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Capitolo 31


Allison tu forse sai che la tua debolezza sarà sempre quell'uomo che credevi il tuo principe, ma più di chiunque altro era invece una bestia.

Allison Scott che ostentava il cognome del marito come oro puro si era resa conto che il suo uomo era come tutti gli altri, anzi peggio. Era pura formalità, i suoi amari giuramenti, i suoi baci, le sue scuse, quel suo stesso ghigno stampato sulle labbra, era per salvare quelle banali apparenze.

Le apparenze erano fondamentali. Nel suo lavoro, nella sua vita e lui stesso era fatto di quella stessa pasta. Ogni piccolo dialogo era retto da quel gioco - anzi era un ulteriore aggiunta al curriculum accompagnati da un falso sorriso - quel mondo ad Allison non le era mai andato seriamente a genio, e aveva pregato con tutta se stessa al Signore che il suo piccolo Alan non seguisse quell'esempio maniacale.

L'ultima cosa che voleva era un figlio corrotto, intasato di debiti, con una vita ogni giorno messa in pericolo alla merce di qualche usurpatore.
E per fortuna era stata ascoltata.
Era molto fiera di aver partorito un ragazzo capace di accollarsi ogni tipo di responsabilità invece che darsela a gambe come aveva fatto suo marito.

Alan era la sua forza.
Ogni giorno viveva, respirava e il suo cuore arrancava nella gabbia toracica per lui, nonostante si fosse arresa ormai da tempo alla prospettiva di dover lasciare il mondo da un minuto a un altro.
Ma una cosa, una minima parte di sé, non voleva gettare l'ascia per terra in segno di sconfitta. Fin da piccola i suoi le avevano insegnato tanto, suggerimenti utili perché lei potesse affrontare al meglio l'acida esistenza di un individuo, e lei non li aveva mai disattesi, tranne quella volta in cui era andata contro.

Quella volta in cui era giunta al bivio. I suoi genitori esasperati le avevano ordinato espressamente di scegliere a bruciapelo.

Vuoi sposarti oppure continuare i tuoi studi e diventare un famoso chirurgo richiesto in tutto il mondo?

Così su due piedi scelse la strada che tutte le donne volevano varcare arrivate a una giusta tappa. Dimenticò la dignità che avrebbe acquisito col lavoro e optò per la prima opzione per convolare a felici nozze con un giovane ragazzo, Austin Taylor, che aveva conquistato il suo cuore.
La decisione non piacque a Beth e Derek. Loro non vedevano nulla di positivo in quella unione e, anche loro quel giorno, furono messi di fronte alla selezione finale.

Nel loro rettilineo si presentò una diramazione pericolosa.

A favore della loro unica figlia, dandole sostegno su cui contare nel momento del bisogno, e in questo caso anche ad Austin, altrimenti contro, abbandonarla al suo destino e alle conseguenze che non si erano fatte attendere dopo neanche qualche anno dalla nascita del loro primogenito.

Alan aveva tredici anni quando Allison scoprì il marito che si concedeva benefici grazie alla sua amante. Era piccolo, ma non lo era abbastanza, per non sentire la tensione che si respirava nella sua casa o le discussioni ripetitive sul tema del divorzio, infatti nel periodo successivo Allison aveva preteso che il marito non le stesse più accanto se non era più quello il suo desiderio. Ormai non si potevano più proferire mezze verità, si doveva essere sinceri e non prendersi ulteriormente in giro per bene di Alan che stava soffrendo più di tutti.

Il matrimonio era finito e le pratiche del divorzio erano imminenti, ma Austin non aspettò oltre e decise in due giorni di organizzare il trasloco. Avrebbe vissuto con Nancy a Los Angeles, e avrebbe seguito il lavoro in azienda a distanza tramite il portatile. Allison accettò di buon grado la scelta del suo ex marito, anzi quasi visto che non era del tutto effettiva la separazione.

Tutto sarebbe stato più semplice per entrambi e anche per il loro figlio Alan, che già odiava suo padre per lo spregevole tradimento, anche se Allison aveva cercato di fargli digerire quella situazione. Quella era una problematica per adulti, lui doveva comportarsi da bambino, andare a scuola, fare tutte le sciocchezze degli adolescenti, provare dolore, gioia, inquietudine per i flirt.

Era fin troppo gracile. Un'anima pura innocente non meritava di sopportare quel fardello. La sua famiglia si stava distruggendo, non ci sarebbero stati più momenti stucchevoli da passare con suo padre e sua madre, né gite in canoa o pranzi sul prato e nemmeno la consueta pesca.

In un giorno il mondo si era fermato improvvisamente.
In uno solo di quella famigliola felice e serena, ricolma di amore in ogni anfratto della casa, non vi era più traccia.

Era l'ennesima dimostrazione per l'uomo, che in un millisecondo tutto poteva smettere di ruotare da una parte e girare invece dall'altra, ma talvolta subìva un cambiamento radicale e quella giostra poteva interrompersi e finire la corsa a metà, senza neanche il tempo di cessare un respiro.

