XX
«In fondo al corridoio vi è la libreria Reale, non ci sono mai entrata, ma Coraline mi ha detto che è enorme e ci sono libri di qualsiasi genere; se ti piace leggere, puoi benissimo approfittarne», lo condussi lungo il corridoio del secondo piano. Quella mattina, subito dopo la colazione, io e Damon ci eravamo allontanati per fargli fare un giro del castello.
«I libri non fanno proprio per me, preferisco allenarmi. A proposito, c'è ancora un campo per allenarsi?», si voltò verso la finestra e guardò all'esterno.
Nel frattempo io mi appoggiai alla parete a braccia conserte. Non capivo come mai di giorno in giorno la mia salute peggiorava, mi sentivo male -non solo per la mancanza di sonno- ma vi era anche qualcos'altro che non riuscivo a comprendere. Avevo deciso che nel pomeriggio ne avrei parlato con Coraline, poiché questa mattina era con Fred; anche quest'ultimo aveva affrontato una notte infernale a causa del dolore alla gamba.
«Jane!», sobbalzai nell'udire il mio nome e, alzando lo sguardo, trovai Damon a pochi centimetri da me. «Stai bene? Ti ho chiamata tre volte.»
«Sì, benissimo. Comunque sia, non so se esiste un luogo in cui le guardie si allenano, ne dubito, ma potresti chiederlo ad Adrien; da come ho capito ha una certa influenza qui al castello.»
«Non so dove sia adesso, gliene parlerò questa sera. Hai mai visitato la città?»
«Non ci tengo, preferisco provare a ricordare il mio vero paese, piuttosto che scoprirne uno nuovo e pieno di pericoli; non puoi minimamente immaginare quante cose siano cambiate. Comunque non penso come questo possa aiutarci a tornare a casa, stiamo perdendo solo tempo, quando potremmo sfruttarlo per parlare di cose veramente importanti.»
«Non stiamo perdendo tempo, stiamo passando del tempo insieme cosicché tu possa ricordare qualcosa.»
«Bhe... Non sta funzionando», mi staccai dalla parete ed avanzai verso il fondo del corridoio, che poi mi avrebbe portata alla scalinata del piano inferiore. Per un istante, seppur breve, avevo avvertito uno strano odore; non sapevo come classificarlo, non capivo cosa fosse, eppure era un odore forte e dolce all'unisono. Mi aveva circondata ed inondato le mie narici fino a farle gioire e penare, era un odore che avrei voluto sicuramente riodorare.
«Jane!», mi si materializzò accanto, «devi avere pazienza e non-»
«Ne sto avendo fin troppa, Damon, sono mesi che provo a fare passi avanti e invece mi ritrovo sempre al punto iniziale. Nessuno mi dice la verità, la Regina e il Re mi hanno accolta benevolmente perché sono a conoscenza di qualcosa che io non so; non sono stupida, non cado in piccole ed innocenti bugie. Anche tu sei fin troppo strano: arrivi un bel giorno improvvisamente, ti presenti come un mio parente, mi dici che provieni anche tu dal passato -ma non mi dici come ci sei arrivato qui- e pretendi di passare del tempo con me senza nemmeno aiutarmi; ed hai anche il coraggio di dire che sei qui per aiutarmi», sbottai con i nervi a fior di pelle, fermandomi e poi ricominciando a camminare. Il mio polso venne afferrato dalla sua mano e mi bloccò.
«Se vuoi sapere la verità, te la dirò, ma non penso che tu sia pronta.»
«Scopriamolo.»
Sospirò pesantemente, dopodiché mi condusse nella stanza che gli era stata assegnata. Sembrava nervoso e mi chiesi quale assurda verità mi avrebbe raccontato. Ero nervosa anch'io, perché finalmente avrei dato delle risposte alle mie domande, ma avevo anche paura di esse; temevo di venir a conoscenza di qualcosa che preferivo non sapere.
Una volta entrati chiuse la porta e si sedette sul letto, battendo la mano accanto a lui. Presi quel segno come un invito ad avanzare e infatti avanzai fino a pormi al suo fianco.
«Non saprei da cosa partire, ma ti dirò ciò che vuoi sapere», iniziò, «allora: io non sono un tuo parente di sangue, sono stato adottato dai tuoi zii quando i miei genitori sono morti. Ho una sorella gemella di nome Angel, è colei che mi ha aiutato a trovarti. Siamo cresciuti insieme, fin quando non ho deciso di... Di prendere una brutta via, adesso non starò qui a parlarti di questo, ma ti basta sapere che sono riuscito a superare quella fase anche grazie a te. È vero che sia tu che io proveniamo dal passato e siamo giunti fin qui grazie alla... Alla magia», si fermò, aspettando una mia razione.
