Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

XVI

Quanto tempo era passato? Una settimana, forse due, l'acqua bollente a contatto con la pelle mi mancava. L'odore di profumato e il colorito roseo finalmente stavano tornando.

Damon, chissà colpito da quale santo del Cielo, mi aveva lasciato del tempo per me stessa, mentre lui era tornato in camera. Passavo ripetutamente la pezza sulle braccia e sulle gambe, volevo che quell'attimo non finisse più, ma sapevo che prima o poi dovevo affrontare lui e la sua punizione.

Uscii dalla botte e mi asciugai con dei teli che mi aveva portato, indossando poi l'abito. Finalmente potevo contemplarmi con un vestito che non fosse nero e bucato. Il mio corpo era avvolto da un grazioso abito azzurro con ricami in bianco, semplice, ma ai miei occhi bellissimo.
Lasciai i capelli bagnati e mossi ed uscii dal bagno.

«Finalmente, pensavo fossi annegata», disse sarcastico, steso a letto.

Era dannatamente bello, ma anche maledettamente testardo. Perché non si arrendeva a me? Il suo orgoglio maschilista non glielo permetteva.

«Come vuoi punirmi questa volta?», chiesi, incrociando le braccia al petto e cercando di non sbavare. Stavo iniziando a provare seriamente una forte attrazione nei suoi confronti, tutto in lui mi eccitava, a partire dallo sguardo alla sua atletica postura.

«Non questa volta», si alzò e gettò un pezzo di legno nel camino, dato che le fiamme stavano quasi per spegnersi.
«Dobbiamo andare via da qui, non è più sicuro.»

«Non lo è mai stato, secondo me.»

«Il problema è dove portarti, non posso rischiare», si passò una mano tra i capelli. Era la prima volta dopo tanto tempo che finalmente parlava con me liberamente. Mi sedetti accanto a lui sul letto e fissai, involontariamente, la mia caviglia: il segno, quello che bruciava, era più visibile, tanto che poteva essere visto anche ad una certa distanza. Pensai che quello fosse il momento giusto per chiederglielo, non volevo che si arrabbiasse, mi sembrava già stressato da sé, ma dovevo capire se mi mentiva.

«Il segno è più visibile», dissi, introducendo l'argomento.

«È normale, si è attivato nel momento stesso in cui sei fuggita. Necessitavo di trovarti e lui mi è stato di aiuto.»

«D-Durante la fuga, ho avvertito i tuoi movimenti, sapevo esattamente dove ti trovavi... Com'è possibile?»

«È per il legame, così come tu mi appartieni, io ti appartengo», si voltò verso di me e mi fissò serio. Alla parola "appartenere" avvertii un senso opprimente al petto, non sapevo esattamente cosa fosse, ma non mi sembrava qualcosa di brutto.

«Posso vedere il tuo segno?»

Inarcò un sopracciglio, «perché?»

«Non posso ancora crederci che io e te siamo legami, se vedrò anche il tuo segno, realizzerò più velocemente la cosa.»

Senza aggiungere altro, afferrò lo stivale alto della gamba destra e lo sfilò, mostrandomi così la sua caviglia. Ed è lì che vidi chiaramente il mio stesso simbolo. Sgranai gli occhi, possibile che eravamo veramente parte di una leggenda? Legami nati in giorni diversi, mai sentito qualcosa di così strano.

Avevo sempre disprezzato i legami, seppur i miei genitori lo fossero. Ai miei occhi un legame era costretto a sottomettersi o ad accettare una relazione con la sua metà, indipendentemente se provava sentimenti per qualcun altro. Sapevo che i miei genitori si amavano, così come sapevo che mia madre era stato costretta a lasciare la sua famiglia inizialmente, poiché mio padre l'aveva rapita.

Lei mi aveva raccontato ogni sfaccettatura dei legami, i pro e i contro, ed io non volevo diventare una di quelle ragazze schiave. Mia madre era stata fortunata, ma io con lui? Che vita avrei avuto, non avrei avuto una famiglia, un uomo al mio fianco che mi amasse.

Per Damon non c'erano questi problemi, lui aveva tutte le donne del mondo a sua disposizione, non voleva un matrimonio, così come non voleva figli. Queste ultime cose erano due dei miei più grandi sogni, ogni donna sognava di sposarsi ed essere madre... Io non avrei mai potuto esserlo.

Mi alzai dal letto e andai verso il camino, fermandomi proprio davanti a questo ed incrociando le braccia al petto.
«Damon ti chiedo di parlare seriamente per una volta, adesso non pensare all'odio che provi verso di me a causa della mia famiglia, non pensare a nulla. Voglio sapere quali sono le tue intenzioni, mi hai rapita e su questo ho un déjà-vu, ma poi? Quale sarà il mio futuro? Essere segregata in casa come tua schiava?»

Per un attimo ci avvolse il silenzio e immediatamente sentii gli occhi inumidirsi.

