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Capitolo 31

Il taxi si ferma davanti all'aeroporto e i miei occhi vanno sulla grande scritta PARTENZE. Sono ancora incredula, sto andando in Italia.

Mia zia mi ha avvisato che il volo sarebbe partito con mezz'ora di ritardo. Non vedo l'ora di partire e lasciarmi tutto alle spalle.

Pago e scendo per recuperare le valigie. Mi sistemo la giacca mentre i miei occhi vagano. Gente che parte, gente che arriva. Ma poi, improvvisamente tutto si ferma. Smetto di respirare. I miei occhi sono fissi su un unica figura. Spalle possenti, sguardo duro. Cazzo è Alexander. Il cuore batte all'impazzata. Sono paralizzata.

È venuto a prendermi. Ci avrei scommesso. Ma mai avrei immaginato che lo avrei visto proprio adesso.
Non si è accorto di me, continua a tenere gli occhi fissi sul suo telefono. Devo andarmene prima che mi veda. Sarebbe la fine.

Anche se sono un po combattuta. Se dessi ascolto al mio cuore vorrei andare da lui, saltare tra le sue braccia e dirgli della gravidanza. Ma la mia parte razionale sa che sarebbe sbagliato. Lui vive in un mondo che io odio. Devo scappare e anche velocemente.

Afferro i bagagli e mi dirigo a passo svelto verso l'entrata. Do un ultima occhiata per assicurarmi che non si sia accorto di me. Addio Alexander. Non ti rivedrò mai più,  ma ti porterò sempre nel mio cuore e una parte di te sarà sempre con me. In quel istante come se lo avessi chiamato lui si volta verso di me. Mi guarda estasiato ed incredulo. Dovrei scappare ma non riesco a muovermi. i miei piedi sembrano incollati al suolo.

Facendosi largo tra la gente corre verso di me senza mai distogliere il suo sguardo da me. Siamo faccia a faccia. Tremo come una foglia. E adesso cosa faccio?

"Crystal" 

"Alexander" dico con un filo di voce. 

"Non sai quanto abbia sognato questo momento. Finalmente sei qui davanti a me" 

Si il momento che tu rimani qui e io vado via. Penso tra me e me. Non doveva vedermi. Adesso come faccio? Cosa m'invento? 

"Scusa ma adesso devo andare" faccio finta di niente e mi volto verso l'entrata. Mi afferra per il polso bloccandomi "devi andare? E dove?" chiede fin troppo calmo. Strano. Mi aspettavo una delle sue sfuriate "dobbiamo parlare. Non credi?".

"Parlare? Di cosa? Di come mi hai rapita o di come mi hai costretta a vivere una vita che non volevo? Oh forse di come sono riuscita a scappare?" chiedo scocciata.

Fa un passo indietro e sul suo viso appare una smorfia di dolore. Colpito e affondato. Se crede che ritornerò con lui si sbaglia. Non siamo più in Russia, qui non può fare ciò che vuole. 

"So che ciò che ho fatto è sbagliato e me ne pento. Non so più come farti capire l'amore che provo per te. Andrei anche all'inferno per averti. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di te. Lo capisci?" 

Sembra disperato. Questo comportamento mi spiazza. Mi immaginavo tutt'altro. Non un Alexander fragile. Le sue sono parole importanti e non ho dubbi che sia ciò che prova. Basta vedere il suo volto provato per capirlo. E' sciupato. Non ha la sua solita sicurezza.

"Mi dispiace ma non tornerò nel tuo mondo. Non posso dimenticare ciò che hai fatto e chi sei" dico in tutta sincerità.

Si avvicina prendendo le mie mani nelle sue e mi guarda negli occhi. Il che smuove dentro di me quelle emozioni che non provavo dall'ultima volta che ero tra le sue braccia.

"Concedimi cinque minuti. Il tempo di un caffè. Se vuoi anche qui, ma lascia che io possa spiegarti" la sua è una supplica. Cosa che mi sorprende da un uomo della sua calibro. Sembra un altra persona. Una persona che il mio cuore vorrebbe. Ma sono convinta che sia solo una tattica per farmi tornare da lui. Una volta in Russia tutto tornerebbe come allora. Ma per qualche strana ragione voglio dargli la possibilità di spiegare. Forse è solo curiosità.

"Va bene. Ti lascerò spiegare. Ma con ciò non voglio che tu ti illuda. Voglio ascoltarti cosa che tu non hai mai concesso a me" dico camminando verso il bar dell'aeroporto.

Ed ecco che ancora una volta mi sorprende avvolgendo il mio corpo tra le sue possenti braccia "grazie" sussurra per poi baciarmi sulla guancia. Vengo invasa dal suo profumo unico e inconfondibile. Dovrei essere agitata, spaventata invece mi sento stranamente tranquilla.

Mi siedo in un piccolo tavolino per due aspettandomi che si metta di fronte a me. Invece sposta la sedia sedendosi accanto. Le nostre gambe si sfiorano e nessuno dei due sembra intenzionato a muoversi. Lo ammetto, non mi dispiace per niente ma so anche che tutto questo non porterà a nulla. Io e lui non siamo fatti per stare insieme, sarebbe una pazzia.

"Quando sei scappata mi sono sentito vuoto, nessuno" dice accarezzandomi la mano. E' troppo, sta superando il limite che io stessa mi sono imposta. Nessun contatto con lui, non più. Improvvisamente inizio a sudare freddo, mi sento priva di forse. Cose se.....Oh no.....non sto bene e credo che sto per svenire. No ti prego, non adesso. Non qui con lui. Devo resistere.

"Piccola stai bene? Sei un po pallida" 

Non ho il tempo di rispondere che il mio corpo mi ha abbandonato. 

ALEXANDER PDV

La afferro prima che possa cadere a terra. E' svenuta. 

La prendo in braccio e cammino verso l'uscita a passo svelto sotto gli occhi di tutti. C'è qualcosa che non va, devo portarla subito all'ospedale. Mi infilo nel primo taxi che vedo e urlo un unica parola "Ospedale". La scuoto per farla riprendere ma lei non risponde. Non so che fare.


Scusate il ritardo. Ma dire che ultimamente sono incasinata è dir poco.

Voglio il vostro parere, lo sapete. Baci


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