XXIV
Niente impedirà al sole
di sorgere di nuovo,
neppure la notte più oscura.
Poiché oltre la nera
cortina della notte
c'è sempre un'alba
che ci aspetta.
(Khalil Gibran)
***
Osservare e ascoltare erano sempre state le sue più grandi abilità.
Chiunque avesse bisogno di sfogarsi arrivava da lei, le si sedeva accanto e parlava senza essere mai interrotto.
Era sempre stata abituata a restare in silenzio e spesso quelle abitudini erano dure da dimenticare.
Guardava attentamente, con i suoi occhioni verdi, l'amica e cercava di trovare una soluzione.
«Em, siamo ad aprile e invece di concentrarmi sugli esami sto facendo la stessa cosa da due settimane ormai.» disse Lily agitata mentre puntellava la piuma sul foglio di pergamena: «Ho provato ad avvicinarmi ma non so che fare. Mi siedo dietro di lui a lezione, mangio vicino ai Malandrini, mi sono offerta per aiutarlo nei compiti, e ogni volta sempre la stessa identica cosa: "Grazie Evans"»
Emmeline la guardò per qualche secondo e vide la disperazione nei suoi occhi. Ci teneva davvero tanto a riconquistare James ma nonostante i suoi tentativi tutti erano stati fallimentari.
«Hai fatto cose del tuo ambito.» le spiegò prendendo una cioccorana dal pacchetto tra di loro: «Perché non provi ad avvicinarti a lui nel suo campo?»
Lily aggrottò le sopracciglia cercando di capire: «In che senso?»
Emmeline sembrò pensarci e poggiò la piuma sulla pergamena: «Potresti farti aiutare da Sirius per fare uno scherzo ai Serpeverde, oppure potresti andare al campo da Quidditch, Remus mi ha detto che spesso va da solo, oppure semplicemente potresti chiedergli di venire con te ad Hogsmeade come ha sempre fatto lui.»
«E credi che possa funzionare?»
«Tentar non nuoce.»
Lily annuì leggermente riprendendo il suo tema di Antiche Rune ma fu di nuovo distolta quando entrarono con fretta e agitazione le altre due amiche.
«Che fine avevate fatto?» chiese Emmeline mangiando un'altra cioccorana.
«Non ci crederete mai.» disse Alice prendendo posto vicino alla bionda mentre Marlene sedeva accanto a Lily.
«Siamo corse qui appena è successo.» continuò Marlene con gli occhi che le si illuminavano di gioia e speranza.
Lily le guardò per qualche secondo aspettando che dicessero altro ma vedendo che nessuna delle due parlava le spronò a raccontare.
«Riguarda Millie Morris.»
Ora l'attenzione della rossa era tutta concentrata sulle amiche, altro che tema di Antiche Rune.
«Eravamo in cortile e ad un certo punto abbiamo sentito una ragazza di Serpeverde che aveva sentito da una ragazza di Tassorosso che aveva sentito dire da Hazel, la fidanzata di Peter, che aveva a sua volta sentito dire da una sua amica...» cominciò Marlene che venne bloccata da Alice.
«No, l'amica era dopo. Hazel ha avuto l'informazione da quel tipo carino della squadra.» la corresse.
«Ragazze non mi interessa quanti giri abbia fatto la notizia voglio solo saperla in sé.» asserì Lily con un certa urgenza nella voce.
Alice guardò Marlene con un sorriso e le diede l'onore di continuare.
«Pare che Millie voglia lasciare James.»
«Allora è vero?» chiese Emmeline con occhi sgranati alla rivelazione di quella notizia.
Alice la guardò indignata: «Tu lo sapevi e non hai detto nulla?»
«Non volevo dare false speranze a nessuno.» si giustificò: «Anche se la notizia ha già fatto il giro della scuola e in molti hanno iniziato a chiedersi cosa farà James se Millie dovesse davvero lasciarlo.» comunicò guardando le amiche e fermandosi su Lily che era rimasta immobile dopo la notizia: «Molti puntano sul fatto che tornerà da te.»
Lily sbattè gli occhi più volte cercando di analizzare, ma soprattutto realizzare, la novità.
Davvero Merlino e i quattro fondatori le stavano andando incontro e stavano permettendo quella sorta di miracolo?
Si alzò di scatto facendo cadere la sedia e iniziò a saltellare contenta. Non poteva crederci. Finalmente l'ago della fortuna puntava su di lei.
Non poteva essere più felice di così, qualcosa stava per andare bene e lei non poteva assolutamente farsi perdere un'occasione del genere.
