Matrimonio
Dopo sei lunghi mesi, arrivò il giorno che più temevo; il mio matrimonio. Tutti erano entusiasti, tutti tranne me. Entrarono diverse inservienti, con cui non avevo mai potuto parlare, mi era vietato rivolgere la parola a chiunque non fosse il mio padrone, la mia solitudine era totale, mi guardarono e nei mi occhi lessero, la mia disperazione "questo è il suo vestito, signorina" "grazie" mi pentii subito di aver aperto bocca, alle mie spalle infatti era Erick che subito mi colpì forte sul viso, "anche oggi, devi disubbidire alle mie regole? Lasciate tutto qui, e fuori! Vi voglio in questa stanza tra mezz'ora!" Implorai con gli occhi perché non mi lasciassero li sola con lui, ma nemmeno loro avevano il potere di potermi aiutare...... prese una lunga verga di legno, "quattro zampe subito" cominciai a camminare dietro di lui come una gatta, cosi voleva ed io non volevo peggiorare la mia situazione, giunti alla sua scrivania, fece sì che le mie natiche fossero in bella vista e le mie mani legate ai margini di questa, sentii il primo colpo infrangersi sulle mie cosce, ed urlai, "conta!" Contai e contai fino a a, tra le lacrime e parole spazzate, continuai a contare e a piangere "basta, vi prego" non ce la facevo più ero arrivata al mio limite, "le tue lacrime, le tue suppliche, non ti salveranno dalla tua punizione" i suoi occhi erano colmi di rabbia e odio, un odio che non capivo da dove derivasse, sentii che posava a terra la verga e che si avvicinava a me, cominciò a darmi forti schiaffi, poi prese una pallina e la mise nella mia bocca legandola dietro alla testa, quando fu soddisfatto del suo lavoro cominciò a penetrarmi da dietro, in quel momento la porta si apri erano le inservienti "venite, non abbiate timore" ubbidienti entrarono nella stanza piene di dolore, lui intanto continuava a tirare i miei capelli e ad aumentare sempre di più la velocità e la forza de suoi movimenti, fino a quando finalmente non venne, "vestitela e preparatela, ma il morsino lo toglierò io, cosi imparerai a non parlare a sbuffo" uscito, le ragazze mi slegarono dolcemente, mi lavarono e vestirono, lessi nei loro occhi la pena che provavano per me, venni truccata, ma il trucco non poteva nascondere il dolore nei miei occhi, erano le dodici ed era dalle sei della mattina che portavo quel dannato morsino, dolore che si aggiungeva ad altro dolore, la porta si aprì per lasciare entrare il mio padrone, subito caddi a terra in ginocchio, cosi come mi aveva insegnato in quei sei mesi di torture, "ora ti tolgo questo, credo tu abbia imparato la lezione, giusto?" Io feci di sì con la testa, finalmente la mia bocca torno libera, "dalla tua bocca, oggi uscirà solo si, padrone, si, lo voglio chiaro?" "Si, padrone" una lacrima ribelle usci dai miei occhi, lui la raccolse con il palmo della mano, mi guardò e sorrise, un sorriso beffardo e crudele "mia schiava, la tua sottomissione non è totale, ma con il temo lo sarà, il tuo unico pensiero dovrà essere quello di soddisfare i miei desideri" detto quello mi fece segno di alzarmi era l'ora, del mio matrimonio!
Entrammo nella sala di ricevimento, immensa e tutta affrescata con disegni tridimensionali, erano riprodotti i più grandi affreschi che l'umanità conoscesse. La stanza era piena di robot pronti a servirci, di ospiti che non avevo mai visto, di sfarzo è grandiosità, sulle enormi scale di marmo bianco da cui stavamo scendendo, era stato posto un tappetto di velluto rosso, che ci avrebbe accompagnati sino all'altare. Questo era posto al centro della stanza e decorato con rose rosse, rosa, gialle, bianche e nere. Accanto all'altare era situato un meraviglioso pianoforte bianco, riccamente decorato con incisioni in oro. In tutta la stanza erano posti piante e fiori tropicali di mille colori diversi. Ha terra invece si trovavano centinaia se non migliaia di petali colorati e profumati. "Vedi, tutto questo è per festeggiare me" "si, padrone" mi diede una carezza sulla guancia, come per dire brava, piccola, ma l'unica melodia che io sentivo in me era una lenta agonia. Svariati saluti e presentazioni, vennero interrotti al suono della musica, tutti si girarono verso di noi, era il momento. Tutte le luci si spensero, dal pavimento ad ogni nostro passo uscivano delle piccole fiammelle che avevano il profumo di rose, quello era di sicuro il matrimonio perfetto, ma c'era una cosa che non andava. Io non amavo l'uomo che stava per diventare mio marito. Nel mio cuore, c'era solo lui, il suo volto, le sue possenti braccia e le sue mani John, l'uomo che era stato sempre il mio angelo custode e al quale non avevo mai avuto il coraggio di rivelare i miei sentimenti. Il sacerdote fu molto rapido ci uni in un matrimonio privo di amore, ma tutti al nostro bacio batterono entusiasti le mani, e dopo durante il pranzo brindarono a noi e al nostro futuro, augurandoci un figlio maschio. Quel giorno Erick mi concesse di sedere a tavola, come tutti e anche alle altre donne fu concesso. Tutti danzavano, si vedeva la differenza tra un matrimonio come il mio, e uno di sottomissione, ma ricco d'amore. Alla fine del pranzo ci salutarono tutti, facendo i complimenti al mio padrone, per la mia bellezza ed educazione, per la meravigliosa festa.
Da soli, di nuovo, in quella stanza che io odiavo, "oggi finalmente avrò la tua verginità" mi spogliai e mi misi inginocchio difronte a lui, "sei stata brava, quindi non ti farò male" dette quelle parole mi fece stendere sul letto, si pose sopra di me e si prese Ogni cosa, senza cerimonie o amore, ma almeno mantenne la promessa, fu molto più delicato e il dolore accettabile, ma non finì come speravo uscì da me, per prendermi ha novanta e terminare il suo piacere in me senza rischiare "non voglio ancora figli, con te, con una puttana disubbidiente" "si, padrone" per la prima volta fui felice di sentirlo parlare, mai avrei avuto in grembo il
suo seme marcio.
Finalmente la notte prese i miei pensieri e Morfeo cullò i miei sogni.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro