XXVII
Oggi è stata una lunga giornata e sono troppo stanca per correggere il capitolo, lo farò domani. Mi scuso in anticipo per gli errori che riscontrerete.
Buona lettura
«Damon», sussurrai ancora una volta, sconvolta e con l'ipotesi di essere sotto qualche incantesimo o illusione.
Era impossibile che fosse lì.
«Ti sto contattando da ore, come fai ad essere così tonta!», disse esasperato, passandosi una mano tra i capelli. Eravamo molto vicini, tanto da riuscire a sfiorare ogni parte del suo corpo con il mio. La situazione, ammisi a me stessa, non mi dispiaceva affatto, ma non era il momento di dar vinta agli ormoni.
«Mi hai contattata, come?»
«Attraverso il legame», rispose, sporgendosi leggermente verso l'esterno. Era ovvio che vi erano ancora quei uomini in giro. Ripensai al momento in cui il segno alla caviglia aveva iniziato a bruciare, ma non avevo minimamente pensato ad un suo avviso... Avviso, ciò significava che non era opera sua?!
«Damon cosa sta succedendo? Perché siamo stati attaccati?»
«Non so come, ma il passaggio dal loro al nostro mondo è rimasto aperto. Quei sono i miei uomini, ma non sono più sotto il mio comando, sono sotto un illusione. Devo riuscire a riportarli a casa e a salvarli.»
«È questo il motivo per il quale sei venuto qui? Per salvare loro?»
«Certo che si, perché mai sarei venuto?», rimasi in silenzio ed abbassai il viso e fu allora che il suo sopracciglio destro si alzò lentamente. «Pensavi che fossi venuto per salvare te, o mia sorella? Certo che no, mi servi per riportarli con i piedi sulla terra.»
La sua esclamazione mi ferii talmente tanto da farmi salire le lacrime. «Perché mai dovrei aiutarti, egoista che non sai altro?»
«Perché vuoi salvare il tuo popolo e le persone che ami, non vorrai mica lasciare che essi vengano uccisi con violenza?»
«Troveremo una soluzione, non ti aiuterò!»
«Questa è l'unica soluzione!», alzò la voce e mi si parò davanti con sguardo duro.
«Potremmo anche ucciderli, sarebbe un'ottima soluzione!»
«Tuo padre non ucciderebbe mai così tanti uomini!»
«Certo che lo farebbe, sono nostri nemici, ci hanno attaccati e uno di loro ha provato ad uccidermi; credimi, lo farebbe eccome. Non-», mi bloccai, osservandolo per bene, «tu non ti basi solo sulla benevolenza di mio padre, tu speri che lui non li uccida. Sono tuoi uomini, hai bisogno di loro.»
«Certo che ho bisogno di loro, al di là di questo mondo sta per nascere una guerra e il portale è stato aperto. Questa cosa non riguarda voi, voglio solo il tuo aiuto per riportarli a casa e fargli svolgere il loro vero compito: proteggere voi tutti. Mi dispiace averti ferita in qualche modo, ma sono onesto e la verità è che non sarei mai venuto qui se non ci fossero stati loro.»
Mi limitai ad allontanarmi da lui e dal suo sguardo ingannevole. «Va bene, ti aiuterò, ma sappi che non lo faccio per te. Se esiste realmente una guerra nel... Nel mondo dove mi hai portata la prima volta, non voglio assolutamente che in qualche modo veniamo inclusi anche noi. Uccidere i tuoi uomini non servirebbe a nulla, solo a salvare noi temporaneamente. Sappi, però, che io non sono una strega esperta, non ho le conoscenze adatte; dovremmo chiedere aiuto a mia madre.»
Lo sentii sospirare e borbottare qualcosa come «ci mancava solo questa»
Alla fine me lo ritrovai accanto a me, pronto ad aprire la porta. «Va bene, ma dì loro di tenere a freno la lingua o gliela staccherò io», detto ciò aprì la porta con uno scatto e davanti ai nostri occhi vidi solo corpo giacenti sul pavimento.
«Prima di parlare con mia madre dobbiamo recuperare i libri di magia, sono in camera mia, non ci metterò molto a-»
«Ti accompagno io, questo silenzio non mi piace affatto.»
Annuii e insieme salimmo le scale che ci condussero al piano superiore. Quella scena così tanto familiare mi riportò alla mente la nostra infanzia, quando correvamo per i corridoi e giocavamo a nascondino o qualche altro gioco da noi inventato.
Colsi l'occasione per cercare anche Adrien, non mi ero affatto dimenticato di lui, sebbene fosse spuntato dal nulla il ragazzo che amavo.
Guardai attentamente dentro ad ogni stanza aperta, fin quando i miei piedi non si piantorno sul pavimento quando vidi un'ombra in lontananza. La porta della mia camera era vicina, quindi potevo benissimo entrarci senza farmi notare, ma proprio non riuscivo a muovermi.
Damon, a differenza mia, scattò in avanti e mi afferrò un braccio per trascinarmi dentro la camera e chiudere la porta; o almeno quel che ne rimaneva.
La mia stanza era un disastro e ci impiegai un bel po' per trovare ciò che stavo cercando.
«Ti sbrighi? Non possiamo restare qui a lungo», borbottò, guardandosi alle spalle.