«Che scommettano quanto vogliono. Io non dirò di no.» disse continuando a camminare per la sala e a saltellare di tanto in tanto per la contentezza.
Marlene guardò Lily e poi scoppiò a ridere: «Avreste mai creduto possibile questa reazione da parte sua per James?»
«Io cosa avevo detto a settembre?» chiese ironica Alice puntellandosi un'orecchio con un dito: «Ripeti? Non ho sentito bene.» disse per far si che le desse ragione.
«Si Ali, avevi ragione. Ci hai visto lungo.» disse Emmeline con un sorriso sul viso.
Vedere Lily così felice, dopo che aveva sofferto così tanto per molti motivi, alcuni dovuti da lei, e vedere quella gioia e quella felicità erano un toccasana per le sue amiche. Rivedevano la vera Lily, quella che in quei mesi si stava spegnendo poco alla volta. Da piccola fiammella era tornata ad essere fuoco vivo, un fuoco così forte che avrebbe potuto incendiare anche l'intero castello.
La videro smettere di saltellare e raccattare velocemente le sue cose, buttarle poi nella borsa e metterla in spalla.
«E adesso cosa fai?» chiese Alice.
«Vado a fare quello che avrei dovuto fare tempo fa.» disse avvicinandosi all'uscita della Sala Comune: «Chiedergli di uscire.»
Le amiche sgranarono gli occhi. Era davvero sicura di volersi buttare in quel modo? Magari avrebbe potuto aspettare che Millie lasciasse davvero James.
«Mi sono tirata indietro troppe volte e ho imparato a mie spese che è meglio un rimorso piuttosto che un rimpianto.» spiegò.
«Come credi di trovarlo?» chiese Marlene.
«Sarà al campo di Quidditch.»
«Ma piove.» le fece notare Emmeline sorridendo consapevole del fatto che niente l'avrebbe fermata.
«Fa niente.» disse solo prima di uscire dalla Sala Comune un sorriso luminoso.
***
Forse era stata una pessima idea.
La pioggia batteva forte sui suoi vestiti e sui suoi capelli. Aveva da poco sorpassato il cortile ed era già zuppa d'acqua.
La camicetta della divisa aderiva perfettamente al suo corpo lasciando intravedere anche il suo reggiseno bianco a pois rossi. La gonna era diventata pesante ed era sicura che se avesse deciso di strizzarla sarebbe caduto almeno un litro d'acqua.
Le calze, nonostante fossero più leggere di quelle invernali, erano diventate pesanti e avevano cominciato a pruderle. Sentiva i piedi fare ciack ciack nelle scarpe ormai colme d'acqua.
Aveva il viso bagnato e probabilmente il leggero filo di trucco che aveva era colato lasciandole delle linee nere sotto gli occhi. I capelli erano quasi tutti zuppi e arrivò alla consapevolezza di dover fare una doccia bella calda per riuscire a riprendere un po' di calore.
Camminava battendo forte i piedi a terra, cercava di non scivolare. Accettava di essere vista in quella condizione pietosa ma anche sporca di terreno e fango no.
Aveva quasi raggiunto il campo quando poco lontano da lei distinse la figura di Piton. Sperò che non l'avesse vista, o almeno riconosciuta, aveva accumulato tanto di quel coraggio per arrivare fin lì e andare da James, e adesso non poteva perdere tempo con il suo ex migliore amico, o altrimenti la sua sicurezza sarebbe vacillato inesorabilmente.
Continuò a camminare sicura di sé verso il campo ma sfortunatamente, ritirava tutto sul fatto che l'ago della fortuna fosse su di lei, Piton la chiamò.
«Evans!» disse con un finto sorriso sulla labbra.
Lily lo guardò disgustata e continuò la sua ascesa verso il campo ma Piton era stato veloce nel raggiungerla e l'aveva bloccata per un polso.
«Lasciami stare e non toccarmi.» ringhiò Lily.
Fu sicura di aver visto un leggero velo di stupore negli occhi di Severus.
«Quanta fretta. Che fai? Raggiungi il tuo fidanzato?» chiese ironico mentre i goccioloni d'acqua colpivano i loro visi.
Lily si divincolò cercando di liberarsi dalla sua presa che sembrava non cedere.
«Che c'è? Sei geloso che qualcuno sia riuscito a entrarmi dentro più di quanto abbia fatto tu?» chiese Lily a mo di sfida.
«Non sono geloso proprio di nessuno, tantomeno di Potter.» disse serio.
«Lasciami stare, Piton.» disse ancora Lily strattonandosi il braccio: «Toccare la Sanguesporco adesso non fa più schifo?»