«Continua», dissi, volendo ascoltare tutto il suo discorso.
«L'unico modo per tornare a casa è darti questa perla», alzò il suo bracciale, «ma la tua perdita di memoria non ci permetterà di utilizzarla. Inoltre quando sono giunto qui, mi è stato detto che il passato è cambiato e sta avendo ripercussioni sul futuro.»
«I Reali che ruolo hanno in tutto ciò? Perché hanno insistito affinché venissi qui?»
«I Reali... Bhe, loro sono noi.»
Sgranai gli occhi a quelle parole, cosa avevo appena udito?
«In che senso i Reali siamo... Cioè sono noi?»
«La Regina Jane sei tu, il Re Damon sono io. Siamo noi nel futuro.»
«È impossibile! Sono passati più di trecento anni!», mi alzai di botto. «Sono rimasta in silenzio fino ad ora, ma ciò che mi stai dicendo è assurdo! Era più sensata la mia ipotesi sulla reincarnazione; pensavo che con la perdita della memoria, avessi acquistato dei ricordi di una mia vita passata, ma nominare addirittura la magia è il colmo.»
«Mi hai chiesto la verità e io te l'ho detta, sapevo che avresti reagito in questo modo e sapevo che non eri ancora pronta.»
«Mi hai detto che la Regina sono io nel futuro, te ne rendi conto? Se realmente provengo dal diciassettesimo secolo, sarei morta!»
«Lo saresti se non fossi immortale», una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare. Mi voltai di scatto, trovandomi proprio colei che dovrei essere io. «Possiate perdonarmi, ma passando vi ho sentito alzare la voce e volevo accertarmi che fosse tutto nella norma.»
Passò lo sguardo da Damon a me, «avevo dimenticato quanto fossi impulsivo e non ti attenessi mai ai piani, Damon», lo linciò con lo sguardo.
«Non posso farci nulla Regina, aveva ragione Jane quando ha detto che stiamo solo perdendo tempo inutile.»
Lei alla mia destra, lui alla mia sinistra, io al centro senza sapere cosa fare o dire. Mi sentivo esclusa e fuori luogo, mi avevano data della pazza, ma se avessero ascoltato loro, sarebbero morti dalle risate.
La Regina si voltò verso di me e mi sorrise, avanzando di qualche passo, fino a fermarsi a pochi metri di distanza e afferrarmi le mani. «La verità era nelle parole di Damon, io sono te e ti aiuterò a tornare a casa perché io stessa sono stata aiutata da una me futura. Ricordi la prima volta che ci siamo incontrate? Ti avevo detto che avevo vissuto una situazione simile alla tua e che mi ero auto-aiutata e questa è la spiegazione.»
Abbassò dolcemente il viso e si concentrò sull'unione delle nostre mani, fu in quel momento che proprio al centro del palmo iniziai ad avvertire un freddo improvviso che mi fece venire la pelle d'oca.
Pian piano aprì l'intreccio e dal mio palmo sbucò un cubetto di ghiaccio. «Sorpresa», ridacchiò amaramente, mentre io osservavo incredula il mio palma. Come ci era finito lì quel cubetto di ghiaccio? Non poteva avercelo infilato senza rendermene conto, lei fissava me e non vi era alcun trucco. «Sono una strega Jane e lo sei anche tu.»
«Io... Non... Ho bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la cosa. Cioè... Vi credo, non saprei dare un'altra spiegazione, ma è... Mi risulta assurdo», balbettai.
«È normale, prima o poi la verità sarebbe uscita. Stiamo affrontando alcuni problemi che riguardano anche te, quindi vorrei che non ti allontanassi da Damon, lui ti proteggerà.»
A quelle parole aggrottai la fronte, quali problemi stavano affrontando che mi riguardassero?
«Va bene», annuii.
La Regina, o meglio dire, la me futura, lanciò un'occhiata a Damon e successivamente uscì dalla stanza.
Sospirai e mi risedetti sul letto, dondolando le gambe; che avrei dovuto fare?
«Se vuoi riposare puoi farlo benissimo qui, non ti disturberò.»
«Non ho mai detto di voler riposare.»
«Ma sei stanca, lo sento, riposa e una volta sveglia dovrò parlarti di un altro piccolo dettaglio.»
«Senti che io sono stanca? Non capisco.»
«Capirai dopo», andò verso il bagno, lasciandomi da sola. Decisi di sdraiarmi completamente e provare a dormire, sperando di non fare incubi.
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