Eri fuori dalla carreggiata e dopo ciò non potevi più rientrare.

Allison si era arresa.
Le cose non sarebbero più tornate come una volta, e dopo la partenza del marito per Los Angeles dove avrebbe convissuto con Nancy in una suite del miglior albergo, Allison era rimasta in Wisconsin, nel suo attuale cottage, e grazie a una battaglia civile in tribunale aveva ottenuto la tutela definitiva di suo figlio, mentre Austin aveva decretato di non volere che il loro unico figlio si sentisse abbandonato per colpa della sua compagna, rimasta in quel periodo incinta di lui, e che gli avrebbe fatto visita ogni settimana, magari due o anche tre volte al giorno.

E loro avevano stipulato e accordato il contratto, rimanendo ugualmente in buoni rapporti.

Ovviamente tutto si era raffreddato con la nascita della secondogenita, Peggy Taylor, ma Austin aveva sempre perseverato a voler riaggiustare quel legame che percepiva ancora forte e il risultato non era stato affatto favorevole. Alan si era arrabbiato, gli aveva urlato contro tutto il suo disprezzo e alla fine li aveva lasciati senza parole in quella casa, sbattendo la porta con rabbia.
Allison sospirò rassegnata. Aveva avvertito il suo ex coniuge di andarci coi piedi di piombo sul cuore già calpestato dagli eventi apocalittici di Alan, ma lui aveva insistito nel proporgli l'assurda idea di lavorare nella sua azienda come suo erede principale, senza contare affatto che in Wisconsin lasciava la sua povera madre malata, in Mid West il suo lavoro di professore, e quella dolce fanciulla più piccola che aveva intuito gli piacesse molto più di quanto non dicesse. Era improbabile che Alan mettesse da parte il suo orgoglio per prendere la poltrona e il comando, ma Austin voleva farsi dire in faccia quel 'no' e alla fine era stato accontentato. Aveva ricevuto il suo tanto desiderato no, e adesso camminava avanti e indietro per la stanza su quelle mattonelle, fin quasi a consumarlo per smaltire la stizza incamerata. Allison invece lo fissava con la coda dell'occhio, disposta obliquamente sul divano ghermita in quel caldo plaid.
Austin continuò a muoversi nevrotico su e giù per il salone, e alla fine proruppe. «Uno gli fa una richiesta e lui? Rifiuta! Manco fosse stato il presidente degli Stati Uniti d'America.»
Allison sistemò un lembo di plaid sfuggitagli.
«Cosa ti aspettavi?»
«Di certo, un comportamento più rispettoso visto che ho più esperienza di lui e sono più anziano.» rispose, mentre obbligava i suoi piedi a disporsi sul posto immobile, ponendosi entrambe le mani sui fianchi.
«Un po' di rispetto per suo padre.»
«Devo ricordarti che tu lo hai abbandonato quando aveva tredici anni e non puoi pretendere, che dopo quello che hai fatto alla nostra famiglia, lui riesca a perdonarti.»
Austin tacque un momento e nella stanza piccola si diffuse solo il rumore di un talk show televisivo a discreto volume. Allison avvicinò il basso tavolino di vetro con un piede e ne appoggiò uno sulla gelida superficie, mentre soffocava i brividi che correvano su per la schiena infagottandosi nel plaid e in una coperta di lana che teneva accaldate le cosce.
Si spinse verso lo schienale con le scheletriche braccia e guardò dritto negli occhi azzurro cielo di Austin, che si mordeva un labbro fino a farselo sanguinare.
«Hai ragione.» sbottò come svegliatosi dalla trans. «Ma non potevo prevedere la sua reazione Allison. Ho cercato, anche col divorzio, di esserci ma sono uomo, posso sbagliare. Forse per questo che ai tuoi non sono mai andato a genio e ti hanno allontanato dalla loro ala protettrice.»
«Adesso perché interpelli i miei?»
Austin si scongelò dalla posizione rigida e si abbandonò sulla poltrona, mentre la donna lo fissava in attesa di ulteriori spiegazioni. «Forse perché hanno una parte di colpa. Se avessimo atteso qualche tempo in più, avremmo capito che non eravamo fatti per stare insieme.. e tu avresti comunque avuto Alan con un altro uomo migliore del sottoscritto.»
Allison inspirò e si tirò su con le spalle. Si curvò e allungò una mano, posandola su quella di Austin, il ragazzo che aveva ricoperto una posizione importante e con cui non rimpiangeva nulla, neanche il più piccolo momento di tenerezza o di buio, nonostante lui ritenesse fosse stato uno sbaglio.
Gli sorrise dolcemente, ormai non poteva tenergli il muso come una bambina capricciosa o addossargli colpe inesistenti, entrambi avevano deciso di procedere, in strade diverse, ma questo non poteva cancellare il loro amore, i loro momenti di coppia, ciò che avevano vissuto con o senza problemi, crescendo e maturando insieme. Avevano fatto tutto uniti, nessuno avrebbe mai ipotizzato che un solo corpo avrebbe potuto smembrarsi senza più ricomporsi.