«Non ho mai detto questo.»

«Ma è quello che hai fatto fin'ora, mi hai umiliata ogni giorno, fatta patire la fame, lo sporco.»

«Non so come risponderti, questa situazione non è facile nemmeno per me, non so come dovrebbe funzionare un rapporto con un legame.»

«Sai cosa significa veramente legame?»

«Si, significa che c'è una persona esistente sulla terra a cui devi dare protezione e in cambio riceverai la sua completa disponibilità», sentii le molle del letto scricchiolare e un attimo dopo fu accanto a me.

«No Damon», mi voltai verso di lui, «significa essere disposti a condividere tutta la propria eternità con una persona che non solo devi proteggere, ma devi rispettare. Tu non sei pronto a condividere la tua vita, non sai nemmeno che strada intraprendere, non vuoi questo e lo sappiamo entrambi. Nella tua testa c'è solo vendetta e odio, sei comandato da qualcuno che ti costringe a rimanere qui per ammazzare strane creature-»

«Non sono costretto, lo faccio perché voglio sterminarle», mi interruppe.

«Va bene, ma comunque sei instabile e... E non voglio che la mia vita sia cosi. Io voglio stare con una persona che veramente mi ama, un giorno vorrò avere dei figli, essere felice. Anche tu non sei entusiasta di avere un legame, sei un spirito libero e sempre lo sarai.»

«Io non volevo portarti qui, sono stato costretto e mi sembra di avertelo già detto.»

«Si, ma adesso come vuoi agire? Mi porti via da qui e poi?»

«Hai ragione», sussurrò più a sé stesso che a me, «ci ho provato, ma sapevo sin dall'inizio che non avrebbe funzionato.»

«Ci hai provato? Tutto quello che hai fatto è stato rinchiudermi per obbedirti, questo non è provare!»

«Cosa avrei dovuto fare? Elogiarti come una regina e metterti a disposizione tutti i miei beni? Io non sono così Jane e lo sai benissimo!», si alterò.

«Lo so», dissi in un sussurro.

«Tornerai a casa, lui mi ha dato un mese di tempo e il mese è passato. Sarai libera.»

Udendo quelle parole mi voltai di scatto dall'altra parte. Non volevo allontanarmi da lui, volevo che ritornasse a casa con me, chi era quell'uomo che lo comandava? Mi aveva fatto patire le pene dell'inferno e adesso osa mandarmi a casa con un semplice schiocco delle dita?

Sicuramente lui mi avrebbe dimenticata facilmente, come già aveva fatto, ma io no.

Dovevo esultare dalla gioia, finalmente sarei stata libera, invece mi ritrovai in silenzio e con un nodo alla gola che mi pizzicava e faceva salire le lacrime.

«Siamo in un mondo parallelo e io ho il potere di portarti a casa con un portale. Dammi la mano.»

Mi voltai verso di lui e vidi la mano che mi tendeva, la osservai a lungo e poi incastrai i miei occhi nei suoi. Vidi un familiare riflesso, un riflesso che mi implorava di prendere la sua mano e andare via di lì per sempre.
Non riuscivo ad allungare il braccio, era un piccolo movimento, insignificante agli occhi altrui, ma per me aveva il significato opprimente di scatto addio.

«Sei sicuro?», mi ritrovai a chiedere con voce roca.

«Adesso ti parlo da ragazzino, quello a cui tu volevi tanto bene: lo sto facendo per te, qui con me non avresti futuro. Mi dispiace averti fatta soffrire, ma in questi mesi nella mia testa sono entrate così tante novità, tra cui la sottomissione femminile in un legame.
Ti chiedo solo di non ricordarmi così come sono ora, ma di ricordarmi come il ragazzino che ti aiutava a raccogliere i fiori e osservava le stelle con te la notte.
Non dire a nessuno cosa faccio e dove sono, dì solo ciò che sente il tuo cuore.»

Scossi il viso, quando ormai una lacrima scendeva. «Va bene, ti auguro di trovare serenità Damon, quella che io non sono mai stata in grado di darti.»

Allungai il braccio verso il suo e, quando le nostre dita si sfiorarono, avvertii un brivido freddo lungo la spina dorsale.
«Chiudi gli occhi.»

Eseguii alla lettera i suoi ordini e li chiusi. Il secondo successivo una folata di vento mi investì e mosse i miei capelli verso destra. Quella stretta tanto rassicirante, calda, che io tanto amavo, svanì e riuscii ad udire solo: «addio», prima che tutto cessasse e il canto di un grillo mi fece aprire gli occhi.

Davanti a me vi era il mio castello, la mia casa. Mi guardai attorno, ancora incosciente che tutto era finito e che fossi realmente a casa.

Chiusi gli occhi per nano secondo ed avanzai verso il portone di casa. Ma non ebbi nemmeno il tempo di fare metà tragitto che sentii il mio nome: «Jane?!», era la voce di mio padre.

«Padre», sussurrai.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro