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Il palaghiaccio

Sfilo il cellulare dalla tasca chiudendomi la porta del bar alle spalle. Che mi aspettavo? Che Avan lasciasse tutto per me? Illusa.
Digito il numero di Liam.
Squilla a vuoto per quattro volte prima di entrare in segreteria. Riprovo ma non mi risponde.
Mi siedo sui gradini del bar e cerco in borsa il pacchetto di sigarette, poi mi ricordo di averle lasciate da Liam sulla scrivania.

-Fanculo.- borbotto buttando la borsa sul gradino più basso e nascondendo il viso tra le mani. Qualcuno si siede vicino a me. -Beck, non ho voglia di parlarne.- resta in silenzio, allora alzo la testa e son sorpresa di trovare gli occhi azzurrissimi di Daniel.

-Ne vuoi una?- domanda porgendomi una sigaretta girata da lui, la prendo e la infilo tra le labbra, mi passa l'accendino iniziando a girarsene una per lui. Aspiro il fumo denso con avidità lasciando che mi riempia i polmoni e spazzi via ogni cosa.

-Allora? Si può sapere perché non sei dentro a festeggiare?- chiedo dopo qualche istante di silenzio, lui avvicina la sigaretta alle labbra e lecca la cartina girandola con cura attorno.

-Festeggiare cosa? Il bambino di quello che non è mio padre?- risponde duro, mi stringo nelle spalle. Non avevo mai pensato a come deve vedere lui il rapporto tra sua madre ed Avan... penso sia un po' come io vedo Philip.

-Avan non è così male... poteva capitarti di peggio.- commento, io non so cosa darei per poter vivere con lui.

-Oh, immagino. Già dovevo sopportarlo per quattro ore la settimana e ora invece passo 24 ore su 24 con lui. Che culo!- esclama sarcastico alzando gli occhi al cielo.

-Tu non lo vedi, ma Avan è un uomo meraviglioso...- mormoro mordendomi poi la lingua, ma è troppo tardi. La sua espressione sarcastica è mutata in un cipiglio pensieroso.

-Da come ne parli sembra che ti piaccia.- osserva lui, io arrosisco e scuoto la testa.

-No... è solo un bravo... emh... professore.- balbetto, un sorrisetto solca le sue labbra, temo di non averlo convinto abbastanza.

-Immagino... eri una di quelle che gli sbavava dietro alle superiori? Una di quelle che quando passa per i corridoi sospirano? Perché allora so che è una causa persa provare a farti vedere i suoi lati negativi.- io scuoto la testa.
Mi piace Daniel. È un ragazzino okay.
Magari riuscisse a farmi vedere i lati negativi di Avan... magari me lo toglierei dalla testa. E dimenticherei ieri sera.

-Dì un po' Daniel, non è che sei geloso di lui?- dico con un mezzo sorrisino.

-Non me ne frega niente di quell'idiota vorrei solo che stesse lontano da mia madre e che mi lasciasse stare.- ribatte sprezzante gettando in terra la sigaretta finita e pestandola.

-E questo perché... sei geloso e non vuoi che lui "ti porti via tua madre". Ma non sarà così.-

-A me non frega un cazzo che mi porti via mia madre... se la tenga! Magari io potessi andare a stare da mio padre in Francia, non spero altro. Ma sono costretto a stare qui e, se permetti, non voglio che mia madre si sposi con il mio professore. Anzi, non voglio che si sposi punto. Fa sempre un sacco di casini quando si sposa... questa è già la terza volta.- io stringo le labbra e getto la mia sigaretta oltre il marciapiede mancando di poco il tombino.

-Ed è solo per questo?- mi alzo per far cadere il mozzicone dentro il tombino.

-E tu che parli tanto, che faresti se tuo padre si risposasse?- queste parole mi provocano un dolore acuto al petto.

-Mio padre e morto.- lo metto al corrente, lui abbassa lo sguardo.

-Scusa, non me avevo idea.- mormora tra i denti. Mi siedo nuovamente accanto a lui.

-Non fa niente. È passato.- mento cercando di passare oltre il dolore.