Sapeva di star girando il coltello nella piaga ma se voleva liberarsi di lui doveva farlo. Il passato era passato e lei non sarebbe mai tornata sua amica.
Piton ebbe un sussulto sentendo quella parola uscire dalla sua bocca e mollò immediatamente la presa.
Lily lo guardò per qualche secondo cercando di ricordare il perché di tutta quella sofferenza. Se lui non avesse mai deciso di stare con i Mangiamorte e di diventare uno di loro, le cose sarebbero andate diversamente.
Si rese conto poi che continuare ad essere sua amica avrebbe implicato non conoscere il vero James, non gli si sarebbe mai avvicinata e non lo avrebbe guardato con occhi nuovi, troppo influenzata dalle parole del suo ex amico.
Severus lo odiava e Lily aveva capito il perché. Lui rappresentava tutto quello che Severus non era. James era oggettivamente bello, aveva tanti amici, era divertente ed era capace in molte cose, tutti volevano essergli amico mentre Piton era il ragazzino silenzioso con i capelli un po' unticci e il naso adunco, avrebbe potuto eccellere in ogni cosa ma mai sarebbe stato guardato come succedeva con James. Soffriva di quello strano complesso di inferiorità che Lily, nella sua ingenuità, aveva cercato di eliminare.
"Io sono tua amica e ti preferisco mille volte a lui." gli diceva per farlo sentire amato e desiderato. Ed era vero, Lily avrebbe fatto di tutto affinché il suo amico non soffrisse o si sentisse inferiore o meno degli altri, soprattutto di James Potter.
Ma qualcosa poi era cambiato. Le parole confortanti di Lily non era più un porto sicuro perché lui aveva scelto i Mangiamorte e lei non bastava più. Aveva deciso di fare le scelte sbagliate e ora ne pagava le conseguenze.
Forse le cose sarebbero dovute andare così e loro, solo pedine del destino, venivano mosse secondo un ordine preciso. Non erano padroni delle proprie azione ed era quello il pensiero con cui si era rincuorata Lily per diverso tempo ma aveva poi capito che la colpa non era di nessuna forza superiore, tranne che la loro.
Tutto ciò che accadeva era perché implicato da una loro azione. Le terza legge della dinamica spiegava semplicemente come si muoveva il mondo: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Ed era così.
Si guardarono ancora in silenzio fin quando una terza voce si insinuò tra loro poco lontana.
«Evans? Tutto bene?»
Piton guardò nella direzione di James che camminava verso di loro con il borsone sulla spalla.
«Ti farà soffrire.» sibilò Severus a Lily.
«Non quanto io abbia già fatto per colpa tua.» sibilò Lily di rimando senza mai distogliere lo sguardo dall'amico che si ridestò e tornò al castello abbandonando lei e Potter.
James arrivò accanto a Lily e guardò la figura di Piton farsi sempre più piccola.
«Tutto bene?» chiese di nuovo.
«Si.» rispose Lily alzando lo sguardo sul ragazzo accanto a lei.
"Ora si."
***
Non vedeva nulla. Le finestre continuavano ad appannarsi e non poteva aprirle a causa della pioggia.
Avrebbe allagato l'intera Sala Comune.
Le venne in mente uno scherzo fatto dai Malandrini al loro quarto anno. Ricordava come dopo una fredda giornata ad Hogsmeade tutti si erano rintanati nella stanza accanto al fuoco.
Ricordava il calore che erano riusciti a creare in poco tempo. Erano tutti infreddoliti e cercavano ristoro lì vicino.
Lei stessa aveva trovato un cantuccio vicino al divanetto dove sedevano i ragazzi del settimo anno. Era ben nascosta e nessuno si era accorta di lei.
Improvvisamente il rumore delle chiacchiere assopite e del fuoco scoppiettante fu accompagnato dal rumore di acqua. In men che non si dica la Sala Comune si allagò di acqua fredda.
Si sentì un solo urlo secco. Quello di Lily. "Potter!"
Ricordava ancora la rabbia negli occhi dei Caposcuola e dei Prefetti, il fuoco negli occhi della McGranitt e come i quattro Malandrini fossero finiti in punizione per un mese a pulire i bagni con Gazza.
«Che fai?»
Marlene smise di passare la mano sul vetro e si girò verso Sirius che le si era avvicinato e guardava con un sopracciglio alzato il suo fallimentare tentativo di guardare oltre la finestra.
«Cercavo di guardare fuori.» disse acida.
Sirius prese la bacchetta e dopo averla puntata sulla finestra il velo di umidità si dissolse permettendo una visione più o meno chiara del parco.