Tutti credevano fosse per sempre.
Ma quel sempre non era lungo, era decisamente breve, e Allison ormai procedeva da sola, senza nessuno al suo fianco, verso la luce, verso quel mondo idilliaco, verso una morte che non avrebbe lasciato altro che un bara e delle bianche ossa insignificanti.

Austin la guardò anche lui, stringendo quelle manine nelle sue per scaldarle.
Allison con l'altra gli alzò il mento in modo che i loro occhi fossero alla stessa altezza.
«Non rimpiango nulla.»
Austin non parlò, ma i tratti somatici sorpresi riuscivano a spiegare esattamente come se si stesse sentendo, dopo tutto il dolore che le aveva arrecato, e che lei in quel momento gli aveva alleggerito la coscienza con una sottospecie di perdono.
«Ti ho amato più di me stessa, e se non ti ho odiato è perché sapevo che dopo anni non ci sarei riuscita. Sono cresciuta, diventata donna al tuo fianco. Alan, beh, sei stato tu a donarmelo, e io ho sperato ereditasse un pizzico di quella bellezza che aveva ammaliato anche me. Anche se non ho te, ho lui e questo mi basterà per morire col cuore in pace.»
«Allison.» la nominò con voce bassa. «Mi sento un verme.»
«Lo sei stato Austin.» proferì melliflua, mentre si faceva forza e si raccomandava di non piangere, anche se le risultava impossibile visto che il tempo sembrava correre indietro, a quei tempi felici, a quando Austin le donava ogni suo tratto di pelle e lei faceva lo stesso ogni sera, quando entrambi rincasavano abbandonandosi al piacere.
«Beh, se continuo così credo che il mio cuore non reggerà quindi ti va di sfogliare l'album dei nostri ricordi?» propose Allison spinta dal dovere di ritrarre le sue mani da quell'uomo che non era più di sua proprietà. Austin increspò un sorrisetto. «Ce l'hai ancora?» disse posizionando le mani su entrambi i braccioli, mentre accavallava le gambe con enorme finezza.
Allison si issò in piedi, scostando il tavolino in modo che non le fosse d'intralcio.
«Certo, io ho raccimolato la mia intera vita lì dentro con te.»
Austin guardò l'orologio al suo polso.
«Ancora qualche minuto, non ho fretta, vediamocelo pure.»
Allison annuì contenta, mentre percorreva qualche passo silente con le sue pantofole di lana verso un grande mobiletto sulla destra.
Una volta dinanzi si inginocchiò per terra e aprii il cassetto, innalzando un po' di polvere, mentre tra le sue mani tratteneva un grosso libro color marrone, con le pagine ingiallite. Chiuse con un veloce gesto il cassetto e tornò verso il divano, dove Austin la attendeva con il fiato corto dall'emozione. Allison passò dalla parte davanti del grosso divano e si accasciò su di esso. Posò il libro vecchio sulle gambe coperte dal tessuto del pantalone del pigiama, mentre con un unico soffio un leggero strato di acaro si disperse nell'ambiente. Allison iniziò sfogliarlo e Austin si sedette sul ciglio della poltrona per inquadrare ogni piccolo pezzo della loro felicità sbiadita.
«Posso sedermi vicino a te?» domandò con imbarazzo alla donna che prima era la sua consorte, e con il suo permesso, prese posto accanto a lei, mentre una foto, una delle tante, si presentava con effetto bianco e nero. Allison additò con lo striminzito indice i due in primo piano, poi spostò il volto verso l'uomo alla sinistra.

«Ricordi questo giorno?»
Austin ridacchiò.
«Come posso dimenticarlo Ally.» e lei lo imitò, quando sentì di nuovo quello stucchevole nomignolo che le aveva affibbiato da quando si erano conosciuti grazie a una compagna di corso. «Fu una cerimonia molto intima, pochi invitati e i tuoi sembravano così mogi.. volevano un funerale.»
«Già, ma alla fine al prete non è accaduto nulla.» commentò anche lei. «Ci siamo sposati.»
«Ovviamente. E io ero felice Ally quel giorno e ti sposerei di nuovo se potessi.»
Allison lo fissò stralunata con ancora il dito fermo sulla coppia di sposi in posa, entrambi ridenti, entrambi credevano di aver scelto bene, entrambi convinti di non separarsi. «Ma.. non può accadere di nuovo Austin. Ci restano i ricordi, pur sempre gioiosi.»
Austin inquadrò lui, in smoking, con un sorriso smagliante, poi lo sguardo transitò su lei, ugualmente felice, ghermita nel suo vestito a sirena e il bouquet stretto fra le mani.
«Eri bellissima Ally.» le confessò con imbarazzo, mentre quella giornata prendeva vita dinanzi alla loro retina.

Si erano sposati senza attendere altro tempo, dopo che Austin aveva conosciuto per la prima volta Derek e Beth Scott per chiedere ufficialmente la mano di Allison, sua fidanzata. E lei aveva accettato con disappunto dei suoi, che avevano partecipato alla cerimonia solenne della fine dei rapporti con un sorriso forzato tanto per far credere alla gente che avessero accettato il genero, che in realtà non era affatto così.

