Amalie - 42
È giovedì mattina.
Domani ci sarà la Luna piena, e sinceramente non so' proprio come riuscirò ad affrontarla. Con Derek non sono riuscita a fare quasi nessun progresso, e l'ansia mi sta assalendo ad ogni ora che passa.
Fortunatamente mi sono tenuta impegnata tutta la mattinata cercando un lavoretto, ed ho, finalmente, trovato qualcosa. Sarò una cameriera, in un noto bar/ristorante nel centro della città.
Il proprietario è un uomo un po' anziano, davvero molto gentile, così tanto da farmi vedere anche un piccolo appartamento dove potrei vivere. Dove poter avere finalmente la mia indipendenza.
Mi porta a visitarlo, e la cosa che più mi sconcerta è che conosco perfettamente la strada, perché l'ho fatta tantissime volte da quando sono arrivata qui a Beacon Hills, per la prima volta. Ho già vissuto esattamente dove stiamo andando, solo dall'altra parte della strada. Questo perché il mio nuovo, piccolissimo appartamento è letteralmente di fronte a quello di Derek. Proprio a due passi da lui, come se fosse un subdolo gioco del destino.
Lo spazio totale dell'appartamento è poco, ma più che sufficiente per me da sola, che alla fin fine non necessito di molto, né lo possiedo.
Osservo con attenzione la camera da letto, sentendola già mia. Ha una grande finestra, dalla quale entra la luce calda del sole che oggi splende alto nel cielo e riscalda piacevolmente tutto l'ambiente.
Mi perdo qualche secondo a guardare fuori, a guardare alla strada da cui siamo entrati, e nel guardare il palazzo di fronte - cosa che mi viene dettata dall'istinto-, scorgo una figura più che familiare.
Derek.
Si sta cambiando, non curante del fatto che a breve il suo non avere tende diventerà un grosso, enorme problema. Per me.
Mi trovo a restare quasi incantata nell'osservare quel fisico perfettamente allenato, che ero abituata a conoscere a memoria e che continua prepotente ad avere effetto su di me.
Scuoto con forza la testa e mi costringo ad allontanarmi da quell'immagine, da quei pensieri, prima che lui possa notarmi e la situazione diventi più imbarazzante di quanto già non sia solitamente quando ci ritroviamo da soli e in silenzio ad ogni inizio e fine allenamento.
Ringrazio il proprietario, che mi lascia le chiavi prima di andare via e mi da' il benvenuto, poi chiamo Lydia, chiedendole di raggiungermi.
Quando la mia rossa preferita arriva, sto già spazzando e pulendo, ma, contro ogni mia aspettativa, non è sola. E non è con Stiles che si è presentata.
<Quindi ora saremo vicini di casa. Potevi direttamente tornare a stare da me, a questo punto.>
La voce di Derek è priva di ogni emozione, e non essendoci ancora abituata, sento un leggero squilibrio nella cavità del mio petto, che fa più male di quanto mi posso permettere, ma che mi costingo a reprimere, fingendo che non mi tangia minimamente il suo modo di fare.
<No, grazie. Preferisco starmene per conto mio. E l'essere tua vicina.. beh, è uno degli svantaggi di questa casa.>
Mi esce molto più pungente di quanto volessi, e lo noto dalle spalle di Derek, che si spingono appena più all'indietro, come se fosse appena stato colpito da qualcosa. Bene, perché ho improvvisamente un'insana voglia spaccargli la faccia, ma riesco a trattenermi e mi limito soltanto a serrare le mani intorno alla scopa che non ho ancora lasciato.
Lydia mi guarda come se fossi impazzita, anche lei abbastanza incredula.
<Ho... non ti ho portato quello che mi hai chiesto, non sono riuscita a trovarlo, però..>
La mia bocca parte prima del mio cervello: <Mi spieghi com'è possibile?! Ti avevo chiesto solo una maledettissima cosa! Una! Ma ehi, giusto!! A chi mi affido! Una banshee che nemmeno sa trovare un modo per far funzionare i suoi poteri del cazzo e salvare i suoi amici destinati a morte certa!>
L'asse del bastone della scopa mi si sfracella tra le mani, cadendo per terra in mille pezzi, mentre mi ritrovo a fissarlo, sconvolta, poco dopo.
Perché sono così arrabbiata? Che cosa mi sta succedendo...