«Prego.» aggiunse ironico Sirius.
Marlene tornò a guardare fuori e vide due figure avvicinarsi. Una era Lily, la riconosceva dal colore dei capelli, mentre l'altra non era assolutamente James.
«Nessuno ti ha insegnato che non si spia, McKinnon?» chiese Sirius puntando anche lui lo sguardo fuori: «Quella è la Evans?»
«Per uno che ammonisce sei molto incoerente.» disse Marlene concentrandosi sulla figura accanto all'amica.
Sirius la ignorò e aguzzò la vista: «Perché è con Mocciosus?»
«Cosa? Quello è Piton?» chiese allarmata Marlene.
«Chi ti aspettavi che fosse? James?»
Marlene si mordicchiò in ansia il labbro. Chissà chi mago o strega aveva dato il coraggio a Lily di arrivare laggiù e mettere da parte l'orgoglio, e ora ci si metteva pure Piton a complicare le cose.
«Okay. D'accordo.» disse Sirius poggiando le mani sulle spalle della ragazza e la fece girare verso di lui: «Che sta succedendo?»
La ragazza lo fissò per qualche secondo e poi si divincolò per non avere le sue mani addosso. Sembravano fuoco sulla sua pelle e lei doveva smetterla di sentirsi così.
Spiegò poi brevemente cos'era successo e tornò a guardare Lily e Piton.
«Sarebbe anche ora visto che io e Lily le abbiamo lasciato diversi messaggi minatori sotto il cuscino.»
«Voi avete fatto cosa?» chiese allarmata Marlene.
«Si abbiamo usato una scopa per arrivare alla finestra. Non oso farti immaginare la situazione.» spiegò lanciando un'occhiata verso i due.
«Potevate essere visti!»
«Ci abbiamo pensato solo dopo.»
Marlene pensò all'influenza negativa che Sirius riusciva ad avere su Lily e quasi le venne da ridere. Anni e anni a rimproverarli e poi era la prima a seguire i consigli di uno di loro.
Rimasero in silenzio per un po' e sorrisero entrambi nel vedere sopraggiungere James.
«Sai.» cominciò Sirius distogliendo lo sguardo sui due: «Ho chiesto ad una ragazza di uscire.»
Colpo al cuore. Marlene deglutì e cercò di mantenere la calma: «Pensavo che ormai tu e Olly Wood faceste coppia fissa.»
Sirius aggrottò le sopracciglia mentre la fissava: «Io non faccio coppia fissa con nessuna, McKinnon. Abbiamo semplicemente soddisfatto le esigenze dell'altro.»
«Mi dispiace per lei che lo abbia fatto con te.»
«Non sembrava molto dispiaciuta a dire la verità.» ribatté Sirius vedendo l'irritazione farsi strada sul viso di Marlene.
Marlene non rispose subito ma solo dopo aver cercato la calma si girò verso di lui: «Anche io sto conoscendo nuove persone. Tutte molte simpatiche.» disse vedendo il sorrisetto di Sirius andare scemando: «Ho un altro appuntamento tra pochi giorni e avrei bisogno che uno di voi Malandrini mi accompagnasse ad Hogsmeade.»
«Quando vuoi, mon minou.» rispose Sirius sorridendo.
Era un sorriso arrabbiato, si sentiva tradito e non capiva il motivo. Perché gli dava fastidio che Marlene uscisse con un altro? Infondo lo sapeva, avevano smesso di vedersi per quel motivo.
Un pensiero arrivò come un fulmine nella sua mente ma lo scacciò così velocemente come era arrivato.
Impossibile.
***
Si mosse un pochino e piano aprì gli occhi. Fece fatica ad abituarsi alla luce e li dovette aprire e chiudere più volte.
Si mise a sedere guardandosi intorno e stropicciandosi il viso con una mano.
Era andata da Remus e ricordava di essersi stesa con lui sul letto, evidentemente si era addormentata, ma lui dov'era?
Si accorse solo in quel momento che le tende erano socchiuse e facendo uno sbadiglio si avvicinò a queste per scostarle.
«Ben sveglia, raggio di sole.»
Alzò lo sguardo verso Sirius e aggrottò le sopracciglia.
«Questa è anche camera mia, non guardarmi con quella faccia.» disse subito mentre leggeva un libro.
Emmeline si guardò i piedi poi alzò di scatto la testa per accertarsi davvero che Sirius stesse leggendo. E da quando lo faceva?
«Anche io so leggere, Vance. Abbiamo avuto lo stesso insegnante.» continuò Sirius mentre chiudeva con uno scatto il libro e si alzava per mettersi seduto accanto a lei.
