Cap. 8 Attimi di paura
"Parlami dolcemente
C'è qualcosa nei tuoi occhi..."
La prima partita in casa, di fronte al proprio pubblico, alla propria piazza ha sempre un sapore diverso rispetto alle partita in trasferta e lo sapevano tutti nell'ambiente interista, dai giocatori allo staff e per finire dal presidente, soprattutto adesso che la situazione Covid si era attenuata e lo stadio era ritornato a riempirsi di cori, urla e dichiarazioni d'amore verso la squadra campione d'Italia.
Lo stadio tremava sotto la spinta dei tifosi che acclamavano già a gran voce i propri beniamini che intanto erano entrati in campo per il solito riscaldamento pre partita.
Joaquin e Lautaro erano inseparabili, parlavano sempre tra di loro di come riuscire a scardinare la difesa del Bologna, il "tango argentino" così la stampa italiana aveva soprannominato il loro modo di giocare, di cercarsi nel campo, di spalleggiarsi a vicenda, un parlarsi attraverso le loro giocate e ritrovarsi senza bisogno di alzare la testa incantando tutto lo stadio.
Alexandra seguiva attentamente il moro con uno strano presentimento che gli attanagliava lo stomaco e gli faceva sudare le mani che stringevano con forza il suo taccuino.
Dopo quel bacio ne seguirono molti altri nascosti al mondo esterno, esistevano solo loro due e la voglia sempre più crescente di conoscersi, di approfondire quel legame così proibito e così eccitante al tempo stesso.
« Vogliamo far sapere al mondo intero di te e lei?» Lautaro con un impercettibile segno del capo indicò la bionda seduta in panchina che appena colta in flagrante volse il suo sguardo verso il gruppetto di giocatori che provavano le punizioni.
« Ma sei cretino? Vuoi infortunarmi alla prima partita in casa?» una gomitata alla costole, costrinse Joaquin a distogliere lo sguardo dalla sua dottoressa e fulminare il colpevole che con un sorriso beffardo lo osservava a sua volta.
« Hermano, stai molto attento! Lo vedi chi c'è seduto tra Javier e Marotta? C'è il presidente e si dia il caso che vi sta osservando!» per la prima volta nello sguardo del toro c'era una vena di preoccupazione che adombrava il nero pece dei suoi occhi. Aveva paura delle ritorsioni che il presidente poteva effettuare mentre quell'incosciente del suo migliore amico sembrava infischiarsene bellamente visto il modo in cui continuava impunemente a guardarla.
« Io dovrei stare attento? Sei tu che volevi uccidermi prima della partita!» incrociò le braccia al petto offeso dal comportamento che stava dimostrando il suo compagno di reparto. « Stai tranquillo torito, lascia perdere il presidente e occupiamoci di Skorupski.» li fece l'occhiolino cercando di tranquillarlo per poi correre verso il mister che lo stava chiamando a gran voce.
Per la prima volta partiva da titolare, avrebbe potuto fare la differenza dall'inizio, aiutare la squadra a vincere, sentire San Siro urlare il suo nome, vedere gli occhi verdi di lei brillare di pure soddisfazione ed orgoglio nel vederlo segnare ancora e ancora e nessuno glielo avrebbe impedito nemmeno il diavolo in persona.
Come in ogni pre- partita il mister riepilogò lo schema da utilizzare senza dimenticare di dire ai suoi giocatori di osare, di seguire il proprio istinto e divertirsi, questa era la differenza sostanziale tra Simone Inzaghi e Antonio Conte; lui permetteva ai suoi giocatori di mettere al servizio della squadra la loro fantasia mentre Conte li telecomandava a distanza.
Samir fece il solito discorso per caricare i suoi compagni; la parola d'ordine era vincere ad ogni costo.
«Correa aspetta un secondo!» la voce melodiosa della ragazza lo bloccò all'istante facendolo voltare nella sua direzione.
Sasha era appoggiata al muretto che divideva lo spogliatoio dal tunnel che portava i giocatori all'interno del campo. Cercava di controllare l'ansia che non voleva abbandonarla e nemmeno gli occhi dolci e rassicuranti dell'argentino riuscirono a calmarla.
« Che c'è nena? volevi augurarmi buona fortuna privatamente?» sorrise sornione intrappolandola tra il muro dietro di lei e il suo corpo.
« Jo, per favore stai attento! Non so che mi prenda, ma ho uno strano presentimento da stamattina...» gli posò una mano sul cuore stringendo il tessuto della maglietta, osservandolo sguardo preoccupato.
« Tranquilla dottoressa...» con delicatezza le prese la mano intrecciandola con la sua. « confía en mi» le lasciò un dolce bacio sulla fronte prima di scappare verso il tunnel dove i suoi compagni fremevano per entrare nel rettangolo verde.
L'inno della serie A risuonava tra le grandi e storiche mura dello stadio di Milano, Alexandra come ogni volta che sedeva sulla panchina dell'Inter sentiva il cuore batterle come un tamburo impazzito nel suo sterno, le urla di un San Siro pieno le riempivano le testa e non c'era suono più bello ed elettrizzante che casa sua che caricava i suoi undici leoni pronti a scendere in campo.
Ed eccoli li, mister Inzaghi faticava a stare seduto e subito si era alzato a dare indicazioni, la camicia bianca alzata sui gomiti e le sue urla che iniziavano a sentirsi per tutto il rettangolo verde.
Negli sguardi degli undici si leggeva la determinazione, la forza, il coraggio e la fame di vittoria e questo si rifletteva nei passaggi quasi perfetti, nell'attaccare uomo contro uomo, nell''pressing alto e nelle giocate individuali e al sesto minuto arriva il primo bellissimo gol del numero dieci Lautaro Martinez su uno splendido assist millimetrico dell'olandese Denzel Dumfries.
