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Senza parole

Sanno entrambi cosa sta per succedere.

Lo sanno da quando Sasuke è tornato al Villaggio, un anno dopo il suo viaggio in solitaria.

Lo sanno ora, all'ombra degli alberi poco fuori Konoha, mentre si allenano insieme, pugno contro pugno.

È una lotta diversa, questa volta: uno scherzo – una danza. Si attaccano a vicenda girandosi attorno, studiano mosse che conoscono a memoria, e sono sguardi e mezzi sorrisi a guidare lo scontro. È un linguaggio istintivo: il copione di un'intesa mai svanita. Lividi e tagli hanno il valore di parole non dette, simboli intimi sulla pelle sudata: se li scrivono addosso a turno, complici e speculari, perché questo è il loro modo di esprimersi.

Sanno entrambi che è tutto un preludio, una metafora; quando si lasciano cadere a terra, esausti, c'è qualcosa di sottinteso tra i loro affanni – un erotismo simbolico che non ha bisogno di spiegazioni.

È una storia già scritta.

***

I loro sguardi s'incrociano alla luce del tramonto e Naruto legge qualcosa di diverso negli occhi scuri dell'altro: è amore, fede, desiderio. Non c'è più traccia della barriera d'odio che Sasuke ha eretto e che non ha mai realmente funzionato – non con lui. Il nero di quelle iridi ora è limpido, facile da decifrare: gli sta chiedendo di agire, gli sta chiedendo: vieni a prendermi, ancora una volta. Ma l'unica cosa che Naruto si prende è il tempo: si stende sull'erba, si stiracchia, e nel farlo lascia alzare la maglietta – scopre la pelle ambrata con malizia. A Sasuke lo sguardo cade proprio lì, su quell'invito a cielo aperto. Lo fissa per fargli capire che, sì, l'ha colto, poi scuote la testa e piega le labbra nel sorriso da usuratonkachi, ma Naruto non ha fretta. Semplicemente, attende. Gli sembra di averlo atteso per tutta la vita – può aspettarlo ancora; si gode il brivido dell'essere preda e non più inseguitore: tocca a Sasuke rincorrerlo e accorciare le distanze.

Sasuke lo sa, l'ha capito, è solo che non trova il coraggio. Temporeggia – ha il cuore impazzito nel petto – e sposta la gamba in un'angolazione diversa per non fargli vedere che ce l'ha già duro. Deve scendere a patti con se stesso, rinunciare a paura e orgoglio, ammettere che, certo, Naruto l'ha sconfitto anche in questo. Finalmente si volta e ciò che vede è un sorriso inequivocabile, il grande ritorno di un messaggio chiarissimo: tutto bene, fifone?. E allora non c'è timore che tenga: Sasuke scatta alla provocazione, schizza su di lui come un fulmine. Quando le loro labbra s'incontrano, il bacio è sollievo e disperazione e promessa di redenzione. Sasuke sa che deve fare ammenda, stavolta per davvero. Le cose non sono sistemate tra loro, non ancora. Non finché non s'incontrano le loro lingue e allora non è più questione di chi vince o chi perde, perché tanto hanno entrambi perso un braccio e se stessi e in qualche modo si sono ritrovati comunque lì, al crepuscolo, nella premessa di una scopata.

Naruto è senza maglia e non sa come sia successo; la lingua di Sasuke gli confonde le idee, le risucchia con decisione – con la foga di chi non ha mai smesso di cercare e finalmente ha trovato. Non vuole essergli da meno: gli infila la mano nei pantaloni, dritta sulla sua erezione, e la stringe come non avesse mai desiderato fare altro nella vita. Il gemito di Sasuke è roco, straordinario, terribile; gli trema in gola e tra le labbra – e per riflesso sul cazzo. Deve essersene accorto, il bastardo, perché ora è sceso: gli soffia un sospiro bollente sull'ombelico e poi scende ancora, più giù, e preme il naso giusto lì per farlo impazzire – inspira dalla stoffa il suo odore come se si fosse ricordato di respirare solo in quel momento.

