Capitolo IV parte I
Appena il discorso della regina fu concluso, Zefiro si affrettò a trovare il suo primo sfidante, così come tutti gli altri maghi, facendo attenzione a non scoprire il volto. Non voleva, né poteva essere riconosciuto. La vista del suo marchio sarebbe stato per molti segno infausto, prenunzio di calamità e portatore di insidie. Anni erano passati da quando non si sentivano notizie sulla Volpe Nera, o il Marchiato. Tutti temevano il bambino nato con un potere magico illimitato. Si narra che nacque, lacerando il grembo della madre sfruttando il suo potere magico più vicino alle tenebre che alla luce. I compaesani di Yokriv, città natale del mago, avendo saputo la notizia che si era diffusa grazie all'ostetrica che aveva assistito al parto, ne chiesero la testa. Il padre, nonostante la dolorosa perdita della moglie, non volle uccidere il bambino. Lo segregò così in una torre a ovest della foresta di Yokriv e chiese l'aiuto di un mago, il quale eresse una barriera magica affinché il bimbo non potesse uscire. Lo stesso mago si prese cura del bimbo per breve tempo. Lo lasciò dopo che ebbe imparato a prendersi cura di se stesso e prima che iniziasse a riconoscere il volto del suo tutore e a ricordarlo. Alcune volte gli faceva visita, senza farsi vedere lasciando alcuni libri nella biblioteca della torre.
Ma evidentemente il mago aveva sottovalutato il bimbo, che ormai ragazzo riuscì a creare un incantesimo che ruppe la barriera. Visse a lungo nella foresta di Yokriv, spostandosi di poco per visitare i paesini vicini. Proprio in uno di questi viaggi aveva sentito parlare del bastone della luce, Cobra. Uno dei più antichi e potenti artefatti magici che fossero stati creati. Ne aveva letto qualcosa a rigurado in uno dei libri della torre, come il fatto di poter assimilare e padroneggiare una illimitata quantità di potere magico. Ciò gli avrebbe permesso di stare a contatto con le persone, senza correre il rischio di far loro del male involontariamente.
Non rimaneva molto in nessun luogo affollato, perché anch'egli sapeva benissimo del suo potere magico illimitato e sapeva soprattutto di non saperlo controllare. La sua natura omicida e pericolosa era in netto contrasto con la sua personalità pacifica e bonaria.
Non poteva nemmeno tentare di confondersi tra la folla, perché il marchio che portava era unico e tutti lo avrebbe subito riconosciuto. Così aveva deciso di andare alla capitale e fingersi un cavaliere, anche perché sarebbe stato un vero trauma per tutti vederlo lì, a partecipare in un torneo di cavalieri maghi, vivo e vegeto.
Il mago che Si era posto come suo sfidante aveva impugnato una bacchetta scura ricurva e a momenti avrebbe attaccato. Non appena il mago iniziò a pronunciare un possibile incantesimo d'attacco, Zefiro alzò l'indice della mano destra verso lo sfidante e con un lieve movimento del dito lo scaraventò con violenza su una quercia, facendogli sbattere la testa. Fortunatamente il mago aveva solo perso i sensi e Zefiro tirò un sospiro di sollievo, quando vide che respirava ancora. Solo dopo essersi tranquillizzato, notò tutti gli sguardi puntati su di lui.
La regina si sporse dall'inferiata. "Io so chi sei" gli disse sorridendo. Zefiro indietreggiò in preda al panico. La regina fece segno a tutti i maghi lì presenti. "Attaccatelo " ordinò impassibile. I cavalieri rimasero stupiti dalla richiesta della regina, non capendo perché avesse agito in quel modo. Ma dopo un attimo di esitazione, partirono all'attacco. Simultaneamente lanciarono gli incantesimi, sollevando zolle di terra. Non appena gli attacchi cessarono e il fumo si dissolse, dalla bufera di detriti riemerse la figura del mago. Zefiro era ancora lì in piedi senza neanche un graffio. Si scrollò la polvere dal mantello e sollevò entrambe le braccia. "Spero di non farvi tanto male" disse titubante e preoccupato. Abbassò di scatto le braccia e tutti i maghi si ritrovarono con la faccia al suolo. Dopodiché schioccò le dita e bruciò in un'istante tutte le bacchette, sperando di bruciare solo quelle. Yara e Semiramide ne rimasero meravigliate e provarono ammirazione.