Ma ad Allison era comunque andato bene. Era il cinque maggio, il sole non aveva mai inondato così tanto il mondo disperdendo i suoi raggi in ogni dove, mentre la temperatura sfiorava i trenta.
Ottimo giorno per unirsi in matrimonio, sopratutto per gli sposi che avevano scelto la location al di fuori della chiesa e disposti i posti a sedere degli invitati sotto il sole.

Allison era stata preparata 'artigianalmente' per risparmiare qualche soldo da sua cugina e sua zia materna, mentre sua madre Beth monitorava la situazione rinchiusa nella corazza di mestizio con le labbra serrate e il volto serio e impenetrabile. Non riusciva a fingere, a lei quel ragazzo non piaceva, non lo riteneva adatto per sua figlia e dentro di lei sperava che per motivi dell'ultima ora quel matrimonio non si fosse fatto.

Era immobile vicino a un mobiletto, con le braccia conserte come una statua di sale, mentre osservava il lavoro della sorella sui lunghi capelli di sua figlia.
Allison era seduta su una sedia da due ore e mezza tra estetista, parrucchiera e trucco. Non aveva avuto neanche il tempo di preoccuparsi della sua ansia prematrimoniale, quella poteva autocontrollarla, ciò che le bloccava il fiato nella gola era l'atteggiamento di sua madre.
La scrutava dallo specchio dietro di lei e i suoi occhi erano gelidi, senza emozioni, con l'evidente sangue che li riempiva.
Ci mancava solamente che si mettesse a fare una scenata dinanzi a tutti su questo matrimonio, ma non sarebbe stata così cretina da infagarsi la reputazione dopo tutta quella fatica per mantenerla intatta?
Ci aveva perso il sonno quella notte, ma si era ordinata di riposare qualche oretta per mantenersi fresca e pronta per il suo futuro marito, che emozionato quanto lei, l'avrebbe attesa alla fine di quel brevissimo tratto che per lei sarebbe stato eterno.
Sua zia stava macchinando qualcosa nelle sue ciocche e le aveva proibito tassativamente di guardarsi almeno finché non avrebbe ultimato. Di tanto in tanto infilzava qualcosa e mugolava con sonori 'uhm', dopodiché lasciò il lavoro sospeso per recuperare una fascetta nella borsa. Si appostò vicino a sua sorella, la madre della sposa e le sussurrò qualcosa che Allison non sentì.
«La smetti di tenere quel muso Beth. Oggi tua figlia si sposa..»
La sorella la fissò con identico volto scocciato.
«Sfortunatamente.»
Non aveva il coraggio di schiaffeggiarla, ma la voglia non le era mancata. Allison riteneva quella ragazza di trent'anni Lucille una delle persone più dolci che aveva avuto nella sua vita oltre a Tobias suo marito. Lucille era quasi una madre per lei, e Allison invidiava la sua dolce nipotina Nicole per quei splendidi genitori. I suoi lasciavano molto a desiderare.
«Ma ti stai sentendo Beth? Hai appena detto che è una sfortuna che tua figlia si sposi! Ti sembra normale questo?»
Lucille trovò due fascette, ma ne approfittò per rimproverare la sua sorellina, che oltretutto era la maggiore delle due.
«È mio genero, Lucille.»
«Mi pare un ragazzo indipendente quel Austin e credo che tratterà bene la nostra piccola.»
«Sto solo cercando di proteggere mia figlia. Agisco da madre.» le disse aggiustandosi una piega della gonna bordeaux.
«No, cara. Agisci da egoista, e scusami, ma non va bene.»
«E tu che ne sai? Non riuscivi a fare nulla senza me e ora.» la indicò. «Pretendi di giudicarmi.»
«Adesso so come ci si sente a essere una madre, per tua informazione ho partorito Nicole dieci mesi fa.» le spiegò, mostrandole una linea impeccabile, mentre le sventolava sotto il naso i suoi strumenti da lavoro. Beth rimaneva seria.
«Tu stai soltanto giudicando un ragazzo che non conosci, ma non ti sei mai soffermata a pensare che Austin potrà rendere felice Ally manco per un minuto.»
«Ci ho pensato, ma sono ugualmente preoccupata.»
«Ally è grande, lasciala fare le sue esperienze e smettila con questo muso. Che ti piaccia o no Austin sarà tuo genero e per quanto ne posso sapere è di buona famiglia. Non temere, Ally è in gamba.»
Lucille sospirò, mentre Beth non riusciva in alcun modo ad addolcirsi, e così la più piccola della famiglia Scott tornò a preoccuparsi dello stato dei capelli della nipote. Una coda alta, dopodiché uno chignon stretto, due ciocche arricciate sul davanti e Allison era pronta per indossare il vestito.

Austin aveva già occupato il posto dello sposo con sufficiente anticipo, mentre Derek discuteva con il parroco per i dettagli di contorno della cerimonia nuziale.
Derek Scott era un perfezionista e non aveva mai assistito a un matrimonio più affrettato di quello, aveva dato la sua benedizione solo per compiacere la figlia ma con Austin ci aveva solamente discusso, non parlato.
Austin si era tenuto alla larga da lui per quanto potesse essere possibile, anche se aveva promesso alla sua Ally che non avrebbe fatto nulla che scatenasse l'ira del suo quasi suocero.