Sasuke non sta pensando, non riesce a pensare. Naruto gli ha portato via calma e ragione – gliele ha strappate a furia di rincorrerlo – e ora i suoi gesti sono un disastro, una frenesia cieca. Vorrebbe chiedergli di fermarsi o spogliarlo o parlare o creare delle copie per fotterlo in ogni buco disponibile. E invece non dice niente, si soffoca a bocca aperta sulla stoffa dei pantaloni arancioni, tesa sul cazzo duro, e inspira ancora – lecca, bacia e morde piano: non capisce più niente. È Naruto ad abbassarsi l'elastico ed è la sua salvezza ancora una volta, perché ora Sasuke sa cosa deve fare.

Glielo lecca con la precisione di chi ha immaginato quel gesto un milione di volte. La lingua è bollente, umida, e Naruto lo guarda: il volto nascosto dalla frangia e dal suo cazzo. Vorrebbe venirgli in bocca – o in faccia, proprio su quella frangia da figo che si ritrova. Vorrebbe vedere il suo sperma incollargli i capelli alla fronte e restare appiccicato lì – non lasciarlo più andare – e poi colare in grosse gocce sul naso, sulle labbra, sul mento – macchiargli i vestiti, macchiargli tutto – mentre Sasuke rimane fermo con quell'espressione da stronzo, bello e incazzato per l'oltraggio. Naruto si farebbe perdonare leccandoglielo via dalla faccia – unendo sperma e saliva direttamente sulle loro lingue. Al pensiero quasi viene ed è la complicità di sempre a far fermare Sasuke giusto in tempo.

Concede a entrambi un attimo, una pausa per riprendere fiato. Sasuke inspira ed espira; ha la gola secca e l'orgoglio ferito dall'istinto che gli dice di succhiare fino a non sentire più le labbra. Ma lo fa comunque: prende la punta del cazzo di Naruto in bocca e il resto lo tiene stretto tra le dita e il suo ritmo è incoerente e bagnato, ma Naruto è rosso in volto e ha la bocca spalancata – e allora va bene così, perché la dignità l'hanno persa entrambi. E Sasuke si chiede se forse non sarebbe stato meglio fare questo fin dall'inizio, al posto di litigare e combattere e tentare di allontanarsi; potesse tornare indietro, si soffocherebbe su quel cazzo a ogni frecciatina.

Vuole di più e sa di poterlo ottenere. Porta la mano tra i capelli scuri, sulla sua nuca, e spinge con tutta la rabbia e la voglia di prenderlo a pugni rimastegli dalla Valle della Fine – e poi ride, Naruto. Ride di gusto quando Sasuke gli afferra il polso e stringe, brusco – quasi a volergli stritolare le ossa. Ride perché lo tiene fermo in un braccio di ferro che nessuno dei due vuole vincere, ed è quasi come se si tenessero per mano. E ride perché Sasuke, ora che ha allontanato le dita dal suo cazzo, è costretto a prenderlo tutto in bocca, e lo fa: lo prende proprio tutto in bocca, fino a toccargli i peli del pube col naso, quasi volesse restare così per sempre – e Naruto sente i muscoli della sua gola stringersi come le dita sul suo polso. E allora, forse sì: forse sarebbe stato meglio fare questo fin dall'inizio.

Quando si stacca dall'erezione di Naruto, lucida e rossa, non ha bisogno di guardarlo negli occhi per sapere che ha vinto solo una battaglia, non la guerra. Sale a baciarlo senza riflettere e gl'infila la lingua in bocca per fargli sentire il suo sapore – per fargli capire quanto bene gliel'abbia succhiato – ma sa che Naruto non ha intenzione di premiarlo per questo. O forse sì, forse ha proprio intenzione di dargli ciò che si merita, ed è per questo che ribalta la situazione – e Sasuke si ritrova con la schiena sporca di terra, l'erba fresca ad asciugargli il sudore dalla pelle. Naruto è sopra di lui, con lo sguardo serio della competizione, e invece lo spoglia solamente; fa sparire pantaloni e sandali e boxer in un batter d'occhio e poi gli mette due dita tra le labbra. È violento, prepotente, lascivo. Non c'è nulla di puro nei suoi occhi e a Sasuke viene voglia di supplicarlo – talmente tanta che succhia le sue dita come ha fatto col suo cazzo, perché non vuole parlare – non ne hanno bisogno.

