♡10♡
Sono passati tre giorni da quando sono chiusa in questa cella.
Non dormo e ho rifiutato tutti i pasti che Alex ha fatto mandare dalle mie amiche. Non mi arrendo, sono sfinita ma non voglio cedere. Ha persino mandato Sahara per cercare di convincermi.
Le ho ripetuto la stessa cosa che ho detto alle mie amiche, preferisco morire piuttosto che chiedere perdono a lui.
"Ciao splendore" una voce maschile, la riconosco.
"Ciao Ivan. Oggi tocca a te convincermi?" la mia voce è roca.
"Dovresti mangiare, è tre giorni che non tocchi niente"
"Non ho fame" mento. Sto morendo di fame.
"Sei proprio tosta. Ad Alex serviva proprio una con il tuo carattere" commenta ridacchiando.
"Puoi riportare il cibo indietro non lo voglio. E salutami tuo fratello. Digli che qui sotto si sta una favola senza vedere la sua faccia" dico acida.
Scuote la testa ed esce con il vassoio in mano.
Dopo dieci minuti arriva il mio rapitore. Ha il vassoio tra le mani e un aria incazzata.
"Vedi di mangiare quello che ti mando" urla.
Non lo considero, appoggio la fronte sulle ginocchie e chiudo gli occhi. Non voglio parlare con lui, mai più.
"Parlo con te" urla avvicinandosi alle sbarre di ferro.
Non alzo lo sguardo, continuo ad ignorarlo.
Lo so che sta per impazzire, so che odia non essere ascoltato.
Sento la serratura, i suoi passi si avvicinano sempre più.
La sua mano solleva il mio mento portando lo sguardo su di lui.
Lo guardo senza espressione, non si merita nessuna emozione.
"Hai la faccia pallida, devi mangiare" il suo tono è più calmo.
"Non voglio" sussurro.
"Perché non ti arrende. Perché non mi chiedi scusa?"
"Non merito le mie scuse. Tu mi hai rapito, mi hai costretto ad accettare una vita che non ho scelto. Ti ho dato me stessa e mi hai umiliato. No Ti chiederò mai scusa per aver distrutto un pezzo di ferro che sicuramente puoi ricomprarti quando vuoi. Non ho fatto niente in confronto a quello che tu hai fatto a me"
Le lacrime scendono a fiumi, non ce la faccio più a controllarmi. Vorrei che tutto questo finisse, vorrei ritornare alla mia vita.
Scaraventa il vassoio contro il muro borbottando qualcosa di incomprensibile. Cammina avanti e indietro passandosi freneticamente la mano sulla nuca.
"Incredibile. Io che non riesco ad ammaestrate una femmina" commenta in una risata isterica.
"Non sono un animale che va ammaestrato, sono una persona"urlo in lacrime.
"Zitta. Non mi rispondere così. Hai capito?" La sua mano mi afferra il braccio stringendo forte, fa male.
"Non sto zitta. Parlo quanto voglio" ringhio. La sua presa diventa sempre più forte, anche se fa male non mi abbasseró mai a lui. Non è nessuno per costringermi a fare qualcosa che non voglio.
"Forse dovrei farti vedere cosa faccio a chi disobedisce. Tu sei mia e fai quello che dico io,chiaro?" Urla sulla mia faccia.
"Non sono una proprietà. Io sono solo di me stessa" cerco di liberarmi dalla sua presa, niente da fare.
"Preferisci rimanere qui dentro per il resto della tua vita? Non sei per niente intelligente. Ti posso dare tutto, devi solo fare ciò che ti dico"
"Mai. Preferisco morire piuttosto che chiederti scusa" rispondo.
Passano alcuni minuti mentre ci fissiamo, nessuno sembra voler cedere. Devo ammetterlo, mi aspettavo di peggio. Mi minaccia con le parole ma con i fatti non fa niente, apparte chiudermi qui dentro.
"Vattene Alexander, stai perdendo il tuo tempo" sussuro.
Sbuffa leggermente allontanandosi.
La cella si richiude e torno ad essere sola, in compagnia del buoi e solitudine.
Passano sette ore prima che qualcuno venga a farmi visita.
Stavolta c'è Liam e Tessa. La mia amica mi guarda con le lacrime agli occhi, Liam ha uno sguardo triste.
"Tesoro come stai?" Chiede.
"Una favola" rispondo ironica.
Si avvicinano sedendosi accanto a me.
"O mio Dio. È stato lui a farti questo?" Non capisco a cosa si riferisca finché non guardo il suo stesso punto.
Ho un livido sul braccio, un grosso livido. Deve essere stato Alex quando mi ha stretto. Faccio spallucce accarezzandolo.
"Liam ti prego, fai qualcosa" lo supplica Tessa.
"Parlerò con lui. Ma non ti posso promettere nulla. Sai la storia della machina e le tue parole, l'hanno toccato nel orgoglio"
Si, lo sappiamo. Il gran capo è stato offeso da una ragazzina e bla bla bla. Me ne frego chi sia, non doveva fare ciò che ha fatto.
La mia amica esce in lacrime mormorando un mi dispiace.
"Puoi riportare il vassoio indietro non ho fame" dico.
"Siete due testardi. Vi state facendo del male a vicenda" borbotta uscendo.
Come no. L'unica a cui si sta facendo del male sono io.
Non l'avrà vinta. Preferisco veramente morire qui dentro piuttosto che chiedere il suo perdono. È lui che ha sbagliato con me, non io.
Ecco qui il Cap 10. Che ne pensate?
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