Ormai era certo che non fosse nella lista dei favoriti della sua famiglia acquisita. Beth non faceva che squadrarlo dalla testa ai piedi con riluttanza e a supervisionare ogni sua mossa, se fosse stata sbagliata, era pronta col suo macete per fortuna invisibile.
Derek non ne parlavamo.
Quando doveva presenziare a qualche cena della famiglia Scott pregava ogni santo che ricordava in modo che non avesse istituito il suo salotto politico con i suoi amici di gioventù, a cui lui veniva sempre invitato e interpellato a esprimere la propria idea al riguardo.

Che se ne importava dei partiti?
Sinceramente nulla, e questo andava contro i dettami del suo caro suocero, con cui discuteva ogni volta animatamente perché lui di posizione sinistra e Austin parteggiava per la destra. Ma quel giorno nessuna scelta politica avrebbe influenzato la tappa più importante della sua vita.

Derek aveva congedato il pastore che ufficializzava la cerimonia, che tornò assieme ai suoi aiutanti a preparare la funzione, e si avvicinò allo sposo con un sorrisetto compiaciuto in volto.
Austin seguì con gli occhi abbassati tutto il suo tragitto per affiancarlo e poi, con sorpresa, gli posò una mano sulla scapola stringendogliela.
«Taylor
Il signor Scott preferiva chiamarlo per cognome, perché per lui Austin non era anche appartenente alla famiglia.
«Signor Scott.» rispose di rimando lo sposo. Il diretto interessato continuò a ridere come se avesse avuto una botta in testa nel mentre che lo raggiungeva o che il sole avesse incenerito la sua testa scarna di capelli.
«Ora basta con queste formalità.» sbottò il patriarca ottenendo lo stupore dello stesso Austin.
«Chiamami pure suocero, visto che stai per convolare a nozze con mia figlia.» fece lui mentre la mandibola gli si bloccava in un ulteriore sorriso.
«V-va bene.» bofonchiò Austin, che non era riuscito a definire in alcun modo quel cambiamento di atteggiamento. Molte persone avevano doppie personalità, ma non credeva di averne incontrato uno di queste. «Ma..» provò a fargli notare quanto lui dal primo momento lo avesse inquadrato come un marmocchio.
«Sì, ammetto che non mi piaci.»
Finalmente lo riconosceva, credeva di averlo perduto con la vecchiaia.
«Ma cercherò di sforzarmi. Mia figlia sposerà te e vivrà con te, la scelta è stata sua, però..» Austin sembrò cadere nel vuoto dopo quella pausa tenebrosa. Il suo caro suocero gli si avvicinò col volto fino al lobo sinistro sussurrandogli con voce profonda. «Se la fai soffrire, ti ammazzo.» e Austin deglutì grondante di sudore, mentre Derek gli assestava due potenti pacche sulla schiena.
«E adesso sorridi caro.»

Austin non si era ancora ripreso.
Se lasciava sua moglie, il minimo era che venisse ucciso e poi simulato un suicidio, ma se faceva il bravo non gli poteva accadere nulla di male. Cercò di sventolarsi una mano sul volto, che a causa del sole asfissiante, si stava impregnando di piccole particelle di sudore e la camicia gli si stava appiccicando addosso.
Non era stata una buona scelta sposarsi in estate, quando poi l'inverno sembrava più clemente in Wisconsin, quando il terreno si ricopriva della fredda neve rendendo tutto più romantico, mentre in estate si riusciva a sudare stando immobile anche al Polo Nord. Si sistemò la rosa che stava rinsecchendo, mentre gli invitati iniziavano a prendere posto. Vide nelle prime file la zia di Allison Lucille che teneva in braccio la neonata da poco venuta al mondo accompagnata da suo marito Tobias, con cui aveva un bel rapporto confidenziale. Oltre alla moltitudine delle persone che conosceva per nomina e altre che non sapeva nemmeno esistessero vide sua madre e Beth chiacchierare da buone amiche, poi sua suocera preferì accomodarsi e Austin riabbracciò sua madre, che almeno quel giorno, era riuscita a fare uno strappo alla regola in azienda.
Dopo quel frettoloso gesto, alternato a un bacio in fronte sua madre si lasciò trasportare nel vortice delle emozioni, mentre Austin le pregava di non piangere.
«Figliolo, le mie sono lacrime di gioia.. finalmente ti vedo realizzato e questo non può che rendermi contenta.»
Austin allungò le sue braccia verso quella piccola ma grande donna e la avviluppò nel suo abbraccio.
«Grazie, mamma.»
«Grazie a te figlio. Purtroppo tuo padre era occupato in azienda, ma mi ha detto di riferirti che come me è felice e ti augura il meglio.»
Austin si incupì. In ogni cosa di importante lui non c'era mai stato.
«Ringrazialo.»
Sua madre gli alzò il mento in modo che lui la guardasse.
«Ti amo, questo lo sai Austin.»
Austin annuì, trattenendo le lacrime che propotenti spingevano per uscire. «Non essere triste, oggi è il tuo giorno e devi godertelo.» gli raccomandò sua madre saggia da sempre.

