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Cap. 9 Una triste realtà




"....Ho cresciuto un fiore che non può
sbocciare,
In un sogno che non può realizzarsi..."

Un altro giorno era sorto alla Pinetina, dirigenti e staff erano tutti all'opera per far sì che l'Inter risultasse sempre efficiente e perfetta, ogni persona costituiva un ingranaggio essenziale per la riuscita della cattura della seconda stella.
La pioggia batteva senza sosta sul terreno e sui vetri degli uffici costringendo i calciatori a fare allenamento al coperto, oppure in piscina o in palestra e chi come il presidente e il suo staff seduti comodamente sulle loro calde poltrone da ufficio.

« Correa... Correa, sempre solo quel ragazzino, ogni giornale parla di lui, del suo strepitoso esordio e del suo infortunio nella partita con il Bologna..» Steven era seduto sulla sua comoda poltrona in pelle nera, nel suo immenso ufficio, con davanti la Gazzetta dello sport dove in prima pagina comparivano le immagini dell'infortunio di Joaquin e gli occhi verdi lucidi e preoccupati di Sasha,incastrati in quelli nero pece del giocatore sembravano parlare una lingua che solo loro erano in grado di tradurre.

La gelosia lo stava facendo impazzire, scorreva perfida e velenosa nelle sue vene corrodendolo dentro. Quegli sguardi che Alexandra lanciava all'argentino ogni volta che si trovavano in una stanza assieme, erano peggio di una coltellata in pieno petto.
Quanto aveva sognato di avere quelle attenzioni solo per lui, invece quello spocchioso sembrava aver catalizzato su di sé ogni cosa e ora ci si metteva anche quell'infortunio ad avvicinarli ulteriormente se solo ci pensava sentiva un travaso di bile bruciargli lo stomaco.
Con uno scatto di rabbia accartocciò il giornale per poi gettarlo nel piccolo bidone sotto la sua scrivania. Sentiva le mani tremare per la rabbia, il mostro verde si stava lentamente e subdolamente insinuando sotto la pelle.
Pensieri contorti e maligni si agitavano nella sua mente, aveva bisogno di parlare con la sua Sasha, di vedere la sua luce per dissipare ogni dubbio, vedere con i suoi occhi che quel bamboccio non aveva nessuna possibilità; solo così il cuore avrebbe smesso di sanguinare.
Steven uscì deciso dal suo ufficio diretto in quello della sua migliore amica, purtroppo come era prevedibile lo trovò vuoto, sicuramente si trovava in palestra a lavorare con i calciatori visto il temporale che imperversava fuori.
Buffo come il tempo certe volte possa esprimere al meglio quello che si nasconde dentro l'animo umano, questo pensava il presidente mentre scendeva l'enorme scalinata che conduceva alla palestra dove avrebbe potuto vederla, strapparla almeno per una paio di minuti a Joaquin.

"Fino a prova contraria io sono il presidente e tutti sono miei sottoposti perfino quel calciatore con quella faccia da schiaffi." Ghignò diabolico mentre già immaginava il suo sorriso scomparire dalla sua faccia quando avrebbe chiamato a sé la bionda.

Più si avvicinava alla palestra, più la musica si sentiva chiaramente così come la risata argentina e melodiosa della sua Sasha che risuonava tra le mura facendogli mancare un battito e senza che potesse fare nulla aumentò il passo pronto a vedere la sua musa.
Purtroppo però quello che vide lo ghiacciò sul posto con i pugni stretti fino a farsi sbiancare le nocche, il respiro accelerato e gli occhi sbarrati che catturavano quello che non avrebbe mai voluto vedere.
La sua piccola Sasha stretta tra le braccia abbronzate di Joaquin, di sottofondo le risate di Nicolò, Marcelo e Lautaro sembravano volerlo sbeffeggiarlo, ma quello che gli fece più male, la pugnalata che lo uccise definitivamente furono gli occhi brillanti e le gote più rosee mentre lei si lasciava toccare dalle mani ruvide del giocatore e il tutto sotto gli occhi dei suoi calciatori che complici nascondevano questo segreto.

« Cupido colpisce ancora!» Nicolò seduto a gambe aperte, scoccò una freccia immaginaria verso i due piccioncini godendosi il rossore che colorava le gote della sua amica mentre dietro di lei Joaquin se la rideva felice tenendola stretta a sé.