«Eccoli, erano finiti sotto il letto», li presi e uscimmo dalla stanza. Durante il cammino, però, mi fermai nel salone e diedi i libri a lui, il quale mi osservava confuso.
«Devo cercare Adrien e accertarmi che stia bene, nel frattempo raggiungi i miei -sono nelle cucine- e dì loro ciò che hai detto a me e che avrai il mio aiuto.»
«Adrien? Chi è?»
«La mia guarda del corpo, più o meno.»
«Ah ricordo, non dovrebbe essere lui a difendere te? A quest'ora sarà già morto, non fare la sciocca e andiamo. Non voglio rimanere da solo con quelli.»
«Smettila di dirmi che sono sciocca, tu hai i tuoi uomini da salvare, io il mio!»
Alzò dispettosamente un sopracciglio, «il tuo uomo? Avete una relazione?»
La sua domanda mi sorprese, era forse geloso? Se così era, potevo dire qualche piccola bugia e divertirmi sulla sua reazione. «Non... Non abbiamo una relazione, ma-» finsi un balbettio, «ma ci stiamo frequentando.»
«Tuo padre è d'accordo? A quanto ricordo è molto severo in queste situazioni.»
«Certo, è stato lui ad assegnargli il compito di guardia del corpo.»
Ancora una volta si scompigliò i capelli e sbuffò rumorosamente, «verrò con te, non ho la minima intenzione di presentarmi all'intera famiglia da solo.»
Annuii e, siccome nel castello non vi era traccia di lui, uscimmo fuori. Il mio bellissimo giardino era stato contaminato da chissà quale diavoleria e si presentava privo di vita; i fiori erano appassiti, l'erba era scomparsa e vi era solo terriccio fangoso. Mi guardai attorno allibita.
«Ripeto che questa è una follia, sarà già morto.»
Non diedi ascolto alle sue parole e mi diressi verso i cancelli, quel giorno sarebbe stato di guardia, quindi era la prima preda dei nemici. Ai cancelli non trovai nessuno, né cadaveri né polvere nera -segno che erano stati bruciati come Sophia-. La cosa mi regalò gioia e tristezza all'unisono; ero felice perché probabilmente era vivo, ma triste perché chissà in che condizioni era.
«Jane», udii alle mie spalle, «avanza verso di me con molta lentezza senza fare rumore.»
Voltai il viso confusa verso Damon, il quale aveva lo sguardo fisso dinanzi a sé. Mi concentrai dunque sul punto che fissava e vidi i nostri nemici che camminavano verso la foresta con dei grossi sacchi sulle spalle.
«Cosa stanno facendo?»
«Non lo so e per ora non lo voglio sapere, non sono in grado di combattere nel caso ci scoprissero.»
«Non-», iniziai, voltandomi completamente verso di lui e mi pietrificai quando vidi un omone alle sue spalle. Rimasi in silenzio mentre lui chiudeva gli occhi esasperato, intuendo dalla mia reazione ciò che da lì a poco sarebbe successo. Damon non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi che l'omone corse verso di me ed urlò: «Errore!»
Lanciai un urlo nel momento stesso in cui l'uomo mi sovrastò con il suo corpo e mi afferrò il viso. Damon, rimasto pietrificato davanti a quella scena, forse non si aspettava una reazione così violenta da parte di uno dei suoi uomini. Si riprese velocemente dallo shock e si gettò su di egli. Poteva benissimo colpirlo e immobilizzarlo, perché non lo fece?
Fu scaraventato lontano a metri di distanza con un pugno allo stomaco e urlai per l'ennesima volta. «Tanto... Forte... Ed... Inutile», scandì lentamente quelle parole e mi afferrò nuovamente il viso, costringendomi ad aprire la bocca. Fu allora che si tolse l'elmo e vidi un ragazzo giovanissimo, ma di grande statura. Aprì la sua bocca ed essa assunse una larghezza innaturale, assomigliava tanto alla bocca dei serpenti.
Si avvicinò alla mia e, seppur non nitidamente, vidi della cenere nera che si fece spazio tra le mie labbra. Non aveva sapore, non capivo cosa fosse, fatto sta che iniziai ad avvertire un dolore lancinante in tutto il corpo e il respiro iniziò a mancarmi.
Subito pensai alla mia morte, non potevo morire: ero per metà immortale. Le ossa pulsavano, così come il sangue nelle vene, dalla mia bocca non usciva più alcun suono e le lacrime agli occhi non avevano la forza di scendere.
Lo vidi rimanere a cavalcioni su di me ed alzare un pugnale al cielo. In quei pochi secondi vidi tutta la mia vita passarmi davanti agli occhi, attimo dopo attimo fino ad allora. Il dolore non mi permetteva di pensare lucidamente, né di muovermi.
Una figura venne in mio soccorso, liberando il mio corpo dal peso opprimente del mio assalitore e usando il pugnale che aveva tra le mani, venne ucciso con un colpo secco alla gola.
Damon si precipitò da me e, con le mani imbrattate di sangue, cercò di sollevarmi il busto.
«Jane mi senti?»
Certo che lo sentivo, ma non riuscivo a parlare. «Jane? Jane!?», lo sentii urlare prima di concentrarmi solo sul dolore che provavo.
Spazio autrice:
Il capitolo è un po' lungo, ma vi ho lasciato una bella suspense. Cosa pensate sia successo??
-Angel ❤️
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