Nei giorni che passai rinchiusa in quella cella, non facevo altro che pensare a tutte le persone da me amate, i miei genitori, i miei amici e quello strano ragazzo di nome John. Lui mi aveva sempre seguita ovunque, sin da piccola era stato la mia ombra, ovunque andavo lui era con me. Se mi cacciavo nei guai, John era pronto a salvarmi, lui con i suoi meravigliosi occhi e il suo sorriso splendente.

All'inizio non lo sopportavo molto, il semplice fatto che mi seguisse ovunque mi mandava in bestia. Eppure dopo tanti anni passati ad averlo tra i piedi la sua presenza era diventata rassicurante e normale e alla fine me ne ero persino innamorata.

Aveva qualche anno in più di me, ma di lui conoscevo solo il nome, null'altro, John si limitava a seguirmi da lontano, un piccolo angelo custode.

Se fossi uscita da quella situazione gli avrei rivelato i miei sentimenti, ma non sapevo nemmeno se lui mi amava.

Pensai alle mie amiche, ai bagni nel ruscello, alle corse nei prati e alle risate sotto alle stelle. Le corse a cavallo e le fughe nascoste per andare di sera nel bosco. Ora anche le litigate con i miei genitori sembravano più dolci e mi mancavano, mi mancavano da morire. Versai lacrime amare mentre pensavo a tutta la mia vita passata. Un ricordo poi mi colpì come un fulmine a cel sereno, avevo dieci anni, mia mamma mi aveva chiesto di andare a raccogliere gli odori nel piccolo orto vicino casa, quello era l'orto della comunità. Andai di controvoglia, ma corsi in fretta all'orto così da poter riprendere poi a giocare, ma quando fui vicina al basilico una testa di serpente spunto da lì ed io terrorizzata urlai e comincia ad indietreggiare, ma il serpente continuava a puntarmi così terrorizzata mi rannicchiai sperando che il serpente mi lasciasse stare, poi da un cespuglio lì vicino proprio un attimo prima che il serpente mi attaccasse uscì un giovane ragazzo, prese un bastone e uccise il serpente salvandomi la vita. Mia madre uscì spaventata e mi strinse subito fra le sue braccia e poi ringraziò il giovane chiamandolo per nome, già quel ragazzo era John. Quello fu il nostro primo incontro.

Poi i miei pensieri furono interrotti, sentii dei rumori provenire dal muro antistante la stanza in cui ero rinchiusa. Degli uomini stavano confabulando qualcosa, ma purtroppo non riuscii a sentire e a causa delle catene non potei avvicinarmi abbastanza al muro poter sentire meglio. Ma comunque qualcosa riuscii a sentire lo stesso e le voci mi sembrarono molto tese e preoccupate "Come siamo messi?" "Male, al nord delle fazioni di sovversivi si stanno organizzando, e nella zona rossa altri gruppi di ribelli cercano di..." l'uomo abbassò ulteriormente la voce e quindi non riuscii a sentire oltre. "Non importa, non dobbiamo permettere che questi due gruppi di sovversivi si incontrino", la voce del secondo uomo si era alzata all'improvviso, era adirato, ma non né capivo il motivo. "l'importante è che lui resti lì dove si trova e che i genitori lo reputino ancora morto, mentre la giovane donna anch'essa deve restare ben segregata e chiusa a chiave. Otterremo ciò che il magistrato supremo desidera" detto quelle ultime parole i due uscirono e si divisero prendendo strade diverse.

L'unica cosa che avevo capito alla fine di tutto quel parlare, era che il magistrato aveva bisogno di un voto, che una ragazza era stata rapita e che un uomo forse era ritenuto morto dalla sua famiglia. Vi erano inoltre gruppi di ribelli. Alla fine della loro conversazione io mi trovavo confusa e piena di domande che non avrebbero avuto risposta.

Comunque una cosa l'avevo capita, qualcuno voleva ribellarsi a quel sistema, non tutti quindi accettavano le leggi che il senato ei nobili avevano imposto, e forse persino alcuni nobili non erano d'accordo che quel sistema arcaico dovesse finire.

Alla lunga mi addormentai, e nella mia mente apparvero tante immagini, i ricordi erano tornati ad affollare i miei sogni.

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Eccomi di nuovo!
Anche questo è un nuovo capitolo, che spero vi possa piacere.