Traccio due linee celesti sulle sue guance
Le sue mani scendono sotto il mio culo, mi fa piegare le gambe e circondare il suo bacino con le cosce, il corto vestitino da cheerleader mi sale su arrotolandsi attorno alla vita. Il suo bacino si preme contro la mia intimità attraverso il sottile tessuto delle mutande.
-Vuoi farlo davvero?- mormora buttando la testa indietro, infilo le dita tra i suoi capelli.
-Ti prego Avan.- gemo, le sue labbra si posano sul mio collo e lascia una scia di baci umidi. Muove qualche passo verso la scrivania dove sono poggiati pennelli e colori oltre ai compiti da correggere, mi posa seduta sul legno chiaro e le sue mani afferrano l'orlo della mia gonna a pieghette, poso le mani sulle sue e accompagno il tessuto mentre me lo sfila fino a farlo cadere in terra.
Osservo le sue mani, sporche di pittura e il dubbio che mi abbia posata sulla tavolozza cresce in me e si conferma quando abbasso lo sguardo sulle mie cosce sporche di colore. Un sorriso solca le labbra di entrambi. Le sue labbra tornano a posarsi sul mio collo e le sue mani mi premono dalla schiena contro il suo petto rendendo difficile sbottonargli la camicia, scendo allora alla cinghia della sua cintura e al bottone dei suoi jeans come sempre larghi. Gli calo i pantaloni senza impiccio e, caduti in terra, li calcia via avvicinandoli al mio vestito da cheerleader. Mi sfila le convers lasciandole cadere con un tonfo ai piedi della scrivania.
La sua testa di abbassa sul mio seno e le sue mani mi accarezzano la schiena sporcandola di colore. Finisco di slacciare i bottoni della sua camicia perfettamente bianca e stirata, gliela sfilo cercando di non sporcarla, ma i polsini si tingono dell'azzurro e dell'arancione delle tempere che sporcano le sue mani.
-Non preoccuparti, Chantal lava.- ansima staccandosi per un momento a riprendere fiato, non potendosi toccare i capelli butta indietro la testa liberando il viso. Lo aiuto spostando i pochi ciuffi rimasti. Restiamo a guardarci per diversi istanti con il respiro pesante. Tutto il mio busto è colorato di azzurro, arancione, rosa e giallo. Di lui solo le mani e i polsi sono sporchi. Mi coloro l'indice di tempera e traccio due linee celesti sulle sue guance, poco sotto gl'occhi come quelle che Matty non mi ha mai fatto tracciare prima delle sue partite. Guardo il mio lavoro soddisfatta.
-Ti senti realizzata?- dice con un sorriso, io annuisco e gli lascio un bacio leggero sulle labbra.
-E tu? Sei soddisfatto?- domando, lui si morde il labbro inferiore e mi stringe a se in un abbraccio.
-Non sai quanto Elizabeth.- sussurra facendomi poggiare la testa sul suo torso nudo, chiudo gli occhi e mi faccio cullare dal calore che la sua pelle a contatto con la mia trasmette.
-Potrei stare così tutta la vita.- bisbiglio, sento i miei capelli sciogliersi dalle trecce e le mani di Avan pettinarli. Non mi preoccupo della pittura, non mi importa del dopo, non voglio pensare a nulla che non sia compreso tra me e lui.
-Come abbiamo fatto a stare lontani per tanto tempo?- sospira, io scosto il viso dal suo petto per incontrare il suo sguardo. Per un istante i ricordi dell'ultima sera della gita di quarta superiore mi riaffiorano alla mente, il perché tutto è finito. Li scaccio, il passato è passato e poi anch'io ora sto tradendo il mio uomo con un altro, non vuol dire che io lo ami meno.
-Non so, ma non farlo mai più. Non lasciarmi mai, ti prego.- il suo viso si addolcisce, le sue mani tinte mi accarezzano il viso.
-Sei stata tu a lasciarmi, lo hai dimenticato?- chiede, abbasso lo sguardo sulle mie cosce.
-No.- rispondo, le sue dita si intrecciano alle mie.
-Se non si dimentica non si sbaglia più.- osserva con un sorriso.
