Capitolo II
"Aprite! Aprite la porta!"
Il comandante delle guardie reali si precipitò con i soldati al suo seguito, alle porte del palazzo per vedere chi osasse creare tanto scompiglio a quell'ora della notte, per giunta al palazzo reale.
Estrasse la spada Sacramentum dal fodero, pronto ad uccidere l'invasore nel caso in cui avesse attaccato. Le guardie imitarono il comandante, impugnando anche loro le lame.
Ma nessuna di queste era comparabile a Sacramentum: la lama, elegante per forma, era di un argento luminoso, sottile e leggera. Sull'elsa vi era incisa la frase: "Ad mortem minus animi est, quam fuit ad caedam" (morire non mi fa più paura di uccidere). Invece sull'impagnatura vi era incastonata una delle pietre sacre di color rosso. Questi oggetti danno un potere in particolare a chi le possiede. Il loro potere inoltre viene incrementato quando sono incastonate nelle armi della luce. Se venissero incastonate in altre armi, perderebbero il loro potere. Il possessore dell'arma deve avere capacità fisiche notevoli per manovrarle e soprattutto deve avere ideali affini a quelli dell'arma. L'ideale dell'arma è rappresentato attraverso la scritta che vi è incisa sopra, tuttavia bisogna dare la stessa interpretazione dell'arma. Infatti è l'arma che sceglie il suo possessore e non viceversa. Peraltro alcune armi hanno delle restrizioni riguardo chi le può utilizzare. Sacramentum può essere brandita solo da un umano privo di potere magico. Elfi, nani o maghi non possono utilizzarla.
Il potere dell'arma si affievolisce con l'invecchiare del proprietario e nel caso in cui l'ideale del proprietario non è più affine con quello dell'arma, questi perde del tutto il suo potere, riacquistandolo solo dopo aver trovato un nuovo proprietario.
Sacramentum attualmente non è al massimo del suo potere perché il comandante delle guardie reali non ha più la forza di un tempo a causa dell'età che avanza. L'aspetto ne ingannava l'età: il corpo, se pur non definito come un tempo rimaneva muscoloso; il volto non era solcato da così tante rughe, ma portava l'espressione di chi aveva combattuto molte battaglie.
Il comandante aprì la porta e subito puntò l'arma al collo della figura incappucciata.
"Sirio, sono io Jarvis". Jarvis si tolse il cappuccio.
"Jarvis?! Che diavolo stai facendo a quest'ora della notte? Poi non eri in viaggio per cercare lo spadone del re delle tenebre e distruggerlo?"
"È proprio di questo che si tratta, Sirio". Jarvis annaspava, cercando di riprendere fiato tra una parola e l'altra. Intanto Sirio lo guardava con incertezza. "Ti senti bene?"
"non pensare a me. Lo spadone! Kòlasi!"
"Kòlasi? Calmati e spiegami cos'è successo"
"Kòlasi è tornato e si è ripreso lo spadone. Corri! Avvisa la regina!"
Sirio si precipitò su per le scale in direzione della stanza da letto della regina. Bussò con voga sulla porta che subito venne aperta da un'ancella.
"dov'è la regina? Ho bisogno di parlarle subito!"
"la regina non è a letto. Ha detto di voler fare una passeggiata in giardino da sola."
Sirio si precipitò in giardino e iniziò a setacciarne ogni metro cubo. Dopo una matta e disperata ricerca la trovò: splendida e sublime, coperta dalla luce della luna che faceva brillare i suoi capelli argentati. Molti la chiamavano la regina elfa, altri la regina immortale, altri ancora la regina guerriera. Ma per Sirio era semplicemente Diana, la dolce e bella ragazza che non aveva potuto amare, ma che aveva giurato di proteggere per tutta la vita.
Impugnava una delle sette armi della luce: l'arco della vita, Fos. L'elemento flessibile era costruito con l'albero sacro degli elfi Teiduk alle cui estremità vi era tesa una corda, intrecciata con i capelli presi dalla criniera di un unicorno. Sul dorso dell'arco c'era inciso:" A Deo rex, a rege lex" (Da Dio il re, dal re la legge). A seguire vi era incastonata la pietra sacra color ghiaccio. Quest'arma della luce poteva essere brandita solo da un re.
Tese la corda fino a portarla dietro l'orecchio e comparve tra le dita una freccia luminosa. La regina scoccò la freccia che si trasformò in un lampo di luce. Per un attimo tutto fu bianco.
Quando Sirio ricominciò a riconoscere le forme di ciò che lo circondava, si inginocchiò difronte alla regina. "Mia signora ho un'urgente notizia da darvi"
"Sirio ci conosciamo da una vita e ancora ti rivolgi a me in questa maniera formale.. Quante volte devo dirti di chiamarmi Diana?"
Sulle labbra rosee aveva quel sorriso delicato e dolce che dava un senso di tranquillità e pace.
"Diana, Kòlasi è tornato e si è ripreso lo spadone maledetto!" Lo sguardo della regina si incupì.
"Dunque Jarvis non è riuscito a distruggerlo.."
"Non ha fatto in tempo"
"Il giorno che attendavamo con ansia e paura è arrivato... Kòlasi è tornato"
"Cosa facciamo ora?" "Raduna i migliori cavalieri del regno. È tempo che anche le altre armi trovino un nuovo proprietario"
Questo qui è un mio disegno:rappresenta Diana, almeno per come io me la immagino. Spero vi possa piacere. Grazie ancora a tutti!!
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