Capitolo 7•
Grazie mille a tutti voi per aver votato la mia storia, per avermi espresso i vostri pareri, per chi ha aggiunto la storia nel proprio elenco di lettura e spero vivamente che la storia continui ad appassionarvi. Siamo giunti a circa seicento visite, io voglio arrivare a mille.
Grazie a voi ci riuscirò. ♡
Buona lettura! •°°•
Jo_14
Italia, Caserta.
[Pov's Tani]
Un silenzio fin troppo sopportabile tra me e Sofia, e pur avendole mandato quel messaggino su Facebook, lei non lo ha né letto e né visualizzato.
Mi sento corrodere di rabbia, mi piacerebbe sapere il motivo per cui non mi vuole degnare di un po' del suo tempo da artista e sono addirittura gelosa del college che la ospita o degli amici che adesso hanno conquistato la sua amicizia, mentre io l'ho persa.
Grugnisco, Giulia sembra più serena adesso, ha risolto i suoi problemi, mentre io sono al punto di partenza.
Mi chiedo forzatamente quando questo muso lungo tra di noi avrà fine. Ce lo terremo fino alla fine dei nostri giorni oppure mi deciderò a fare io il primo passo prima che lo faccia lei?
La terapia psicologica di Giulia non mi era servita a nulla, ascoltare il mio cuore era stato come gettarsi da un aereo senza avere il paracadute, ovvero schiacciandosi al suolo come una polpetta in padella.
Giulia era fortunata. Era bastato una chiamata del mio quasi cognato a rimettere a posto la sua giornata. Serata a Margellina, in un locale che proponeva sul terrazzino la splendida venduta del golfo di Napoli e ovviamente lei aveva ben accettato la proposta.
Io ero impoltrita nel letto, stremata dalle sette ore di puro studio su miei bei e adorati libri di letteratura latina, mentre lei nel fiore della sua giovinezza, truccata, indossando con nonchalance il suo vestito rosso, pieghettato, che si stringeva alla vita e uno spacco nella parte bassa della gamba, era saltata nella Peugeot del suo ragazzo, che era anch'egli elegante, in quanto si vedeva lontano un chilometro il suo pantalone nero, stirato, la camicia con sopra una giacca e delle scarpe lucidate, magari con dell'olio di gomito? No, scherzavo.
Se n'erano andati via, diretti al luogo prestabilito, più innamorati che mai, come se la discussione di giorni prima fosse senza alcuna importanza.
Beati loro.
Lo pensavo, non lo dicevo altrimenti si sarebbe montata la testa.
Mi rimisi a dormire.
Ero stanca, come se avessi fatto io l'impero romano, mica Romolo e Remo che erano stati a guardare. Avevo la schiena che gemeva ad ogni movimento, la testa ingarbugliata dai discorsi di Seneca, Giulio Cesare e altri bei compagni, la vista che necessitava di riposo e la testa pure, tanto che decisi di concedermi quel meritato relax senza nessun tipo di applicazione che mi distraesse e lasciai il telefono silenzioso sul comodino, di fianco al letto.
Morfeo però non aveva ancora deciso di accompagnarmi personalmente alla porta del sogno, e stavo con gli occhi semiaperti, nell'oscurità di una camera vuota. Il letto di fronte al mio non era stato sfatto e Giulia non era ancora rincasata, nonostante domani dovesse lavorare allo studio.
Sbuffai, lei si godeva la vita, io marcivo come i fiori in inverno.
Guardai il led solo per scrutare l'orario. Era notte, dalla finestra il cielo era ancora un misto fra viola scuro e blu acceso, senza ombra lunare a far da sfondo.
<<Domani la uccideranno.>> mormorai, riferendomi alla mia amata sorellina maggiore.
Passata mezzanotte.
Ma non così presto perché potessi alzarmi e prepararmi per andare a scuola.
La mia testa lì non si corrucciava più di tanto, anzi era ingabbiata e imbottita alla stregua del tacchino del giorno del Ringraziamento di troppi concetti, abbastanza perché il primo della lista ovvero 'Sofia' non mi torturasse anche lì.
Non appena il telefono lampeggiò corsi a vedere, nonostante trattenuta dalle coperte, ma il messaggio mi fece sospirare delusa. Era Giulia.
"Sorellina, ti prego, torno tardi.
John è impegnato a sorprendermi.
Non farmi sgamare!"
Lessi il messaggio.
Era logico che la coprissi nei suoi mille casini sopratutto perché oltre che sorelle eravamo complici per la vita.
Ma non mi importava ora come ora. Non volevo essere cattiva, ma speravo fosse un'altra persona.
"Ok, Giulia." Le risposi, anche se poi non visualizzò.
Mi girai e le molle sobbalzarono sotto al mio peso, nascondendo la faccia nel cuscino. Con la coda dell'occhio mi girai verso il comune aggeggio telefonico per poi strillare, senza alcuna ragione in particolare il mio sdegno.
<<Fottiti. Stupidissimo aggeggio!>> Ovviamente non rispose.
E come poteva? Avremmo dovuto aspettare nuove invenzioni di psicopatici per vederlo prendere vita sotto ai nostri occhi.
Mentre nella mia testa balenò l'assurdo pensiero, il telefono squillò e io sussultai, infossandomi al di sotto del piumone.
Avevo sempre avuto paura delle superstizioni, e ogni Halloween che si rispettava Sofia si presentava fuori dalla mia porta travestita da demone dell'inferno mimacciandomi che se non avessi consegnato tutta la scorta di caramelle di fragole lei mi avrebbe inflitto una maledizione da chilo nei miei pensieri. Alla fine lei rideva come una matta, io mi imbronciavo ma sotto sotto lo aspettavo quel momento.