Fin da piccolo lei era stata il suo modello maniacale. Combattiva, intraprendente, era la donna più amancipata di tutte, lavorava in azienda nei grandi affari e per quanto fosse di alto lignaggio aveva insistito per allattare suo figlio nei primi mesi di vita, prima di riprendere il comando e lasciarlo alle amorevoli curi della balia. Austin le voleva molto bene, non era una donna che pretendeva tutto ciò che coi soldi si poteva acquistare, anzi lei era un eccezione positiva in quel modo corrotto che da anni aveva sempre respirato grazie a suo padre, che era agli antipodi ed era un ottimo capo e un modesto usurpatore.
Forse per questo che Derek non aveva accettato il matrimonio, perché non desiderava una vita pericolosa per Allison, nonostante Austin non fosse entrato in quel giro, cosa che sarebbe accaduto dopo la nascita del loro figlio.

«Fatti sistemare, sposino.» scherzò la signora Taylor senior mentre Austin le poneva le mani sulle fini spalle venendo invaso da quel profumo inebriante di menta.
«Speriamo che quella ragazza non ti sciupi.» continuò stirandogli con le mani le pieghe della giacca nera e la rosa bianca nel taschino.
Austin sorrise a quella affermazione, guardando verso la fine del tappeto per immaginarsi quando Allison avrebbe fatto il trionfale esordio nel suo vestito.
«Sono sicuro di no, madre.»
«Allison, uhm.» provò a collegare il nome col carattere. «Sembra carino questo nome, spero che andremo d'accordo anche perché sarò sua suocera.»
«Certamente.»
«Beh, vedremo caro.» si girò a guardare le file che si stavano riempendo, mentre Austin avanzò di qualche passo. «Madre come vi sembra mia suocera
La donna si voltò nella direzione del figlio e gli agguantò i lembi della giacca spingendolo verso di sé. «Non è male. Beh.. una strega è meno cattiva di lei. Ha così alte aspettative.»
«Sopratutto verso il compagno di sua figlia.» aggiunse puntandosi.
«La addolcisco io. Lascia fare alla tua cara mamma.» e poi gli strizzò una guancia come quando era ancora un bambino.
Austin ritrasse il volto.
«Madre smettela, non sono più un bambino.»
«Vero, volevo solo pensare che lo fossi.» e iniziò a singhiozzare recuperando un fazzoletto dalla borsa. «Madre..» farfugliò lo sposo, ma lei lo interruppe, asciugando i bordi senza rovinare il trucco.
«Tranquillo figliolo, resisterò.»
«Non combinate nulla per favore, già sono odiato dai miei suoceri.»
«Oh, non sono conti fino a prova contraria.» ma Austin aggrottò una sopracciglia. «Madre!»
«Sorry, parlo davvero troppo.» lasciò la giacca del figlio e corse a disporsi a fianco della consuocera per cercare di ostentare le doti dello sposo, mentre la marcia nuziale risuonava nel luogo.
Quella melodia che accompagnava la discesa della sposa, sotto gli occhi emozionati dei presenti.
Austin fissò Derek aprire la portiera dai finestrini scuri e uno dei decoltè avorio appoggiarsi sul prato, mentre suo suocero allungava il palmo della mano per accogliere quello della figlia.
Lei si issò in piedi mentre il vestito scendeva sinuoso sulla sua figura proporzionata e muoveva qualche passo traballante in modo che anche il lungo velo uscisse dalla vettura. Austin si soffermò sullo splendore di quella giovane e il cuore iniziò ad aumentare i giri fino a esplondergli nella testa, mentre a ritmo lento, il padre e la sposa anticipati dalle damigelle percorrevano quel tratto verso l'improvvisato altare.
Quando furono a una minima distanza, Derek si interruppe e Austin sobbalzò.

I due si guardarono. Allison fissò suo padre con emozione, con tachicardia, mentre i suoi occhi castani abbelliti dal trucco sorridevano verso il prescelto nel mezzo. Derek allungò una mano verso le gote della figlia mentre gliela accarezzava. Austin attendeva paziente che il suocero gli consegnasse quella fanciulla così speciale. Era il momento cruciale della cerimonia, l'istante scandito dal tempo in cui Derek Scott doveva mettere da parte l'infantilità della sua bambina e comprendere con ogni sforzo possibile che tutti gli esseri viventi prima o poi abbandonavano il passato e correvano di fretta verso il loro futuro, e il compito dei genitori era quello di lasciarli, farli andare via, farli volare liberi, qualche volta la rotta poteva essere accidentata, ma era questo ciò che rendeva la vita tanto interessante, che in ogni porta, in ogni orizzonte, dovunque andassimo ci fossero ostacoli insormontabili, che aspettavano solo di essere superati e che anche scalfendoci ci rendevano forti.