-Mai più.- confermo, si china a baciarmi, sposto le mie mani sulla sua mascella a guidare i movimenti del nostro bacio mentre le sue si posano sul mio culo iniziando a giocare con l'elastico dei miei slip. Gli lascio un paio di baci a stampo sul collo, lui si stacca leggermente e posa lo sguardo sulle mie cosce facendomi intuire che è il momento di spingerci più in là. Punto le mani dietro la schiena e sollevo il sedere dalla scrivania, senza fatica mi sfila le mutande e le lascia cadere in terra. Inizia ad accarezzarmi l'interno coscia e il basso ventre. Io lo lascio fare osservando la disinvoltura dei suoi preliminari, non posso che sorridere ricordando la nostra prima volta e il disagio che provava nel fare ciò; probabilmente il fatto che non sia più una sua alunna lo rende meno nervoso. Un primo gemito mi sfugge dalle labbra.
-Avan...- gemo innarcando la schiena, lui ride e mi sfiora ancora. -Avan...-
-Ti prego dillo ancora.- mormora mordendosi il labbro inferiore. Gemo ancora il suo nome.
-Ti... ti prego...- supplico, solitamente amo i preliminari e Avan è davvero bravo, ma dopo tutti questi anni ho bisogno di sentirlo gemere il MIO nome. Senza troppi complimenti gli sfilo i boxer e inizio a segarlo, la sua espressione subito cambia e si rilassa abbandonandosi al piacere della carne.
-Elizabeth... Elizabeth...- finalmente geme il mio nome, vorrei non finisse mai. Le sue mani si serrano attorno ai miei polsi e mi allontana dal suo membro. Uno sguardo d'intesa. Mi sporgo in avanti sul tavolo abbracciando il suo bacino con le cosce, le sue mani si posano sul mio culo e stringo le mie braccia attorno al suo collo. Inizia a penetrarmi spingendo sempre più affondo e sempre più velocemente.
I nostri gemiti si mescolano, i respiri pesanti, i capelli davanti il volto e le guance arrossate.
Vengo io e pochi istanti dopo anche lui, il sorriso sul suo volto è qualcosa di straordinario anche così, con i capelli umidi di sudore e gli occhi chiusi. Mi stringe in un abbraccio che dura qualche minuto, nell'attesa che il fiato torni normale e che il cuore smetta di martellarci nei petti.
-Guarda come sei bella.- sussurra quando sciogliamo l'abbraccio e restiamo a guardarci ancora spogli.
-Anche così sporca di colore?- domando con un sorrisetto.
-Soprattutto.- risponde baciandomi.
Il suo cellulare inizia a vibrare sul tavolo accanto alla mia coscia, lo prendo e leggo il numero: Chantal. Glielo passo. Fa una smorfia. Lo fissa ancora, poi alza le spalle e lo lascia vibrare contro il legno della scrivania.
-Non mi offendo.- borbotto, lui scuote la testa.
-Ho una vita intera per risponderle.- commenta, io alzo le mani in segno di resa... se va bene a lui non vedo perché devo preoccuparmene io.
-Lo dicevo per te...- il suo sguardo si posa nuovamente su di me, il telefono smette di vibrare e segna la chiamata come persa.
-Troppo tardi.- dice allontanandolo da noi spingendolo oltre i compiti da correggere.
-Tu sei tutto scemo.- ridacchio.
-Probabile... so già che appena torno a casa mi riempirà di parole: Avàn pevché non hai risposto al tuo telefòno?- la sua imitazione di Chantal mi fa scoppiare a ridere.
-Eh Avàn, pevché non le hai rispostò al telefòno?-
-Perché non voglio condividere il nostro tempo con nessuno Elizabeth.- confessa.
-No, neanch'io.- concordo, mi abbraccia nuovamente lasciandomi un bacio tra i capelli. Siamo ancora stretti in quest'abbraccio quando il campanello della casa di Liam suona, Avan si stacca.
-Vado io?- domanda con il suo solito sorriso, annuisco leggermente e a malincuore lo lascio andare a rispondere al citofono. Scendo intanto dalla scrivania e recupero le mie mutande indossandole.
-Avan? Chi era?- grido. La risposta mi arriva quando pallido entra nella stanza e freneticamente inizia a vestirsi.
-È Matty e non è solo.-
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