Lettera
Da quel giorno erano trascorse due settimane, ma io avevo la paura impressa nel cuore, quando lo vedevo subito mi inginocchiavo e tremavo, appena alzava la mano mi rannicchiavo ed iniziavo a supplicarlo di non farmi male, la mia mente era crollata e lui né era felice, da quel giorno, non avevo più osato nemmeno mangiare senza il suo permesso.
Come ogni sera, tremavo all'idea di dover dormire accanto a lui. Mi sdraio e come ogni notte mi lega i polsi tramite una piccola cordicella all'anello che si trova sopra la mia testa, come ogni notte mi prende con rabbia, sfoga su di me tutto, io ad ogni suo colpo devo ringraziare, e ad ogni sua spinta gemere per lui, altrimenti quando ha finito mi punisce, come se quella già non fosse una punizione! Quando ha finito, possiamo finalmente dormire.
La mattina mi slega ed io vado felice a svolgere tutti i miei incarichi, almeno sto lontana da lui. Il demone che sta rovinando tutto della mia vita. Lo vedo passare e subito mi inginocchio ai suoi piedi, ho paura "piccola, vieni qui" subito vado da lui a quattro zampe "mi dai un po' di sollievo?" Mi avvicino ai suoi pantaloni e faccio ciò che lui desidera, sono davvero una schifosa vigliacca, questo mi ripeto dentro di me "brava" mi dà un bacio in fronte e se ne va, da quando ho iniziato ad ubbidirgli non mi punisce più come prima, ora mi punisce solo quando ne ha voglia e ogni sera a letto, ma per me non è cambiato nulla per me lui è solo il mio demone, che continua una lenta tortura per distruggermi ancora di più nella mente e nell'anima. Vorrei scappare da qui, vorrei ci fosse un modo, ma ormai che io so tutto e lui sa che io so è impossibile.
Mentre sto pulendo i vetri vedo come una luce che fa riflesso, guardo meglio e vedo che viene dal boschetto qui vicino, questa luce è sempre più insistente, mi guardò intorno, non c'è nessuno, mollo tutto e corro fuori, mi avvicino cauta al boschetto "ehi, ehi!" Una voce famigliare mi chiama, "sono qui" seguo quella voce, per ritrovarmi all'interno del boschetto, so che sono troppo lontana da casa e sono fuori senza il permesso, sta sera sarò una donna morta, ma poi tutta la paura svanisce, lui il mio John è davanti a me i suoi capelli neri e i suoi occhi blu mi stanno guardando le sue braccia aperte per me, senza pensarci corro e mi fiondo in quel meraviglioso abbraccio "ti ho cercata ovunque" "speravo che qualcuno, mi trovasse" le lacrime che mi scendevano lungo le guance, erano infinite "non piangere Sonia" lo guardai spaesata lui, lui sapeva tutto "i tuoi genitori mi hanno raccontato ogni cosa. So tutto di te dal giorno in cui sei arrivata al villaggio, ma quello che conta è che tu stia bene. Ti stavamo cercando da molti mesi ormai, pensavamo che tu fossi...." "schiavaaa dove sei!!" La sua voce risuonò per tutto il prato è il boschetto "prendi questa lettera, lì c'è scritto tutto quanto tu devi sapere!" Mi baciò sulle labbra ed io rimasi di pietra, non avrei mai pensato che lui, che io gli piacessi... ero al settimo cielo io che fin da piccola lo avevo sempre amato!!! Nascosi la lettera in un libro, quello più grosso e impolverato così nessuno l'avrebbe trovata, poi con un gran sospiro mi diressi verso di lui "padrone, padrone sono qui, stav.." mi arrivò un forte schiaffo in pieno volto "dove eri, ti cerchiamo da mezz'ora!" Mi tirò per i capelli, lui camminava ed io sbattevo ovunque, le lacrime già cominciavano ad uscire. Poi lasciò la presa, eravamo arrivati al salone, dove ogni sera lui guardava la tv, tra i due enormi divani di pelle nera era un tappeto rosso fuoco e poi un tavolino su cui erano poggiate numerose cose, delle riviste ad esempio e dei frustini. "Giù quattro zampe, ora!" Ubbidii la prima frustata fece tanto male, ma non come le altre trenta che seguirono, "Vi, p-preg-o" "vuoi che smetta? Pensi di meritartelo?" "N-no, ma n-non c'è la faccio più" la mia voce era interrotta dai singhiozzi, "va bene vieni qui!". Gattonando arrivai a lui che già era senza pantaloni e mutande "ora troia, ti fai perdonare" me lo mise tutto in bocca dava delle spinte fortissime ed io quasi soffocavo, continuo così finché non venne, "brava" mi diede un bacio sulle labbra "vestiti e vai a cucinare che ho fame, sbrigati o ti do il resto".
Per quanto la mia situazione me lo permettesse, mi alzai velocemente, per dirigermi nella stanza accanto. Arrivata nell'enorme cucina, in stile americano con isola, cominciai a preparare qualcosa da mangiare. Quando tutto fu pronto, chiamai il mio padrone, e lui arrivò subito.
Dopo cena salimmo in camera da letto, ma non mi prese ed io ne fui sollevata. Per tutto il tempo continuai a pesare a John e al nostro incontro, rivederlo era stato il dono più bello del mondo. Sapere che lui era un ribelle e che mi stava cercando da mesi, e poi quel bacio, cosi dolce e pieno d'amore, avevo aspettato così tanto tempo desiderando che accadesse proprio una cosa del genere. In me si era risvegliata la speranza, forse sarei riuscita a tornare a casa mia.
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