"ora sì che si fa sul serio! Falli a merda quegli idioti!!!" gridò la ragazza dai capelli oro, guadagnandosi lo sdegno e la disapprovazione di quelli che aveva intorno. Semiramide non potendole tappare la bocca a causa dell'elmo, le sferrò un pugno sull'armatura."Piantala!" Yara sbuffò e tornò a guardare lo scontro. Sembrò che andasse tutto liscio, ma Zefiro perse il controllo della gravità che stava manipolando e i maghi stavano per essere schiacciati. Si sentivano le ossa scricchiolare e le urla iniziarono a diventare sempre più forti. Gli altri cavalieri pietrificati indietreggiarono. Zefiro preso dal panico si portò le mani tra i capelli. "no, no, per favore no..."
Tutto si fermò quando la regina che era saltata giù dall'inferiata, aveva assestato prima un pugno sul mento e poi una ginocchiata nello stomaco del ragazzo facendolo inginocchiare a terra. Gli tolse il cappuccio e lo tirò per i capelli ricci facendolo rimettere in piedi. Tutti come previsto, lo riconobbero ed ebbero paura. "così sei vivo, Volpe Nera" disse Diana sorridendo dolcemente, osservandone i tratti del volto. Il ragazzo aveva sul lato destro del collo un segno nero, le cui spirali si prolungavano fino alla base della mandibola, marchio conosciuto e temuto da chiunque.
Zefiro era disorientato, non sapeva se provare a scappare o aspettare di essere ucciso. Puntò i suoi occhi di colore diverso in quelli cobalto della regina.
"uccidimi.. Non posso controllare il mio potere senza l'arma della luce, Cobra. Quindi potrei uccidere chiunque in qualsiasi momento, senza poterlo evitare. Prima che questo accada, uccidimi..."la supplicò Zefiro, con gli occhi lucidi. Diana smise di tirargli i ricci e gli prese il mento tra il pollice e l'indice, costringendolo a guardarla nuovamente negli occhi.
" che meraviglia i tuoi occhi. Uno rosso, tinto di passione e uno nocciola, impermeato di dolcezza. Qual è il tuo nome?" chiese Diana dolcemente. Zefiro scioccato dall'atteggiamento adottato dalla regina nei suoi confronti rimase in silenzio per qualche secondo, cercando qualunque motivazione che spiegasse l'accaduto. Poi si riprese.
" mi chiamo Zefiro"
"io sono Diana" gli sorrise. "Bene Zefiro. Ho deciso di lasciarti tentare un rapporto con l'arma." disse, staccandosi per poi rivolgersi a tutti gli altri cavalieri. "i maghi cavalieri possono ritornare ai propri ordini, dove dovranno allenarsi duramente per imparare a usare incantesimi d'attacco e di difesa più potenti ed efficaci e per incrementare il proprio potere magico. Tra due mesi io stessa farò visita a tutti gli ordini di cavalieri per accettarmi dei miglioramenti. Ciò non vale solo per i maghi, ma anche per tutti i cavalieri che domani non passeranno la prova. Ora potete andare, ci vedremo domani nell'arena."annunciò la regina.
" evviva!! Domani faccio a tutti il culo a strisce!"gridò Yara, mentre la rossa con una mano sull'elmo tra se e se si ripeteva sempre più sconfortata:" ma quanto è idiota?"
Dopodiché la regina si diresse verso l'entrata del palazzo, per poi voltarsi verso Zefiro che era rimasto immobile ancora stupito." allora vuoi seguirmi o no?"
"s-sì.." rispose Zefiro, affrettandosi.
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