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XXX

Damon

«Jane, Jane!», la chiamai e perlustrai per bene la camera, ma non c'era nessuno. Se non era in camera sua, dove poteva essere?

Uscii fuori in corridoio e decisi di cercarla dappertutto, non poteva di certo essere sparita all'improvviso. La prima stanza in cui cercai fu la mia, poiché era a pochi passi della sua; c'erano probabilità che si trovasse lì, dato che il Re mi aveva detto che era preoccupata per la mia presunta sparizione.

Feci per aprire la porta, ma con meraviglia mi accorsi che essa era chiusa dall'interno. Gli diedi una spallata ed urlai: «c'è qualcuno?», impossibile che qualche domestica l'avesse chiusa a chiave.

«D-Damon?», udii una fievole voce che mi fece raddrizzare le orecchie: era lei!

«Jane apri la porta!»

«Io... Sto forse sognando? Ci sono gli zii», la sua voce era bassa e roca, ma grazie al mio ottimo udito riuscivo a sentirla bene.

Zii? Chi c'era in camera con lei? Stava forse sognando? Aveva allucinazioni? Era sotto qualche incantesimo?

Siccome lei sembrava essere in uno stato di trance, iniziai a dare potenti spallate alla porta per entrare prima che succedesse qualcosa di irreparabile. Nonostante la mia super forza, però, la porta sembrava essere indistruttibile.
Dunque iniziai a chiamare Adrien, o il Re, chiunque mi sentisse.

Vidi subito la guardia raggiungermi con occhi sgranati, forse troppo spaventato dalle mie urla. «Aiutami ad aprire questa porta!», dissi, continuando a colpirla.

Adrien non se lo fece ripetere ulteriormente ed iniziò a scagliare calci contro di essa, mentre dall'altra parte sentivo Jane parlare, ma non capivo con chi.
La maniglia della porta si staccò da essa e cadde a terra, fu allora che la porta si aprì, ma all'unisono -con la coda dell'occhio- vidi qualcosa esplodere e del liquido marrone schizzare ovunque.

Rimasi sconvolto per una frazione di secondi, dopodiché entrai velocemente in camera ed affiancai Jane, la quale era ricoperta di quel liquido e si osservava confusa. Non mi sembrava impaurita, eppure ciò che era successo non era assolutamente normale.
«Jane cos'è successo? Cos'era quella cosa che è esplosa?»

«Io... Non capisco, erano i miei zii ne sono sicura!», disse convinta mentre udivo dei passi avvicinarsi velocemente.

«Abbiamo sentito un gran baccano, cos'è successo?, chiese Angel.

«È quello che sto cercando di capire, dice di aver visto gli zii», la indicai come si indica un pazzo che corre nudo per il villaggio.

«Gli zii? Quali zii?»

«Zio Willy e zio Harry, ne sono sicurissima, erano loro! Li ho riconosciuti tramite delle visioni!»

«Jane, i tuoi zii sono morti tanti secoli fa. Non essendo immortali, raggiunti una certa età, sono volati via per sempre; quindi è impossibile che tu li abbia visti», spiegò calmo il Re, forse pensava che Jane avesse avuto delle allucinazioni, o forse i frammenti di ricordi che aveva li aveva proiettati nella realtà. Non sapevo cosa pensare, volevo solo sapere cos'era quel liquido esploso dal nulla.

«Vi giuro sul mio onore che erano loro, mi hanno parlato e quando si è aperta la porta, sono esplosi in questa strana melma», si indicò senza avere la minima paura che noi potessimo darle della pazza. Era sicura di ciò che diceva perché aveva anche delle prove, ma noi le credevamo?

«Non... Non so cosa pensare, qualcosa sicuramente c'era in quella stanza, altrimenti non saprei spiegare quella melma, ma escludo categoricamente che siano gli zii defunti. Probabilmente il nostro nemico vuole portare Jane dalla sua parte con le buone maniere, dato che con le cattive non ha ottenuto nulla, e per fare ciò usa illusioni», ipotizzò Angel, annusandola disgustata.

«Come mai siete tutti qui? Ero in cucina quando ho sentito un gran baccano e mi sono precipitata qui», ci raggiunse anche Coraline con una candela tra le mani.

«Coraline! Tu mi hai sempre creduta, mi credi anche adesso, vero?», Jane ci oltrepassò e poggiò le mani sulle spalle dell'amica, scuotendola leggermente.

«J-Jane... Hai battuto la testa? Sire, posso darle del calmante? O magari una tisana?», sembrava spaventata.

«Penso che...», la luce ritornò improvvisamente, facendoci sobbalzare tutti. «... La tisana vada più che bene. Santo cielo Jane corri a fare un bagno, sei puzzolente», disse poi disgustato e solo allora potei vedere com'era realmente conciata la mia pazzoide ed effettivamente un lungo bagno era di obbligo.

