XXVIII
Damon
La vidi contorcersi dal dolore sul terriccio e mai, ripeto mai, l'avevo vista con una tale sofferenza sul viso. Continuavo a chiamarla pur di catturare la sua attenzione, ma sembrava essere in mondo differente, in un mondo di dolore.
Se il secondo prima provava ad agitarsi a causa del dolore, un secondo dopo la vidi immobile come una statua; aveva le labbra spalancate, così come gli occhi e iniziò a respirare in modo anomalo. Iniziai a temere per la sua vita, non perché realmente mi importava di lei, ma perché se fosse morta con me accanto non solo non mi avrebbe più aiutato a salvare i miei uomini, ma la sua famiglia nemmeno lo avrebbe fatto!
Le alzai il busto e la tenni stretta al mio petto, mentre vedevo sul suo braccio formarsi delle venature scure. Non poteva morire, non così, era un'ibrido!
Strinse gli occhi ed emise l'ultimo respiro. Il mio cuore si bloccò per un istante, il suo corpo era ancora rigido tra le mie braccia, ma lei si ostinava a tenere gli occhi chiusi. «Jane! Jane apri gli occhi!», dissi esasperato e un secondo dopo lei li sgranò.
Sembrava non soffrire più, ma ancora non la feci alzare. Pian pian si rilassò e le venature sulle braccia si schiarirono. Iniziò a respirare normalmente, seppur con qualche difficoltà. Mi ricordai che lei era cresciuta come un'umana, la sua parte ibrida si era da poco attivata e quindi il suo corpo ancora non reggeva tale peso.
«Jane come ti senti?»
Boccheggiò prima di parlare e poi sussurrò, «perché... Perché mi attaccano? Cosa ho fatto?»
«Non lo-»
«Jane!», udii in lontananza.
Imprecai mentalmente e feci per staccarmi da lei, ma ancora non riusciva a mettersi in piedi e non ebbi il coraggio di lasciarla cadere a terra.
Vidi correre i suoi genitori, ma per fortuna di mia sorella nessuna traccia. Non era il momento di pensare alle questioni familiari.
Entrambi si bloccarono quando mi videro e suo padre fu il primo ad avanzare furioso verso di me e a colpirmi con un micidiale destro, per poi afferrare la figlia. «Brutto figlio di puttana, che le hai fatto?»
Mi massaggiai la parte dolorante, seppur non avessi provato chissà quanto dolore. «P-Padre», borbottò Jane. «Non mi ha fatto nulla, anzi, mi ha... Aiutata», annuì per poi allontanarlo da me.
Sembrava star bene, seppur aveva i movimenti rallentati. «Tesoro mio, perché sei in queste condizioni?», chiese la madre, aiutandola a sorreggersi in piedi.
«Sono stata attaccata da qualcuno e Damon mi ha aiutata», sembrava volesse far di tutto per far capire loro che l'avevo aiutata. Forse quella tecnica avrebbe funzionato per il mio piano.
«Cosa ci fate voi qui?», chiese Abel, linciandomi con lo sguardo.
Sospirai, «non pensate che a me faccia piacere, sono venuto qui perché sapevo che vi avrebbero attaccati. Quei uomini sono... Anzi, meglio dire, erano sotto il mio comando, ma sono stati manipolati da qualcuno a me sconosciuto.»
«State dicendo che voi non siete in combutta con loro?»
«No, vi spiegherò tutto nei minimi dettagli, a patto che mi aiutate», lanciai un'occhiata alla madre di Jane, «a riportarli a casa e ad annullare l'illusione.»
«Perché mai dovremmo aiutarvi? Voi non avete fatto nulla per impedire che venissero qui e uccidessero gran parte della nostra servitù e Dio solo sa il nostro popolo è al sicuro», rispose proprio lei.
«Infatti ho provato a fermarli e mi hanno lasciato anche un bel regalino», alzai la manica della camicia e mostrai loro il profondo squarcio che vi era dal polso alla spalla. Ecco perché non avevo abbastanza forte per combatterli, in quel momento, il braccio destro era fuori uso e l'arma che aveva usato per colpirmi aveva indebolito gran parte dei miei poteri.
«Perché non sei... Siete guarito?», chiese Jane.
«Perché hanno utilizzato una speciale arma per colpirmi, non ho ben capito da cosa sia stata forgiata, ma ha il potere di indebolire i poteri della vittima.»
«Giova anche a nostro favore aiutarlo, potrebbero-»
«No, Jane, non lo aiuteremo a riprendersi il suo esercito... A qualsiasi cosa gli serva, dato che con noi aveva tutta la protezione possibile.»
«Padre ma-»
«Ho detto no!», si voltò verso la figlia e con un unico gesto la fece ammutolire.
«Non è della mia protezione che mi preoccupo, voi non sapete quali orribili creature vi sono nell'altro mondo e il mio compito è annientarle tutte prima che giungano qui. Il passaggio è rimasto aperto e alcune sono già giunte sulla terra, ma sono solo il dieci percento dell'intero esercito!»
«Si, Jane me ne aveva parlato, ma onestamente penso che siamo in grado di difenderci da soli», è la madre a parlare, «abbiamo già combattuto contro quelle creature e pensavamo fossero estinte, ma a quanto pare ci sbagliavamo.»
