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Sono Severus

Dicembre 1998
Sono Severus

La sala grande è di una bellezza sfavillante.
Minerva è in piedi accanto a me.
Si morde le unghie.
E' nervosa.
Fare paragoni viene a tutti troppo facile.
E lei lo sa.
Come sa di non essere Albus.
Di non avere la sua forza, la sua follia.
Mi guarda, con dipinta negli occhi un'eterna richiesta di scuse che non riesce ad abbandonare il suo vecchio volto stanco.
Non sono mai riuscito a dirle niente.
Evidentemente non sono bravo in questo.
Nessuno doveva sapere.
Nemmeno lei.
Quel folle, vecchio pazzo aveva previsto tutto.
Io mi sono attenuto al piano.
Com'era mio compito.
Dimentico di me e di ciò che gli altri avrebbero pensato.
No, non sono bravo in questo.
A parlare.
Come non lo sono stato con te.
Mentre mi imploravi di entrare in questa stanza al tuo fianco.
Di dire al mondo quello che abbiamo fatto fatica a confessarci.
Soprattutto io, Hermione.
Perché, in fondo, tu sei sempre stata più coraggiosa di me.
Ti guardo superare l'enorme portone di quercia dorata.
Sei bella da far quasi male.
Mentre con una mano cerchi ostinatamente di infilare dietro all'orecchio l'ennesimo ricciolo ribelle.
Ci sei venuta con un altro a questo maledetto ballo, come avevi detto.
Sei orgogliosa e testarda.
Un nervoso, giovane Weasley ti tende la mano.
Ti invita a ballare.
Sorridi.
Fai di tutto per non guardarmi.
Hai paura che i miei occhi ti facciano cambiare idea.
Che ti facciano abbandonare la tua vendetta.
I suoi occhi che, nonostante tutto, continuano a desiderarti.
Io li vedo.
Forse dovresti provare ad essere felice.
Di una felicità normale.
Con un uomo normale.
Un uomo che sappia amarti alla luce del giorno.
Il pensiero mi fa male.
Vederti accanto a lui mi fa male.
E tu ridi.
Reclinando la testa all'indietro in quel modo che tante volte ti ho visto fare, nuda, seduta sulla mia scrivania.
E conficco le unghie nella carne delle mani.
Perché vorrei solo essere diverso.
Vorrei poter ballare.
E ridere.
In mezzo ad una folla che non mi guardi come l'eroe funesto di una storia ancora difficile da raccontare.
Minerva mi offre da bere.
Un whisky incendiario, che benedico prima di buttare giù in una sola sorsata.
Si ferma al mio fianco.
-    "Avresti dovuto farlo tu, Severus..."
La guardo sorpreso.
Il sopraciglio sollevato.
In quell'espressione di disgusto misto a stupore che da sempre mi caratterizza.
-    "Il preside. Avresti dovuto farlo tu. Io sono troppo vecchia, troppo stanca."
Sorrido tirato.
Intimo malamente ad un cameriere di portarmi altro whisky.
Lo tracanno di nuovo.
In una mal riuscita interpretazione di quel bastardo di mio padre.
-    "Non sono l'uomo giusto."
Lo dico a Minerva.
Ma lo faccio guardando te.
Non sono sicuro di essere l'uomo giusto, Hermione.
Sei così bella mentre balli spensierata in mezzo alla folla.
E io non sono spensierato.
E non so stare in mezzo alla folla.
-    "C'è qualcosa che non va, Severus?"
Minerva mi osserva.
Mi infastidisce.
-    "No"
Rispondo secco.
Non chiede altro.
Il mio tono di ghiaccio ha fatto bene il suo lavoro, ancora una volta.
Un cameriere si destreggia tra le danze.
Tiene in mano un vassoio pericolante.
E' pieno di whisky.
Una volta non avremmo servito alcolici agli studenti.
Adesso sì.
Minerva sostiene che abbiano visto tutti abbastanza da poter bere due sorsi di alcool ad una stupida festa.
Sono d'accordo con lei.
Anche se non gliel'ho detto, ovviamente.
Weasley afferra un bicchiere.
Lo beve in un sorso solo.
Sono due gli uomini che tormenti questa sera, Hermione.
La musica cambia.
Un gruppo che non conosco suona su un palco improvvisato.
E tu balli.
Con lui.
E ridi con lui.
Beve un altro bicchiere.
Lo faccio anche io.
Te ne offre un sorso.
Poggi le labbra sul vetro.
Ti ritrai con una smorfia di disgusto che mi fa sorridere.
Evidentemente hai affogato poche volte le tue angosce nell'alcool.
Non sono mai riuscito a farlo neanche io.
Anche quando ci ho provato con tutte le mie forze.
Ma erano solo nuovi fantasmi.
Che sembravano più reali di prima.
Ho ucciso troppi innocenti per una causa che tante volte ho faticato a capire.
E tu sei così giovane.
Libera.
E bella.
E io sono solo un vecchio mago stanco.
Ex mangiamorte.
Assassino.
L'eroe sporco di cui nessun libro parlerebbe mai.
La tua amica dai capelli rossi ti si avvicina.
Ti sussurra qualcosa all'orecchio.
Ridi.
Lei si allontana tra le braccia del ragazzo che è sopravvissuto.
Sembrano felici.
Una coppia ben assortita di ragazzi normali.
Con sogni normali.
Con un futuro normale.
E tu cosa sogni, Hermione?
Forse quello sciocco ragazzino dai capelli rossi sarebbe bravo a regalarti una vita.
Sicuramente sarebbe più bravo di me.
Ti metti una mano sulla fronte.
Sei accaldata e sudata.
Avete ballato fino a farvi mancare il fiato.
E io mi trovo qui ad invidiarvi, intrappolato nella mia casacca dal taglio perfetto.
Quella stessa casacca che hai strappato in un pomeriggio in cui ti ho fatta mia.
Ti appoggi ad un tavolo.
Lui beve un altro bicchiere.
Ti prende la mano.
Ti porta a ballare, ancora.
E io sono sempre qui.
Immobile.
A guardare un altro afferrare i fianchi della donna che amo.
Si Hermione.
Perché nel mio modo malato e terrorizzato, io ti amo.
Vorrei davvero che tu lo sapessi.
Ti stringe.
Troppo.
Ti allontani infastidita.
Lui poggia di nuovo le mani sui tuoi fianchi.
Ti trattiene.
E io sono qui a conficcarmi le unghie nella carne, ancora.
Lo respingi di nuovo.
Mi irrigidisco.
Lui ti afferra in malo modo.
Non me ne rendo conto e ho fatto un passo verso di te.
Sento il cuore battere nella gola.
Lo spintoni malamente.
Faccio un altro passo.
Un altro.
Ancora uno.
Fai per andartene, ancora.
Ma lui ti trattiene.
Faccio fatica a respirare.
E continuo a camminare in mezzo ad una folla che si scosta al mio passaggio.
Sono a pochi passi da te adesso.
Ti sento urlargli di smetterla.
Lui ti afferra.
E io smetto di pensare.
Non mi importa più del passato.
Degli sguardi.
Della maschera.
Non mi importa più di nulla.
Lo raggiungo con un ultimo passo fatto di fretta.
Gli afferro la spalla.
Lo strattono lontano da te.
Mi guarda con gli occhi velati di alcool e incredulità.
-    "Ti ha detto di lasciarla!"
Sibilo maligno.
I miei occhi sono due fessure nere e vuote.
Si libera dalla mia presa con stizza.
Mi guarda per un attimo.
Gli faccio paura.
Nessuno è più bravo di me nel fare paura.
Se ne va.
Resto immobile un istante.
Poi mi volto anche io.
Voglio tornare al mio posto.
Lontano da una pista da ballo stracolma di una spensieratezza che non mi appartiene.
-    "Professor Piton, aspetti!"
La tua voce sovrasta la musica.
Sovrasta il brusio.
Sovrasta tutto.
E io mi trovo in piedi in mezzo ad un branco di ragazzini che mi osservano in silenzio.
E sento la tua voce rivolgermi un distacco che non posso sopportare.
Professor Piton.
Come suona freddo detto dalle tue labbra, Hermione.
Mi irrigidisco.
Mi volto.
Hai gli occhi troppo grandi.
Troppo pieni di paura.
Mi avvicino.
Tu ferma in mezzo alla folla.
Intrappolata in un vestito che ti fa così terribilmente donna.
Così dannatamente bella.
E io vorrei che tu fossi palesemente mia.
Qui, in mezzo agli sguardi curiosi di una scuola risorta.
Mi avvicino.
Due passi veloci.
Ti sollevo il mento con due dita.
Ti bacio.
Davanti ad un mondo che ci guarda.
E tu tremi.
Mentre una lacrima scende ad inumidirti il viso.
-    "Severus. Per te io sono Severus!"
Sussurro.
Poi mi volto.
Lascio che il mio mantello accarezzi un pavimento gelato.
Nessuno parla più.
Forse anche la musica si è fermata.
Non mi importa.
Ti amo.
Adesso lo sai.
Adesso lo so io.
Adesso lo sanno anche tutti gli altri.

Come sempre, grazie a tutti coloro che hanno dedicato il loro tempo a leggere la mia storia. Fatemi sapere cosa ne pensate.

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