Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

XIX

«Provieni anche tu dal diciassettesimo secolo? Davvero?», chiesi sbalordita. Da un lato ero felice per aver finalmente qualcuno con cui parlare, dall'altro invece -la mia parte razionale e sempre onnipresente- mi metteva sull'attenti; potevano benissimo averlo mandato come infiltrato per chissà quale assurdo piano.

«È la pura verità, non avrei scopo nel mentirti. C'è altro che vuoi sapere?»

Balzai giù dal letto ed iniziai a camminare per la stanza. «No, è impossibile», continuai a sussurrare ripetutamente. Com'era arrivato nel 2019? Sapeva la mia storia? Come avremmo fatto a ritornare a casa?
«Se è vero ciò che dici, e quindi mi conosci da tempo, dimmi qual è il mio cibo preferito», ordinai. Era vero che non ricordavo nulla del mio passato, ma con il passare dei mesi avevo imparato a capire piccole parti di me, che sicuramente erano futili, ma che pian piano mi avvicinavano sempre più alla mia personalità.

«Il pane appena sfornato al mattino.»

Non... Non era possibile, probabile che fosse stata Coraline a dirglielo; glielo avevo rivelato una mattina, quando la cuoca dove acquistava il pane c'è lo aveva venduto appena sfornato. «Il mio colore preferito?»

«Blu scuro, ma apprezzi quasi tutti i colori.»
«Stagione preferita?»
«Tutte.»
«Cavallo o cane?»
«Ti piace molto andare a cavallo, ma ami i cani di piccola taglia.»
«Il... Il giorno più bello dell'anno?»
«Natale, senza ombra di dubbio.»

Come poteva... Come poteva saperlo? Era inconcepibile! Persino io ci avevo impiegato un bel po' a ricordare cosa fosse il Natale e quanto mi piacesse e nessuno lo sapeva!
Iniziai ad indietreggiare pian piano, mentre lui si alzò dal letto, ma rimase immobile e senza avvicinarsi.

Incrociai le braccia al petto, poiché improvvisamente mi sentivo fin troppa esposta ai suoi occhi. Indossavo gli abiti, ma la loro leggerezza diminuiva sempre di più, fino quasi a scomparire; i suoi occhioni color pece mi osservavano in attesa di qualcosa che probabilmente non sarebbe mai arrivato.
«Non è possibile, come sei giunto fin qui.»

«Così come ci sei arrivata tu, ma procediamo con calma, non c'è fretta.»

«Tu... Sai anche il mio vero nome, come mi chiamo?»

«Ti chiami Jane e sei l'unica figlia della Regina Meredith e del Re Abel.»

Come un fulmine a ciel sereno ricordai una delle tante pagine lette, ricordai la principessa scomparsa; avevo più o meno intuito qualcosa, ma lo ritenevo impossibile, invece ciò stava diventando possibile.
«Jane... Il mio nome è Jane, come quello della Regina!»

«Semplice causalità», fece spallucce e tornò nuovamente a sorridere. «So perfettamente che non ricordi nulla di me, ma sappi che è una gioia averti davanti ai miei occhi. Non sai in questi mesi le pene che ho affrontato e le notti insonni che ho alle spalle», si avvicinò lentamente, come se avesse paura di una mia possibile reazione o rigetto; mi diede l'opportunità di farlo, ma non feci nulla, rimasi ferma e attesi la sua prossima mossa. Mi afferrò delicatamente le mani e le osservò con nostalgia, chissà cosa pensava in quel momento, forse a quel piacevole ricordo che condivideva con me e mi salirono quasi le lacrime agli occhi quando mi resi conto di non saper nulla su quel dolce ragazzo che avevo di fronte.
«Non so cosa sia successo, ma mi dispiace, non era mia intenzione farti soffrire.»

Scosse il viso, «non è colpa tua, non ti azzardare mai più ad accusarti; so quanto anche tu soffri per questa situazione. Non hai una bella cera.»

Sospirai, «penso di aver vissuto giorni migliori.»

«Tornerai dalla tua famiglia Jane, te lo prometto», disse, fissandomi intensamente negli occhi. Rimasi in silenzio a quelle parole, certa che era una promessa che non avrebbe mai mantenuto.

Ore 20:30

«Dunque il ragazzo di cui mi sono presa cura questa mattina è un tuo parente», annuì Coraline, mangiando un pezzo di pane mentre attendavamo la cena tutti a tavola.
Dopo la conversazione con Damon, non avevo parlato con la Regina riguardante il mio vero nome, ma lo avevo confidato a Coraline. «Comunque Adrien è davvero un gentil uomo, come lo defineresti tu nella tua epoca», ridacchiò, «dopo il suo turno abbiamo passato un po' di tempo insieme e apprezzo molto la sua sincerità e gentilezza.»