-Hai qualcosa da fare tipo adesso?- domanda alzandosi e accompagnando con il piede il mozzicone spento dentro al tombino.

-Devo andare a scuola.- rispondo, lui ridacchia.

-Qualcosa di serio da fare?- ripropone la domanda, io aggrotto le sopraccigli cercando di capire dove vuole arrivare. -Molto bene, lo prendo come un no.- mi prende per un polso e mi fa alzare.

-Daniel, devi andare a scuola e io...- lui mi lancia uno sguardo divertito.

-Non ti facevo così una brava ragazza.- inizia a camminare praticamente trascinandomi dietro di se.

-Dove stiamo andando?- sbuffo.

-In un posto bellissimo. L'unico posto in cui poter pensare a come risolvere i problemi... con me funziona sempre.- risponde continuando a camminare.
Consapevole che Avan mi ucciderà lo assecondo camminando al suo fianco.
Infondo perché se Avan non mi ha detto che Chantal era incinta io dovrei dirgli che Daniel mi sta rapendo invece che andare a scuola? Daniel ha più di diciotto anni e non ha bisogno del patrigno che gli faccia da babysitter. E poi son curiosa di scoprire il suo posto magico. Magari anch'io riesco a trovare soluzione ai miei problemi.

Il palaghiaccio.
Il palaghiaccio è il posto magico di Daniel. Io non ho mai imparato a pattinare sulla strada, figuriamoci sul ghiaccio, ma lui sembra essere nato con le lame al posto dei piedi. Sfreccia ad altissima velocità sulla distesa ghiacciata virando all'ultimo secondo per non schiantarsi contro i bordi.
Fa un paio di giri prima di tornare nell'angolino oltre il bordo dal quale lo guardo ammirata. Si appoggia al muretto e i suoi occhi azzurri si scontrano con i miei.

-Allora? Vieni a fare un giro?- domanda con un largo sorriso.

-Non so pattinare.- confesso mordicchindomi il labbro inferiore.

-Beh, qual è il problema? Non c'è nessuno che ci guarda è il momento ottimo per imparare.- persevera, mi lascio convincere e prendo in prestito dei pattini. Lui me li allaccia inginocchiandosi davanti a me e me li stringe in maniera ottimale sostenendo che gran parte dell'equilibrio è dato dal modo in cui sono stretti i pattini. Mi prende per mano mentre entro nella pista da pattinaggio. Inizio con l'attaccarmi al muretto e trascinarmi avanti mentre Daniel fa aventi e indietro nel centro della pista. Faccio quasi un giro completo prima che lui mi venga a prendere.

-Non puoi stare attaccata a quel coso, perdi metà del divertimento.- commenta con il fiato corto.

-Se mi stacco cado.- lui scuote la testa e posa le sue mani sui miei fianchi reggendomi. Mi ritrovo le sue labbra vicinissime all'orecchio.

-Ti fidi di me?- mormora il che suona un po' strano visto che ci conosciamo da poche ore.

-Si.- rispondo un po' titubante lasciando la presa sul muretto. Subito lui inizia a spingermi e, guidata da lui faccio un giro di pista pattinando, poi un secondo e un terzo. Pattiniamo e ridiamo per tutta la mattina.
Non pensavo che qualcosa potesse renderti così libera e felice.
Daniel ha ragione: pattinare ti fa scordare tutti i problemi. Questo almeno fino all'ora di pranzo momento in cui la realtà ci frana addosso.

Aspettando che Daniel consegni i pattini apro il cellulare e tra messaggi e chiamate la realtà mi avvolge nuovamente. Si è chiusa la parentesi di poesia e continua la vita vera.
Ci sono un paio di chiamate di Liam, un paio di Avan, qualcuna da mia madre e messaggi vari.

-Oh no, ti prego lascia fuori la realtà ancora per qualche ora.- mi supplica Daniel vedendomi con il cellulare in mano e con un'espressione infelice.

-Prima o poi dovrai affrontare i tuoi problemi, non basta chiuderli fuori.-

-Non c'ho voglia. Non ancora. Ti va un panino onto?- propone raccogliendo lo zaino. Annuisco.

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