Sasuke è tanto disperato che a Naruto torna la voglia di ridere; sembra così concentrato a leccare ogni centimetro della sua mano che, a saperlo prima, gli avrebbe ficcato in bocca di tutto, invece di perdere tempo col Rasengan. Gli toglie le dita dalle labbra quando proprio non ce la fa più, quando quella visione diventa insopportabile e il pensiero di scoparselo a sangue si fa pericoloso e concreto – ed è quasi come avere Kurama di nuovo contro, pieno di rabbia e istinto animale. Porta la mano tra le sue cosce, entra con due dita, ed è incredibile l'arrendevolezza con cui Sasuke gli dà il permesso di farlo. Naruto non l'ha mai visto così, eppure in qualche modo se lo aspettava. Nelle proprie fantasie notturne – un tormento per anni – è riuscito a prevedere l'esatta sfumatura di rosso delle sue guance e quell'espressione bella, sconvolta da saliva e desiderio – persino il modo in cui il suo culo si stringe al passaggio delle sue dita, indeciso se accoglierle o stritolarle. Nel dubbio, Naruto le muove deciso; esplora, scava, tocca ogni punto delle pareti, perché vuole conoscere tutto di Sasuke e quella è l'unica parte che gli manca.

Sì, questo è quello che si merita. Sasuke lo capisce mentre è steso lì, col cazzo dritto alla luce del sole, a farsi allargare il culo pregando in silenzio che Naruto faccia in fretta. Si merita il dolore che prova e proverà – perché Naruto non è mai stato gentile con lui – e merita di dare tutto se stesso proprio a lui, a quel perdente che con lui non si è mai arreso. Naruto da sopra gli sorride, mostra i denti in un sogghigno furbo: sa che è vero. E lo accontenta; smette di giocargli dentro con le dita e lo penetra – a fatica, centimetro dopo centimetro, continuando a provarci e a resistere finché non ce la fa. È testardo, Naruto, lo è sempre stato. Alla fine, Sasuke lo accoglie per tutta la sua lunghezza, al punto in cui i loro corpi praticamente si fondono. È abbastanza? vorrebbe chiedere. È abbastanza per avere il tuo perdono? Naruto gli allarga le gambe e poi muove il bacino in una spinta decisa. Poi un'altra e un'altra ancora. Si fa male – si vede, si sente dal fiato spezzato – e come sempre, tra loro, è un dolore condiviso. Sì, forse è abbastanza. Naruto se lo scopa a ritmo serrato, senza mezzi termini. Quando cala su di lui, a perdersi in un altro bacio ruvido, Sasuke si aggrappa alla sua schiena con l'unica mano che ha – ne graffia la pelle, scava fino a farlo sanguinare – se avesse ancora entrambe le braccia, non gli basterebbero comunque.

Sasuke viene tanto e in fretta, appena gli sfiora il cazzo con la mano fasciata; schizza ovunque e tra di loro, con la faccia di chi vorrebbe ucciderlo o essere ucciso – non l'ha mai capito. Forse è ancora vero che moriranno insieme – forse stanno per morire insieme proprio ora, perché Naruto non riesce a descrivere meglio la sensazione dell'orgasmo che prova: è come morire, senza dubbio, morire su di lui, dentro di lui, con lui, ancora e ancora, finché non gli importa proprio di nient'altro perché finalmente sono davvero insieme, irreparabilmente insieme. Esce dopo un'eternità, scivolando su sudore e umori che leccherebbe via con passione, se solo non fosse troppo stanco. Esce guardando Sasuke negli occhi – non hanno mai smesso di guardarsi negli occhi – e tutto quel che riesce a pensare è che vuole fare questo per tutta la vita, perché è bello, perché è giusto, perché devono recuperare tutto il tempo che hanno perso a fare cazzate.

E restano lì, adammirarsi col fiato spezzato, con gli affanni a mischiarsi tra loro – nellalotta e nel sesso. Senza parole.

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