«Cupido ha scoccato la freccia», ridacchiai, giocherellando con la forchetta. In sala entrò anche Damon, il quale -dopo una lunga doccia- aveva indossato gli abiti che Adrien gli aveva gentilmente dato. I suoi capelli erano ancora umido e ciò li rendeva lisci e indomabili. Indossava un pantalone -comunamente detto jeans- che si aderiva perfettamente alla lunghezza delle sue possenti ed atletiche gambe, infine una camicia bianca -sbottonata sul petto- gli fasciava il busto e le braccia in modo divino.

«Niente male», mi sussurrò Coraline, facendo ridacchiare ancora. Il Re e la Regina sembravano essere a loro agio con lui e mi chiesi se veramente fosse la prima volta che lo vedessero; ovvio che sì, mi risposi subito, era impossibile il contrario, inoltre la loro smania di accogliere serenamente chiunque, li aiutava.

Quando fummo tutti a tavola, Damon si sedette di fronte a me e i Reali al loro solito posto. La cuoca ci servì una tenera carne di vitello. Durante la cena rimasi in silenzio e mi preparai psicologicamente ad affrontare un altro notte tra la vita e la morte; non ne potevo più, ero stanca e volevo dormire. Inoltre gli improvvisi attacchi di sete si alternavano in diverse ore della giornata e mi chiedevo quanto c'è ne sarebbe stato un altro.

Pensai anche di parlarne con Coraline, per capire se fosse frutto di una malattia, ma decisi che quella non era la sera adatta per farlo.
Quando arrivò il dolce, mi illuminai nel vedere una splendida torta al cioccolato, la mia preferita.

«Se vuoi prendi anche la mia fetta, per questa sera salto, sono a dieta», mi disse Coraline mentre mi passava il suo piatto. Udii Damon ridacchiare e quando alzai lo sguardo, trovai il suo puntato contro.

«Coraline dopo potresti passare a controllare Fred? La sua gamba non migliora», prese parola il Re.

«Certamente», si voltò verso di me, «Fred è una delle guardie, questa mattina si è procurato una profonda ferita alla gamba e sta soffrendo molto.»

Rabbrividii alla sola idea del sangue della ferita. «Sono molto stanca, possiate scusarmi, ma penso che andrò a letto presto», si alzò la Regina e ci dedicò un cordiale saluto, seguita poi da Re.

Damon bevve un ultimo sorso di vino e si alzò, andando nella stanza accanto. Seppur fosse arrivato questa mattina, sembrava conoscere bene il castello; si muoveva a suo agio da una stanza all'altra e sembrava conoscere la struttura do esso perfettamente.
«Vado da Fred, vedo di somministrargli un altro antidolorifico», e anche Coraline uscì.

Decisi dunque di ritirarmi nelle mie stanze. Presi una camicia da notte, fatta portare gentilmente dalla Regina, dato che non amavo i pigiami per donna. Feci una doccia ed indossai il tutto.

Sapevo che non avrei dormito e avevo addirittura paura, quindi -passate le undici- scesi nelle cucine e presi un bicchiere d'acqua, poiché iniziavo ad avvertire nuovamente quel fastidioso bruciore alla gola. Bevvi con voracità ben tre bicchieri d'acqua e, quando il rumore di passi in arrivo, mi mise in allerta, mi accorsi che non ero più sola.
«Damon, pensavo stessi dormendo.»

«Penso sia troppo presto per andare a dormire, a quanto pare non solo io non ho sonno», si mise le mani in tasca.

«Sono solo scesa per bere un bicchier d'acqua», alzai il bicchiere che sorreggevo in mano; eccome se avevo sonno.

«Domani mattina puoi farmi fare un giro del castello, non ne ho mai visto uno così grande e il Re ha detto che non ci sono problemi.»

«Sono qui da poco, rischio di perdermi anch'io, ma se proprio vuoi, non ci sono problemi», posai il bicchiere e mi voltai completamente verso di lui. Fu allora che mi accorsi che al polso portava un bracciale con al ciondolo solo una perla. «È un bracciale originale», lo indicai con un'alzata di mento.

«Non è un bracciale, l'ho improvvisato io per non perdere la perla, essa è speciale.»

«Ne ho uno simile», alzai il polso e mostrai il mio bracciale contornato da perle, «e non puoi sapere quante ne sto passando per questo», borbottai, riabbassando il braccio e ripensando a quei uomini che comparivano improvvisamente.

«Non capisco», aggrottò lui la fronte.

«È solo ingombrante», lo superai, andando poi verso la mia camera.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro