XXV
Carpe diem.
(Orazio)
***
«Non è quasi mai richiesta ai M.A.G.O. ma io, previdentemente, preferisco inserirla nel programma.»
La voce di Lumacorno quella mattina era più stridula e la sua euforia lo rendeva più insopportabile del solito.
James guardò annoiato la lavagna e cerco di trattenere uno sbadiglio che però dopo poco venne fuori.
«Chi sa dirmi di che pozione stiamo parlando?»
La mano di Lily scattò in alto e il professore sorrise alla sua prediletta.
«Mi dica, signorina Evans.»
«È l'Amortentia, è il più grande filtro d'amore al mondo. Crea un'ossessione romantica o una forte infatuazione, ma non è amore. Finito l'effetto la persona tornerà a rapportarsi all'altra come fa abitualmente.» spiegò Lily: «Odorando l'Amortentia inoltre è possibile sentire gli odori o i profumi che più ci attraggono.»
Lumacorno si aprì in un ampio sorriso: «Ottimo. Dieci punti a Grifondoro. Bene, qualcuno vuole provare a sentire gli odori?»
Nessuno si alzò o fece segno di avere intenzione di farlo. Nemmeno Lily. Riusciva ad immaginare quali potessero essere i profumi e temeva dunque di dover ammettere davanti a tutta la classe di essere innamorata di Potter. Era una cosa di cui avrebbe preferito prima parlare con il diretto interessato.
«Signor Black, perché non prova lei?» chiese il professore facendogli segno di raggiungerlo: «Anche lei, signor Potter. Venga, venga.»
I due si alzarono malvolentieri dalla sedia e si avvicinarono al calderone contenente un liquido color madreperla.
«Cominci lei, signor Black.»
Sirius si avvicinò ancora un po' al calderone e cercò di identificare i profumi: «Sento il profumo del pollo arrosto, poi... credo sia l'odore dell'erba appena tagliata e infine...» disse cercando di capire.
La consapevolezza lo colpì in pieno petto e alzò lo sguardo su Marlene.
Come era potuto succedere?
"Dannazione."
«Profumo alle rose.»
Marlene alzò la testa dagli appunti e guardò Sirius con un sopracciglio alzato. Lui distolse subito lo sguardo e si scostò per permettere a James di fare altrettanto.
«Sento l'odore di aria fresca, il profumo del lucido per scope e...» chiuse gli occhi per pensare a una bugia.
Riconosceva perfettamente il profumo alla pesca della pelle e dei capelli di Lily ma non lo poteva ammettere, non davanti a lei.
«E miele.» concluse mentre vide Lily chinare lo sguardo sui suoi piedi.
«Che stravagante gamma di profumi.» disse il professore invitandoli a sedere: «Altri dieci punti a Grifondoro per aver reso partecipe la classe. Non tutti ammettono con tale serenità i profumi che sentono dalla pozione. Troppo impauriti dalle proprie emozioni.» spiegò prima di battere una volta le mani e permettere loro di mettersi a lavoro.
James osservò Lily alzarsi dal suo posto e avvicinarsi agli armadietti degli ingredienti assieme ad Alice.
«Miele?» chiese Remus sporgendosi verso di lui.
James scrollò le spalle come a non voler dare importanza a quello che aveva sentito mentre si alzava e abbandonava Sirius al banco che lanciava continuamente sguardi dall'altra parte della classe pur di evitare di guardare Marlene.
«Il profumo alle rose è Marlene, non è vero?» chiese ancora Remus mentre attendeva che Peter tornasse con gli ingredienti.
Sirius annuì impercettibilmente ma tanto da farlo notare all'amico. Remus sorrise intenerito e gli diede un leggero pugno sul braccio.
«Non è la fine del mondo, Pad.» provò Remus e finalmente lo sguardo grigio di Sirius si puntò su di lui.
«È la fine della mia vita, invece. Lei esce con altri ragazzi e, se non dovessi ricordartelo, questa sera ha un altro appuntamento.» sbottò Sirius a voce bassa per non farsi sentire dagli altri.
Peter tornò con tutti gli ingredienti e li poggiò sul tavolo.
«Potresti dirglielo, Pad. In fondo lo sapevi già anche tu, credo che tu lo sapessi già da un po' di tempo ma hai preferito nasconderlo fin quando non è stato una pozione a dirtelo.» lo incoraggiò Moony con un sorriso rassicurante: «Orazio diceva carpe diem ed io sono dello stesso avviso.»
