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Lupo Bianco


Eravamo seduti su quei divani da un tempo che mi sembrava infinito, nessuno si decideva a parlare.

Alla fine fui io a dare il via alla conversazione. "Voi chi siete?" "Carlos, non essere maleducato!", stavo guardando mio padre, con occhi pieni di rabbia quando la porta alle nostre spalle si aprì, gli inservienti ci avevano portato qualcosa da bere e da mangiare. Il vassoio pieno di frutti rossi, salatini e dolciumi fu poggiato sul tavolino di vetro posto difronte ai davanti, così come le bevande. "Non preoccuparti Marck, è giusto che voglia delle spiegazioni".

Quell'uomo non mi piaceva, i suoi occhi cosi neri e il suo volto completamente nascosto dalla folta barba, non mi trasmetteva fiducia, avevo come la sensazione che se eravamo nei guai la colpa fosse la loro. "Carlos, figlio mio, loro sono due esponenti dei due diversi gruppi di rivolta" "Cosa?" A quelle parole, mi alzai d'istinto in un impeto di rabbia e frustrazione "cosa ci fanno qui, in casa nostra? Mia sorella, tua figlia è rinchiusa chi sa dove, rischia la vita e tu cosa fai? Inviti dei latitanti in questa casa?". Accanto a me si era formata una pozza d'acqua, avevo rovesciato la mia bevanda e parte del cibo era in terra. "Calmati e ascoltaci!", il tono di mio padre non ammetteva discussioni, il suo volto sempre calmo e sereno era oro contratto in una smorfia di rabbia. "Molto bene ascolterò", così mi sedetti nuovamente al mio posto, cercando di recuperare per quanto possibile la calma, "vedi ragazzo, noi siamo qui perché come sai il principe senatore e i nobili, vogliono realizzare un arma, la cui forza distruttiva supera anche la nostra immaginazione" "si, so tutto, ma cosa volete da noi?" "Tuo padre ci ha detto di tua sorella, sappiamo che ora vi trovate in bilico tra due scelte, siamo venuti qui per sapere quale fosse la decisione di tuo padre" "ma perché?", alla mia domanda questa volta rispose un signore un po' più anziano del precedente e che fino ad allora era rimasto in silenzio. Lo guardai cercando di capire qualcosa di lui, indossava una semplice canottiera smanicava bianca, dei pantaloni neri molto consumati, delle scarpe bianche anch'esse vecchie. Al contrario del suo accompagnatore non aveva una folta barba, ma era molto più curato e anche i capelli erano molto più corti, inoltre i suoi occhi nocciola e il suo viso sereno, mi trasmettevano una strana calma. "Perché, se tuo padre e i suoi sostenitori appoggeranno quell'arma, noi ribelli del nord della zona rossa, non avremo alcuna possibilità di sfidare la capitale e di vincere la guerra". Quelle parole, mi colpirono nel profondo, erano anni che io e la mia famiglia, insieme ad altri nobili e , stavamo raggruppando armi di nascosto, per poter dichiarare guerra alla capitale, ma il prezzo da pagare in questo momento mi sembrava davvero troppo alto. Mia sorella non era una pedina da sacrificare, non volevo fosse così. "Dovete scusare mio figlio, lui è in pena per la sorte che toccherà a sua sorella se noi non concederemo il voto al senatore principe e alla sua fazione" "posso capire il dolore che aleggia nel cuore di tuo figlio, io stesso ho perduto una figlia per colpa di questa guerra, alle volte ci sono dei sacrifici che dobbiamo fare". Avevo ascoltato per tutto il tempo il suo discorso, "ma tu chi sei? Vieni in casa mia e ci chiedi di sacrificare mia sorella, perché tu sacrificasti tua figlia? Sei un pazzo!" "Io, sono Eldon, ho fondato con mio fratello, il gruppo dei karius, i famosi ribelli del nord, parlo solo quando devo e quando so di avere ragione, a differenza tua che c parli anche quando dovresti tacere". Rimasi senza fiato, l'uomo che avevo davanti era il fratello del capo dei Karius, il famosissimo e temibile lupo bianco, chi secondo le leggende aveva ucciso a mani nude un intero gruppo di Ossiri. Mi sedetti, sconfitto forse la situazione, era peggiore di ciò che io pensavo, sé una persona della sua portata era giunto sino a noi, voleva dire che sotto c'era molto di più. "Bene ora, che è tornata la calma tra di noi, possiamo parlare serenamente", ora tra di noi regnava nuovamente il silenzio, eravamo tuti in attesa di scoprire cosa il lupo bianco dovesse dirci.

" Tempo, fa un gruppo di Ossiri ha rapito dalla zona rossa, un gruppo di donne proprio nel bel mezzo della festa del solstizio d'estate, tra di esse c'è una ragazza che per noi è molto importante, ma non posso spiegarvi il motivo, l'unica cosa che posso dirvi è che si trova nel palazzo del senatore principe, e che noi dobbiamo recuperarla ad ogni costo." Ancora non riuscivo a capire cosa lui volesse da noi "ho bisogno che voi sosteniate il principe senatore e che tu ragazzo, stringa amicizia con il figlio del principe senatore, così potrai andare nel palazzo più facilmente e dirci se lei è ancora viva o meno, quando ci avrai detto questo, manderemo un nostro uomo a liberarla." Loro volevano che io mandassi a morte certa mia sorella, per salvare un'esatta sconosciuta, di cui non volevano dirmi nulla, né spiegarmi la sua grande importanza, ero furioso, con loro e con mio padre che stava anche solo pensando una cosa del genere. "Molto bene, domani mattina all'alba il senatore principe avrà il nostro voto, ma per mia figlia?" "Domani dopo che voi avrete votato, lei sarà sposta con un convoglio di treinar quando il treno cargo si fermerà alla stazione di Quaser per far salire altri prigionieri destinati ai campi e alle miniere, noi lo assalteremo e libereremo tua figlia, che in seguito sarà trasferita nell'accampamento ad ovest della zona rossa" "molto bene abbiamo un accordo", lui e mio padre si strinsero le mani e poi i due uomini uscirono, lasciandomi perplesso e pieno di dubbi. Una volta fuori dalla stanza trovai mia madre ad aspettarci fuori dalla stanza, appena la vidi la strinsi forte a me, volevo consolarla in qualche modo. Eppure sapevo che niente in quel momento poteva farla stare serena, se non quando avrebbe saputo mia sorella al sicuro.

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Saila questo è il mio nome, sono nata da una famiglia poverissima, così povera che per mangiare mio padre si è indebitato, alla fine la famiglia cui mio padre doveva il denaro è venuta a riscattare il debito. Noi però non avevamo nulla da dare loro, tranne me, così mio padre mi vendette a loro, in cambio ottenne persino dell'altro cibo. Quella sera di settembre guardai per l'ultima volta il volto di mio padre, di mio fratello e quello pieno di lacrime e dolore di mia madre. Ero stata barattata per del cibo.

Il viaggio verso la mia nuova casa, fu lunghissimo, la macchina volteggiava leggera nell'aria, ma io mi sentivo pesante, avrei voluto fuggire e correre via, ma non sapevo come fare, le strade di vetro alte nel cielo, su cui la nostra macchina camminava, non mi avrebbero permesso di andare lontana. Le stelle brillavano alte in cielo e le implorai di portarmi via di togliermi la vita, ma tuto questo non avvenne.

Ricordo che fui fatta entrare da una porta di servizio, che fui lavata, truccata e ben vestita per essere presentata al mio padrone. Quando le altre ragazze ebbero finito di prepararmi, mi accompagnarono in un grandissimo salone, con pavimenti di marmo tartarugato, con colonne doriche e ioniche ai lati della stanza, fiori e piante monumentali spaccavano tra ognuna di esse, un immenso cammino in basalto e delle statue completavano una sala suntuosa e fastosa. A terra c'era una ragazza della mia età, sul divano erano invece tre uomini, il più adulto era sicuramente il padre dei due ragazzi. Le guardie che tenevano ora il mio collare, mi costrinsero ad avanzare fino al grande divano di pelle, poi mi spinsero in ginocchio davanti a loro, cadendo urtai la povera ragazza già inginocchiata al loro cospetto. Guardandola meglio mi resi conto che somigliava davvero molto ai due giovani ragazzi, quando poi l'uomo più grande la chiamò figlia, non ebbi più dubbi lei era la sorella dei due ragazzi. Provai una grande rabbia e pena per quella povera ragazza costretta a vivere in quel modo. "Questo è un mio dono per voi due, decidete se dividerla o se uno solo di voi avrà il possesso", vidi il ragazzo con gli occhi neri come la morte avvicinarsi a me, cominciò a toccarmi, e a ispezionarmi centimetro per centimetro, quando si avvicinò alla mia bocca con le sue dita glie le mozzicai. "Puttana!" alle sue parole seguirono schiaffi e pugni, quando poi stava per darmi un calcio, vidi il ragazzo che gli era seduto accanto alzarsi e frapporsi tra me e suo fratello. "Basta così, la ucciderai ancora prima di essertici divertito" "per quel che mi riguarda, non la voglio, non solo ha un seno misero, ma i suoi occhi uno d'orato e l'altro azzurro sono il simbolo dell'imperfezione, scusatemi padre" "non ti preoccupare, so che sei molto selettivo ed esigente" "molto bene, allora la prenderò come mia schiava". Dette quelle semplici parole, mi prese tra le sue possenti braccia e mi portò nella sua stanza dove curò le mie ferite.

"Saila, forza andiamo!" è Launa, è arrivato il nostro turno di guardia, "arrivo!". Amo pensare a lui, al nostro primo incontro, un giorno ci rincontreremo, sino ad allora io vivrò.

Sono dodici mesi ormai che vivo in questo campo, questa gente mi ha salvato, dopo essere stata violentata ripetutamente e picchiata dai soldati delle miniere, fui abbandonata da quegli uomini al limitare della foresta di conifere, al freddo, priva di vestiti e piena di ferite, se non fossi morta per colpa dei lupi, sarebbe stato il freddo a fare tutto il resto. Eppure il destino aveva in servo per me un'altra idea, proprio in quel momento Launa e suo padre stavano passando da quelle parti, rientravano dopo un turno di guardia, fu così che mi trovarono. Se oggi sono in vita, lo devo solo a loro, purtroppo non posso tornare alle miniere, né dal mio amore, vorrei, ma non posso. So però che il capo del nostro villaggio e suo fratello il lupo bianco hanno dei piani per liberare quella povera gente dalle catene della schiavitù e dell'oppressione, non posso fare altro quindi che allenarmi e aspettare il giorno in cui rivedrò il mio amore.

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