«Se non le blocchiamo noi nell'altro mondo, verranno in questo e-»
«Adesso basta Damon, ci prepareremo ad un altro attacco, ma non vi aiuteremo», mi interruppe lui.
Arretrai di un passo e sospirai. Sapevo che avrebbero avuto da ridire sulla mia presenza, ma non mi sarei mai aspettato che mi dicessero un no secco.
Mi passai una mano tra i capelli e con la coda dell'occhio vidi Jane fare un passo verso di me, bloccata subito dalla presa ferrea della madre.
«Spero solo che riuscirai nel tuo intento», disse lei, voltandosi e portandosi con sé la figlia. Jane mi lanciò un'occhiata di intesa e subito capii che mi avrebbe parlato, questo nostro scambio di sguardi non sfuggì al padre; infatti me lo ritrovai ancora una volta davanti.
«Non ti perdonerò mai per aver rapito la mia bambina, ma da padre ti ringrazio di averla trattata bene e di averla riportata a casa. Ci sono passato anch'io, Damon, anch'io ho rapito la mia Regina quando aveva pressoché l'età di Jane, ma la tua situazione è diversa. Non mi interessa se siete legami, tu non l'avrai mai», scandì ogni parola con estrema serietà.
Mi stava veramente ringrazio? Jane non gli aveva detto nulla di ciò che realmente era accaduto. Non l'avevo affatto trattata bene e non l'avevo riportata a casa per il suo bene, l'avevo fatto più che altro che per me.
«Certo, non è mia intenzione stare con vostra figlia, stavo solo eseguendo ordini.»
«Ordini? Chi-»
«Mi voglia scusare, Re, ma adesso devo trovare un modo per salvare i miei uomini», dettò ciò mi allontanai quanto più possibile da quel castello, facendo il giro e balzando sulla terrazza della camera di Jane, sapevo che sarebbe arrivata da lì a breve.
Jane
«Non commettere altre sciocchezze, Jane, te ne prego, abbiamo bisogno di te in questo momento», disse mia madre con supplica.
«Lo so, madre, ma onestamente pensavo che avreste aiutato Damon», strinsi al petto i libri sulla magia che avevo recuperato. «Può aver commesso tanti errori, ma non voleva assolutamente che tutto ciò accadesse. Resterò qui, come da voi richiesto, e vi aiuterò ad organizzare il villaggio con sicurezza.»
«Grazie mille piccola mia, sapevo di poter contare su di te.»
Sorrisi e indicai i libri, «porto questi in camera, non ci sono più uomini per casa sono tutti tornati nell'altro mondo, vi raggiungo nell'ufficio di papà.»
Detto ciò mi incamminai verso il piano superiore. Avvertivo ancora le gambe indolenzite e la vista per certe volte sfocata. Non avrei detto nulla ai miei genitori, non per il momento, se sarebbe accaduta qualche anomalia, mi sarei informata maggiormente.
Salii fino al piano della mia camera e davanti ad una delle tante bifore, vidi Angel. Perfetto, dovevo parlare assolutamente con lei.
«Angel-»
«Lo so, l'ho visto, ma non ho potuto ascoltare granché; sono rientrata non appena siete tornate», disse seria a braccia conserte.
«Cosa sapete?»
«Abbastanza», avanzò verso di me, «so che vostro padre non ha voluto aiutare mio fratello, so che quest'ultimo vorrebbe salvare i suoi uomini per poter terminare il suo compito.»
«Si, sapete abbastanza. Non posso aiutare Damon, non da sola e non dopo quello che è successo. Qui ci sono tutti i libri che mi diede mia madre, ci sono scritti tutti gli incantesimi possibili ed immaginabili. Io devo restare qui per aiutare i miei genitori, ma se voi volete, potete aiutare Damon nella sua impresa.»
«Certo che lo voglio», mi tolse i libri dalle mani, «una famiglia non si abbandona mai, nel bene e nel male.»
«Bene, venite con me, sarà sicuramente nella mia camera.»
Ed infatti, come volevasi dimostrare, lo trovammo seduto sul mio letto che sfogliava il mio diario. Glielo tolsi dalle mani e infuriata dissi: «cosa hai letto?»
«Non molto, dovevo pur ammazzare il tempo», lanciò un'occhiata alla sorella, «perché lei è qui?»
«Ti aiuterà nella tua impresa, le ho dato tutti i libri a mia disposizione, dovete solo cercare l'incantesimo giusto.»
«Non possiamo restare qui, non possiamo tornare nell'altro mondo e nemmeno da quelli che definiamo genitori adottivi; dove potremmo andare?», chiese, incrociando le braccia al petto.
«Potete restare qui, in camera mia, non ci entra mai nessuno... Eccetto Sophia, ma lei è stata uccisa. Così facendo non daremo troppo nell'occhio, sarebbe troppo strano che Angel sparisse nello stesso giorno della tua ricomparsa, inoltre potrò aiutarvi nel tempo libero.»
«Mi sembra un'ottima idea», esultò lei, «non è vero, Damon?»
«Ed è anche l'unica, quindi sì, va più che bene.»
I miei occhi, traditori, brillarono non appena mi resi conto che Damon sarebe stato di nuovo sotto il mio stesso tetto.
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