Sirius lo vide girarsi e scosse la testa deciso. Lui non amava Marlene e mai avrebbe amato altre ragazze. Lui non era un tipo da amore, piuttosto da una sola notte. Avrebbe continuato così perché l'amore era da deboli e poi lui non se lo meritava.
Non si meritava nessun abbraccio caritatevole o bacio passionale. Lui meritava solo quelle notti effimere che si concedeva con ragazze diverse ogni volta.
Marlene era stata chiara, lei voleva qualcosa di serio e Sirius non si sentiva di gettarsi in qualcosa più grande di lui.
"Per amare ci vuole coraggio" gli aveva detto Lily il giorno precedente mentre si tratteneva dal tirare un pugno ad un ragazzino del terzo anno che aveva chiesto un aiuto a Marlene.
Ma lui lo aveva quel coraggio?
Più il tempo passava e più il fatto che Marlene uscisse con altri ragazzi o che bambini dei primi anni si rivolgessero a lei per l'aiuto dei compiti, gli faceva salire il sangue al cervello.
Remus e James avevano parlato di gelosia.
Praticamente inesistente nel vocabolario di Sirius Black. Insomma, lui geloso? Avrebbe fatto ridere chiunque, persino se stesso. Lei era libera di fare quello che voleva con chi voleva e non sarebbero stati di certo dei momenti di puro godimento con la ragazza a creare quel tipo di sentimento.
Peter gli aveva poi raccontato cosa significava essere gelosi. Glielo aveva chiesto e l'amico senza fare alcuna domanda glielo aveva spiegato. Si era voluto informare solo per il gusto di sapere cosa implicava quell'emozione, quel sentimento per lui impossibile.
"Sei sicuro che sia solo curiosità?" gli chiese una vocina nella sua testa che sembrava molto quella di James.
Era ovvio che fosse sicuro. Sirius Black non era geloso e tantomeno si sarebbe mai innamorato. Perché credeva che l'amore fosse per i deboli e lui lo era stato già per troppo tempo.
***
Era da circa un'ora che indossava e rindossava dei vestiti. Aveva cambiato idea almeno dieci volte e le opzioni tra il suo armadio e quelli di Alice, Emmeline e Lily, stavano iniziando a scarseggiare.
Suo fratello Michael le aveva chiesto gentilmente, Malcolm l'aveva invece pregata, di vestirsi in maniera più femminile ed elegante.
Suo fratello Mason invece le aveva consigliato di indossare il vestito blu che le avevano regalato a Natale. Matthew invece le aveva detto di alzarsi i capelli in una coda alta.
E Milo, forse il meno fissato, le aveva augurato solo una buona serata.
Le cinque M, come chiamava lei i suoi fratelli, rompevano costantemente le palle da almeno tre giorni. A tutte le ore del giorno e della notte arrivavano gufi con lettere di raccomandazione e consigli. Neanche stessero parlando di chissà quale partito.
Si sistemò i capelli in una coda alta e ben stirata, Alice l'aveva truccata in maniera leggera e Lily le aveva messo a disposizione tutti i vestiti che avevano.
Guardò gli abiti con aria critica e sbuffò. Perché si doveva creare mille problemi se alla fine si sarebbe sentita a disagio?
«Perché non indossi questo?» le chiese Lily mostrandole un semplice tubino nero che arrivava a mezza coscia e aveva due bretelle sottili.
Era semplice, non troppo elegante con le giuste scarpe e, infine, non era nulla che non avesse mai indossato.
Marlene annuì e dopo aver indossato il giusto intimo, mise anche l'abito. Le cadeva perfettamente sul seno e sui fianchi. La fasciava in maniera elegante e lasciava il giusto spazio all'immaginazione non sembrando una suora di clausura.
«Per Merlino, Lene. È lui.» disse Alice facendo riferimento al vestito e uscendo dal bagno con la bacchetta in funzione per asciugare i capelli.
Lily si avvicinò ad Alice e incrociò le braccia al seno soddisfatta: «Sei bellissima.»
Marlene sorrise facendo un mezzo giro davanti allo specchio.
Si, avevano ragione, era perfetto.
«Vado da Emmeline e vedo che dice. Torno subito. Iniziate a pensare alle scarpe.» disse aprendo la porta: «Vi vieto categoricamente un paio di tacchi alti.» aggiunse quando Alice aprì la bocca.
Uscita dal dormitorio scese le scale fino ad arrivare in Sala Comune dove diversi ragazzi fecero fischi di approvazione.