Guardo Lydia, che ha già le lacrime agli occhi, e mi sento morire dentro. Completamente.
Faccio dei passi verso di lei, mortificata, ma lei si ritrae.
È.. spaventata..? Da me..?
<Non lo penso, ti giuro che non lo penso.. Lydia, scusami, non so..>
Guardo Derek, spaventata, sentendo il panico montarmi dentro veloce.
<Che mi succede.. perché.. perché sento tutta questa.. rabbia..>
Lui mi guarda, ora poco più tranquillo.
<Inizi sicuramente a subire gli effetti della Luna. È normale, ma non sapendoti ancora controllare..>
Porto le mani alla bocca e guardo la mia amica.
<Lydia...>
<È okay. Va tutto bene. Stai tranquilla.>
È ancora scossa ed il pensiero di essere stata io a ridurla così mi provoca una voragine nel petto, un dolore lancinante.
Derek stesso si porta una mano al petto e se lo massaggia piano sotto il mio sguardo confuso, quasi incredulo. Come se lo percepisse anche lui.
<È meglio se non resti sola con nessuno che non sia un mannaro, soprattutto se non adulto, per i prossimi tre giorni, chiaro?>
Annuisco silenziosa. So che il pensiero è anche per Mina, e concordo sull'evitare il rischio di farle qualsivoglia tipo di male involontario.
Lydia decide di andare via, pare debba anche vedere Styles, ma Derek no. Resta.
Raccolgo i pezzi della scopa, pensierosa, ma poi lo guardo, confusa.
<Tu non vai? Sei vestito di tutto punto, credevo avessi un appuntamento.>
Lui solleva un sopracciglio.
<Mi vesto sempre così, Amalie. E lo sai bene. Comunque non ho niente da fare, quindi aspetta qui. Torno tra poco.>
Lo guardo andare, decisamente perplessa.
Ma dove va. Ma che ha in mente.
Quando pochi minuti dopo ritorna, non ha più il suo caratteristico giubbotto di pelle, indossa una canotta bianca e tiene tra le mani dei secchi, che contengono detersivi e strofinacci, e altre scope.
<In due faticheremo meno e finiremo prima.>
Sono sorpresa. Non immaginavo sarebbe rimasto per aiutarmi.
Quasi incredula annuisco, mi avvicino a lui per prendere qualcosa dalle sue mani. Ma lui fa un passo avanti di colpo, e mi ritrovo con il viso a pochi centimetri dal suo petto.
Lenta sollevo lo sguardo per guardarlo, e mi sembra di impazzire.
Il sangue mi pompa fortissimo nel petto, tanto forte che ne sento il rimbombo persino nelle orecchie.
I suoi occhi mi scrutano, silenziosi. Mi analizzano e mi comprendono.
<Come ti senti? Sei ancora accecata dalla rabbia?>
Per qualche secondo guardo solo le sue labbra. Si muovono piano e mi isolano, non facendomi sentire una parola di ciò che ha detto. Poco dopo, fortunatamente, la domanda diviene chiara nel mio cervello, così scuoto appena il capo.
<Tranquillo... sto bene.> sussurro, abbassando il capo e allontanandomi da lui, non sopportando più quella vicinanza eccessiva, ormai quasi asfissiante. Infatti mi manca il respiro.
Non aggiunge altro, e lo stesso faccio io, iniziando a pulire poco dopo, con lui costantemente così vicino, ma anche così lontano.
Per fortuna la casa oltre che piccola non è nemmeno troppo sporca, e nel giro di sole due ore e mezza riusciamo a sistemare tutto.
<Andiamo a recuperare le tue cose da Lydia e a prenderti qualcosa da mangiare, avanti.>
Lo guardo, allibita. Da dove arriva ora tutta questa voglia di passare del tempo con me?
<Ma.. non ce n'è bisogno.. io...>
Mi guarda glaciale: <Non era una richiesta.>
<Non puoi nemmeno impormi ordini.> ribatto secca. Ma che gli prende? Perché fa così, ora?
Lui mi guarda fisso, con un sguardo talmente pungente da farmi percepire come una lama a trafiggermi il corpo.