Dopo aver sbolitto la rabbia, ci sedevamo sul divano in salone e ci impizzavamo fino a scoppiare del nostro bottino hallowiano.
Avevo quasi le lacrime agli occhi, che premevano per uscire. Vorrei ricacciarle indietro, ma non ci riuscivo e ne lasciai andare una, che scivolò al di sotto del mento silenziosa, e si spiaccicò in una grande macchia sulla federa.
Mi schiafeggiai leggermente per farmi passare il momento di depressione, ma esso non mi abbandonò.
<<Dannazione!>> imprecai.
<<Io posso vivere senza di lei. >>
Purtroppo fui costretta a ricredermi, delle forti risate sceme riempiono il luogo, ma in realtà non ci c'erano; sono sola, ma per colpa mia, se l'avessi chiamata non avrei questo peso sul petto.
Presi il cellulare con un desiderio che teneva testa a tutti gli altri e sbloccai lo schermo interno.
Venni pugnalata al cuore dalla foto di profilo del nostro ultimo Halloween passato insieme.
Sofi era abbracciata a me, la sua tempia combaciava con la mia.
I lunghi capelli resi ricci le solleticavano l'orecchio ribelli, mentre io mettevo su un mezzo sorrisetto di finto sarcasmo.
Eravamo vestite entrambe in perfetto stile macabro: lei vampira super sexy con un tubino nero, un corpetto anch'esso nero, calze a rete, tacchi di circa dodici centimetri, tanto alti da riuscire a superarmi. Io invece da strega, e mia sorella Giulia si era assunta come stilista, parrucchiera e estetista personale.
Era riuscito tutto bene.
La serata tra amiche passò da sballo, ma solo perché c'era lei e la nostra pizza con patate, pomodoro e mozzarella.
Avevamo gusti strani.
Era meglio di oggi, non aveva ancora la fissa della musica e di cambiare scuola per il Conservatorio, anzi college.
Lì mi pare che così lo chiamano. Ma ormai basta pensarci, anche se fosse stata qui a Caserta ci saremmo separate con le nostre università, lei sarebbe andata altrove. Avremmo avuto destini diversi.
Diedi fine ai miei rimpianti, spegnendo il telefono e girando il capo dalla parte del muro.
<<Devo smetterla.>>
Socchiusi gli occhi, mi misi a dormire, portata su un lato con la testa e la lunga chioma abbandonata sul cuscino.
Era passato qualche minuto, e la mia testa cominciò lentamente a svuotarsi in modo che Morfeo inglobasse il mio essere nei sogni, quando il cellulare squillò.
L'ambiente risuonò della melodia ritmica di 'Wherever I Go' una canzone della mia artista preferita, di cui avevo seguito circa due concerti in compagnia di Sofia, che ci era solamente andata perché avrebbe dovuto accompagnarmi visto che papà non poteva, ma non perché la amasse. Quella canzone l'avevo impostata lo stesso pomeriggio di quando Sofia partì con aereo internazionale, perché secondo mio modesto parere riusciva a descrivere noi e la nostra amicizia.
Dovunque lei andasse.
La suoneria non aveva mai risuonato, se non mi chiamava lei. Infatti non l'avevo mai ascoltata da quando l'avevo aggiunta, fino a quella notte. Mi sollevai, col cuore nella gola impastato di ansia, e sentii di nuovo gli occhi divenirmi lucidi mentre sullo schermo appariva quel numero che conoscevo a memoria.
Un brivido mi corse lungo la schiena, appiccicata allo schienale del letto, mentre mi rigiravo nervosa il telefono fra le mani.
Avevo paura.
Se era lei con cosa avrei iniziato per rompere il ghiaccio?
Al diavolo la mia ragione.
Al diavolo quei mesi soffocati.
Al diavolo il mio orgoglio, il suo.
Tutto quanto. Adesso rispondo, senza paura, con solo l'emozione a togliermi la voce, e do sfogo a ciò che mi tengo dentro. Chissà se lei mi starà ad ascoltare oppure mi attaccherà il telefono in faccia, ma non importa Giulia e gli altri sanno benessimo che per quanto mi impegni Sofia rimarrà sempre uno dei capitoli memorabili della mia vita.
Osservai il lampeggiare del led, se non rispondevo avrebbe anche potuto riagganciare. Senza più pensarci, accettai e mi portai il telefono all'orecchio.
<<Pronto?>>
Sentii il cuore fermarsi mentre la mia interlocutrice cominciò a parlare.
<<Sofia! Diamine, quanto mi sei mancata!>> la tempestai di domande, ma ero iperfelice e non potevo nasconderlo ancora.
Sarei esplosa come una Pignatta.
<<Sofia?>> La chiamai, ma lei non accennava a rispondermi. Alla fine si decise, e io rimasi completamente spiazzata.
La mia schiena si piantò vicino allo schienale, mentre spalancando la bocca, quasi a farla precipitare sulla coperta domandavo.
<<Ma chi diamine sei?>>
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Vi ringrazio molto per i vostri commenti e i vostri voti, li ho graditi, mi hanno reso felice così ho deciso di aggiornare prima.
Tani ha ricevuto una chiamata da Sofia, ma... cosa accadrà?
Sarà veramente la sua amica..
Per scoprirlo non resta che lasciare un commentino, una stellina e seguirmi.
Bye Jo_14
Wherever I Go, presente sopra.
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