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Ventotto

Mi allontano da Mark, per poter camminare da sola.
Mi butto contro il muro e parto a camminare velocemente, però lui mi afferra per i fianchi e mi sostiene.
Sento una scarica pervadermi il corpo, con quel semplice gesto, ma continuo a tirare avanti senza guardarlo.
- Vai più piano, altrimenti cadrai.-
Appena finisce la frase,inciampo.
Lui si china per afferrarmi e io comincio a muovere le mani, per allontanarlo.
- Ce la faccio da sola.-
Lui mi prende per le spalle.
- Lo so che ce la fai da sola, però ci sono io.-
E mi alza.
Mi mette dritta davanti a lui.
Vorrei dirgli tante di quelle cose, chiedergli dove fosse allora, quando mi picchiavano, mi toccavano quando semplicemente mi denigravano e facevano sentire inutile e fallita?
Mi salgono le lacrime agli occhi.
Lui mi guarda e vedo che stringe la fronte e gli si formano due piccole rughette.
Alzo un dito e le traccio con il polpastrello.
E le sento rilassarsi sotto le mie dita.
Poi qualcuno mi viene addosso e se lui non mi arreggesse, io sarei già caduta.
Mi volto e cerco di guardare male chiunque sia.
E mi ritrovo davanti la ragazza che prima era con Jake, anzi per meglio dire, sopra Jake.
Lei mi guarda e poi mi sorpassa.
Non penso sappia che sono la ex di Jake.
O forse mi piace solo pensare il meglio delle persone.
- Cazzo.-
Sento Mark dire queste parole e passarsi una mano nei capelli.
E vedo Jake per terra, rannicchiato sul pavimento, con solo i jeans e una scarpa.
Sull' altro piede solo un calzino.
Dorme profondamente.
Io inclino la testa e lo guardo.
- Sembra così innocente, quando dorme.-, la mia voce sembra una cantilena.
Mark, guarda me, poi Jake e viceversa.
Come per capire chi è messo peggio.
E io gli indico con il dito , il bell' addormentato nel bordello di Misha Every.
- Come ti senti? Ti reggi in piedi?-
Io annuisco e alzo gli occhi al cielo, poi cerco di mettermi dritta, con una mossa fulminea e mi riesce piuttosto bene, se non che sbatto contro il muro e poi scoppio a ridere.
Subito però mi raddrizzo di nuovo, stringendo forte le labbra per non ridere.
Mark fa un sospiro.
- Okay..-
E allora capisce finalmente chi deve soccorrere.
Poi si china e sento che parla a bassa voce con Jake o forse con se stesso, perché non sento niente.
Decido che è il momento di smettere di stare impettita e mi butto contro il muro con la schiena.
Era troppo faticoso.
Guardo il corridoio.
- Sono tutti nelle camere, sembra un piano fantasma.-
Mark non mi risponde e afferra il braccio di Jake, che mugugna qualcosa e se lo mette sulle spalle.
Poi fa leva e prova a tirarlo su, ma Jake fa una mossa strana con il corpo e butta giù anche Mark, che mette una mano rapidamente davanti e così non cade sul fratello.
Così si trovano in una strana posizione, in cui sembra che giochino a Twister.
Rido, poi però vedo le spalle di Mark irrigidirsi e ormai lo conosco abbastanza bene da capire che si sta innervosendo.
Che sente di star perdendo il controllo.
E lui detesta perderlo.
Ma in questo momento, non ci può fare niente, perché Jake è totalmente ubriaco e anch' io sono un po' brilla.
Mi mordo il labbro.
Poi mi faccio forza e mi stacco dalla parete.
Non è la mia migliore idea, perché tutto gira.
Mi arreggo un attimo al muro e faccio un bel respiro , poi chiudo gli occhi.
Quando li riapro, non è che stia benissimo, però il corridoio gira un po' meno.
Riesco a camminare, anche se un po' storta e sembro uno zombie che tende a destra e continua a sbattere contro il muro.
Mi avvicino a Mark e gli sfioro la spalla.
E lo sento rilassarsi.
I suoi muscoli si rilassano sotto le mie dita.
Si volta verso di me e i suoi occhi scuri mi scrutano.
- Dai andiamo.Torniamo a casa.-, gli dico.
Lui mi guarda e mi accarezza con lo sguardo.
E porca miseria, mi scappa un sospiro.
Lui scoppia a ridere e mi stringe la mano sulla sua spalla.
- Sei davvero ubriaca.-
Io alzo gli occhi al cielo.
Poi afferra Il fratello e lo fa tirare su.
Dalla bocca di Jake esce uno strano borbottio, apre appena gli occhi e poi li richiude e rimane a peso morto.
Vedo Mark stringerlo forte e provare a trascinarlo, ma non è così semplice dato che sono alti uguali e hanno la stessa corporatura.
- Cavolo, deve svegliarsi.-, dico.
- Se hai qualche idea è ben accetta.-, dice con un filo di voce.
Allora mi metto di fronte a Jake e gli tiro un bello schiaffo in pieno viso.
Alzo gli occhi su Mark, che li ha spalancati e poi scoppia a ridere.
- Ma che..-, sento Jake biascicare e poi  ributta la testa giù sul petto, ma io gli prendo il mento con le dita e cerco di farmi guardare.
- Jake, ora devi stare sveglio fino alla macchina, perché non riusciamo a portarti fuori così. Devi aiutarci. Vuoi aiutarci, Jake?-
Vedo i suoi occhi azzurri ora vacui e arrossati.
Sono praticamente sicura che non mi stia nemmeno vedendo davvero, poi però mugugna qualcosa.
Avvicino la testa a lui.
- Tu vieni con noi?-, mi domanda, con la voce roca e altalenante.