Luke e Tom, che erano seduti lì, si alzarono per difendere la loro compagna di squadra ma elegantemente lei alzò un dito per fermarli e si rivolse agli altri.
«Se vi arrapate così velocemente vedendo una ragazza, non oso immaginare quanto tempo duriate in un rapporto. Forse meno di un ragazzino alla sua prima sega.»
Forse fu il fatto che non si fosse creata scrupoli ad usare alcuni termini o perché nessuno si aspettasse che reagisse, restarono tutti in silenzio.
Mimò un grazie ai due ragazzi per essere stati apprensivi e salì le scale del dormitorio maschile. Non era mai entrata nell'altro dormitorio e si stupì di scoprire che non c'erano vestiti per terra, porte spalancate o quant'altro. Arrivata alla porta della stanza dei Malandrini, bussò.
Ad aprire fu James che sgranò gli occhi non aspettandosi di vedere la compagna così ben vestita, tanto abituato invece alla divisa di Quidditch o della scuola.
«Permettiti di fare un complimento troppo eccessivo e giuro che ti lincio. Già ho dovuto chiudere la bocca a tutti quelli in Sala Comune.» lo ammonì lei mentre il ragazzo si spostava per farla entrare e chiudeva poi la porta.
«Lene, sei stupenda.» disse Emmeline alzandosi dal letto dov'era seduta.
Le si avvicinò e dopo averle preso la mano le fece fare una lenta giravolta così da poterla ammirare meglio.
«Credo che dopo stasera i tuoi fratelli non manderanno più lettere minatorie.» continuò Emmeline.
Marlene sorrise distendendo le labbra carnose abbellite dal lucidalabbra. Guardò gli altri ragazzi che la fissavano senza dire nulla.
«Un complimento è anche ben accetto.» suggerì loro mentre li vedeva tossicchiare e riprendersi.
«Se la prossima volta scendi in campo così, vinciamo di sicuro.» disse James incrociando le braccia al petto.
Marlene gli mollò un pugno sul braccio: «Ho detto nessun complimento eccessivo.»
James cominciò a ridere e le lasciò un bacio sulla guancia. Che ruffiano.
«Lo farai svenire ai tuoi piedi.» disse Remus sorridendo a labbra chiuse.
Peter alzò i due pollici, forse timoroso che Marlene gli staccasse la testa a morsi, e Frank appoggiò il complimento di Remus.
«Chi mi accompagna?» chiese poi dopo aver ringraziato.
James si portò una mano sul collo come imbarazzato: «Io non posso. Devo vedermi con Millie.»
«Ti accompagnerà Sirius.» tagliò corto Emmeline. Che vigliacchi. Non riuscivano nemmeno a dirle che si era proposto lui. Avevano intenzione di fare scarica barile ancora a lungo?
«Oh.» disse solo Marlene poi annuì e si guardò i piedi con le pantofole: «Devo mettermi ancora le scarpe. Potrei usare le tue argento basse, Em?»
«Non credo che lo sguardo del tuo appuntamento si preoccupi di andare più giù del tuo sedere, McKinnon.»
Marlene si voltò verso Sirius che era appena uscito dal bagno con i capelli umidi, i pantaloni della divisa e la camicia aperta.
«Non si può mai sapere, Black.» rispose acida.
Lo sguardo di Marlene durò qualche secondo in più sul petto del ragazzo e quando se ne accorse appellò a se stessa tutte le sue forze per non arrossire.
Perché diamine doveva smuovere in lei un tornado?
***
Il tavolo dei Grifondoro non era mai stato così tranquillo. La voce di Marlene e di Sirius mancavano inesorabilmente a tutti.
Certo si trattava solo di qualche ora per lei e qualche altro minuto per lui, ma la loro assenza si sentiva ed era strano che non ci fossero.
Emmeline spezzò un pezzo di pane con le mani e si aiutò per mangiare le verdure.
Attorno a loro c'era solo silenzio, un silenzio inusuale per quella parte di tavolo.
«Oddio ragazzi, mi sembra un mortorio.» disse James abbandonando la forchetta nel piatto.
«Ci vorrebbe qualcosa targato malandrino.» disse Remus mentre tutti lo guardavano spiazzato.
Lui faceva parte dei Malandrini ed era cosa risaputa, esattamente come la sua partecipazione agli scherzi, ma che fosse lui a proporlo era strano.
«Non guardatemi con questa faccia. È solo che manca qualcosa.» si giustificò.