Eravamo noi i protagonisti, gli eroi di quel pazzo videogioco chiamato vita. Alla fine non c'era niente che tu potessi fare oltre a premere quel dannato pulsante reset.

Derek abbassò il volto alle suole lucide delle scarpe e strinse la mano della sua bambina.
«Forse non sono stato un padre come tu avresti voluto, ma giuro che in ogni momento la cosa più preziosa che avevo e che ho è la mia bellissima e intelligente figlia.»
Gli occhi di Allison divennero lucidi, mentre suo padre la stava consegnando alla sua nuova vita con Austin Taylor e cercò con tutta se stessa di non scoppiare a piangere altrimenti avrebbe rovinato il lavoro di sua cugina Ameliè e si limitò a scuotere il capo. «Questo che mi stai dicendo papà, lo terrò nel cuore e lo conserverò.»
Derek si avvicinò e con molta attenzione si alzò sulle punte e da sopra il velo le lasciò un paterno bacio in fronte, poi fu lui stesso a diminuire la distanza verso il suo genero e a farsì che le loro mani si intrecciassero. Derek fissò gli sposi un'ultima volta poi convinto di aver fatto la scelta giusta indietreggiò verso i posti a sedere.

«Ti prego Austin prenditi cura di Ally.» fu un pensiero sfuggitagli dalla testa, ma che non seppe riferire in alcun modo al suo nuovo parente limitandosi a sedere vicino a Beth e alla consuocera Olivia, con cui ci fu una frettolosa stretta di mano. Poi assistette da lontano a quella scena.

«Sei perfetta piccola
Allison era solare ghermita in quel fine tessuto avorio. Fine, elegante e classico che risaltava la sua vita stretta, il suo corpo proporzionato e magro e gli occhi luccicanti nel guardare il ragazzo di fronte a sé.
Quel castano scuro non era mai apparso tanto limpido, mentre si specchiava nel turchino del futuro consorte. Piccoli e fuggitivi sguardi, un saluto detto sottovoce senza risposta perché Austin sentiva il fiato mozzargli in gola e le gambe diventare molli e traballanti. Lei era un angelo, aveva una luce particolare che la accerchiava, e Austin arrrossì.

Il tempo giusto per razionalizzare che presto sarebbero stati marito e moglie e che la favola era giunta a compimento, che quel sogno fu una banale riscoperta che i libri per quanto possano raccontare storie vere, reali, sono un'altra dimensione distaccata che ci permette ancora di sognare, di mantenere intatta la nostra gioia quando saremo costretti ad affrontare la dura battaglia, al di fuori dei principi, delle principesse, dei castelli e del subdolo lieto fine.

Austin e Allison ricordarono quel giorno come se si stesse riavvolgendo la pellicola, ma il pesante rintocco del pendolo del grosso orologio apposto nel corridoio li fece rinsavire, prima di poter udire nuovamente il sì lo voglio di entrambi, che rimase sospeso.

Allison aveva ancora il dito fermo sulla foto immortalata anni prima, mentre Austin aveva finito di fantasticarvi su ancora un po'.
«Sono bei ricordi.» affermò.
Allison alzò il volto e si voltò, a pochi centimetri dalla sua bocca.
«Già, non avrei mai pensato che sarebbe finito tutto.. così e che ci saremmo lasciati dopo poco. Eppure eravamo innamorati.» continuò, mentre Austin si addossava allo schienale del divano. «La vita è un mistero, ma non mi dispiace Ally. Tuo padre quel giorno si accorse che doveva lasciarti andare e che ormai tu eri in grado di prendere le tue decisioni senza aiuto.»
«Ricordo le parole di mio padre, e anche dopo la sua morte, ho continuato ad onorarle.» fece Allison chiudendo in un tonfo quel grosso libro, prima che un nuovo ricordo le affiorasse nella mente.

Suo padre, Derek Scott, morì in Pennsylvania in un incidente stradale durante un viaggio di affari. Non arrivò mai all'ospedale, nessuno riuscì della sua famiglia a stargli vicino, perché dopo lo scontro frontale con un autosnodato la polizia e l'ambulanza sul posto lo liberarono dalle lamiere contorte, ma era deceduto per il forte trauma cerebrale e all'ambulanza non restò che certificarne la morte. Fu un duro colpo per tutta la famiglia. Accadde tre anni dopo il matrimonio di Allison, incinta al quinto mese del primo figlio, che dovette salutare per sempre il suo amato padre. Ma il colpo giunse dopo che furono aperte delle indagini, fatti dei rilievi fotografici sul posto, e l'autopsia confermò.

Derek Scott - dissero - aveva assunto una dose eccessiva di anti depressivi, ecstasy e pillole. Aveva avuto un infarto, dopodiché aveva perduto il controllo della macchina ed aveva invaso la carreggiata opposta coinvolgendo un autovettura, il cui conducente era rimasto lievemente ferito alle gambe.

In conclusione, si era ucciso.
Austin fu uno dei capri espiatori, e Allison stanca dei continui contrasti e viste le sue condizioni di salute compromesse con il periodo della gravidanza, decise di lasciare la casa materna e trasferirsi in Wisconsin dove Alan era nato dopo quattro mesi.

