli: -Oh, che io entrassi nella loro squadra di cheerleaders... hanno detto che ho tempo fino a lunedì per decidere.- dico con un'alzata di spalle.

Dopo scuola vado a casa di Avan dato che i suoi genitori non ci sono. Mangiare seduta tra i fratelli Jogia è un po' strano, soprattutto dopo che Ketan c'ha sgamati mentre ci baciavamo ed Avan era nudo.
Finiamo alla svelta il pranzo "delizioso" che ha cucinato Ketan, io sono l'ultima a finire, raccolgo i piatti e mi offro per lavarli, nessuna obiezione. Ketan sparisce alla svelta in camera sua, a giocare ai videogiochi o a studiare qualche dispensa universitaria, Avan riceve una chiamata e si allontana. È strano, di solito non ha problemi a rispondere in mia presenza, però non ho voglia di sollevare questioni inutili rischiando l'ulteriore lite di questi giorni. Mi limito a portare la pila di piatti, bicchieri, posate e pentole vicino al lavello, aprire l'acqua calda, togliermi la felpa e raccogliere i capelli in una crocchia. Lavare non mi pesa molto, lo faccio quasi volentieri dato che, finito questo, dovrò iniziare a studiare il principio economico di Adam Smith per la possibile interrogazione di domani.
Sto sciacquando i bicchieri immersa nel mare dei miei pensieri, quando due braccia mi cingono la vita e le sue mani si posano sulle mie guidando il movimento circolare della spugna, giro di poco il viso e mi scontro con la sua faccia che sbuca da sopra la mia spalla. Un sorrisino solca le mie labbra:

Eli: -Sembra l'incipit di un film porno.- ridacchio, le sue mani si muovono leggere lungo i miei fianchi accarezzandole con fare malizioso.

Ava: -Potrebbe diventralo...- propone infilando le mani nelle tasche dei miei jeans stretti e lasciando un paio di baci umidi sul mio collo. Allungo il braccio per riporre il bicchiere pulito sullo scolapiatti.

Eli: -Con tuo fratello che gira per casa e la minaccia del possibile arrivo dei tuoi genitori? No, preferisco di no.- rispondo scuotendo la testa, lui non sembra dar troppo peso alle mie parole e continua a baciarmi con fare malizioso.

Ava: -I... miei... sono... via... per... lavoro... fino... a... domani... sera.- dice tra un bacio e l'altro.
Ava: -E Ketan mandalo in figa, con tutte le volte in cui l'ho sorpreso io a scopare...- borbotta, io sistemo l'ultimo bicchiere e chiudo le antine sopra il lavandino. Mi volto girando con facilità tra le sue braccia trovandomi faccia a faccia con lui.

Eli: -No Avan... non qui.- la mia voce perde lentamente di autorevolezza, inizia a sollevare la maglia leggera che indosso. Perdo totalmente il controllo della situazione. Lui mi sfila completamente l'indumento scoprendo direttamente il mio seno. Infila un lembo della mia maglia nella cintura lasciandola penzolante.

Ava: -Sei più bella così.- osserva con sguardo avido, io arrossisco e incrocio le braccia coprendomi.

Eli: -Avan... ti prego...- sbuffo allungando la mano per strappargli la mia maglietta e riappropriarmene, lui mi ferma con facilità il polso e ridacchia.

Ava: -Potrei pensare di lasciarti davvero così per tutto il pomeriggio... almeno fino a questa sera, così impari a non indossare mai il reggiseno.- commenta, io scuoto la testa in disaccordo.

Eli: -È colpa tua se ieri ero incazzata a morte quando sono uscita di casa e indossare il reggiseno non è stata una delle mie priorità!- esclamo, lui alza le spalle e mi lascia il polso. Si allontana di qualche passo verso il tavolo e requisisce anche la felpa di Matt.

Ava: -Vado a lavorare sulla Chevrolet... devo assolutamente farla partire per domani.- dice uscendo dalla cucina con entrambi gli indumenti.

Eli: -Jogia! Ridammi i miei vestiti!- grido rincorrendolo fuori, lui fa roteare la felpa sopra la sua testa con una risatina e inizia a correre, e io dietro a lui. Si intrufola per la porta che da al garage, mi ci infilo dentro anch'io prima che lui la chiuda facendo un giro di chiave. Sono bloccata tra il legno scuro e il suo corpo.

Ava: -Siamo soli.- bisbiglia avvicinando le labbra al mio orecchio, mi ferma i polsi sopra la testa e socchiude gli occhi.
Ava: -Non hai più scuse.-

Eli: -Non dovresti lavorare a quella stupidissima macchina?- domando indicando con un cenno della testa l'auto alle sue spalle.

Ava: -Resti qui a guardarmi?- mormora abbassando lo sguardo sul mio corpo mezzo spoglio.
Ava: -Mi deconcentri, Gillies.-

Eli: -Ridammi i miei cazzo di vestiti e vedrai che non ti distraggo più, Jogia.- ribatto a tono, lui si mordicchia il labbro inferiore.

Ava: -Sfiderò la tentazione della carne.- sussurra scorrendo il mio torso nudo con la nocca dell'indice piegato. Io sussulto a questo contatto.
Mi lascia libera e si volta andando verso la sua nuova auto, io mi limito a sedermi sulla vespa messa in disparte e, cosa che non disdegno, lo guardo lavorare curvo sul motore di quella macchina che un tempo apparteneva a mio padre.

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