Lily puntellò il piatto con la posata e si sporse verso di loro: «Cantate.»
«Cosa?» chiese James.
«Avete un gruppo, no? Cantate.» ripeté Lily.
«Qui?» chiese Peter leggermente spaventato.
Lily abbandonò la posata nel piatto: «Si, Peter. Qui. Adesso. Cantate quello che vi pare.»
«Noi potremmo portare il tempo.» propose Alice.
«Vi prego.» disse Emmeline: «L'ultima volta che avete cantato non vi ho potuto ascoltare.»
«Manca Sirius. Ho bisogno di un compagno.» ammise James.
Frank si portò una mano al mento come a riflettere e poi sorrise: «Può farlo Lily.»
«Cosa?»
«Frank ha ragione, può farlo Lily.» annuì Alice.
Lily non aveva mai cantato in pubblico, si limitava a qualche imbarazzante esibizione nel suo dormitorio con le amiche ma non aveva mai cantato davanti a tanta gente.
Avrebbe tanto voluto dire di no ma lo sguardo supplichevole delle amiche e dei tre ragazzi le fecero troppa tenerezza per dire di no.
«E va bene. Ma avete un conto in sospeso.»
James la guardò ammirato. Non credeva che alla fine accettasse. Lui l'aveva sentita e sapeva che era brava ma chiederle di cantare implicava ammettere che l'avesse spiata e non se lo poteva permettere.
James lanciò un'occhiata a Remus che subito capì, così iniziò a portare il tempo immediatamente seguito a ruota dagli altri.
«When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see.» cominciò James mentre guardava Lily per darle il tempo.
«No i won't be afraid
Oh, i won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me.» cantò Lily mentre diversi occhi curiosi iniziavano a guardarli e alcuni di loro avevano cominciato a portare il tempo.
«So darling, darling
Stand by me, oh stand by me
Oh stand, stand by me
Stand by me.» cantarono insieme mentre sempre più persone avevano cominciato a puntare il loro sguardo su di loro e a portare il tempo battendo le mani sui tavoli, o le posate tra loro, o ancora la posate contro i bicchieri.
«If the sky that we look upon
Should tumble and fall
Or the mountain should crumble to the sea.» cantò da sola Lily mentre James si alzava sulla panca su cui erano seduti e le porgeva la mano per invitarla ad accompagnarlo.
Lily gli prese la mano e si alzò sulla seduta cominciando anche lei a portare il tempo con i piedi.
«I won't cry, i won't cry
No, i won't shed a tear
Just as long as you stand, stand by me.» cantò James battendo le mani.
Ormai tutti i ragazzi si erano uniti al canto dei due e ognuno a modo suo permetteva il continuo di quell'esibizione. Anche Silente muoveva la testa a tempo poggiando una mano su quella della McGranitt affinché non si alzasse.
«And darling, darling
Stand by me, oh stand by me
Oh stand now, stand by me
Stand by me.»
Emmeline e Alice si guardarono con sguardo complice non vedendo l'ora di tornare in camera e poter esultare per quello che stava succedendo.
«Darling, darling
Stand by me, oh stand by me
Oh stand now, stand by me,
stand by me
Whenever you're in trouble won't you stand by me
Oh stand by me, oh won't you stand now, stand.» cantarono ancora insieme mentre James prendendole una mano le fece fare una lenta giravolta.
Si ritrovarono così vicini tanto che nel loro campo visivo c'erano solo gli occhi dell'altro.
Quello sguardo e quella vicinanza non passarono inosservati a nessuno, soprattutto ad una ragazza con i capelli scuri che sedeva al tavolo dei Corvonero.
«Stand by me...» dissero alla fine non distogliendo lo sguardo.
La sala scoppiò in un grosso applauso e solo i fischi di sostegno e il rumore delle mani battute li riportò fuori da quella bolla.
Per un attimo si erano sentiti così vicini eppure erano molto lontani.
«Evans! Potter!»
La voce della McGrannit divenne sempre più vicina e sotto il suo sguardo severo e austero scesero dalla panca con un sorriso che cercarono invano di nascondere.
Era successo qualcosa e non potevano far finta di niente.
***
Erano tante le cose che faceva illegalmente tra le mura del castello e tante erano le volte che era uscito con gli altri Malandrini di nascosto tramite i passaggi segreti che portavano ai Tre Manici di Scopa o Mielandia.