«Mi hanno sempre accusato di averlo fatto morire di crepacuore. Se non ci fossimo trasferiti di sicuro avresti rischiato di perdere Alan.» replicò Austin facendo una smorfia. «Beh, alla fine la nostra vita in questa casa non è stata tanto negativa. Abbiamo passato momenti bellissimi e Alan è cresciuto, diventato uomo e sta lavorando. Io sono fiero di mio figlio, di quello che è diventato.» ma Allison lo interruppe, posando l'album sul tavolino. «Bene, allora se lo sai non cercare di convincerlo a prendere il tuo posto, fallo vivere come ha sempre fatto, non pretendere che cambi la sua vita drasticamente.»
«Uhm, ma è pur sempre mio figlio.» dichiarò Austin, volgendo il capo dall'altra parte della stanza per osservare l'orologio.
«Ci penserò, ma ora devo andare. Mi dispiace Allison, ma la strada per arrivare a Los Angeles è lunga e Nancy non vuole che guidi di notte.» si alzò facendo ondeggiare le molle del divano e si chinò sulla poltrona per recuperare il giubbino e le chiavi. Si infilò il caldo capo e vi inserì le chiavi nella tasca. «Allora, ci sentiremo in questi giorni. Ti chiamo, così potrò parlare di nuovo con Alan della questione aziendale.»
Allison si liberò del plaid sulle gambe e camminando lenta verso il corridoio, scortò il suo ex marito fino alla porta principale, dove si salutarono per la millionesima volta con gesti affettuosi quasi di nostalgia e rimpianto come se Austin avesse potuto farvi ritorno quella sera atteso dalla moglie per la cena. Ma ormai tutto quello era solo una banale circostanza della loro memoria e della loro storia.

Austin uscì da lì e Allison chiuse la porta.

Un cuore che moriva in una gelida notte di fine ottobre, e affogava nei ricordi più cupi di un'amore nato e morto in un secondo.

Questa era la storia di Allison e Austin Taylor.

***


Bene, ecco dei nuovi ricordi che affiorano nella mente di altri due personaggi fondamentali, ovvero gli ex coniugi Taylor che hanno rimembrato nel caldo focolare domestico la loro unione malvista.
Se vi è piaciuto questo sfogo affettivo di un matrimonio finito mettete un piccolo voto e commentate. Prima che mi dimentichi, il ringraziamento a tutti coloro che continuano a leggere il mio romanzo, e che lo inseriscono nella loro biblioteca.
E se volete, scrivetelo nei commenti e anche per messaggio, voglio farvi un regalo molto dolce e spero che apprezzerete.
Primo: potete farvi dedicare questo capitolo, e altri [quelli che volete, basta che scrivete il numero] e secondo, farvi pubblicità nella mia storia per tutta la durata natalizia.
Oggi, 23 dicembre, potete già iniziare, e ovviamente i miei più sinceri auguri per un natale di pace, affetto, amore e tanta dolcezza e se pensate che sia solo io, eccovi gli auguri dei personaggi.

Alan: È il primo Natale che passo con voi perché questa storia la seguite da poco, e in moltissimi, e ovviamente sono super felice.
Ovviamente i miei auguri di un Felicissimo Natale e Buon Anno Nuovo con le vostre famiglie e i vostri cari. Che questo periodo sia magico come lo stesso Babbo natale che porta i doni, quindi.. fate i buoni se volete i regali.
Auguri.

Josh: Non potevano mancare i miei, quelli più voluti, dal vostro Josh Watson. Anche io vi auguro un ricco periodo di Natale assieme a chi volete, famiglia, amici o me, se vi va. Ho biglietti per il Paradis, quindi chiamate il 3452768000.. oh no scherzavo, non chiamatelo!
Buon Natale :)

Tania: Tutti hanno già detto tutto.
Mangiate alla stragrande tutto ciò che volete, dopo ci toccherà scendere e la bilancia avrà paura.
Ma sopratutto.. chiedete pace e amore e un pizzico di serenità per tutti coloro che non la conoscono.
Merry Christmas!

Sofia: We wish Merry Christmas! And Happy New Hear... in questo caso spumante e un brindisi.. fuochi, moltissimi spero, e una serata fantastica per voi.
Ancora felice Natale e Buon Principio con tutto il resto..

Allison: Buon Natale carissimi fan. Spero lo passerete bene e che leggerete i prossimi aggiornamenti. Tranquilli, non morirò tra poco, dovrete sopportarmi anche nell'anno nuovo... quindi oh oh oh Buon Natale!

Austin: io sono l'ultimo ad augurarvi delle splendide feste. E anche se nella storia sono uno stronzo, spero che accetterete i nostri magici auguri, sperando che le nostre storie vi interessino anche nel 2016. Io vado a preparare i regali, forza manca poco!

E da me, Buone Feste, Feliz Navidad, Merry Christmas!

Al prossimo capitolo. ♡

#yoursongWattpad2015


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