«Va bene, penso sia stata una lunga giornata per tutti, propongo dunque di andare tutti a dormire e domani mattina parleremo di ciò che è successo oggi-»

«Cos'è successo?», mi interruppe Coraline.

«Nulla di preoccupante, se vuoi ti accompagno in camera, così puoi farmi assaggiare quei biscotti che tanto adori», mi anticipò Adrien, sempre pronto a qualsiasi evenienza.

Lei annuì contente e si affrettò a recarsi verso la sua camera, seguita a ruota dalla guardia. Il Re abbassò il viso e solo allora ricordai che ritornare nella sua camera non sarebbe stato facile, lì mancava una presenza essenziale per la sua vita. Angel gli mise una mano sulla spalla e gli sussurrò qualcosa che non riuscii a capire, dato che la mia attenzione venne catturata da Jane che si osservava le mani piene di fango.

Le afferrai entrambe, trascinandola verso la sua camera. «Adesso col cazzo che ti lascerò da sola anche solo per un secondo, sarò la tua ombra», dissi convinto.

Appena entrati in camera, lei corse subito verso il bagno, mentre io mi lasciai ricadere sul letto. Sarei rimasto sicuramente nella sua camera, la mia era diventata inagibile. La situazione da quando ero arrivato era peggiorata, di tanto.

Quella fu la prima volta che pensai alla mia vera casa, al mio secolo, chissà se si stavano preoccupando per me. Il mio compito era quello di riportare Jane a casa entro tre giorni, eppure erano passate settimane. I suoi genitori erano sicuramente preoccupati e trepidanti, quando avrei voluto riportargli la loro adorata figlioletta, ma la situazione me lo impediva.

Avevo promesso ad Angel di fidarsi di me e che tutto sarebbe andato per il meglio, speravo solo di portar al termine la mia promessa.

Più andavano avanti i minuti, più mi rendevo conto che -a confronto con i problemi dovuti al nuovo secolo- la guerra in passato era stata molto meglio.

«Ancora tra i tuoi pensieri?», mi affiancò lei, coperta dal solo accappatoio, mentre frugava nei cassetti.

«Sì.»

«Potrei farne parte anch'io? Non sopporto vederti così tormentato, vorrei aiutarti come tu aiuti me», si sedette sul bordo del letto, «lasciami entrare nella tua testolina. Tu non hai problemi a farlo, sai tutto di me e di ciò che provo, io invece ho problemi a capirti.»

So tutto di te perché hai bevuto il mio sangue e quindi una parte di me è in te, avrei voluto risponderle. «Ciò che più tormenta i miei pensieri è la consapevolezza di non avere il comando, mi sento smarrito ed è una cosa che non mi è mai capitata. Saresti dovuta ritornare a casa entro tre giorni dal mio arrivo, invece sei ancora bloccata qui. La Regina si è dissolta nel nulla e sono sicuro che presto affronterai... Affronteremo colui che ci tiene bloccati qui.»

«Spero che quel giorno arrivi presto, qualsiasi sia il finale, voglio conoscere Ken. Comunque non devi tormentarti con stupide paranoie, non puoi capire quanto mi sei di aiuto, anche solamente la tua presenza mi rende felice.»

Le sorrisi e ritornai ad osservare il soffitto, «ne sono onorato», sussurrai.

Lei, con un tocco delicato, mi afferrò il polso ed osservo con occhi spenti il bracciale con la perla che avevo legato proprio lì.
Sembrava voler dire qualcosa, ma rimase in silenzio per quelli che mi sembravano infiniti minuti. Eppure quella situazione non mi dispiaceva: non guardavano, non ci parlavamo, ma la sola sua presenza mi tranquillizzava.

«Anch'io ne ho uno, lo abbiamo fatto insieme?», la sua voce mi riportò alla realtà. Sbattei le palpebre e puntai lo sguardo su di lei, vedendola particolarmente attenta al simbolo sulla caviglia.

«No», dissi con voce roca.

«Ah... Pensavo di sì, come mai ne abbiamo uno uguale?»

Mi strofinai gli occhi, sbuffando mentalmente. Ero stanco di tutto e le sue domande facevano peggiorare solo il mio umore, avevo sete e nostalgia di casa mia, non volevo spiegarle una cosa tanto delicata in una situazione del genere; non gli avrei dato la giusta importanza.
«Ne parliamo domani te lo prometto, ma ti prego - almeno per il resto della sereta- rilassiamoci solo, non ne posso più di tutto questo stress.»

Lei annuì e, afferrando gli abiti precedentemente presi, si recò verso il bagno.

[Continua...]
N

onostante lo studio, il sonno e lo stress, sono riuscita a portarvi il capitolo. Il continuo è in stesura😏
PS: Sentimenti Oscuri è di nuovo il primo in classifica su 4.08k storie e tutto ciò che posso dirvi è GRAZIEEEE 😍😍😍
-Angel ❤️

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