Quella volta era diverso perché stava tornando da solo e aveva appena accompagnato Marlene in uno dei locali di Hogsmeade. Aveva un appuntamento al buio.
Capiva il fatto che molti volessero vedere i propri figli protetti e sposati con persone di famiglie purosangue in grado di proteggerle, ma diamine una vita senza amore era meglio dell'incertezza di sopravvivere alla guerra? Non concepiva tutto ciò.
Poi arrestò il passo nervoso. Lui, Sirius Black, non concepiva una vita senza amore?
Era il primo ad aver vissuto così a Grimmauld Place, aveva conosciuto l'amore più di un anno prima solo quando era scappato ed era stato accolto dai Potter.
In ogni caso cosa gli sarebbe importato se lei avesse vissuto nel semplice ruolo di moglie e madre?
"Forse se ne innamorerà" gli fece presente la vocina di Remus nella sua testa.
Sentì un dolore sordo al petto.
"Sei geloso. Accettalo. Ti da fastidio chiunque le si avvicini, che siano nostri amici o bambini del primo anno. Va da lei e parlale. Sii Grifondoro fino in fondo. Smettila di credere di non meritare l'amore, tutti lo meritiamo, Sirius."
La vocina di James gli piombò addosso come acqua gelata, esattamente come la prima volta.
Aveva decretato che quella fosse una grande stronzata, perché era impossibile, Sirius Black non amava e non si innamorava, ma quello sembrava essere l'unico motivo plausibile del perché il suo cuore facesse tanto male.
Guardò per qualche secondo la porta che a meno di tre metri lo avrebbe ricondotto ad Hogwarts e decise per la cosa più giusta: ascoltare il suo cuore.
Sapeva che non avrebbe dovuto farlo e che probabilmente avrebbe sofferto alla fine di tutto ma aveva bisogno di viversi quella ragazza per tutto il tempo possibile. Aveva bisogno delle sue labbra e delle sue mani tra i suoi capelli. Aveva bisogno di tornare a respirare, e così corse verso l'uscita che lo avrebbe riportato ad Hogsmeade.
Era stremato e aveva il fiato corto, uscì velocemente dal negozio di Mielandia e guardò le vetrine del locale.
Lei era lì esattamente dove l'aveva lasciata, era bellissima anche con l'aria scocciata e le sopracciglia aggrottate.
Quando l'aveva vista nel dormitorio aveva sentito il cuore battere velocissimo e l'aria gli si era mozzata in gola.
Per non parlare delle sue bellissime gambe che uscivano provocanti da quel vestito che la rendeva ancora più bella.
Aveva provato un moto di invidia nel vederla. Invidiava il fatto che un altro potesse accarezzarle le gambe come aveva fatto lui e ancor di più invidiava il fatto che potesse baciarla, accarezzarla e farla sua.
Si avvicinò lentamente all'ingresso cercando di prendere quanta più aria possibile e lasciando battere all'impazzata il suo cuore.
Entrò nel locale e si sedette davanti a lei.
Marlene sobbalzò per la sorpresa e alzò un sopracciglio: «Black. Cosa ci fai qui? Se sei venuto a dirmi che mi lascerai qui per tutta la notte perché non hai intenzione di ritornare, già lo sapevo. Me lo hai detto appena dieci minuti fa.»
Sirius la guardò e scosse la testa divertito: «Volevo solo dirti che sono io.»
Marlene non sapeva bene che dire. Non sapeva nemmeno perché fosse di nuovo lì. Lo aveva visto praticamente correre via abbandonandola lì fuori e liquidandola con un semplice ciao.
Non si aspettava chissà quale saluto ma sperava che dopo quello che avevano passato l'avrebbe salutata almeno con un sorriso, e invece niente.
Ora se lo ritrovava così seduto davanti a lei a occupare il posto di un qualche sconosciuto con cui avrebbe dovuto probabilmente creare qualcosa.
«Black, lo so che tu sei tu.»
«No, il tuo appuntamento sono io.» le spiegò il ragazzo.
Rimase in silenzio. Di tutto quello che si aspettava, quel tipo di rivelazione proprio non le aveva sfiorato la mente.
«E c'era bisogno di venire fin qui per chiedermi di uscire? Anche il parco di Hogwarts mi sarebbe piaciuto. Non sono così schizzinosa.» ammise Marlene sorridendo.
Sirius avrebbe voluto bloccare quell'attimo, così da viverlo in eterno, e proprio guardando quel sorriso che capì che per lei ne sarebbe sempre valsa la pena.
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