Annuisco e lo prendo sotto braccio, un po' per aiutare Mark , anche se so che non serve a niente, un po' per far capire a Jake che ci sono e un po' per me, perché loro sono una parte essenziale della mia vita. E con loro mi sento sempre al sicuro.
- Andiamo allora.-
Scendiamo le scale e non posso dire che sia semplice, perché Jake traballa, io quasi peggio di lui e rischiamo tutti e tre di cadere più di una volta, però non so come, arriviamo al piano terra.
Passiamo dalla sala, prima gremita di gente e ora affollata solo da gruppetti dispersi nei vari angoli. Tutti troppi ubriachi o indaffarati per far caso a noi. E così io e Mark trascinano Jake , che prova a non pesare troppo, con scarsi risultati, fuori da questa casa.
Appena Mark vede la sua auto, comincia ad accelerare ed è piuttosto difficile per me stargli dietro.
Ma non dico una parola, però lui lo nota lo stesso e rallenta subito.
Io guardo il porfido sotto i miei piedi e sorrido.
Apre la portiera e butta Jake sui sedili dietro.
Jake cade a peso morto e sospira, come se avesse fatto chissà quale sforzo.
- Emilia..-, sento la sua voce strascicata che mi implora di stargli vicino.
Io mi metto davanti con Mark.
Quest' ultimo guarda, prima il fratello che ha subito iniziato a russare, nello specchietto retrovisore e poi parte.
Io mi accoccolo sul sedile, respirando il buon odore della macchina di Mark, i sedili in pelle e i miei occhi cadono su di lui, che guida.
Un braccio teso sul volante e l' altro appoggiato sotto il finestrino.
La maglietta blu che gli fascia il corpo e i suoi occhi fissi sulla strada, mentre le luci dei lampioni passano sul suo viso.
Sono ipnotizzata.
Lo guarderei per ore, per sempre.
Nell' abitacolo c è solo il rumore del respiro di Jake e poi silenzio.
Se potessi scegliere vorrei ripercorrere questa scena con la mente, ogni volta che dormo, ogni volta che sogno.
Mark si volta verso di me e mi sorride. Nel suo modo. Ogni volta che i suoi occhi incontrano in miei. Come se tutte le volte, mi accarezzassero e mi dicessero: per me sei unica.
Sento il petto riempirsi di calore, i miei occhi sono socchiusi e fissi su di lui.
- Ti hanno insegnato che è maleducazione fissare le persone?-
Io faccio un sorriso accennato.
E scuoto la testa.
- No.-
- Mi metti in imbarazzo.- e sorride.
E il mio sorriso si allarga.
- Se mi avessero detto che basta uno sguardo per far imbarazzare Mark Blackwood, non ci avrei mai creduto.-
Lui si mette a ridere.
- Be', prima di tutto, non è solo uno sguardo quello che mi rivolgi, sembra più un esame sotto una lente di ingrandimento.-
Poi sorride e guarda la strada.
Passa qualche secondo.
- E secondo?-
Lui mi guarda.
- Cos' altro ti fa imbarazzare in uno sguardo?Hai detto prima di tutto..-
- Sei terribile anche da ubriaca.  Non ti sfugge niente.-
- Non sono così ubriaca.-
Lui scuote la testa.
Ci fermiamo ad uno stop.
- Allora?-, lo incalzo.
Lui si volta verso di me.
- Secondo, dipende chi mi guarda così.-
E io trattengo il respiro .
Poi sentiamo uno strano rumore dietro e Jake cade sui tappetini di faccia.
Io mi volto e cerco di allungare la mano.
Ma sono bloccata.
Mi tolgo la cintura di sicurezza e mi metto in ginocchio , dando la schiena alla strada. Poi mi chino sul tappetino dietro e tocco i capelli a Jake.
Lui russa.
Io alzo le spalle e rido.
Mi volto verso Mark e anche lui ride.
- Siamo una strana famiglia.-, dice.
- Ma non la cambierei con nessun' altra al mondo.-, gli dico .
Mi volto e mi risiedo composta sul sedile. Appoggio la mano vicino al freno a mano e lui lentamente incastra le sue dita con le mie.
- Nemmeno io.-, mi sussurra, occhi negli occhi.
E la temperatura in quella dannata macchina aumenta in maniera esponenziale.
Poi lascia le mie dita e mette la mano sul volante e riparte.
Io rimango delusa, come sempre del resto.
Perché Mark Blackwood è una continua contraddizione, un mistero, un segreto.
Perché è peccato e redenzione. È il mio tutto.
E quando sembra che provi qualcosa per me, tutto si dissolve in semplice affetto fraterno.
Spegne  la macchina e guarda dietro.
- Ora dobbiamo portarlo a letto.-
Io guardo Mark.
- Comunque hai ragione su una cosa: io sono una ragazza da grandi storie d' amore.-, mi slaccio la cintura.
- Mi sono innamorata a quattro anni e ancora amo lo stesso bambino, che mi ha rapita con uno sguardo.-poi apro la portiera.
Cerco di aprire quella di Jake e appena ci riesco, tento di afferrralo da qualche parte e tirarlo fuori.
Lo prendo per un braccio, quello non incastrato tra il sedile e il tappetino, ma senza risultato, se non il rischio che se continuo a tirarlo così, domani dovremmo portarlo al pronto soccorso per una lussazione della spalla.
Poi Mark si china e lo afferra da sotto le ascelle e piano lo tira fuori.
Se lo carica su una spalla e quando è ad un soffio da me, mi dice:
- Per questo Jake è un ragazzo fortunato.-
Ed io lo seguo con lo sguardo fino alla porta di casa, che lui lascia aperta per me.

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