« Doc, allora questo bacio c'è stato o non c'è stato?» Marcelo seduto accanto al suo amico non aveva intenzione di aiutarla, anzi si divertiva un mondo a vedere la bionda per una volta in difficoltà, era esilarante e quasi poteva vedere le sue rotelline girare freneticamente nella sua testa cercando di trovare una risposta alle continue frecciatine che le stavano facendo. « Jojo non si sbilancia, ma noi vogliamo sapere visto che è merito nostro, vero Bare?» Alzò le spalle innocentemente mentre veniva trafitto dallo sguardo glaciale della bionda.

« Non ti azzardare a dire nulla, qui anche i muri hanno le orecchie!» Li redarguì Lautaro appoggiato alla spalliera. « I dettagli ovviamente verranno detti alla mia festa di compleanno, vero Tucu?» Ghignò in direzione del suo migliore amico, per quanto ci provasse ad essere vigile e razionale era troppo divertente vedere i suoi amici sulla graticola.

«Mi stai dicendo che potrò spupazzarmi Nina per bene?» Il ghiaccio che circondava quelle iridi verdi come prati incontaminati si sciolse al solo pensare alla bimba del suo amica, adorava quella piccola Lautaro in miniatura e non vedeva di coccolarsela un pochino.

« Se ci racconti qualche cosa, forse potrei prendere in considerazione la cosa...» Sorrise angelicamente in direzione della bionda che gonfiò le guance per quel ricatto subdolo tipico del numero dieci della sua squadra.

« Martinez, tu lo sai che sono io quella che fa le vostre schede di allenamento vero?» Alzò un angolo della bocca facendolo deglutire vistosamente, tutti i giocatori sapevano quanto potesse essere stronza e vendicativa la dottoressa Petrova, a differenza del suo amico che tra poco si faceva il segno della croce, a Joaquin invece quel tono basso e quel cipiglio autoritario provocarono una scossa d'eccitazione al basso ventre e dovette fare appello a tutto al suo autocontrollo per non baciarla davanti a tutti fregandosene bellamente del luogo dove si trovassero. « Ecco, bravo vedo che hai capito l'antifona e voi due smettete immediatamente di ridere se non volete fare la sua stessa fine! » Come una perfetta generalessa li rimise in riga. «Pausa finita, riprendiamo con gli esercizi!» Elegantemente sgusciò dalla presa del moro e con i pugni chiusi in pieno stile " Patty di Holly e Benji" li fece rimettere a lavoro sotto lo sguardo beffardo del numero diciannove che si godeva lo spettacolo dei suoi amici comandati a bacchetta.  « Correa, io fossi in te non riderei troppo sai? Visto che ti aspetta un po' di fisioterapia con il nostro Dimitri!» Incrociò le braccia al petto alzando un sopracciglio cercando di non ridergli in faccia vedendo la faccia da cane bastonato che il suo Jojo aveva messo su.

« Ci vediamo dopo però?» Allungò la mano avvicinandola al suo corpo, incastrandola tra le sue gambe e godendosi a pieno il rossore che aveva colorato le sue guance appena le sue mani avevano toccato le sua braccia coperte dal camice bianco che aveva appena indossato.
Le sue iridi pece non riuscivano a non scendere verso quelle curve evidenziate dal vestito azzurro che la fasciavano alla perfezione, non vedendo l'ora di poter stare da solo con lei.

« Vedremo...» Sorrise maliziosa e raccolto tutto il coraggio possibile si avvicinò lasciandogli un dolce bacio a fior di labbra durato meno di un battito di ali di una farfalla per poi lasciare la stanza veloce come il vento, sentendo in sottofondo le urla spropositate del sardo e del croato e la risata del suo Jojo.

Steven ebbe la lucidità di nascondersi dietro la colonna, cosicché  la bionda al suo passaggio non lo vedesse.
Aveva voglia di irrompere in quella palestra e spaccare la faccia a quello stronzo che gli stava portando via la cosa più bella e preziosa che la vita gli avesse mai donato.
Ascoltare quella conversazione gli aveva ridotto il cuore in piccoli brandelli di carne sanguinolenta, la rabbia divorava il suo animo, la voglia di fargliela pagare diventava sempre più pressante ed era impossibile non ascoltarla, ma il presidente era noto per il suo spiccato intelletto, non era un uomo che si sprecava in risse inutili e senza senso, lui avrebbe agito in modo diverso, li avrebbe distrutti nascosto nell'ombra e il suo ego si risanerà vedendo le dolci e calde lacrime della sua migliore amica e annientando quel piccolo uomo di Joaquin Correa.
Con passi lenti e rabbiosi si allontanò dai giocatori e si nascose nel suo ufficio dove la rabbia prese il sopravvento scaraventando ogni cosa che aveva a tiro per terra riducendola in tanti pezzettini tanti quanti erano quelli  del suo cuore martoriato per poi afferrare la bottiglia di Whiskey regalatogli da Marotta e scolarsela una quantità tale da stordirlo e non sentire più quel dolore assordante che faceva il suo animo in frantumi.

« Ma è passato un tornando per caso qui dentro?!» Mei cercava di farsi spazio tra le varie carte e pezzi di vetro sparsi nella stanza. « Che bella accoglienza Steven! La tua fidanzata viene a trovarti e tu gli fai trovare questo schifo! Ma non ti vergogni neanche un po'?!» La voce squillante gli trapanò il cervello facendolo imprecare sommessamente, mentre cercava di aprire gli occhi e mettere a fuoco quella figura che si agitava davanti a lui procurandogli assieme all'alcool ingerito una fortissima nausea.

« Cazzo!» Fortunatamente riuscì ad afferrare in tempo il bidone accanto al divanetto prima di vomitarci anche l'anima dentro, sotto gli occhi schifati della donna che alzò gli occhi al cielo spostandosi da quello spettacolo orrendo avvicinandosi alla vetrata.

« Guarda, guarda la santa si è data da fare...» Ghignò maligna indicando le figure di Alexandra e Joaquin che salivano nella macchina di quest'ultimo. « Finalmente potrà togliersi quelle ragnatele e usarla un po' non credi?» Rise civettuola obbligando il moro a tapparsi le orecchie per non sentire la testa scoppiargli ancora di più e serrò le palpebre cercando di non immaginare la sua Sasha in posizioni erotiche in compagnia di quell'essere. « Ma lasciamo la santa da parte, non sei contento di vedermi? Papà mi ha dato il permesso di rimanere per tutta la durata del campionato! Però prima necessiti di una doccia, io ti aspetto di sotto!» Lo lasciò da solo chiudendosi la porta alle spalle mentre il presidente cercava di alzarsi senza vomitare per una seconda volta.

La pioggia aveva lasciato il posto ad un cielo stellato e la luna era alta nel cielo, si fermò un secondo a osservarla malinconico, quasi a voler trovare un po' di sollievo alle sue pene, ma la voce gracchiante della sua fidanzata lo riportano sulla Terra e con un sospirò abbandonò quell'ufficio disastrato e la raggiunse, felice che almeno quella notte avrebbe trovato conforto e calore nel corpo di Mei.

Angolo autrice...
Buonasera splendori, dopo ben un pomeriggio dedicato a questo capitolo, eccolo pronto tutto da gustare, preparate i fazzoletti oppure i forconi XD Ovviamente voglio tutti i dettagli 🤣😎
Ma parliamo del capitolo, questa volta dedicato interamente al nostro presidente e la sua gelosia che si fa sempre più pressante e che lo porta a scoprire la triste realtà, Alexandra non appartiene a lui, ma sembra proprio che la bella dottoressa appartenga a un nostro argentino che la marca stretta 😍😍 mentre durante una pausa dall'allenamento i 3 moschettieri mettono sotto la graticola i nostri piccioncini e perfino Lauti si lascia andare... miracolo XD
E del bacino tra Sasha e Jojo ne vogliamo parlare? Un momento cosi carino ma anche così devastante visto dal punto di vista di Steven che si ubriaca, distrugge l'ufficio e gli arriva pure la fidanzata dalla Cina di cui allego foto sotto. Che dite un angelo con la mente di Satana? XD
Che succederà adesso? Come sempre vi ringrazio di cuore e vi aspetto nel prossimo.
Ah ultima cosa, abbiamo raggiunto le prime mille letture 😍😍 e si va per edit spoiler e tanto altro vi invito a seguire la pagina instagram : il_codice_dell_innocenza.

Ziyi Zhang alias Mei Terumi

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