San Siro e tutta la panchina si alzò esultando alla prima rete in casa, tutto lo stadio urlando il nome di Lautaro che felice come un bambino nel giorno di Natale festeggiava con i suoi compagni perfino la bionda si era permessa di accantonare quel fastidioso presentimento per esultare abbracciando Alexis e saltellando con lui sul posto, ma ben presto la gioia si trasformò in paura quando al ventesimo Joaquin venne atterrato dal difensore del Bologna gelando la panchina dell'Inter e il cuore della dottoressa che non perse tempo e richiamando il suo staff entrò nel campo dove il numero diciannove era steso sul terreno circondato dagli immancabili Lautaro, Nicolò e Marcelo che cercavano di capire l'entità della botta.
« Spostatevi forza! Jo, come stai?» la donna si era fatta spazio tra i giocatori e si era subito inginocchiata al suo fianco, controllando subito la zona colpita.
«Adesso molto meglio...» si sforzò di sorridere, ma riuscì solamente ad alzare un angolo della bocca a causa del dolore lancinante che provava al bacino.
«Jojo non credo sia il caso di scherzare, io ti faccio uscire subito!» si alzò subito facendo segno alla panchina che il giocatore doveva essere sostituito. « Adesso ti aiutiamo ad alzarti e andiamo nello spogliatoio a farti controllare quella brutta botta anche se secondo me ti tocca una bella lastra!» Lautaro e Nicolò lo aiutarono a tirarsi su e subito venne affidato alle cure della dottoressa e del suo staff.
Il numero diciannove fece in tempo a vedere l'entrata in campo di Edin prima di lasciare il campo ed essere trascinato quasi di peso dalla sua dottoressa nello spogliatoio.
Appena arrivati lo fecero sdraiare sul lettino al centro della stanza e la bionda fece un cenno ai ragazzi di lasciarli da soli e di andare a controllare gli altri ragazzi che ancora stavano giocando.
Gli occhi lucidi e una lacrima solitaria che uscì fuori dal controllo di Sasha, lo stordirono non l'aveva mai vista in questo modo e dovette ammettere a se stesso che una parte era contenta e gongolava al vederla così preoccupata per lui mentre l'altra parte pensava solo a come a farle tornare quel meraviglioso sorriso che dedicava solo a lui. Con uno sforzo immane si mise seduto mentre la donna spalancò gli occhi e subito le sue mani cercarono di farlo tornare in posizione supina non riuscendo nemmeno a spostarlo di un centimetro.
« Joaquin per favore devi stenderti! Non puoi stare seduto!» cercò di risultare più autoritaria possibile mentre le sue mani non la volevano smettere di tremare e gli occhi le bruciavano a causa dello sforzo di trattenere le lacrime. Non aveva mai provato una paura così forte, eppure era abituata a vedere i suoi giocatori farsi male era parte del gioco, ma lui... Era un'altra storia. Il respiro le si era mozzato in gola quando aveva visto il modo cui era caduto e il suono terribile che aveva sentito durante l'urto le avevano congelato il sangue nelle vene.
« Ehi, mi amor...» quella parola gli era scivolata dalle labbra con una naturalezza disarmante che quasi non se ne accorse, le alzò il mento con un dito cercando di incontrare il suo sguardo, sentiva che l'unico modo per tranquillizzarla era quello di guardarla negli occhi, farle capire che tutto era passato e lui stava bene, relativamente bene. « Va tutto bene, tranquilla adesso respira...» fronte contro fronte, iridi nere dentro iridi verdi come smeraldi, mani intrecciate e il respiro che piano piano si regolarizzava.
« Scusa non sono così, so che il farsi male è parte del gioco, ma non so che mi sia preso, vederti li a terra...Io non ho capito più nulla, tu non mi fai capire più nulla e...» non riuscì a finire la frase che le sue labbra erano state catturate da quelle dell'argentino che si era calato su di esse togliendole ogni traccia di paura e angoscia che attanagliava il suo cuore.
« Sto bene Sasha, toccami, sono tutto intero.» le afferrò la mano piccola posandola sul suo cuore che batteva calmo nel suo torace, ma man mano che scivolava più in basso accelerava e il fiato si spezzava facendolo aprire la bocca cercando di incamerare più aria. Non poteva negare che la situazione stava prendendo una piega piuttosto piacevole se non fosse stato per il rumore di tanti tacchetti sul pavimento che si avvicinavano di corsa allo
spogliatoio e che li fecero staccare a malincuore.
Ed ecco che sulla porta comparve tutta la squadra al completo assieme al mister, sui loro volti potevano leggere la preoccupazione per il loro compagno, così Alexandra si schiarì la voce e con voce professionale annunciò che il giocatore Joaquin Correa avrebbe dovuto andare al clinica di Rozzano per ulteriori accertamenti visto che non poteva dire con certezza quanto fosse grave l'entità dell'infortunio.
Angolo autrice...
Buonasera splendori! Buon anno! Come state? Io abbastanza bene, fortunatamente ho schivato il covid e la vita procede tra esami e casa nuova.
Finalmente ecco a voi l'ottavo capitolo, lo so che aspettavate il primo infortunio di Correa XD lui un po meno e anche per Sasha non è stata una passeggiata, e Jo invece di concentrarsi sul suo dolore cerca di tranquillizzarla nel migliore dei modi, ma quanto è dolce? 😍😍
Questo rapporto si fa sempre più profondo e questi due ormai sono cotti anzi stracotti hahaha
Che succederà adesso? Steven è in tribuna e non si sarà perso nemmeno un commento di quello che succedeva in campo, come la prenderà il Presidente? Avrà capito qualcosa?
Come sempre vi ringrazio per le letture, stelline e commenti... grazie di cuore! 💜
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