«Me lo ricordo bene, Black.» disse sbadigliando di nuovo e coprendosi la bocca con la mano.
Sirius la osservò meglio e forse per la prima volta si accorse quanto fosse stato minimo il suo cambiamento negli anni. Vedeva in lei ancora la bambina con gli occhi chiari e i capelli biondi che correva nel giardino assieme a lui, suo fratello Regulus e tutti i restanti Black e Lestrange.
Era sempre stata una bambina forte e coraggiosa e ricordava ancora l'ammirazione che aveva provato quando Emmeline aveva preso per mano sua cugina Andromeda, nonostante fosse qualche anno più grande, e avesse detto a Narcissa e Bellatrix che era sua amica e che se l'avessero voluta escludere allora avrebbero escluso anche lei. Aveva sempre tenuto testa agli altri sebbene fossero più grandi.
Non temeva la rabbia dei genitori e non temeva l'essere picchiata, lei aveva un pensiero e lo seguiva.
Aveva sempre cercato di esserle amico perché riponeva fiducia nel suo modo di essere e fu così per diverso tempo.
Purtroppo i ribelli non erano ben visti e più Emmeline cresceva più erano le limitazioni.
Sirius ricordava ancora come all'ultimo suo Natale con i Black, Emmeline sedeva composta e in silenzio. Aveva i capelli tirati in una crocchia alta e il suo viso era così duro che sembrava avesse spazzato via per sempre il dolce sorriso della bambina che era stata un tempo.
Provava ancora un grande moto di rabbia nel ricordare come Rabastan la toccasse e l'accarezzasse e come il viso di Emmeline si fosse riempito di disgusto ogni secondo che passava.
Fu una benedizione per Emmeline che i Lestrange abbandonassero la festa così presto, ricordava che si fosse concessa un piccolo sorriso.
L'aveva poi trovata in bagno a disinfettarsi i palmi delle mani. Su entrambe vi erano quattro piccole semi lunette. Chiaro segno che avesse stretto così forte i pugni tanto da farli sanguinare.
Sirius le si era avvicinato e l'aveva aiutata a disinfettare. Non avevano parlato, era comprensibile il dolore che lei provava, così quando vide una lacrima solitaria solcarle il viso, gliel'asciugò con il pollice.
Nessuno dei due disse nulla ma si guardarono negli occhi comunicando con quelli.
«A che pensi?» gli chiese mentre si scostava i capelli dal viso e si girava verso di lui.
«Pensavo a quanto io ti abbia sempre ammirata.» ammise lui.
Emmeline faceva una mezza risata: «Fidati, Black. Non c'è assolutamente niente da ammirare.»
«Io credo di sì invece. Ti sei sempre schierata dalla parte dei più deboli e sei sempre stata molto istintiva, non importandoti delle conseguenze.» spiegò Sirius: «Io credo che non dimenticherò mai la forza d'animo che hai avuto all'ultimo Natale.»
«Ero costretta. Non avevo scelta. Mi sono morsa la lingua e ho sopportato.» disse scuotendo la testa.
Sirius la guardò serio: «Il fatto che tu abbia sopportato fino ad ora è solo da ammirare. Io non ho retto il peso e sono scappato.»
«Anche io sono scappata alla fine, Sirius.» rispose la ragazza cercando di fargli notare quanto fossero stati coraggiosi e codardi entrambi.
«Se non fosse per la data confermata tu saresti rimasta. Avresti sopportato e combattuto come ti ho sempre vista fare.» continuò Sirius: «Ti avrei fatta rinsavire io se il tuo amore per Remus non fosse bastato.»
Emmeline sorrise divertita e lo guardò riconoscente.
Lei e Sirius non erano mai stati grandi amici ma riuscivano sempre ad essere complici quando era possibile per loro vedersi. Scoprire che entrambi fossero finiti in Grifondoro non aveva scaturito una grande euforia da parte delle loro famiglie ma nonostante questo, loro si erano ritrovati e si erano dati sostegno a vicenda nelle piccole cose.
Ognuno aveva trovato poi la sua strada ma quelle piccole cose ad unirli avevano sempre permesso all'altro di ricordare di avere un porto sicuro.
Sapevano di poter contare sull'altro e lo avevano sempre fatto silenziosamente, come durante i dolorosi ritorni a casa.
Emmeline gli rivolse un sorriso sincero, che gli infondeva speranza e sicurezza.
Forse alla fine dei conti dopo tanta sofferenza anche loro avrebbero potuto avere il loro spicchio di felicità.
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