<Non sei in condizioni né di girare da sola, né tantomeno di stare con qualcuno che non sia un lupo, te l'ho già detto. Per tua sfortuna, oltre che essere il tuo Alpha, sono anche l'unico lupo che ha una macchina con la quale puoi prendere la tua roba e portarla qui, quindi non farmi diventare ancora più cattivo e costringermi a portarti di sotto con la forza.>
Sento il respiro accelerare appena e abbasso di colpo lo sguardo. Sento gli occhi bruciare e trattenere le lacrime è davvero difficilissimo. Non so nemmeno perché mi viene da piangere. Forse perché con me non era mai, mai stato così duro. Non mi aveva mai trattata così.
È davvero finita, tra noi, quindi. Quando mi ha detto che mi amava, non doveva pensarlo davvero. Deve averlo fatto solo perché si sentiva in colpa, ed io stavo morendo.
Voleva solo darmi sollievo in punto di morte.
Non dico nulla, annuisco lentamente, senza guardarlo nemmeno in faccia - non ci riesco proprio- e mi avvio a prendere la giacca che avevo lasciato all'entrata, per infilarla e scendere in strada.
Lui mi segue, silenzioso a sua volta. Apre l'auto in cui entro quasi subito e mi sforzo di ignorare che ogni centimetro del mio corpo stia bruciando dal dolore, che il mio cuore non sia in frantumi, più di quando l'ho visto con un'altra donna nel nostro posto.
Resto in silenzio per tutto il tragitto, immobile a fissare fuori dal finestrino, impossibilitata di fare altro.
Lui non è da meno, guida piano e senza aprire bocca. Ad un certo punto decide anche di spegnere la radio, e la stretta al mio stomaco si fa più prepotente. Appena arriviamo davanti casa di Lydia, mi precipito fuori dalla macchina e avanzo veloce verso l'abitazione.
Lo sento appena dire il mio nome varcando la soglia. Chiedo giusto in tempo a Lydia di trattenerlo un po' prima di farlo entrare, poi svelta mi chiudo in bagno e do' di stomaco, non riuscendo più a trattenermi.
Non trattengo nemmeno più le lacrime, sono solo terribilmente stanca. Di tutto.
Tiro lo scarico e mi rimetto in piedi lentamente, cercando di fermare le mie lacrime, ormai susseguite da ripetuti singhiozzi che non hanno altro effetto se non quello di accelerarmi il respiro.
So di non essere così debole, nemmeno a causa di un cuore spezzato, perciò mi convinco che la Luna su di me abbia un effetto particolarmente disturbante.
Vado al lavello e mi sciacquo veloce viso, bocca e collo, cercando di ricompormi come meglio posso.
Quando ho deciso di avere finalmente un aspetto quanto meno accettabile, mi asciugo le mani ed esco dal bagno, provando a mantenere fieramente la testa alta. Ignoro totalmente gli sguardi che ricevo, e nel giro di meno di 10 minuti ho recuperato tutta la mia roba. In fin dei conti ho così poche cose, che del passaggio di Derek non so proprio cosa farmene.
<Hai.. già finito?> mi chiede, quasi indeciso sul parlare o meno.
<Non ho bisogno di altro se non delle cose che sono in questa scatola.>
Mi avvicino a Lydia e la abbraccio <Grazie di tutto.. passata la Luna ci vediamo, okay?>
Lei mi stringe più forte del solito e mi sussurra <Chiamami appena sei sola.>
Annuisco appena e vado fuori, verso la macchina di Derek. Apro lo sportello posteriore, lascio il mio scatolone sul sedile, poi richiudo lo sportello ed entro su quello del passeggero davanti, il tutto sotto il vigile e troppo attento sguardo di Derek.
Pochi secondi dopo mi raggiunge in auto e guidando si allontana da casa di Lydia.
<Va tutto bene..?> si azzarda a chiedermi.
Lo ignoro semplicemente.
<Fermati in un supermercato prima di riportami a casa, grazie.>
Fa per dire qualcosa, poi tira un sospiro e mormora un semplice Okay.
Guardo fuori dal finestrino, convincendomi che se esiste un modo per smettere di amarlo, devo trovarlo. Perché vivergli accanto, amandolo, e sapendo di non contare assolutamente niente per lui, mi ammazzerà lentamente. E non posso permettermi di stare così per nessuno. Adesso basta.
Entro nel supermercato davanti al quale Derek si è appena fermato, e con mia grande sorpresa lui mi segue dentro.
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